Edwards 13 Constantina C 14 lucerna et capitulata edd 17 acetabulum Baluze : acetrum Deutsch
16: unam ecclesiam 1.12-16 Secundus episcopus omnino Il soggetto anteposto rispetto alla congiunzione che introduce la subordinata temporale (cum venisset) deve intenders
19.3 Superio Sul manoscritto si legge a Silvano et Dontio et Luciano presbyteris et Luciano
diacono, caso evidente di diplografia. Si può restituire al secondo dei presbiteri il suo vero nome sulla base di Gesta p. 21.16. Anche da questa risposta si coglie la buona disposizione di questo teste, che non deve essere forzato a parlare, ma anzi rivela spontaneamente più di quanto gli sia chiesto: Nundinario aveva accusato del furto dell'aceto Silvano, Donzio e Luciano, Saturnino non solo conferma la denuncia, ma aggiunge anche il nome di Superio.
19.3-4 Viginti folles dedit ... Victor? Si noti ancora nella domanda di Nundinario la semplice
coordinazione mediante et di due proposizioni non esattamente sullo stesso piano: viginti folles dedit et factus est presbyter Victor. Subito dopo Zenofilo si esprimerà diversamente, introducendo una finale che ristabilisce tra le due proposizioni un rapporto gerarchico logicamente più corretto: ergo ut fieret episcopus ... viginti folles ... dedit? Da rilevare anche la solita anteposizione a sinistra dell'oggetto nella posizione di topic (viginti folles) rispetto al verbo e al soggetto (che arriva solo al termine del periodo): in questo momento, infatti, si sta accusando Silvano, non Vittore, e dunque il fatto che Nundinario vuole topicalizzare, mettendolo in prima posizione, è che a Silvano sono stati consegnati dei soldi in cambio di una carica ecclesiastica (ciò significa che Silvano si è macchiato di simonia), non importa (per ora) che sia stato Vittore a darglieli. 19.4-5 Et cum diceret, Zenophilus ... dixit. La vivacità di questo scambio ha lasciato traccia nel verbale: i tre interlocutori infatti si sovrappongono l'uno all'altro, cosa che lo scriba ha tentato di riprodurre nello stenografare il suo verbale. Allo
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stesso modo vengono segnalate le interruzioni nei Gesta coll. Carth (I, 66.4: Et cum diceret ... episcopus dixit = 168.9; II, 29.6; 49.12; III, 7; 10; 32; 46; 47; 62.19; 85.7; 97.4; 99.29; 100.8; 102.11; 110.4; 141.17; 144.8; 157; 186; 195.12; 223; 227; 237.9; 245.7 e 16; 261; 262; 264; oppure I, 55.6: Et cum recitaret, ... episcopus dixit; = III, 24; 141.5; 169; 170; 215; 216; 251; 254; 270; 278; per contro i vari cum recitasset di I, 157 ss. indicano chiaramente anteriorità: il tribuno fa l'appello e i vari vescovi rispondono dopo aver sentito il proprio nome). Questo è l'unico caso in cui si precisa che Zenofilo parla, mentre qualcun altro stava parlando; non è però chiaro chi sia stato interrotto. Attenendosi al testo di C, pare che si tratti di Nundinario: Nundinarius dixit: "Viginti folles dedit et factus est presbyter Victor?" Saturnini dixit; et cum diceret, Zenophilus v. c. consularis Saturnino dixit: "Cui dedit?" Saturninus dixit: "Silvano episcopo" (= Nundinario disse: "Vittore ha dato venti folli ed è stato fatto presbitero?". Parlò a Saturnino; e mentre parlava il chiarissimo consolare Zenofilo disse a Saturnino: "A chi li ha dati?" Saturnino disse: "Al vescovo Silvano"). Il testo però non soddisfa, perché ha poco senso che Zenofilo interrompa Nundinario per la fretta di sapere chi ha ricevuto i venti folli, quando Saturnino non ha ancora confermato se quei venti folli siano stati effettivamente pagati. Ziwsa ha proposto di correggere Saturnini dixit et cum diceret in Saturninus dixit. Et cum diceret (= Nundinario disse: "Vittore ha dato venti folli ed è stato fatto presbitero?". Saturnino parlò e mentre parlava il chiarissimo consolare Zenofilo disse a Saturnino: "A chi li ha dati?" Saturnino disse: "Al vescovo Silvano"). Questa ricostruzione è sicuramente più plausibile: Saturnino comincia a rispondere a Nundinario e subito Zenofilo lo interrompe per avere una precisazione. Tuttavia, Saturnino deve pur aver pronunciato qualche parola, prima di essere interrotto, e sembra strano che queste parole non siano state riportate. Pare dunque necessario (Von Soden) non solo correggere Saturnini in Saturninus, ma anche integrare un dedit (cioè la risposta naturale a Viginti folles dedit ... Victor?). Solo a questo punto s'inserisce Zenofilo: Saturnino aveva probabilmente confermato il pagamento dei venti folli ed era subito passato a parlare d'altro (forse dell'elezione di Vittore, su cui verteva la seconda metà della domanda), dimenticandosi di specificare a chi i soldi fossero stati consegnati. Un dettaglio, si capisce, su cui Zenofilo non può sorvolare. Bisogna dunque figurarsi un dialogo di questo tipo:
Nundinario: "Vittore ha dato venti folli ed è stato fatto vescovo?" Saturnino: "Sì li ha dati e ..."
