L’accoglienza integrata all’interno del Sistema SPRAR nei Comuni di Bari e Venezia
UNITA’ DI MISURA
4.6 Le politiche dell’accoglienza integrata all’interno del Sistema SPRAR nel comune di Bar
L’Associazione Arci di Bari e Etnie hanno gestito fin dall’origine, ovvero dal 2000 con il Piano Nazionale di Asilo, l’accoglienza per rifugiati, richiedenti protezione internazionale, sussidiaria e umanitaria. Nel 2003 è nato poi il progetto “Bari Città Aperta”, con l’istituzione del Sistema SPRAR. In origine il progetto aveva la disponibilità di 15 posti, successivamente ampliati di ulteriori 14 nel 2012.
Nella triennalità 2011/2013 per la prima volta Arci Etnie e GLR (Gruppo Lavoro Rifugiati) hanno partecipato in ATS Associazione Temporanea di Scopo con Arci come capofila, stipulando un’unica convenzione con il Comune.
L’Arci di Bari si occupa primariamente dell’accoglienza, la cooperativa Etnie cura principalmente il lato dell’integrazione e dell’avviamento al lavoro, mentre GLR segue gli aspetti legali connessi all’esame delle domande di protezione e agli eventuali dinieghi.
Già nel 2013 i servizi erogati dallo SPRAR nel Comune di Bari erano alfabetizzazione, corsi professionali, mediazione linguistica, avviamento al lavoro, sostegno psicologico e informativa legale3.
Attualmente il Comune di Bari ha all’attivo due progetti SPRAR, di cui uno ordinario con 39 posti disponibili e gestito da Arci, Etnie e GLR in qualità di enti attuatori, e uno per Minori Stranieri non Accompagnati con 43 posti, gestito da CSISE, Il Sogno di Don Bosco, GLR ed Etnie in qualità di ente attuatore. Tali enti agiscono sempre in Associazione Temporanea di Scopo.
Il Comune di Bari in qualità di ente gestore come si vedrà ha provveduto a dotarsi di una equipe ad hoc che si occupa del settore dell’immigrazione nell’ambito dei servizi del welfare e che si occupa anche dello SPRAR.
Il punto di vista del personale amministrativo
L’intervista al Responsabile Amministrativo del Settore Immigrazione del comune di Bari ha consentito di operare una ricostruzione completa del funzionamento delle politiche dello SPRAR a Bari e delle sinergie createsi tra gli attori coinvolti.
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Alla risposta alla prima domanda, quella di operare una propria ricostruzione della politiche dell’immigrazione relative alla seconda accoglienza all’interno della rete SPRAR nella città di Bari il responsabile amministrativo ha precisato innanzitutto che la città ha aderito sin dall’inizio dell’avvio del Sistema SPRAR, fin da quando esso consisteva nell’esperienza del Protocollo Nazionale di Asilo, siglato nel 2001 tra il Ministero dell’Interno, ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (UNHCR).
Si trattava ai tempi del primo sistema pubblico per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, diffuso su tutto il territorio italiano, che prevedeva il coinvolgimento delle istituzioni centrali e locali, mediante una condivisione di responsabilità tra il Ministero dell’Interno e gli enti locali.
Tale sistema è stato poi istituzionalizzato, come descritto nel capitolo 3, tramite la legge 189 del 2002 (legge Bossi- Fini), che ha inoltre istituito la struttura preposta al coordinamento di tale sistema, il Servizio Centrale di informazione, promozione, consulenza, monitoraggio e supporto tecnico agli enti locali, gestito dall’ANCI.
Il responsabile amministrativo ha poi proseguito affermando che:
[…] Nel corso degli anni abbiamo sviluppato sempre due progettualità, una riguardante gli adulti, uomini e donne singoli ma anche nuclei monoparentali o nuclei familiari,l’altro invece sui minori stranieri non accompagnati.
Nel corso degli anni il numero dei posti per il progetto SPRAR minori e per il progetto SPRAR adulti è aumentato, ad oggi noi abbiamo 43 posti per minori, di cui 6 per neomaggiorenni, e 37 posti per adulti (dove per adulti intendiamo anche nuclei monoparentali).
