INTRODUZ IONE
3.9 Il progetto #invasionidigitali 2013 e #siciliainvasa: forme di co-creazione di valore culturale in modalità crowd
Come anticipato nel Paragrafo 1.7, è da considerarsi come ampiamente tramontata, nella ri- flessione museologica contemporanea internazionale, l’idea di una comunicazione culturale di tipo top-down, basata sul proposito di istruire secondo schemi di conoscenza gerarchici e prestabiliti. Il nuovo modello ormai consolidato, relazionale, partecipativo e collaborativo, si avvale di forme di partecipazione collettiva alla produzione culturale, nelle quali l’interazione sociale si basa su un’am- pia accessibilità digitale.
La creazione di valore culturale nell’era del Web 2.0 si muove proprio attraverso la rete e i so- cial network, il cui fenomeno, caratterizzato dall’evoluzione delle infrastrutture e dei dispositivi mo- bili che consentono una connettività e un’ubiquità senza limiti, e dall’evoluzione degli stessi aspetti relazionali sociali in modalità digitale e virtuale, come già discusso nel Paragrafo 1.3 è contempora- neamente causa ed effetto dell’evoluzione del web e della trasformazione della società postmoderna in una società connessa e partecipata.
L’indagine multiscopo dell’Istat sui Cittadini e nuove tecnologie del dicembre 2012 ha rivelato come fosse già piuttosto elevata la percentuale di internauti attivi sul web (31,6%) per caricare con- tenuti di propria creazione (testi, foto, video, musica, software) al fine di condividerli338. La gente
comune si rivela già matura per sfruttare le forme digitali di connessione, partecipazione e creazione culturale a scopo di creazione, valorizzazione e condivisione culturale. Lo ha ampiamente dimostra- to il progetto #InvasioniDigitali, un grande social tour diffuso di promozione del territorio e del patri- monio culturale italiano svoltosi tra il 20 e il 28 aprile 2013 in centinaia di località distribuite lungo lo stivale italiano, sorta di contro-Settimana della Cultura in modalità crowded (l’edizione 2013 della Settimana della Cultura è stata infatti abolita dal MiBAC per questioni economiche) basata sull’uso di smartphone, tablet, tag e social network.
Ideato da Fabrizio Todisco, il progetto ha potuto svilupparsi in tutto il paese grazie a un net- work di partner, fra cui le reti di Instagramers Italia #igersitalia, di Indigeni Digitali, di Travel Blog- ger #iofacciorete, di Officina turistica e dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei. Io stessa ho avuto modo di essere coinvolta sin dall’inizio, contattata da Fabrizio Todisco, Gianfranco Dall’Ara e Cate- rina Pisu, collaborando attivamente all’organizzazione di questa idea e alla stesura del suo manife- sto nella piattaforma di lavoro condivisa del gruppo segreto di Invasioni Digitali su Facebook.
La piattaforma www.invasionidigitali.it, con il proprio marchio associato a locandine d’effetto (Figure 48-52), i propri slogan, gli hashtag principali #invasionidigitali, #liberiamolacultura e #lacultura-
siamonoi e i rispettivi profili su Facebook (Fan page)339, Twitter340, Pinterest341, Foursquare342 cui si sono
aggiunti, in seguito, Google +343 e Flickr344, è stata ufficialmente lanciata il 2 aprile 2013. I musei e le
istituzioni aderenti e disposti a farsi invadere digitalmente erano 5 fra cui, grazie alla lungimiranza della Direzione, il Museo Diocesano di Catania.
Dal 2 al 18 aprile le adesioni sono cresciute a un ritmo vertiginoso e il crescendo di queste ini- ziative locali era visualizzabile dalla mappa di Google sul portale (Figura 53), su cui si aggiornava la geolocalizzazione delle singole #invasionidigitali veniva quotidianamente aggiornata dallo staff.
337I contenuti di questo paragrafo sono stati in parte pubblicati in Bonacini cds. 338Istat 2012b, p. 15, prospetto 7.
339https://www.facebook.com/invasionidigitali, a cura di Giovanni Sedda, Emma Taveri e Robi Veltroni. 340https://twitter.com/InvasioniDigita, a cura di Paola Faravelli.
341http://pinterest.com/invasionid/, a cura di Marianna Marcucci.
342https://it.foursquare.com/invasionidigita/list/invasionidigitali-2013, a cura di Antonio Ficai. 343https://plus.google.com/116239046532940587320/about?hl=it, a cura di Marianna Marcucci. 344http://www.flickr.com/photos/invasionidigitali/, a cura di Fabrice de Nola.
