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Le politiche di accoglienza integrata all’interno del Sistema SPRAR nel Comune di Venezia

L’accoglienza integrata all’interno del Sistema SPRAR nei Comuni di Bari e Venezia

UNITA’ DI MISURA

4.7 Le politiche di accoglienza integrata all’interno del Sistema SPRAR nel Comune di Venezia

Il progetto di accoglienza integrata all’interno del Sistema SPRAR nel Comune di Venezia è denominato progetto “Fontego”, esso ha come ente gestore il Comune di Venezia e come enti attuatori la Cooperativa COGES Don Lorenzo Milani e l’Ipab Buon Pastore.

Il Comune all’interno dell’Assessorato alla Coesione Sociale prevede una Direzione e un Servizio Immigrazione e Promozione dei Diritti di Cittadinanza e dell’Asilo, con compiti tecnico operativi e amministrativi.

L’Ipab Buon Pastore5 ha una capacità ricettiva di 35 posti per categoria Ordinari e accoglie uomini e donne singoli, richiedenti o titolari di protezione internazionale o in possesso di protezione umanitaria e sussidiaria.

L’Ipab Buon Pastore garantisce le attività di accoglienza, protezione e tutela, sostegno all’integrazione socio-economica, sostegno psicologico, orientamento legale e assistenza al rimpatrio volontario.

Per quanto riguarda le attività di accoglienza e protezione è prevista, oltre alla garanzia di vitto e alloggio, l’affiancamento da parte degli operatori in ordine all’inserimento degli ospiti nella struttura, alla cura della persona, all’espletamento delle pratiche burocratiche inerenti il permesso di soggiorno e l’istanza di protezione internazionale.

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Per quanto riguarda invece il sostegno all’integrazione socio-economica è attribuita una particolare attenzione al programma di apprendimento della lingua italiana, alla valorizzazione di competenze già in possesso degli ospiti o all’ acquisizione di nuove abilità professionali mediante percorsi di formazione, il tutto volto a favorire l’acquisizione di autonomia e l’inserimento lavorativo. E’ garantito inoltre l’affiancamento nell’inserimento scolastico dei figli e nella relazione con le istituzioni scolastiche. Le attività di accompagnamento sociale sono finalizzate a favorire anche la conoscenza del territorio e l’effettiva fruizione dei servizi locali, tra cui l’assistenza socio- sanitaria.

Inoltre a tutti gli ospiti e in particolare a coloro che rientrano nella categoria dei vulnerabili è offerto il Servizio di sostegno psicologico, il quale prevede percorsi individuali e di coppia, oltre che interventi a carattere familiare.

Sono infine garantiti l’orientamento legale e l’assistenza al rimpatrio volontario, oltre che informazioni aggiornate sulla situazione dei paesi di origine, tramite l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.

Per quanto riguarda l’équipe di operatori coinvolti essa comprende, oltre agli operatori sociali, una psicopedagogista, un’insegnante di italiano L2 e mediatrici culturali di Paesi diversi, mentre il servizio di sostegno psicologico è assicurato dalla presenza di psicoterapeute specializzate in psicologia transculturale.

L’accoglienza è offerta in abitazioni diffuse sul territorio del centro storico di Venezia, in appartamenti caratterizzati da camere private e servizi in comune.

All’interno della struttura dell’Ipab Buon Pastore specificamente dedicata all’accoglienza di richiedenti e titolari di protezione internazionale, ovvero il Centro Darsena, gli ospiti dispongono di aule per l’insegnamento della lingua italiana, per lo svolgimento di piccoli laboratori e ateliers, per incontri con le psicoterapeute, per momenti formativi e di scambio, sia organizzati dal centro che predisposti in collaborazione con servizi esterni come ad esempio il consultorio.

In particolare è presente un laboratorio di sartoria, volto non solo a permettere l’acquisizione di abilità manuali, ma soprattutto con finalità terapeutiche di superamento dei traumi legati alla fuga e alla migrazione.

Vi sono inoltre ambienti in cui è possibile realizzare incontri di supervisione e formazione degli operatori, nonché incontri seminariali tra l’équipe e altri servizi della rete SPRAR o referenti dei servizi locali.

Per quanto riguarda invece la cooperativa COGES Don Lorenzo Milani, essa fornisce lo stesso tipo di servizi forniti dall’Ipab Buon Pastore ma lo fa per l’entroterra, nello specifico accoglie 55

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maschi adulti, suddivisi in 30 posti all’interno di un centro collettivo e 25 posti nell’accoglienza diffusa nell’entroterra in 5 appartamenti nell’entroterra nel centro di Mestre.

Il punto di vista del personale amministrativo

Il primo passo per operare una ricostruzione il più possibile completa del funzionamento delle politiche dello SPRAR a Venezia e delle sinergie createsi tra gli attori coinvolti è stato fatto tramite un’intervista effettuata con il responsabile del Servizio Immigrazione e Promozione dei Diritti di Cittadinanza e dell’Asilo del Comune di Venezia.

Alla prima domanda, contenente la richiesta di operare una ricostruzione personale della politica dell’Immigrazione relativa alla seconda accoglienza (Sistema SPRAR) a Venezia, il Responsabile Amministrativo ha precisato come la storia delle politiche dei rifugiati a Venezia sia una storia pionieristica, in quanto nel Comune già a metà degli anni ‘90 si è sviluppata un’attenzione nei confronti di questi temi, anche attraverso la creazione di Sportelli Informativi e dei primi progetti creati con il CIR (Consiglio Italiano Rifugiati):

[…] Dopo di che, gli operatori di allora e in particolare una collega che ha seguito tutto lo sviluppo, hanno intessuto rapporti con l’Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani, per costruire il Piano Nazionale d’Asilo con pochi altri comuni italiani. Successivamente il Piano Nazionale Asilo si è sviluppato come SPRAR. Quindi si può dire che i centri di accoglienza a Venezia esistano da circa 18 anni, mentre gli interventi specifici per i rifugiati, quali informazione e supporto, esistono da almeno 23 anni.