Abbiamo in corso di pubblicazione un nuovo bando per il raddoppio dei posti, per cui arriveremo a 88 posti per minori e 75 posti circa per adulti, e faremo anche un bando per dieci posti per vulnerabili fisici e psichici, perché comunque ce n’è richiesta. […]
Inoltre il responsabile ha precisato che mentre inizialmente quando il comune di Bari effettuava delle procedure ad evidenza pubblica per l’affidamento del Servizio SPRAR si proponevano unicamente cooperative o associazioni che lavoravano da sempre nel settore dell’immigrazione, con il passare degli anni e con lo sviluppo del flusso migratorio a questi bandi hanno iniziato a partecipare anche altre associazioni, non prettamente appartenenti al settore dell’immigrazione.
Ha poi aggiunto che questo è un discorso che non riguarda soltanto lo SPRAR ma tutta l’area immigrazione:
Questo è un discorso che riguarda non soltanto lo SPRAR, ma tutta l’area immigrazione, noi abbiamo richieste di cooperative che vogliono convenzionarsi col comune per l’accoglienza dei migranti, perché lo SPRAR è soltanto uno dei progetti gestiti a favore di migranti, molto di nicchia, con numeri bassi.
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In realtà il comune di Bari ha una presenza di flussi migratori molto elevata per la presenza sul territorio del CARA (CENTRO DI ACCOGLIENZA PER RICHIEDENTI ASILO) che favorisce comunque la presenza sul territorio di tantissimi migranti. Il CARA accoglie anche fino a 1800 richiedenti asilo.
A Bari c’è anche la presenza dell’ex CIE, centro di identificazione ed espulsione […] inoltre Bari ha la presenza del porto per cui comunque vengono persone anche dalla Grecia e non soltanto dalle zone dell’Africa e dal Nord Africa.
A questo punto è stato chiesto se la situazione di Bari, anche per la posizione geografica, fosse particolare. La risposta è stata che la situazione di Bari per la posizione geografica in cui si trova è particolare, in quanto la città si trova in una posizione favorevole agli arrivi, pertanto Bari accoglie tantissimi migranti. Se si parla dunque della progettualità SPRAR, specifica il responsabile amministrativo, si fa riferimento a qualcosa di molto limitato sul territorio, se invece si parla di politiche di intervento sull’area immigrazione svolte dalla città di Bari si fa riferimento a un fenomeno molto più ampio e articolato.
Per quanto riguarda la seconda e la terza domanda, che prevedevano rispettivamente l’identificazione dei principali attori coinvolti nella politica dello SPRAR a Bari e la ricostruzione della rete delle relazioni esistenti tra gli attori coinvolti, l’intervista si è sviluppata in questo modo:
I principali attori coinvolti in questa politica? Il Comune innanzitutto…
Il Comune, e Bari ha scelto di essere molto presente sui progetti. I progetti SPRAR sono a titolarità comunale come si sa, però noi diciamo non deleghiamo al terzo settore la gestione totale dello SPRAR.
Noi abbiamo il servizio sociale e io che sono una POS, fino all’altro giorno, immigrazione, adesso ho aggiunto all’immigrazione anche altre aree, abbiamo fatto la scelta comunque di gestire in maniera molto diretta e presente i servizi, quindi lo SPRAR non fa nulla se non viene condiviso con noi e le politiche di intervento e le scelte di intervento che vengono fatte sono comunque scelte di intervento sempre condivise.
Quindi c’è uno stretto monitoraggio da parte del Comune?
C’è uno strettissimo monitoraggio, un camminare insieme su questo progetto, perché riteniamo che il progetto SPRAR, proprio perché è un progetto di accoglienza integrata, possa essere un modello di intervento replicabile anche su interventi effettuati magari dal Comune sul civico bilancio oppure partecipare a progettualità diciamo con fondi comunitari. […] Infatti abbiamo coniato il modello SPRAR su altri tipi di progetti che stiamo avviando sugli adulti per esempio, no? Quando parliamo di accoglienza integrata intendiamo un’accoglienza che vede più servizi che tra di loro parlano e comunicano e si interfacciano per il raggiungimento di un unico obiettivo. L’obiettivo primo è l’accoglienza, l’obiettivo ultimo è l’integrazione e l’autonomia.
Si può dire che le relazioni esistenti tra gli attori coinvolti, Comune e terzo settore, siano molto stretti e di stretta collaborazione?
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Molto stretti e di stretta collaborazione, il Comune da l’indirizzo, un indirizzo comunque in qualche maniera condiviso, sulla base delle riflessioni che vengono fatte nell’esecuzione del servizio, durante l’esecuzione del servizio. Quindi in qualche maniera il progetto che nasce è un progetto in continua evoluzione, mantenendo chiaramente i cardini fissi del progetto iniziale, però in qualche maniera si cerca sempre di lavorare per includere sempre di più altri servizi, altri interventi, altre attività, altri collegamenti.