(Figura 48: Locandina di #invasionidigitali con Goethe in der Campagna, J.H.W. Tischbein, 1787, da Bonacini cds, fig. 1)
(Figura 49: Locandina di #invasionidigitali con Bacco, Caravaggio, 1596-1597, da Bonacini cds, fig. 2)
(Figura 50: Locandina di #invasionidigitali con Mr. Spock, serie televisiva Star Trek, 1966-1969, da Bonacini cds, fig. 3)
(Figura 51: Locandina di #invasionidigitali con Mafalda, Quino, 1964-1973, da Bonacini cds, fig. 4)
(Figura 52: Locandina di #invasionidigitali con We come in peace, da Bonacini cds, fig. 5)
Si è così creata una piattaforma unica al mondo, condivisa e partecipata all’interno della quale chiunque, dal comune appassionato d’arte alle stesse istituzioni culturali, grazie alla propria attività sui social media, ha contribuito a scardinare quell’ordine gerarchico e prestabilito che ancora ingessa la nostra cultura. Come ha avuto modo di scrivere una blogger quando le invasioni aumentavano progressivamente sulla mappa di Google:
“Sembra proprio che l’Italia sia malata. Cosparsa di bolle rosse, infetta da un virus virtuale che si sta espandendo velocemente. Il bacillo si chiama #invasionidigitali, e si propaga attraverso Twitter, Facebo- ok, Instagram e Pinterest. […] I punti rossi nella mappa corrispondono agli invasori digitali, che proprio come le camicie scarlatte dei Garibaldini, sono pronti a marciare sull’Italia. Ma vengono in pace”345.
(Figura 53: Geolocalizzazione delle #invasionidigitali su Google map, da Bonacini cds, fig. 6)
Il fenomeno delle #invasionidigitali ha iniziato ben presto ad avere risonanza sulla stampa na- zionale e, in alcuni casi, anche internazionale, non potendo passare inosservato l’enorme ‘movimen- to’ sociale sulle più svariate piattaforme da parte dei coordinatori. Ogni invasione organizzata, in un museo, un luogo d’arte, un centro storico o un parco, ha avuto ampia risonanza sulla stampa locale, ma è stato l’intero fenomeno delle #invasionidigitali a dare un’accelerata in senso social e crowded alla comunicazione culturale in Italia.
Ogni #invasioneprogrammata è stata un mini-evento social-digitale in sé: gli organizzatori dei singoli eventi indicavano alla redazione l’hashtag ufficiale dell’evento, creavano l’evento su Facebo- ok o su Eventbrite con la propria locandina (realizzate secondo un’unica linea editoriale), segnala- vano ai partecipanti eventuali hashtag aggiuntivi e le modalità di condivisione di foto e video sulle differenti piattaforme sociali (incluso Instagram) spesso integrate fra loro in modalità automatica.
Qualsiasi post e foto recante il tag di #invasionidigitali veniva aggregato automaticamente sul- la board del portale. Per le #invasioniprogrammate sono state predisposte, inoltre, singole boards su Pinterest (in cui pinnare foto e video) e venues su Foursquare (su cui lasciare il proprio tip).
Durante l’invasione, i partecipanti erano invitati a creare un video sull’invasione da collocare su Youtube. I video raccolti, in tutto 16, sono stati pubblicati sul portale346 e hanno contribuito alla
creazione di un video unico sull’edizione 2013 delle #invasionidigitali, pubblicato il 22 maggio su Youtube (un video di promozione culturale e turistica creato in modalità crowd, che narra questa voglia condivisa e partecipata di comunicare il proprio patrimonio culturale)347.
Il gruppo di invasori documentava fotograficamente la conclusione di ogni invasione.
In ultimo, ogni coordinatore delle invasioni è stato invitato a compilare un breve report, che ha consentito agli organizzatori di raccogliere i dati definitivi delle invasioni digitali in Italia con un’infografica finale, subito pubblicata per potere evidenziare i risultati di un’operazione così ampia a costo zero ma con un impiego del maggior capitale umano disponibile (Figura 54).
Rispetto al numero delle #invasioniprogrammate, i report finali raccolti sono stati 225 (91 cen- tri storici, 21 siti archeologici, 86 musei e 27 parchi); il weekend 27-28 aprile è stato il più ‘gettonato’ per l’organizzazione delle #invasioniprogrammate.
Ad una ricerca su Google (maggio 2013) delle parole invasioni digitali comprese fra virgolette, 346http://www.invasionidigitali.it/video.php.
il browsing recava 161.000 risultati che diventava- no 542.000 eliminando la restrizione della ricerca. I dati strettamente numerici forniti dall’in- fografica (per quanto riconducibili solo ad un nu- mero parziale di invasioni) sono impressionanti: 225 invasioni sono state compiute da 9.434 invaso- ri, per un totale di 10.798 opere fotografate e con- divise sul web. Le analisi metriche hanno fornito dati ‘misurabili’ solo per quei social network in cui era quantificabile l’uso dell’hashtag #invasio- nidigitali (su Facebook l’uso degli hashtag è arri- vato solo a partire dal 12 giugno).
