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Persone di 3 anni e oltre per frequenza con cui usano un personal computer e persone di 6 anni e oltre per frequenza con cui usano Internet, sesso e classe di età Anno

CAPITOLO SECONDO La valorizzazione digitale

Tavola 8.17 Persone di 3 anni e oltre per frequenza con cui usano un personal computer e persone di 6 anni e oltre per frequenza con cui usano Internet, sesso e classe di età Anno

(per 100 persone della stessa classe di età, sesso e zona)

ANNI CLASSI DI ETÀ REGIONI

Uso del personal computer (a) Non usano il pc

Uso di Internet (b) Non usano Internet Sì Tutti i

giorni Una o piùvolte alla settimana Qualche volta al mese Qualche volta all’anno Sì Tutti i

giorni Una o piùvolte alla settimana Qualche volta al mese Qualche volta all’anno 2006 41.4 22.9 13.4 3.3 1.8 56.3 34.1 14.1 13.2 4.4 2.3 63.0 2007 41.7 23.8 12.8 2.3 2.8 55.6 36.8 16.1 13.7 3.4 3.6 60.0 2008 44.9 24.4 15.7 3.5 1.3 53.2 40.2 17.7 16.4 4.2 2.0 57.4 2009 47.5 27.0 15.9 3.3 1.3 50.2 44.4 21.8 17.1 4.0 1.5 52.5

2010 - PER CLASSE DI ETÀ E SESSO MASCHI 3-5 19.8 2.2 11.4 3.7 2.5 74.2 - - - - 6-10 58.8 11.5 36.5 7.9 2.9 39.9 38.0 5.0 22.4 8.2 2.4 58.1 11-14 83.2 40.6 38.7 2.4 1.4 15.8 75.1 30.9 37.3 4.8 2.1 22.3 15-17 91.7 59.3 29.5 2.0 0.9 7.9 89.2 53.3 31.8 3.5 0.6 10.0 18-19 90.1 62.6 24.1 3.0 0.4 9.0 90.4 58.0 27.1 3.9 1.3 8.8 20-24 83.6 60.5 20.3 2.1 0.8 12.9 82.5 55.1 23.5 3.1 0.8 13.9 25-34 75.3 52.3 19.5 2.5 1.0 21.9 74.4 47.1 22.8 3.1 1.5 22.4 35-44 70.2 47.0 18.5 3.2 1.4 28.2 68.2 38.9 24.6 3.0 1.7 29.8 45-54 62.4 42.3 15.7 3.1 1.4 36.1 60.1 34.2 20.5 3.8 1.7 37.9 55-59 52.5 35.8 12.8 2.9 1.0 45.8 49.6 29.1 15.7 3.5 1.4 48.4 60-64 37.6 23.6 10.4 2.3 1.3 60.0 34.1 18.9 11.8 2.5 0.8 63.0 65-74 20.9 11.7 7.4 1.2 0.7 77.1 19.0 8.9 7.8 1.9 0.5 78.6 75 e oltre 5.0 2.4 1.8 0.5 0.3 92.2 3.8 1.6 1.9 0.2 0.1 92.5 Totale 56.5 35.6 17.0 2.7 1.2 41.4 54.6 30.8 19.3 3.2 1.3 42.9 FEMMINE 3-5 16.1 1.1 9.2 4.4 1.3 78.5 - - - - 6-10 59.5 10.4 36.4 9.6 3.0 39.2 35.2 4.9 21.2 7.0 2.1 61.0 11-14 84.1 40.2 36.5 5.3 2.0 14.6 76.4 34.9 32.8 6.5 2.1 21.6 15-17 86.7 57.6 26.0 2.0 1.1 11.2 85.2 52.5 28.8 2.9 0.9 13.3 18-19 89.5 58.7 29.0 0.7 1.1 10.2 90.5 55.8 30.5 3.4 0.8 8.9 20-24 81.9 55.2 23.6 1.9 1.2 14.7 81.6 49.6 27.8 3.1 1.1 14.5 25-34 73.3 46.8 21.2 3.7 1.6 24.9 72.1 41.3 24.2 4.5 2.1 25.9 35-44 63.0 38.5 18.4 4.0 2.1 35.6 61.0 31.2 21.6 5.6 2.7 37.0 45-54 49.6 28.7 14.6 3.9 2.4 48.3 46.3 22.0 17.0 5.0 2.2 51.4 55-59 35.9 19.1 12.4 3.1 1.3 62.6 32.8 13.2 13.4 4.5 1.6 65.2 60-64 19.1 8.6 7.3 2.2 1.0 78.8 16.6 6.7 7.1 1.8 0.9 79.9 65-74 7.8 3.3 2.9 1.2 0.4 89.7 6.4 2.3 2.8 0.8 0.5 89.9 75 e oltre 1.3 0.5 0.3 0.3 0.2 96.2 0.8 0.4 0.1 0.3 0.0 96.0 Totale 45.8 26.1 15.1 3.1 1.5 52.1 43.6 22.2 16.1 3.7 1.6 53.8 TOTALE 3-5 18.0 1.7 10.4 4.1 1.9 76.2 - - - - 6-10 59.1 11.0 36.5 8.7 3.0 39.6 36.7 5.0 21.8 7.6 2.3 59.5 11-14 83.6 40.4 37.7 3.8 1.7 15.2 75.7 32.8 35.2 5.6 2.1 22.0 15-17 89.3 58.4 27.8 2.0 1.0 9.5 87.2 52.9 30.3 3.2 0.8 11.6 18-19 89.8 60.8 26.4 1.9 0.7 9.6 90.4 57.0 28.7 3.7 1.1 8.8 20-24 82.8 57.9 21.9 2.0 1.0 13.8 82.1 52.4 25.7 3.1 0.9 14.2 25-34 74.3 49.6 20.3 3.1 1.3 23.4 73.3 44.3 23.4 3.8 1.8 24.1 35-44 66.6 42.7 18.4 3.6 1.8 32.0 64.6 35.0 23.0 4.3 2.2 33.4 45-54 55.9 35.4 15.1 3.5 1.9 42.3 53.0 28.0 18.7 4.4 2.0 44.8 55-59 44.1 27.2 12.6 3.0 1.2 54.4 41.0 21.0 14.5 4.0 1.5 57.0 60-64 28.3 16.0 8.8 2.2 1.1 69.5 25.2 12.8 9.4 2.2 0.9 71.5 65-74 13.7 7.1 4.9 1.2 0.5 84.0 12.1 5.3 5.0 1.3 0.5 84.8 75 e oltre 2.7 1.2 0.9 0.3 0.2 94.6 2.0 0.9 0.8 0.3 0.0 94.6 Totale 51.0 30.7 16.0 2.9 1.3 46.9 48.9 26.4 17.7 3.5 1.4 48.5

