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CAPITOLO SECONDO La valorizzazione digitale

2.1 Politiche europee di valorizzazione digitale del patrimonio culturale

Come si è accennato altrove1, la Commissione Europea da oltre un decennio ha legiferato e investito a favore dell’alfabetizzazione informatica dei suoi cittadini, dell’adozione delle ICT e della digitalizzazione del patrimonio culturale comune europeo.

Dal 2000 in poi, infatti, l’Europa sta scommettendo sulle opportunità fornite dalle nuove tecnologie della comunicazione per la riscoperta, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale comune, perseguite attraverso una sistematica campagna di digitalizzazione con l’ampio coinvolgimento dei paesi dell’Unione, alla luce di precise convinzioni programmatiche: “Il patrimonio culturale del vecchio continente ha nutrito l’istruzione, la formazione e lo spirito delle generazioni che ci hanno preceduto e noi sentiamo la responsabilità di trasmettere questo ricco […] patrimonio alle future generazioni e di assicurarci che esso venga preservato, arricchito e condiviso”2.

Per la forte matrice europea nei processi politico-culturali del vecchio continente, questa politica è stata definita a ragione una Europeanization of digital heritage as a project of technological

harmonization3, una vera e propria “[…] organizzazione ‘totale’ e unificata dei materiali a monte,

come garanzia e condizione necessaria per consentire a valle, sul lato utente, percorsi flessibili, aperti e personalizzati”4.

Questa operazione si rivela necessaria per l’accessibilità e per la stessa tradizione del patrimonio culturale ma è soprattutto considerata fattore chiave per uno sviluppo economico sostenibile che consenta la definizione di un posizionamento strategico sul mercato culturale e turistico globale5.

In questi ultimi anni il patrimonio culturale, l’informazione, la conoscenza intesi quali vantaggi competitivi sono diventati temi core delle politiche europee. La Comunità Europea, a differenza ad esempio degli Stati Uniti, ha individuato nello sviluppo esponenziale delle ICT la possibilità di una rampa di lancio per lo sviluppo, nel tentativo di realizzare un sistema concorrenziale sia dal punto di vista culturale che economico6, secondo quanto indicato dal trattato di Maastricht del 1993. Sulla

base di quelle indicazioni, l’Unione Europea si è mossa piuttosto liberamente in operazioni rivolte alla promozione di azioni culturali per la salvaguardia, la divulgazione e lo sviluppo del patrimonio culturale europeo, nel rispetto delle diversità nazionali o regionali dei suoi stati membri: “Culture is the anchor on which the European Union’s ‘unity in diversity’ is fonded”7.

1 Bonacini 2011a, pp. 24-28. 2 The New Renaissance 2011, p. 1. 3 Badenoch 2011, p. 299.

4 Ricciardi 2008, p. 141.

5 Niccolucci 2007, p. 13. “Gli investimenti odierni […] rappresenterebbero, soprattutto in Europa, una strategia di

presenza, finalizzata all’acquisizione di una posizione definita sul mercato ed alla creazione di brand awareness nei con- sumatori che navigano in rete, della quale beneficiare nel momento della definitiva esplosione del commercio elettronico, che, se realizzato per prodotti turistici, seppure in forte crescita, rappresenta, ancora, un mercato di nicchia” (Trebastoni 2012, p. 61).

6 “The American vision of the Internet remains focussed largely on uni-lingual e-commerce. By contrast, the Euro-

pean vision, through its links with tourism, clearly has financial dimensions, and at the same time is developing a multi- lingual approach to cultural heritage that includes historical and cultural dimensions. This vision extends beyond culture to new definitions of knowledge” (Veltman 2005, p. 3).

7 Truszczyński 2010, p. 133. “Europe is imagined as a common historical and experiential space whose abundance is

ostensibly captured by the unique characteristics of the continent. Thus, from the many histories of Europe, there emerges the ordered and ordering image of a European ‘unity in diversity’, of an imagined property of Europe as the legitimation of its present and future political composition” (Krankenhagen 2011, p. 270). Sulle competenze culturali europee in materia e sulla duplicità delle politiche europee (unione/diversità) v. Thylstrup 2011, pp. 318-319 e relative indicazioni bibliografiche.