Con 3.200 persone attive su Twitter, nella set- timana dal 20 al 28 aprile, si sono prodotti 22.900 tweet con l’hashtag #invasionidigitali e raggiunte oltre 1.500.000 di persone.
Su Instagram, 795 utenti hanno scattato 7.345 foto, che sono state visualizzate da 43.230 follower, ottenendo 665.725 like e 4.299 commenti.
La pagina su Pinterest, con 313 board, ha avuto 638 followers che hanno pinnato 5.595 im- magini, repinnate 1.410 volte, con 2.030 like, 3.604 interazioni e 2.202 impressioni.
La lista su Foursquare, presente con 166 ve- nue, ha avuto 115 followers e 982 check-in.
La Fan page di Facebook, nel periodo 25 marzo - 30 aprile 2013 ha ottenuto 36.004 visualiz- zazioni, 5.874 fan (con un totale di 2.437.037 amici, di cui ben 322.609 raggiunti nella sola giornata del 22 aprile; ad agosto 2013 i fan sono 6.776), 6.219 like sui post pubblicati.
Il portale www.invasionidigitali.it nello stesso periodo in esame ha ottenuto 44.757 visite.
I risultati indiretti raggiunti dalla Fan Page di Facebook e dal profilo di Twitter dimostrano la potenzialità virale di una simile operazione, che può essere a buon diritto considerata una forma di crowded-digital-marketing per la cultura.
Io stessa ho coordinato 33 #invasionidigitali realizzate in Sicilia (Figura 55), anch’esse geoloca- lizzate su Google (5 a Catania, 4 a Palermo, 3 a Siracusa e così via: Figura 56). Con il gruppo di Instagramers Sicilia si è concordato di utilizzare, insieme agli hashtag ufficiali e a quelli dei singoli eventi, anche #igersicilia e #siciliainvasa.
Ho richiesto e ottenuto il patrocinio alle inva- sioni da parte dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana (l’unico Assesso- rato Regionale a garantire il proprio patrocinio a questa edizione delle #invasioni), con decreto del 22 aprile a firma dell’Assessore Mariarita Sgarlata che, assimilando le modalità di effettuazione del- le riprese video e fotografiche all’uso personale (e
(Figura 54: Infografica delle #invasionidigitali, da Bonacini cds, fig. 7)
18 18
(Figura 55: Locandine delle #invasionidigitali siciliane, da Bonacini cds, fig. 8)
come tali ricadenti nell’esenzione prevista dal D.Lgs. 42/2004, art. 108, comma 3), ha abbracciato l’iniziativa ritenendo che essa potesse
“[…] concretamente costituire un’occasione di promozione e diffusione di informazione sui Beni Cultu- rali della Regione Siciliana, senza oneri per l’Amministrazione […] inoltre costituire un’opportunità di allineamento con le moderne aspirazioni alla circolazione, quanto più ampia possibile, per via informa- tica e con modalità correlate alle prassi dei social networks, di notizie, suggestioni e contatti con il nostro patrimonio storico-artistico e monumentale”348.
Alla luce di questo decreto, è stato possibile effettuare alcune delle invasioni organizzate pres- so musei e parchi di proprietà regionale dove normalmente è proibito fotografare se non dietro specifiche richieste e a pagamento (Teatro greco-romano di Catania, Aree archeologiche di Tindari, Patti e Morgantina, Parco di Santa Maria La Vetere a Militello in Val di Catania) e musei di proprietà regionale (Museo Archeologico di Ragusa), che si sono aperti per la prima volta a iniziative di comu- nicazione e valorizzazione del proprio patrimonio culturale attraverso il contributo dei social media e dei visitatori.
Oltre a siti e musei di proprietà regionale, hanno aderito anche le Università di Palermo e Ca- tania rispettivamente con Palazzo Steri e il Monastero dei Benedettini, i Musei Diocesani di Catania e Caltagirone, la Fondazione Fiumara d’Arte (in 4 sedi differenti). Alcune invasioni hanno avuto il carattere del social tour in formato urban trekking, come nei centri urbani di Nicosia (En), di Militel- lo (Ct) e del Farm Cultural Park di Favara (Ag). Altre sono state ‘pensate’ con lo scopo di sfruttare l’occasione per portare all’evidenza alcune emergenze monumentali e archeologiche degne di una migliore valorizzazione, come nel caso del Castrum Vetus di Lentini (Sr), del feudo Fenicia Moncada a Belpasso (Ct), della Fornace Penna a Scicli (Rg) e di Palazzo Isnello a Palermo.