Fonte : Indagine multiscopo "Aspetti della vita quotidiana" (R)

(a) Per 100 persone di 3 anni e oltre dello stesso sesso e classe di età. La somma delle percentuali raggiunge il 100 se si uniscono i valori "non indicato" per le persone che usano il pc.

I dati relativi all’uso del pc e all’accesso alla rete nell’arco degli anni 2005-2012 (Figura 20) evi- denziano un incremento che appare stentato, mediamente, in tutta Italia157.

Rispetto ad una crescita nazionale media del + 12,3% (passando dal 39,9% del 2005 al 52,3% del 2012), l’uso del pc in otto anni si è incrementato al Sud solo di + 9,5% (dal 33,7% del 2005 al 43,2% del 2012), mentre nelle isole l’incremento è del + 15,5% (passando dal 32,8% del 2005 al 48,3% del 2012).

Non dissimile il raffronto da farsi nell’utilizzo di Internet. Rispetto ad una crescita nazionale media del + 20,7% (dal 31,8% del 2005 al 52,5% del 2012), l’utilizzo di Internet si è incrementato fra le popolazioni del Sud del + 18,5% (dal 24,8% del 2005 al 43,3% del 2012), mentre nelle isole la crescita è stata, anche qui come nell’uso del pc, superiore alla media: + 23% (passando dal 24,5% del 2005 al 47,5% del 2012).