Il progetto SPRAR ad esempio lavora molto sulla parte scuola, sanità e lavoro.
Sono coinvolte anche le istituzioni scolastiche?
Le istituzioni scolastiche in quanto accolgono i migranti, perché c’è l’obbligo della frequenza scolastica, e con loro i colleghi dello SPRAR hanno stabilito comunque delle convenzioni, ma comunque a monte l’istituzione scuola attraverso il suo assessorato collabora con l’assessorato al Welfare, anche se non ci sono protocolli definiti, ma c’è l’interdisciplinarietà comunque degli interventi, di conseguenza anche gli assessorati tra loro si parlano.
A questo punto è stato chiesto di descrivere il funzionamento del raccordo tra gli assessorati coinvolti nella gestione della politica di seconda accoglienza (sistema SPRAR):
C’è una collaborazione di fatto, non formalizzata attraverso protocolli […] lavoriamo anche con l’area lavoro, per cui i nostri beneficiari dello SPRAR quando hanno raggiunto i requisiti per poter accedere, iscriversi all’ufficio di collocamento, al centro per l’impiego, possono comunque utilizzare anche il call center che noi abbiamo sul nostro territorio che è adibito all’area del lavoro, che si chiama “Porta Futuro”, dove insieme ai colleghi dello SPRAR viene redatto il curriculum della persona, [che] viene indirizzata rispetto alle eventuali attività che può svolgere e viene fatto un bilancio delle [sue] competenze.
[…] Noi utilizziamo questo call center che dipende da un altro assessorato ovvero l’Assessorato alle Politiche Giovanili e al Lavoro. All’interno di questo Assessorato è incardinato questo call center, che si occupa fondamentalmente di studio delle realtà economiche del territorio e sviluppo di percorsi di collegamento con le aziende principali che lavorano sul territorio di Bari, raccolta di curriculum, aiuto nella stesura dei curriculum, fare il bilancio delle competenze, quindi questo Assessorato lavora anche con le agenzie del lavoro che favoriscono appunto questa diffusione comunque dell’incontro tra la domanda e l’offerta [di lavoro]. Quindi i nostri migranti, dei progetti SPRAR e non solo, possono accedere a questo call center e da loro avere indirizzi su come muoversi per quanto riguarda la ricerca del lavoro.
È stato poi chiesto quali potessero essere identificati, secondo il responsabile amministrativo, come punti di forza nella gestione dello SPRAR nella città di Bari. Il responsabile ha affermato che uno dei punti di forza è il fatto che si tratti di un servizio aperto sul territorio che non si ferma soltanto alle risorse offerte di base dallo SPRAR, ma che acquisisce e cerca di acquisire sul territorio altre risorse, per potere comunque implementare quelle attività e quei servizi che lo
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SPRAR da solo non potrebbe garantire. È stato dunque chiesto se la collaborazione tra diverse aree tematiche fosse uno dei punti di forza:
Assolutamente si, noi la spingiamo perché comunque lo SPRAR attraverso questa modalità favorisce anche una forma di diffusione della cultura dell’accoglienza, della conoscenza dell’altro, quindi in qualche maniera favorisce il percorso dell’integrazione. L’integrazione passa attraverso la conoscenza dell’altro, quella reale, non quella che viene pubblicizzata in maniera diciamo poco veritiera.
Si è poi chiesto di individuare i punti che potrebbero essere potenziati nella gestione attuale del Sistema SPRAR. Il responsabile ha risposto che dovrebbe essere migliorato il collegamento con la Asl, con la sanità, precisando però che questo dipende non dallo SPRAR ma dalle istituzioni:
[…] La sanità rispetto agli aspetti della malattia o meglio della salute in senso ampio dell’emigrato non è pronta. Non è pronta perché è molto stretta nelle sue norme, nelle sue regole, soprattutto nel conteggio dei soldi, perché comunque la sanità sta vivendo un periodo di grande difficoltà economica. Per cui se l’atteggiamento nei confronti dei cittadini in genere è un atteggiamento di chiusura, rispetto al migrante c’è un’interpretazione abbastanza restrittiva di quelli che sono i servizi sanitari o socio sanitari da garantire.
