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Gli orientamenti valoriali prevalenti

II.3 Sinottica dei valori di una sensibilità in divenire

II.3.1 Gli orientamenti valoriali prevalenti

Nel questionario distribuito nel campione di scuole torinesi selezionato per la ricerca si è inserita una serie di batterie di domande volte a ricostruire una “mappa” approssimativa degli orientamenti valoriali che influenzano scelte e comportamenti nella quotidianità, con la finalità ulteriore di constatare quanto incidano alcune delle variabili trasversali rivelatesi più significative per l’interpretazione dei dati (paese di nascita, classe generazionale, sesso). La prima di queste batterie riguardava un’ampia gamma di “valori della vita” (cfr. Tab. IV.23 nell’Appendice), rispetto ai quali il paese di nascita – dunque le specificità culturali connesse all’appartenenza a un determinato gruppo nazionale – si è rivelata una variabile tendenzialmente più efficace a spiegare la variabilità degli esiti che non la classe generazionale (naturalmente nel caso dei nati in Italia le due variabili coincidono).

Le percentuali di risposta più elevate (espresse da coloro che considerano tali valori “molto importanti”) per quanto concerne “la

19 Che, lo ricordiamo, rappresentano ancora una esigua minoranza tra i giovani figli di immigrati nella fascia d’età 13-21 anni, dominata nettamente, in termini numerici, da giovani immigrati dopo essere nati e spesso cresciuti per diversi anni nel paese di origine.

realizzazione personale”, “l’amicizia”, “il divertimento”, “l’eguaglianza”,

“la solidarietà”, “libertà e democrazia”, “la musica” e “la cultura e la tradizione” si rilevano per i nati in Italia, ossia per i giovani di seconda generazione propriamente detti. Per quanto riguarda invece “la famiglia”

e “l’amore”, gli esiti più intensi si osservano per i nati in Romania.

“Lavoro”, “studio”, “sport”, “religione” e “ricchezza” sono stati scelti soprattutto dai nati in Marocco (la scelta della “religione” ha ottenuto la percentuale di risposta più elevata in assoluto – il 73,6% - tra i maschi:

le percentuali di scelta relative a questo valore sono di gran lunga più basse per tutti gli altri giovani nati all’estero. La percentuale di risposta dei nati in Italia è 37,3%, quella dei nati in Romania il 30,4%, quella dei cinesi è invece la più bassa in assoluto, il 4,7%). “Il successo” ottiene invece la più elevata percentuale di scelta tra i nati in Albania (64,9%).

Per quanto riguarda “la politica” – intesa come “l’importanza di informarsi e discutere delle questioni relative al governo del paese in cui vivi” – la percentuale più elevata è quella espressa dai nati in Cina, ma si tratta di un mero 12,5%. Spettano invece ai nati in Cina diversi

“primati negativi”: sono infatti il gruppo nazionale che fa rilevare le più basse percentuali di risposta in assoluto (e sensibilmente più basse del resto di quelle espresse dagli altri gruppi relativamente ai valori):

“realizzazione personale”, “eguaglianza”, “solidarietà”, “amore”, “musica”,

“sport”, “religione”. I nati in Cina esprimono anche i valori più bassi in assoluto per “famiglia”, “amicizia”, “divertimento”, “successo”, “lavoro” e

“studio”, ma in questi casi la distanza rispetto agli altri gruppi nazionali è meno eclatante. Sulle percentuali di risposta dei nati in Cina incide però in modo determinante il basso tasso di risposta generale a questa batteria sul totale dei rispondenti che hanno compilato il questionario.

Nelle tabelle II.23 e II.24 (cfr. Tab. II.23 e Tab. II.24 nell’Appendice), si sono presentate solo le percentuali di risposta “molto importante” più elevate registrate per ciascun item della batteria. In linea generale vi è un sostanziale accordo tra tutti i gruppi nazionali su una graduatoria generale che vede ai primi posti “famiglia”, “realizzazione personale” e

“amicizia”, e che questa graduatoria si applica (seppure con percentuali di risposta più basse) anche ai giovani nati in Cina (cfr. Tab. II.25 nell’Appendice). Questa “triade” valoriale appare del resto in buona sintonia con gli orientamenti prevalenti tra i giovani italiani (Buzzi, Cavalli e De Lillo, 1997, 2002, 2007), per i quali “famiglia”, “lavoro” e

“amicizia” sono stabilmente ai primi posti della graduatoria dal 1983 al

2004. L’ultima rilevazione IARD (Buzzi, Cavalli e De Lillo, 2007) ha introdotto alcune nuove voci come la salute (balzata al primo posto), e voci come “la libertà” e “l’amore”, presenti anche nella nostra rilevazione, sembrano avere una rilevanza maggiore, ma un confronto puntuale è difficile, sia per le differenze nella composizione della batteria, sia per la diversa composizione del campione.