In generale, quindi, nonostante l’Istat segnali una confidenza tecnologica in aumento da parte degli italiani, le regioni meridionali e insulari, partite già svantaggiate nel confronto con le regioni del centro-nord, continuano a trascinarsi dietro il gap iniziale sia nell’uso del personal computer che in quello di Internet, mantenendo grossomodo costante il divide geografico fra le aree centro- settentrionali e meridionali-insulari del nostro paese, ma con un ulteriore divide fra le stesse regioni meridionali e insulari del paese.

L’area delle isole sembrerebbe esprimere una volontà di ripresa nella corsa al digitale e nel tentativo di un recupero tecnologico. Tuttavia, quello che dovrebbe preoccupare maggiormente i nostri governanti è il fatto che questa corsa sia condotta da classi socialmente e culturalmente elevate e appartenenti a fasce economiche medio-alte.

A maggio 2011 l’Istituto Nazionale di Ricerche Demòpolis ha reso pubblici i dati di una inchie- sta, commissionata dalla Camera di Commercio di Catania, volta ad analizzare proprio il fenomeno del digital divide in Sicilia e il rischio di un accentuarsi dell’aspetto sociale del digital divide158. I dati non si sono rivelati incoraggianti:

circa 2 milioni e mezzo di siciliani non ha utilizzato la rete (su poco più di 5 milioni di abi- •

tanti159), ovvero il 52% della popolazione non si è mai connessa; il 9% si è connessa solo occasionalmente;

il 25% si è collegata abitualmente; •

il 14% si è collegata con una frequenza di una o due volte a settimana. •

In realtà, dunque, solo un siciliano su quattro, a metà del 2011, si era già inserito nel mondo digitale. Se poi si analizzano le fasce d’età, solo il 46% di coloro che si sono collegati abitualmente ha un’età inferiore ai 35 anni: questo documenta soprattutto la grave arretratezza e la mancata par- tecipazione al fenomeno della digitalizzazione di intere fette di popolazione siciliana, specialmente quelle dei giovani e giovanissimi provenienti da situazioni socio-culturali disagiate. La mancanza di dimestichezza con le nuove tecnologie significa, oggi, mancanza di quel valore aggiunto tecnologico che può fornire un vantaggio competitivo ai singoli e alle intere società, condannando fasce di popo- lazioni e di generazioni all’emarginazione sociale ed economica.

Questo forte gap geografico fra un Nord maggiormente digitale e un Sud ancora arretrato è avvalorato anche da un’altra ricerca internazionale rivolta alla comprensione della anomalia ita- liana, intitolata Fattore Internet e commissionata da Google Italy al The Boston Consulting Group (BCG), edita nell’aprile del 2011160.

Con questa ancor netta divisione fra il Nord e il Sud informativo, l’alfabetizzazione informa- tica e la digitalizzazione sono ancora molto lontane dall’essere raggiunte ed è decisamente forte il rischio di un digital divide sociale della popolazione siciliana rispetto alle altre, specialmente in una fase di profonda crisi economica e di aumento di fasce sociali povere o del tutto indigenti.

157Istat 2012b, pp. 8-9, prospetto 5.

158www.cronacaoggi.it/index.php?articolo=22067.

159Secondo l’Annuario Statistico Regionale Sicilia 2010, p. 33, la popolazione residente in Sicilia alla fine del 2009

è di 5.042.992 abitanti, pari all’8,4% della popolazione italiana.