Fra i primi strumenti economici a sostegno di queste iniziative culturali merita di essere ri- cordato il programma-quadro Cultura 2000, per il periodo 2000-2006, con lo scopo di promuovere il patrimonio culturale comune europeo anche attraverso progetti di cooperazione transnazionali8.

Su questa linea si colloca l’individuazione dell’obiettivo strategico per il nuovo decennio 2000-2010, come indicato al punto I del documento finale del Consiglio Europeo, riunitosi a Lisbona nel marzo del 20009. All’art. 5 del documento il Consiglio esponeva il suo programma ambizioso: “Diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”, puntando ad una crescita dell’occupazione al 70% entro il 2010 (all’art. 6 del documento si indicava “[…] un tasso medio di crescita economica del 3% circa” quale “prospettiva realistica per i prossimi anni”).

Si dava così inizio a un progetto strategico di sviluppo europeo, ulteriormente eviscerato nel corso di diversi Consigli Europei successivi a quello del marzo 2000, che è stato definito Strategia di

Lisbona. Questa strategia determinava alcune priorità fondamentali da perseguire per il raggiungi-

mento dello scopo prefissato:

Internet

• : “Una società dell’informazione per tutti” (artt. 8-11);

Ricerca

• : “Definire uno spazio europeo della ricerca e dell’innovazione” (artt. 12-13);

Sviluppo economico

• : attraverso specifiche linee direttrici (artt. 14-23);

Sviluppo di un modello sociale attivo

• (artt. 24-34).

Sulla base di queste priorità, venivano individuati inizialmente due obiettivi, divenuti tre in oc- casione del Consiglio Europeo di Göteborg nel giugno 2001, e due aree di intervento:

un

obiettivo culturale-economico, affinché fosse predisposto “[…] il passaggio verso un’econo-

mia e una società basate sulla conoscenza”, migliorando l’accesso all’informazione e ap- prontando sensibili riforme strutturali per adeguare il mercato interno ad una maggiore competitività ed innovazione, adattandosi alle evoluzioni della società dell’informazio- ne ed incoraggiando la ricerca e lo sviluppo;

un

obiettivo sociale, che abbia come compito quello di “[…] modernizzare il modello sociale

europeo, investendo nelle persone e combattendo l’esclusione sociale”, attraverso l’istru- zione, la formazione e l’applicazione di adeguate politiche occupazionali;

un

obiettivo economico-ambientale (aggiunto in seguito) che, nella difesa e sostegno di un sano

contesto economico, miri anche alla difesa dell’ambiente, affinché la crescita economica non vada a discapito della situazione ambientale.

Secondo gli obiettivi della Strategia di Lisbona, quindi, produzione di cultura e creatività van- no considerate “[…] input della società della conoscenza […], delle tecnologie della comunicazio- ne, delle innovazioni e delle industrie di contenuto”, secondo un modello di creatività che è stato definito Creatività per l’innovazione perché strettamente in relazione all’innovazione e a un modello industriale di produzione dei contenuti culturali10.

Nel 2004, su richiesta della Commissione Europea, il World Economic Forum ha prodotto il rapporto The Lisbon Review 2004, nel quale sono state evidenziate le prestazioni, ancora poco sod- disfacenti, degli Stati UE 15. Vi si dimostrava una generale incapacità di azione e organizzazione secondo gli obiettivi indicati dalla Strategia di Lisbona e si metteva in evidenza, così, lo svantaggio competitivo della maggior parte degli stati europei nella sfida globale dell’economia della conoscen- za11, che invece la Comunità Europea mirava a superare proprio con le sue indicazioni strategiche.

Questa situazione di mancato start-up ha costretto l’Europa a ripensare globalmente le sue 8 Decisione 508/2000/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo del 14 febbraio 2000, con uno stanziamento di

€ 236,5 milioni, il programma ha raggruppato i precedenti programmi comunitari Raffaello, Arianna e Caleidoscopio (ttp:// europa.eu/legislation_summaries/culture/l29006_it.htm).