Analogamente, la batteria dedicata alle “cose importanti per riuscire nella vita” fa rilevare le percentuali di risposta più elevate per “l’esser nati in Italia” proprio tra i nati in Italia, evidentemente consapevoli di quanto ciò li ponga al riparo dalla maggiore vulnerabilità esperita dai loro compaesani immigrati dopo essere nati e cresciuti all’estero. Il fatto che per il “sapersi arrangiare” la percentuale di risposta più elevata si rilevi tra i nati in Romania (per i quali si rileva anche la percentuale più bassa in assoluto per la voce “l’aiuto degli insegnanti”) rivela una valutazione realista di un’esperienza collettiva di emigrazione maturata in tempi recenti e tuttora caratterizzata da forti elementi di precarietà. Il fatto che i nati in Marocco assegnino percentuali significative di rilevanza strategica per il successo a una pluralità di fattori afferenti al capitale umano (“l’intelligenza”, “il fare il proprio dovere”, “conoscere culture diverse”), a quello culturale (“l’essere religiosi”) e a quello sociale (“i genitori istruiti”, “l’aiuto degli insegnanti”, “avere una famiglia ricca”) nonché all’imponderabile (“il destino e la fortuna”) sembra segnalare un certo senso di impotenza di fronte a una realtà rispetto alla quale forse ci si sente svantaggiati in partenza.

Risorse di carattere proattivo e morale come “l’essere onesti”

prevalgono invece tra i nati in Perù (che mostrano le percentuali di risposta più basse in assoluto per le voci “genitori istruiti”, “essere famosi” e “avere una famiglia ricca”). Viceversa, per i nati in Cina, i dati assegnano il primato negativo proprio a risorse di questo tenore: sono loro infatti a esprimere le percentuali di risposta più basse (in termini assoluti) per “intelligenza”, “sapersi arrangiare”, “essere onesti”, “fare il proprio dovere”, “essere religiosi” ed “essere nati in Italia”, quasi che la persuasione prevalente sia che il successo non dipenda più di tanto dalle proprie qualità ed abilità, ma piuttosto a rendite di posizione (condizione socioeconomica famigliare, capitale sociale). Infine, per

“l’essere famosi” la percentuale di risposta più alta è quella dei nati in Albania, forse più condizionati di altri dalla subcultura della celebrità veicolati dai mass media italiani.

Anche in questo caso però la “mappa” più interessante è quella generata dalla graduatoria riportata nella Tab. II.26 (vedi Appendice), in cui per tutti dominano (in termini relativi) “l’intelligenza”, “il sapere arrangiarsi”, “l’essere onesti” e il “fare il proprio dovere”. Degno di nota, infine, è il fatto che gli unici ad attribuire una posizione elevata alla voce “essere religiosi” sono i nati in Marocco, una risposta che può anch’essere di un carattere reattivo: un riflesso condizionato dal processo di etichettamento sociale cui sono soggetti gli immigrati provenienti da paesi musulmani, per i quali il discorso pubblico dominante tende oggi a mettere in maggior rilievo l’identità religiosa rispetto a quella nazionale.

Il confronto tra le due “mappe” suggerisce una convergenza positiva tra valori collettivi e relazionali (la famiglia, l’amicizia, l’essere onesti, fare il proprio dovere) e valori/risorse individuali (la realizzazione personale, l’intelligenza, il saper arrangiarsi). Colpisce il fatto che valori di carattere proattivo come lo studio e il lavoro non compaiano affatto tra i primi dieci segnalati dai nati in Italia, mentre sono citati da tutti i giovani nati all’estero, per i quali il lavoro sul campo suggerisce che siano stati introiettati come fattori motivanti/esplicativi di primaria importanza nel contesto del progetto migratorio famigliare e della propria esperienza di vita personale in emigrazione. È la consapevolezza dell’urgenza e della imprescindibilità di studio e lavoro come strategie di capacitazione a segnare dunque in modo più netto la distanza tra le classi generazionali 1,75 e – soprattutto – 1,5 e 1,25 dagli orientamenti valoriali della seconda generazione “propriamente detta”: una differenza che può anche essere interpretata nel segno di una precoce iniziazione all’adultità.