Ad allargare piuttosto che a restringere questo gap con le aree meridionali (con l’esclusione della Sardegna, unica regione meridionale rivelatasi virtuosa nel settore della comunicazione digita- le) potrebbe anche contribuire - nel caso in cui non aderissero anche le aree meridionali del paese - il progetto Free Italia Wi-Fi161, lanciato il 30 novembre 2010 dalla Provincia di Roma, dall’Assessorato agli Affari Generali della Regione Sardegna e dall’Assessorato per l’Informatizzazione e la Cittadi- nanza Digitale del Comune di Venezia, di cui parleremo meglio nel Paragrafo 3.5, che ha dato vita alla prima rete Wi-Fi nazionale delle pubbliche amministrazioni, in maniera (fortunatamente) au- tonoma rispetto al governo centrale. All’arretratezza digitale, in parte, si è cercato di porre rimedio attraverso ingenti misure di investimento infrastutturali. Tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre del 2011, la Regione Siciliana e il Ministero dello Sviluppo Economico - cui, ai sensi dell’art. 1 della L. 69 del 18 giugno 2009, compete il coordinamento di tutti i programmi di intervento sul territorio nazionale rivolti all’implementazione delle reti a banda larga - hanno sottoscritto un accordo di programma e una convenzione operativa mirati a finanziare il Progetto Banda Larga in 78 comuni si- ciliani ricadenti in aree rurali disagiate, con la misura 321/B/1 (“Sottomisura B – Reti tecnologiche di informazione e comunicazione”) del Programma di Sviluppo Rurale della Sicilia 2007-2013, da parte dell’Assessorato regionale delle Risorse Agricole e Alimentari. L’ingente investimento, superiore a € 23 milioni, si concluderà nel 2014 e, stante le prospettive di ricaduta, dovrebbe far abbassare di 1,5 punti il digital divide regionale162.

3.4 Il gap infrastrutturale italiano fra Terzo Mondo digitale e Agenda Digitale Italiana Questo lungo excursus statistico è stato utile ad inquadrare la situazione italiana, e quella siciliana, di fronte all’evoluzione e all’enorme impatto sociale ed economico che ha oggi la rete. La conoscenza e l’utilizzo dei nuovi media, delle nuove tecnologie della comunicazione e dell’informa- zione, come detto, sono diventati elementi fondamentali del capitale culturale di ogni individuo e condizione necessaria sia per l’accesso al mondo del lavoro che per la partecipazione alle dinamiche di una società che si sta trasformando in una e-society, limitando così quel vantaggio economico che deriverebbe, invece, da una loro adozione intelligente e dinamica163.

Proviamo a fare un quadro della situazione164.

Sulla rallentata modernizzazione digitale del nostro paese alcuni interventi legislativi han- no pesato enormemente proprio nel periodo in cui lo sviluppo della banda larga avrebbe dovuto realizzarsi. Secondo numerosi esperti, causa principale è soprattutto il cronico conflitto d’interessi berlusconiano in materia d’informazione digitale e diritti pubblicitari165.

La Legge Gasparri (L. 112/2004), sulla generale trasformazione del sistema televisivo analogico in digitale, ha favorito il trasferimento della tv su canali digitali televisivi, rallentando la diffusione di canali televisivi via web166.

161www.freeitaliawifi.it/drupal7/.

162http://www.regione.sicilia.it/bilancio/finanze/bd_interventi/PSR_Sicilia_2007-13.pdf.

163http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52010DC0245%2801%29:IT:HTML. 164Alcune considerazioni sul rischio di un Terzo Mondo Digitale sono anche in Bonacini 2011d, pp. 7-10.

165“[…] paghiamo le non mantenute promesse, minimali e scontate ovvietà direi, delle ‘3 I’, Impresa-Inglese-Inter-

net. Un trinomio che avrebbe avuto negli ultimi dieci anni un suo perché e una sua comunque sicura efficacia in tutti i comparti del Paese, ma che è stato paradossalmente quasi una dichiarazione freudiana, una rimozione inconscia di quello che esattamente non si voleva fare, ma non si osava dirlo, perché al posto dell’Impresa, dell’Inglese e di Internet si è voluto e si vuole il posto sicuro nell’amministrazione pubblica, il dialetto della valle o del monte, la televisione. Infatti paghiamo, a detta anche di molti analisti stranieri, la trentennale dominanza industriale, tecnologica, culturale e normativa della televisione, oggi arroccata sul vecchio modello di business e di consenso-consumo degli anni ’80, che si sta difendendo con ogni mezzo, anche e soprattutto legislativo, nei confronti dei nuovi media” (intervista a Edoardo Fleischner in www. artwireless.it/portale/2010-aw-1-focus/l%E2%80%99economia-della-cultura-%C3%A8-la-pi%C3%B9-redditizia); Compen-

dium 2011, pp. 26-27.