Il responsabile sottolinea come nella gestione dello SPRAR abbiano difficoltà soprattutto per quanto riguarda la salute mentale dei migranti, i quali molto spesso presentano problemi di disagio psichico dovuto al percorso fatto e alle violenze subite, oppure patologie che erano latenti e che si sono sviluppate durante lo stress del viaggio, o ancora patologie fisiche importanti:
[…] però non avendo una casa, non avendo una famiglia, la difficoltà della gestione della cura in ospedale e poi delle dimissioni dall’ospedale, perché la persona ha bisogno di fare un periodo di convalescenza oppure non ha una capacità autonoma, chiaramente diventa un problema molto grosso.
Il responsabile poi specifica come lo SPRAR possa fare poco in quanto è una forma di accoglienza temporanea, ma che il Comune si preoccupa molto del problema della salute della persona non soltanto quando essa è accolta nello SPRAR ma anche dopo che essa, se è gravata da un problema sanitario psichico, esce dal Sistema SPRAR. A questo scopo a breve si avvierà anche un progetto SPRAR per persone vulnerabili fisiche e psichiche. Ciò tuttavia non risulta essere sufficiente perché:
[…] Tutti i progetti SPRAR sono a tempo limitato e ci poniamo il problema della continuità dell’assistenza alle persone anche dopo lo SPRAR. […] C’è la volontà di sostenere questo aspetto perché al momento è un aspetto che gli SPRAR ordinari non possono gestire. Il problema non lo risolviamo con gli SPRAR vulnerabili fisici e psichici, però in
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qualche maniera apriamo forse un canale con la Asl dove noi offriamo personale competente e la Asl dovrebbe in qualche maniera definire quali sono le procedure che vuole attivare a favore della persona immigrata con problemi di salute fisica e psichica. Quindi un modo per entrare in qualche maniera in quella che è l’area sanitaria e socio sanitaria. Chiaramente è una scommessa molto delicata, non so come verremo fuori da questa scommessa, però è importante, diciamo, cominciare.
A questo punto è stato chiesto quali siano le caratteristiche più ricorrenti di coloro che presentano domanda per entrare nello SPRAR a Bari, le caratteristiche dei beneficiari.
Il responsabile ha affermato che per più del 90% si tratta di uomini, anche se nell’ultimo periodo è in aumento il numero di donne e nuclei familiari, cosa prima molto rara.
Per i minori l’età media è di 16 anni e 9 mesi – 17 anni, al 90% sono maschi, di provenienza disparata. Il Comune effettua delle valutazioni periodiche rispetto alle provenienze e da queste è emerso che vi sia una percentuale altissima di maschi e bassa di femmine.
Il responsabile mi ha specificato come a Bari vi siano i minori non accompagnati che non rientrano nello SPRAR, sostenuti tramite il civico bilancio, le mamme con i nuclei familiari, sempre non SPRAR e sostenuti dal civico bilancio e poi lo SPRAR minori e lo SPRAR adulti:
Quindi come vedi [mostrandomi un grafico inerente la suddivisione in minori non accompagnati non SPRAR, mamme con nuclei familiari non SPRAR, SPRAR minori e SPRAR adulti] il comune di Bari rispetto all’accoglienza dei migranti ci mette una quota molto alta, la parte celeste [minori non accompagnati non SPRAR] e quella rossa [mamme con nuclei familiari] sono quasi i 2/3 rispetto allo SPRAR, per questo cercando di ampliare lo SPRAR cerchiamo in qualche modo di ridurre questa distanza.
La parte celeste sono i minori stranieri non accompagnati, quelli che si presentano spontaneamente ma che non entrano nello SPRAR, quelli per cui noi segnaliamo se c’è il posto libero da noi nello SPRAR minori, ma se non c’è il posto libero segnaliamo al Servizio Centrale, ma non sempre riescono ad avere l’ok e quindi li prendiamo nelle nostre comunità, pagate da noi.
[…] Questi sono i posti che paga il comune di Bari per mamme con figli, perché lo SPRAR adulti che ha anche mamme con figli ha soltanto un nucleo familiare, mentre noi abbiamo tanti nuclei familiari perché si presentano in ufficio e si dichiarano richiedenti asilo senza nessuna accoglienza, scappano da altri CAS o dai CARA…
Dunque il Comune sta cercando di ridurre il peso che grava su di se per l’accoglienza di coloro che non riescono a rientrare nei posti SPRAR, puntando ad aumentare il numero dei posti all’interno dello SPRAR. Inoltre il responsabile mi specifica che sul numero totale dei beneficiari dello SPRAR nel 2017, che è di 355, vi sono 279 maschi e 79 femmine, queste ultime nell’ultimo periodo stanno diventando più numerose rispetto al passato.