Zenofilo: "A chi li ha dati?" Saturnino: "Al vescovo Silvano."
La vivacità di questo dialogo si perde completamente nella traduzione data da Edwards (p. 165): egli intende cum diceret equivalente a cum dixisset e traduce quindi "Saturninus said: «yes». And when he said yes, ... Zenophilus said to Saturninus «To whom did he give
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them?»". In tal modo non ci sarebbe nessuna interruzione o sovrapposizione. Di per sé un congiuntivo imperfetto al posto del piuccheperfetto è del tutto accettabile già nel latino classico e a maggior ragione nel nostro testo, ma non avrebbe alcun senso specificare che Zenofilo chiede a chi siano stati dati i soldi dopo che Saturnino aveva risposto di sì. In un dialogo, infatti, lasciare che l'interlocutore concluda la sua battuta è norma di educazione e questi passaggi normali da un interlocutore all'altro non sono mai esplicitati nel resto del documento. 19.6-7 Ergo, ut fieret presbyter ... dedit? La solita anteposizione del focus: una volta appurato che Silvano ha ricevuto i soldi, si tratta di dimostrare che Vittore glieli aveva dati in cambio della carica di presbitero. La colpa di Silvano è ancora più grave: non banale corruzione, ma addirittura simonia. E così la finale viene anteposta alla principale che logicamente la precede. 19.8 Ante Silvanum positum est? Nella domanda di Zenofilo è sottinteso un cambio di soggetto da Victor a praemium, facilmente ricavabile dalla domanda precedente. ante cathedram episcoporum. Si nota ancora da parte di Saturnino una spiccata volontà di essere preciso: non si limita a rispondere positum est o ante Silvanum, ma specifica ante cathedram episcoporum, evidentemente allo scopo di risultare più convincente. 19.9 A
quo pecunia sublata est? Il senso della domanda è: "se il denaro è stato depositato davanti
alla cattedra episcopale, chi lo ha preso da lì?" Non si tratta dunque di una banale ripetizione.
19.11-12 Utique veniat ... post pacem. Il testo del manoscritto è corrotto: utique veniat de
quo clamavit populus biduo post pare. Ziwsa (accogliendo una proposta di Deutsch) corregge pare in pacem ed è seguito da Von Soden. Baluze aveva invece proposto di correggere pare in Pascham. Secondo Maier si farebbe qui riferimento alla pace stabilita per la Chiesa d'Africa da Massenzio (di cui parla anche Ottato in I, 18), da collocarsi tra il 306 e il 312 (ma probabilmente poco dopo il colpo di stato di Massenzio del 28 ottobre 306). Si veda MAIER 1987, p. 233 n. 121. Spostare l'elezione di Silvano al 306 significherebbe spostare anche la data del concilio di Cirta riunito da Secondo di Tigisi per valutare l'eleggibilità di Silvano: posto che, secondo Maier, l'elezione abbia avuto luogo due giorni dopo la pace di Massenzio, il concilio si sarebbe svolto agli inizi del 307, o in alternativa agli inizi del 308, se per pace s'intende la fine della rivolta dell'Africa contro Massenzio guidata dall'usurpatore Domizio Alessandro. Si veda ancora MAIER 1987, p. 114. Alle ipotesi di Maier Edwards ha giustamente obiettato che il termine pacem o Pascham, per un abitante di Cirta, doveva riferirsi piuttosto a una cerimonia cristiana locale (cfr. EDWARDS 1997, p. 165 n. 86), forse proprio la Pasqua. Inoltre, anche ammettendo che l'elezione di Silvano sia avvenuta poco dopo una pacificazione, è comunque possibile collocarla prima dell'indulgenza di Massenzio, intendendo per pax la fine delle persecuzioni, che Massenzio avrebbe poi trasformato in vera
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e propria libertà di culto (cfr. Opt. I, 17-18). Da notare la dura omissione dell'antecedente del relativo (veniat [ille] de quo clamavit populus ...); bisogna immaginare probabilmente uno stacco tra le due frasi ("Sì certo, venga; perché è riguardo a lui che il popolo ha gridato ...", come nella traduzione di Edwards, "as being the one about whom the people shouted ...").