166Bodo - Bodo 2010, p. I-34 e p. I-49. “Dealing strictly with the cultural field, one of the main challenges that Italy is

presently tackling in the field of new technologies is the transformation of its analogical television system into a Digital Terrestrial Television (DTT) system, experimentally started in 2005 on platforms operated by both RAI and Mediaset. The deadline for the transfer of the whole TV system to DTT, originally set by Law 112/2004 for 2006, has been subsequently postponed to 2012. In fact, the transfer already took place in several regions - Latium, Sardinia, Lombardy, etc...- and other regions will soon follow. In addition to the supply of the 7 national networks, dtt allows a far more extended supply of TV

Il Decreto Pisanu (D.L. 144 del 27 luglio 2005, convertito con modificazioni dalla L. 155 del 31 luglio 2005, concernente limiti all’esercizio e all’uso delle postazioni pubbliche per comunicazioni telematiche e dei punti di accesso ad Internet mediante la tecnologia wireless) ha di fatto limitato enormemente lo sviluppo delle connessioni Wi-Fi e della rete a banda larga (in particolare, all’art. 7 si obbligavano i gestori di locali pubblici a chiedere un documento d’identità ai clienti che volessero usare la loro rete senza fili e a conservare documentazione cartacea di tutte le attività di navigazione dei clienti)167 ed è stata prorogata di anno in anno, fino al cosiddetto Decreto del Fare del Governo Letta, senza modifiche o correttivi168.

Abbiamo approfondito la posizione dell’Italia nel quadro globale mondiale proprio per evi- denziare come il nostro paese sia, purtroppo, perfettamente titolato non solo a non superare le varie forme di digital divide che già lo caratterizzano ma, soprattutto, a entrare a far parte di quello che è stato definito Terzo Mondo digitale.

Un rischio di questo genere, infatti, era già evidente nella ricerca, intitolata Italia Digitale 2.0, realizzata dall’Ufficio Studi di Confindustria nel settembre 2009, quattro anni dopo il Decreto Pisanu che aveva già fatto segnare un ritardo quadriennale nell’innovazione del nostro paese.

Riconoscendo un digital divide contemporaneamente infrastrutturale, sociale, culturale (che spingeva, come accennato nel Paragrafo 3.2, a far parlare gli esperti di Confindustria di un vero e proprio analfabetismo digitale delle famiglie italiane) e, aggiungiamo noi, anche imprenditoriale, l’indagine proponeva una cura mirata (per un paese già considerato malato a livello di competizione e produttività ben prima dell’acuirsi della crisi economica europea e italiana a partire dall’estate del 2011) basata su investimenti e riforme strutturali, così indicate:

riduzione e svecchiamento della burocrazia (attraverso il ricorso ai servizi telematici on- •

line: servizi di telemedicina in versione 2.0 consentirebbero, ad esempio, la riduzione del 10% della spesa sanitaria complessiva);

potenziamento delle infrastrutture (in particolare quelle digitali, quindi migliore distribu- •

zione della banda larga);

adeguamento del capitale umano (migliore formazione e uso delle tecnologie ICT; consu- •

lenze a personale realmente qualificato);

liberalizzazione dei servizi (superando soprattutto la mentalità oligopolistica delle aziende •

telefoniche e di servizi in aree ritenute erroneamente non convenienti dal punto di vista dell’investimento infrastrutturale nella banda larga).

La cura suggerita dagli analisti avrebbe previsto, se attuata, un beneficio in termini di P.I.L. a lungo termine (al 2030) del 30%, secondo la tabella in Figura 26 qui a fianco. L’indagine di Confindu- stria si concludeva con queste parole:

“La disponibilità di reti e servizi innovativi costi- tuisce non solo un’infrastruttura economica fonda- mentale per la competitività di un Paese ma anche una sorta di ‘exit strategy’ dalla crisi. Per questo occorre realizzare un Progetto Paese sistemico, che coinvolga domanda e offerta, indirizzato a supera- re, progressivamente ma con tempi definiti, il ri- tardo digitale di tutte le componenti della società civile. Un driver fondamentale sarà l’erogazione via via sempre più completa dei servizi on-line della pubblica amministrazione (switch over) a partire dalle richieste delle fasce più avanzate di utenza e affiancando ad internet servizi di sostegno per le fasce più deboli della popolazione (centri di assi-

channels, including - for Mediaset only, not for RAI - Pay TV channels” (Compendium 2011, p. 34).