Le nazionalità maggiormente rappresentate sono Nigeria, Guinea, Costa d’Avorio, Gambia, Bangladesh, Pakistan, Senegal e Mali, con Nigeria e Guinea in capo, con rispettivamente un 43% e
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un 40%. Il responsabile specifica che comunque vi sono momenti in cui sono più presenti alcune etnie e momenti in cui sono più presenti altre. Dal grafico che mi viene mostrato emerge che il flusso migratorio degli arrivi è stato particolarmente consistente nel 2014, mentre in seguito si è mantenuto piuttosto costante con delle lievi oscillazioni.
Alla domanda che chiedeva di definire il livello di integrazione dell’azione politico amministrativa è stato risposto che vi è un buon livello di integrazione tra i due ambiti.
Poi è stato chiesto quali fossero i principali strumenti di intervento nell’ambito dell’accoglienza nel sistema SPRAR.
Il responsabile ha precisato che in primo luogo vengono garantiti tutti i servizi richiesti di base dallo SPRAR a livello nazionale, quindi servizi per minori all’interno di strutture autorizzate al funzionamento in base al regolamento regionale e dotate di operatori con competenze specifiche, il servizio di mediazione culturale e di tutela legale.
È previsto poi che i ragazzi frequentino corsi di lingua italiana all’interno dello SPRAR ma c’è anche l’obbligo della frequenza presso le scuole, se è possibile inserirli nelle classi scolastiche lo si fa, altrimenti comunque i ragazzi seguono i corsi scolastici per l’acquisizione della lingua L1 e L2. Inoltre lo SPRAR a Bari ha puntato molto a costruire collegamenti con le agenzie del lavoro sul territorio e favorisce la partecipazione attiva della persona presso gli Sportelli Informativi, cercando di avviare un percorso di autonomia per la singola persona, autonomia che dalle parole del Responsabile Amministrativo sembra essere uno dei punti focali a cui punta il Comune di Bari.
Infine è stato chiesto quali fossero le associazioni che si occupano dello SPRAR a Bari come enti attuatori:
[…] Sono comunque associazioni e cooperative che hanno un’esperienza pluriennale nell’accoglienza di richiedenti asilo, […] quindi l’esperienza è un elemento importante, che hanno una sostenibilità finanziaria che gli permette comunque di gestire lo SPRAR in attesa dei fondi del Ministero che arrivano sempre con un po’ di ritardo.
Chiediamo che anche gli operatori, non soltanto l’organismo, abbiano un’esperienza, infatti diamo all’esperienza degli operatori un punteggio molto importante, perché qui riteniamo che la gestione dello SPRAR sia una gestione complessa che richiede personale competente, anche in considerazione del limitato tempo di accoglienza e del risultato che si vuole raggiungere, che è comunque l’autonomia della persona.
Viene spiegato che per lo SPRAR a Bari ogni associazione partecipa in ATS, Associazione Temporanea di Scopo, il che significa che più associazioni si uniscono per partecipare a un bando, ogni associazione nella sua specificità in base alle competenze che ha e ai servizi che può offrire. Dunque in un ATS c’è l’associazione che cura l’aspetto della mediazione, quella che cura l’aspetto legale e quella che cura l’aspetto dell’accoglienza. Tutto questo perché, si specifica, è difficile
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trovare sul territorio un’associazione che possa avere simultaneamente tutti i requisiti richiesti dalla guida SPRAR nelle tre aree fondamentali dell’accoglienza, della mediazione e dell’orientamento legale.
Le associazioni in questione si riuniscono in ATS con un atto costitutivo stipulato da un notaio e la durata dell’ATS è parallela alla durata del progetto SPRAR, che normalmente è triennale.
Attualmente le associazioni che hanno costituito l’ATS a Bari sono:
Per gli adulti abbiamo l’Arci Territoriale, poi abbiamo Etnie, che è sempre un’associazione di promozione sociale che garantisce i mediatori ma anche l’orientamento al lavoro e GLR, Gruppo Lavoro Rifugiati, che si occupa di orientamento legale ed è solo un partenariato esterno.
Per i minori abbiamo […] la CSISE, poi un’altra cooperativa sociale, il Sogno di Don Bosco. Si tratta di cooperative