9 Consiglio Europeo di Lisbona del 23-24 marzo 2000 (www.europarl.europa.eu/summits/lis1_it.htm). 10 Libro Bianco 2009, p. 9.

scelte e i suoi indirizzi politico-culturali e a rilanciare nel 2005 una nuova e più incisiva fase della Strategia di Lisbona con il Programma Comunitario di Lisbona (PCL), con il quale obbligare gli stati membri, questa volta, ad una ripresa della crescita europea comune attraverso una serie di rifor- me12.

Intanto, già nel 2001, su espressa raccomandazione del piano d’azione eEurope, si è costituito il Gruppo europeo dei rappresentanti nazionali per la digitalizzazione del patrimonio culturale (NRG) e, nella cittadina svedese di Lund, sono stati elaborati importanti principi e standard comuni che conducessero verso una piattaforma europea di programmazione (i Principi di Lund)13, da realizzarsi attraverso programmi quadro estesi e sostenibili nel tempo e nei quali rientrassero numerosi e differenti progetti da attuare fino al 200514. Anche in questo caso, si è subito rivelato necessario “[…] identificare modelli organizzativi e architetture per la costruzione e gestione di depositi digitali certificati, centralizzati e distribuiti”15.

Proprio in quest’ambito si inserisce uno dei più consistenti progetti europei, il progetto MINERVA (Ministerial Network for Valorising Activities in digitisation). Cofinanziato dalla Commissione Europea e dagli Stati membri, MINERVA è nato nel 2002 all’interno del programma quadro eContent16, che ha il compito di coadiuvare l’attività dell’NRG, facilitando una comune visione europea nella definizione delle azioni e dei programmi operativi nel campo dell’accessibilità e della fruizione in rete del patrimonio culturale (servizio erogato essenzialmente da istituti come archivi, musei e biblioteche), nel pieno della tutela dei diritti di proprietà intellettuale da un lato, del diritto dei cittadini europei all’informazione dall’altro17. MINERVA, in realtà, è contemporaneamente un progetto e un network di ricerca che ha operato su due livelli:

• a livello politico, con lo scopo di garantire, attraverso i Ministeri nazionali che hanno competenza sul patrimonio culturale degli Stati membri, la collaborazione tra gli stessi Stati e tra questi e la Commissione Europea;

• a livello tecnico, con la finalità principale di creare una piattaforma europea comune “[…] basata su raccomandazioni e linee guida, formati di metadati, standard per la digitalizzazione, la conservazione e accessibilità a lungo termine dei contenuti, nel quadro delle garanzie di qualità”18.

MINERVA, infatti, ha svolto il compito di coordinare e organizzare in rete i Ministeri Europei della cultura di UE 15, con l’obiettivo di armonizzare le attività nazionali di digitalizzazione del patrimonio culturale, in una prospettiva d’integrazione internazionale dei servizi e di una conservazione a lungo termine dei materiali digitali19.

12 Comunicazione del presidente Barroso al Consiglio Europeo di primavera del 2 febbraio 2005 (http://europa.

eu/legislation_summaries/employment_and_social_policy/growth_and_jobs/c11325_it.htm). I punti cardine delle riforme sono stati individuati in: rendere l’Europa più capace di attrarre investimenti e lavoro, realizzando riforme strategiche a li- vello di macroeconomia; incoraggiare conoscenza e innovazione attraverso l’investimento nella ricerca e nello sviluppo, in modo che rappresentino il fulcro della crescita europea; elaborare politiche che consentano alle imprese europee di creare nuovi e migliori posti di lavoro.

13 The Lund Principles and the Lund Action Plan in www.cordis.lu/ist/digicult/lund-principles.htm; Minerva 2004, pp.

4-5; Caffo 2006, pp. 119-120.

14 Granelli - Traclò 2006, p. 49. 15 Ricciardi 2008, p. 145.

16 Il programma quadro comunitario eContent - Contenuti digitali europei per le reti globali (2001-2005) è stato predi-

sposto dalla Commissione Europea e varato con decisione del Consiglio del 22 dicembre 2000, con l’intento di incentivare lo sviluppo e l’utilizzo dei contenuti digitali europei nelle reti globali e di promuovere, nella moderna società dell’infor- mazione, la diversità linguistica (www.opib.librari.beniculturali.it/italiano/programmi/e-contentplus/econtent.htm).