167www.camera.it/parlam/leggi/05155l.htm.

168Sul Decreto Pisanu e sulle polemiche legate alla liberalizzazione del sistema Wi-Fi in Italia, il gruppo editoriale de

L’Espresso ha condotto una significativa inchiesta a più puntate: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/wi-fi/2135749.

3

Lo studio – realizzato in collaborazione con il Diparti- mento per la digitalizzazione della PA e l’Innovazione tecnologica – analizza la diffusione e l’uso dei servizi innovativi on-line in Italia attraverso indagini e focus specifici (in questa prima fase: famiglie, imprese, co- muni, scuole, sanità, infrastruttura di banda larga). A 1 0 anni dall’inizio della diffusione di internet come fenomeno di massa, si sta determ inando un impor - tante cambio di paradigma: da protocollo di comuni- cazionela rete si evolve in infrastruttura di erogazione dei servizi innovativi (BtoB, BtoC e GovtoC).

Eppure lo sviluppo nel nostro paese della Società del- l’Informazione e della Conoscenza appare essersi realizzato in modo ancora incompleto.

Circa metà della popolazione fatica a superare la prima fase dell’”accesso in rete”, mentre l’altra metà sta evolvendo verso una fase nuova, nella quale l’ado- zione delle applicazioni “web 2. 0” (basate su infra- strutture di banda larga e servizi innovativi) genera maggiori vantaggi sia per l’utente finale che per il Paese.

Al di là di quello che avviene nella fascia alta della do- manda, sia business che consumer, che invece in questi anni ha saputo cogliere le opportunità offerta dall’ICT per innovare il proprio modo di comunicare, di fare business, di sviluppare nuovi processi, di ac- cedere a nuove conoscenze, di sviluppare il proprio bagaglio di competenze e quindi la propria competi- tività, fasce ancora molto ampie della popolazione e delle aziende vivono un digital divide che, oltre ad es - sere infrastrutturale, è soprattutto culturale e sociale. Per recuperare il ritardo accumulato dal nostro si- stema Paese occorrono misure che possano favorire investimenti e riforme di tipo strutturale che coinvol- gano:

a) la riduzione della burocrazia (attraverso il ricorso ai servizi on-line);

b) il potenziamento delle infrastrutture (in particolare quelle digitali);

c) l’adeguamento del capitale umano (m igliore for - mazione e uso delle tecnologie ICT);

d) le liberalizzazioni dei servizi.

Secondo una stima elaborata su varie fonti disponi- bili (Tab. 1 ), le riforme in questi 4 ambiti porterebbero nel lungo periodo ad un aumento in termini di PIL pari ad almeno il 30%. In questo contesto l’econom ia ita-

liana ha una grande occasione per rivedere alcuni fat- tori strutturali, innovazione e produttività, che pesano sull’efficienza del Sistema Paese, e per uscire dalla crisi con una struttura produttiva ed organizzativa più forte di prima.

Lo scenario di benchmarking relativamente ai princi- pali paesi europei mostra che l’Italia ha un basso li- vello di digitalizzazione (Tab. 2).

Relativamente al nostro Paese occorre sottolineare che il ritardo riguarda soprattutto l’alfabetizzazione in- formatica di base e alcune fasce della popolazione.

1. I-SOCIETY: LA RETE È “ABITATA” DA MENO DEL 50% DEGLI ITALIANI

Il 38% di famiglie italiane è, infatti, “analfabeta” dal punto di vista dell’uso degli strumenti IT e di internet (Fig. 1 ). Ad esse si somma un ulteriore 1 7% di fami- glie che, pur essendo considerate alfabetizzate perché uno o più membri sa utilizzare il PC, non dispone di un collegamento domestico a internet. La percentuale di famiglie ancora da raggiungere con i servizi innovativi on-line rimane quindi superiore al 50%.

A questo dato se ne deve aggiungere un altro: il 73% delle famiglie che non possiede il Personal Computer considera inutile dotarsi di un collegamento a banda larga. Dato che scende al 46% nelle fam iglie “alfa-

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