Per #Siciliainvasa le #invasionidigitali effettuate sono state ben 33, 25 delle quali hanno avuto il report finale (sono mancati alla fine i dati ufficiali di 8 invasioni compiute). Le statistiche ricava- bili sulle invasioni organizzate in Sicilia, documentano il grande successo dell’iniziativa nell’isola, rispetto al quadro delle analisi metriche generali:
2.001 sono stati i partecipanti alle 33 #invasionidigitali siciliane (quasi 1/5 del totale); •
2.800 opere fotografate (1/4 del totale); •
216 check in su Foursquare (1/4 del totale); •
574 foto presenti sulle 33 board di Pinterest, 136 delle quali col tag #siciliainvasa; •
131 foto col tag #siciliainvasa su Instagram che hanno ricevuto ben 2.172 apprezzamenti; •
4 video su Youtube (1/4 del totale). •
L’impatto delle #invasionidigitali si può misurare soprattutto a livello ‘indiretto’ per le pro- fonde implicazioni che il fenomeno ha avuto immediatamente nella nostra società e, soprattutto, nelle nostre istituzioni culturali che hanno, improvvisamente, dovuto fare i conti con le numerose richieste di accesso e liberatorie per la documentazione video e fotografica.
La rivoluzione digitale, come più volte ribadito, ha radicalmente modificato i comportamenti di consumo culturale e obbliga le nostre istituzioni a ripensare non soltanto le forme di relazione con il proprio pubblico ma, soprattutto, i modelli di diffusione, fruizione e utilizzo dei propri con- tenuti culturali, che siano in linea con l’orientamento europeo ad una diffusione sempre più ampia, democratica e ad alta definizione di contenuti culturali digitali, di fatto richiedendo un ampio ripen- samento delle stringenti regole sul copyright349.
348http://www.mariaritasgarlata.it/wp-content/uploads/2013/04/Nota1170-gab-2013invasionidigitali.pdf.
349“In questa prospettiva, è emblematico il caso dell’Italia con la disciplina sulla creazione e divulgazione delle ri-
produzioni (analogiche o digitali) dei beni culturali dettata dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni) e relativi decreti attuativi. […] la normativa italiana per qualsiasi tipo di riprodu- zione di bene culturale prevede una procedura di autorizzazione dell’amministrazione che ha in consegna il bene e previo pagamento dei relativi canoni e corrispettivi. Ciò implica che il controllo dei custodi dei beni non si limita alla prima riproduzione delle immagini degli stessi, ma segue - teoricamente all’infinito - la catena delle riproduzioni e delle riu- tilizzazioni” (http://www.tafterjournal.it/2012/05/02/gioconda-2-0-politiche-per-laccesso-e-luso-delle-immagini-di-beni- culturali-in-pubblico-dominio/).
Il MiBAC, di fronte al grande interesse suscitato da questo progetto e alla stessa adesione di numerosi monumenti, parchi e musei nazionali, non poteva rimanere indifferente. I due profili uf- ficiali del MiBAC su Twitter e Facebook hanno ben presto iniziato a condividere e ritwittare i post di #invasionidigitali. Questo, non a caso, ha aperto le porte ad una più consapevole collaborazione con gli organizzatori delle #invasionidigitali, maturatasi dapprima nell’organizzazione della Notte
dei Musei del 18 maggio in collaborazione con IgersItalia, poi nel patrocinio del Ministero alla prima
edizione della Notte Bianca Digitale, tenutasi nella notte del 10 luglio 2013 (i cui hashtag ufficiali erano #NotteBiancaTW e #laculturanondormemai).
Il progetto #invasionidigitali, già nella ricerca condotta da Symbola e Unioncamere e presen- tata a giugno 2013, è stato presentato immediatamente come una best practice nell’ “[…] approccio transmediale applicato al territorio e alle sue dinamiche di promozione integrata […] Un invito alla pratica di un urban gaming utile a fornire una visione differente e collettivamente costruita dei luoghi della cultura, regalando loro nuova vita”350.
La strada inaugurata da #invasiondigitali condurrà, senz’ombra di dubbio, a una piena ado- zione del modello del participatory museum e all’apertura nei confronti dei contenuti personali creati dall’utenza per favorire proprio quei processi co-creativi e co-produttivi di valore culturale in grado di condurre a nuove e innovative forme di consumo culturale e creativo.
Questa #invasionedigitale allegra e pacifica ha dimostrato che gli italiani considerano finito il tempo in cui la cultura veniva concepita dalle istituzioni come ‘proprietà’ e, purtroppo, come ‘pos- sesso’: le #invasioni digitali 2013, in questo senso, hanno certamente segnato un punto di non ritorno nel rapporto col nostro patrimonio culturale.
3.10 Lo stato dell’arte in Sicilia: la visibilità sul web del patrimonio culturale siciliano351