17 Ministero Per L’innovazione E Le Tecnologie, Relazione informativa. Digital Rights Management (www.innovazi-

one.gov.it/ita/intervento/normative/pubblicazioni/digital_rights/digital_rights_management_full.pdf); Minerva 2004, pp. 4-5; Caffo 2008b, pp. 46-47.

18 Feliciati 2006, slide 8.

19 Numerose le pubblicazioni al riguardo, in http://www.minervaeurope.org/publications.htm. Bisogna distinguere

fra la digitization for preservation, intesa come creazione della versione digitale di un contenuto culturale, e la digital preser-

Nel 2004 è stato realizzato un ampliamento del progetto MINERVA, denominato MINERVAplus, per estendere i risultati ottenuti ai nuovi paesi entrati a far parte dell’Unione, allargatasi a UE 2520. Le linee d’azione dei due progetti sono proseguite in sintonia, con una maggiore focalizzazione, da parte nei nuovi stati partner, su specifici argomenti fra cui anche i sistemi di Digital Rights Management per definire i bisogni delle istituzioni culturali e testare le piattaforme tecnologiche comuni.

I due progetti MINERVA e MINERVAplus si sono conclusi nel 2006 “[…] con risultati che vengono considerati dai revisori della Commissione Europea ‘ben al di là delle aspettative’”21.

Nel 2003, durante il turno di presidenza italiana dell’Unione, l’NRG ha elaborato un nuovo documento strategico, la Carta di Parma, evoluzione dei Principi di Lund utile a consolidare gli obiettivi raggiunti e a individuare quelli da raggiungere22.

Nel 2004 è stato avviato un terzo progetto, MICHAEL (Multilingual Inventory of Cultural Heritage

in Europe), collocato all’interno del programma quadro eTen (Electronic trans-european networks),

sostenuto dall’NRG e dal progetto MINERVA (di cui è considerato un progetto di deployment, una sorta di vero e proprio spin-off di MINERVA). MICHAEL, che “[…] prende le mosse dal know how sviluppato e dai prodotti realizzati da MINERVA”23, è nato sotto il coordinamento italiano da parte

del MiBAC in collaborazione con il Ministére de la culture et de la communication francese e con il Museums libraries and archives council del Regno Unito.

L’obiettivo principale di MICHAEL è stato individuato nella creazione di un portale trans- europeo per l’accesso on-line, open source e multilingue, ai contenuti culturali digitali, capillarmente censiti, di Francia, Italia e Regno Unito.

Su proposta del MiBAC, a giugno del 2006 il progetto si è trasformato in MICHAELplus, attraverso il coinvolgimento nel consorzio di altri undici paesi europei (Finlandia, Germania, Grecia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia, Ungheria)24 cui si sono aggiunti altri sette (Bulgaria, Estonia, Comunità fiamminga del Belgio, Lettonia e Slovacchia), per un totale di 18 paesi. MICHAEL è stato così definitivamente trasformato nel “[…] punto di accesso generale che consentisse di reperire agevolmente i contenuti e le risorse culturali digitali create nel corso degli anni dalle diverse iniziative, internazionali, nazionali e locali, di digitalizzazione del patrimonio culturale e scientifico”25.

Nel giugno del 2005 la Commissione ha dato avvio ad un nuovo quadro strategico per l’informazione e i media, con Europe i201026. Questo programma fa seguito ad altri tre piani d’azione

individuati con lo scopo di promuovere le tecnologie dell’informazione e della comunicazione in Europa: e-Europe, e-Europe 2002 (che, fra l’altro, raccomandava la creazione di un unico meccanismo di coordinamento dei vari programmi di digitalizzazione degli Stati membri) ed e-Europe 2005. Il progetto Europe i2010 è imperniato su tre priorità:

la realizzazione di uno spazio unico europeo dell’informazione che incoraggi un mercato •

interno aperto e competitivo per la società dell’informazione e i media;

il rafforzamento dell’innovazione e dell’investimento nella ricerca per quanto concerne le •

ICT;

una società europea dell’informazione fondata sull’inclusione che dia priorità al •

miglioramento dei servizi pubblici e della qualità della vita.

A Bristol, nel novembre dello stesso anno, alla fine dei lavori del NRG, di concerto con la Commissione Europea e le presidenze dell’Unione succedutesi fra il 2004 e il 2005 (Olanda, Lussemburgo e Regno Unito) e con il supporto del progetto MINERVA, è stato predisposto un

20 Minerva 2004, pp. 18-19. 21 Caffo 2008b, p. 46.

22 Minerva 2004, pp. 11-12; v. anche Veltman 2005, pp. 6-7. 23 Caffo 2008b, p. 47.

24 i2010 - A European Information Society for growth and employment (COM (2005) 229 final); www.michael-culture.org;

Minerva 2004, p. 15; Tallandini 2006, pp. 1-2; Caffo 2006, p. 121.

25 Caffo 2008b, pp. 57-58.

nuovo piano d’azione in materia di digitalizzazione del patrimonio culturale: il Dynamic Action Plan27

che approfondisce, aggiorna e in parte sostituisce i precedenti Principi di Lund, nel tentativo di eliminare gli ostacoli individuati nel tempo e tracciando la rotta da seguire negli anni a seguire, nel pieno riconoscimento dell’importanza strategica della digitalizzazione del patrimonio culturale e scientifico. Gli obiettivi finali del Dynamic Action Plan sono ben delineati:

fornire tutte le risorse digitali necessarie a supportare istruzione, ricerca, turismo e industria •

creativa;

assicurare ai cittadini europei un accesso facile e immediato al patrimonio culturale europeo •

(locale, regionale e nazionale);

portare avanti le iniziative di creazione di biblioteche digitali europee

• 28.

Il piano d’azione è articolato in cinque principali aree d’intervento (utenti e contenuti; tecnologie per la digitalizzazione; sostenibilità dei contenuti; conservazione del digitale; monitoraggio); per ognuna delle aree, sono stati individuati dei precisi obiettivi da realizzarsi a breve termine, secondo delle strategie organizzative generali atte a:

fornire un orientamento strategico; •

rafforzare il coordinamento tra gli Stati membri; •

evitare frammentazioni e duplicazioni attraverso il potenziamento delle sinergie; •

sviluppare modelli e strategie adeguate alla conservazione a lungo termine della memoria •

digitale;

promuovere la diversità culturale e linguistica; •

migliorare l’accessibilità sulla rete di contenuti culturali europei

• 29.

Considerando, infatti, prioritario per il Consiglio dei Ministri della Cultura europei “[…] il proseguimento del coordinamento della digitalizzazione di contenuti culturali e scientifici con un piano d’azione aggiornato, che dia seguito a quello di Lund del 2001”30, come programma operativo

per la realizzazione del Dinamic Action Plan e del progetto Europe i2010 si è costituita la rete di connessione e coordinamento chiamata MINERVA eC (MInisterial NEtwoRk for Valorising Activities

in digitisation, eContentplus - Supporting the European Digital Library 2006-2008)31, considerato vero e

proprio terzo atto del percorso di MINERVA32.

Il progetto MINERVA, terminato a febbraio del 2005, con MINERVAplus e MINERVA eC e con i due successivi progetti MICHAEL e MICHAELplus, “[…] ha stabilizzato e aggiornato la rete e le attività”33, fino all’implementazione in rete della piattaforma MICHAEL Culture34 a dicembre del

2006 (gestita a partire da aprile del 2007 dalla omonima associazione di diritto belga senza scopo di lucro35 per garantirne la sostenibilità in assenza di ulteriori finanziamenti europei), inizialmente

accessibile nelle lingue dei tre paesi che hanno avviato il processo MICHAEL (Italia, Francia, Regno Unito), poi in quelle di tutti gli altri che si sono consorziati nella seconda fase del progetto con MICHAELplus36. Questo portale “[…] non produce né ospita un catalogo proprio, ma raccoglie

tramite cattura automatica (harvesting) dati messi a disposizione dai database nazionali, i quali sono a propria volta interrogabili autonomamente tramite interfacce nelle lingue nazionali”37.

27 www.minervaeurope.org/publications/dap.htm. Piano D’Azione Dinamico 2006. 28 Piano D’Azione Dinamico 2006, p. 1; Caffo 2006, p. 120.

29 Piano D’Azione Dinamico 2006, pp. 2-3. 30 Feliciati 2006, slide 27. 31 www.minervaeurope.org/about/minervaec.htm. 32 Caffo 2008b, p. 47. 33 Feliciati 2006, slide 7. 34 http://michael-culture.it/mpf/pub-it/index.html. 35 www.michael-culture.eu/. 36 Caffo 2008b, pp. 58-59. 37 Caffo 2008b, p. 61.

Tutte queste iniziative, dal punto di vista delle politiche culturali comunitarie, erano indirizzate alla realizzazione di un’economia digitale europea, aperta e competitiva, e alla promozione della ricerca nelle ICT e del loro utilizzo a favore del miglioramento dei servizi pubblici, dell’inclusione sociale e della qualità della vita dei cittadini europei38.

Alla fine del 2006, in prosecuzione del precedente programma Cultura 2000, la Commissione Europea ha finanziato il programma-quadro Cultura 2007 per il periodo 2007-2013, con la finalità di sostenere quelle azioni di cooperazione culturale transnazionale degli organismi europei che si rivolgessero a una valorizzazione del settore culturale, attraverso progetti di raccolta e di diffusione del patrimonio culturale39.

Nel 2006, la Commissione Europea ha commissionato uno studio di settore sull’impatto eser- citato dal settore culturale europeo su politica, società ed economia. Questo studio (noto anche come

Jan Figel Report, dal nome del Commissario Europeo all’Istruzione, Formazione, Cultura e Multilin-

guismo) è stato svolto da un gruppo di agenzie capeggiato dalla Kea European Affairs di Bruxelles con il supporto della Turku School of Economics e della MKW Wirtschaftsforschung40.

La Commissione Europea ha tradotto in chiave programmatica l’interessante realtà emersa da quello studio, istituendo nel 2007 due agende comuni europee. Nell’ottobre 2007 è stata lanciata l’Agenda per un turismo europeo sostenibile e competitivo41, con obiettivi quali la prosperità economica, l’equità e la coesione sociale, la tutela dell’ambiente e della cultura (considerata una pietra miliare nella cooperazione degli stati membri e nell’adozione di politiche culturali comuni)42. A novembre 2007 è stata promulgata l’Agenda europea per la cultura in un mondo in via di globalizzazione43, con lo scopo di favorire la cooperazione culturale negli stati membri e di “[…] sfruttare il potenziale della cultura come catalizzatore della creatività e dell’innovazione nel quadro della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione”44.

Intanto, nel 2005, la Commissione aveva annunciato l’inizio di un’iniziativa atta a predisporre una biblioteca digitale europea, grazie alla quale i contenuti culturali dei paesi membri, una volta digitalizzati, potessero essere accessibili a tutti e contribuire alla conoscenza e diffusione del patrimonio culturale comune45. Dopo aver inserito questo progetto nella strategia i2010, nel marzo 2006 la Commissione Europea aveva ratificato la nascita dell’European Digital Library46, biblioteca digitale basata sulla collaborazione fra le biblioteche nazionali dei paesi membri (sotto il coordinamento della Germania), al fine di digitalizzare e rendere disponibili in rete entro il 2008 almeno 2 milioni di documenti (fotografie, libri, film, manoscritti, etc.) e 6 milioni entro il 201047.

Nel luglio del 2007, all’interno del programma Europe i2010 si è successivamente inserita la progettazione di Europeana, un portale tematico multilingue a livello europeo, aggregatore di tutti i contenuti culturali nazionali già digitalizzati da biblioteche, musei, archivi, istituti culturali etc. (libri, dipinti, giornali, film, mappe e manoscritti, files audio e video, per un totale di due milioni

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