Successivamente è stato chiesto di indicare i principali attori coinvolti nella politica dello SPRAR nel comune di Venezia.

La risposta è stata che attualmente i principali attori coinvolti sono il Comune di Venezia, e in particolare l’Assessorato per la Coesione Sociale, i due enti attuatori, ovvero una cooperativa (COGES Don Lorenzo Milani) e un Ipab (Istituto Buon Pastore).

Ma il Comune interagisce anche mediante vari tipi di interventi e di soggetti come la cooperativa di mediazione. Altri tipi di soggetti coinvolti sono poi la Prefettura e la Questura, inoltre sul territorio esistono delle associazioni che possono interagire con i centri in maniera non stabile, si tratta di associazioni sportive, culturali, artistiche, naturalistiche e di volontariato.

Vi è poi l’Asl, che fornisce prestazioni sanitarie molto definite soprattutto all’ingresso e associazioni del territorio che interagiscono con attività integrative, di formazione o altro.

Altri soggetti coinvolti sono imprese e aziende che offrono i tirocini, nello specifico in tal senso si possono contare oltre 10 aziende del territorio.

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Per quanto riguarda poi l’istruzione ci sono soggetti come CPA che accolgono alcuni ospiti per il conseguimento del diploma di terza media, inoltre il Comune ha intessuto un rapporto con le Università locali anche per l’inserimento di qualche beneficiario che è in possesso delle condizioni necessarie per poter continuare gli studi.

A questo punto si è chiesto di ricostruire la rete delle relazioni esistenti tra gli attori coinvolti:

Con Questura, Prefettura, Asl e Commissione Territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale vi sono rapporti istituzionali.

Con Asl vi sono rapporti operativi, di collaborazione e di servizio concreti, con il settore dei corsi di italiano vi sono rapporti di collaborazione perché non diamo solo il numero del centro indirizzando le persone ma facciamo anche degli accompagnamenti presso il centro.

Con le associazioni, le cooperative e gli altri istituti come ad esempio i musei abbiamo rapporti di scambio, collaborazione e talvolta progetti temporanei.

Alla richiesta di indicare gli attuali punti di forza, debolezza, criticità della politica di seconda accoglienza del Sistema SPRAR a Venezia il responsabile ha indicato come punti di forza: l’esperienza consolidata con persone e operatori che almeno in parte sono dotati di esperienza pluriennale, l’utilizzo di procedure definite e sperimentate e soprattutto la forte presenza operativa di monitoraggio, progettazione e verifica dell’Ente Locale.

Viene specificato infatti che:

[…] Abbiamo infatti un’equipe amministrativa e tecnica che supervisiona i progetti. Noi gestiamo la banca dati in collaborazione con gli enti, ma abbiamo un controllo su quello che succede nei centri dal punto di vista degli ingressi. Accogliamo direttamente le richieste di ingresso, facciamo una selezione, ci avvaliamo di una psicologa che effettua un primo colloquio psicologico con le persone ed eventuali supporti successivi. I contratti vengono firmati con dei nostri operatori, effettuiamo i monitoraggi su come stanno andando le cose, facciamo le valutazioni finali e interveniamo nei momenti di crisi che possono concretizzarsi. Inoltre siamo molto presenti dal punto di vista amministrativo, finanziario e rendicontativo.

Per quanto riguarda le criticità, il Responsabile Amministrativo ritiene che dovrebbe essere potenziata la parte relativa all’integrazione, ciò dipenderebbe dal contesto che non offrirebbe molte possibilità dal punto di vista soprattutto abitativo, mentre molte di più sono le opportunità offerte dal contesto dal punto di vista lavorativo.

Inoltre occorrerebbe un miglioramento dei servizi sanitari e psichiatrici, e soprattutto con questi ultimi dovrebbero essere attuati protocolli operativi. Viene poi evidenziato che in Italia ci sono CAS e SPRAR, tra loro molto differenti, e questo tipo di diversificazione si riflette anche a livello locale, quindi il Comune si ritrova persone che arrivano allo SPRAR le quali hanno compiuti percorsi

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molto “poveri” nei CAS. Viene però specificato che questa criticità in realtà esiste a livello nazionale.

Ulteriore criticità è quella costituita dal problema della gestione amministrativa e tecnico finanziaria, che è complessa e che richiede risorse che non sempre possono esserci, in termini di risorse umane e di tempo, in quanto i comuni sono responsabili della spesa oltre che della parte tecnica:

Noi abbiamo messo delle risorse, c’è una persona che si occupa di rendicontazione solo per lo SPRAR, ma le regole che cambiano ci mettono in difficoltà. Si tratta di una criticità che deve essere affrontata.

È stato chiesto poi di indicare le caratteristiche più ricorrenti di coloro che presentano domanda per accedere allo SPRAR a Venezia, e la risposta è stata che attualmente vi sono in gran parte persone uscite dai CAS del territorio veneziano e veneto, titolari di uno status, uscite dai centri straordinari e inserite tramite il Servizio Centrale dello SPRAR. Oltre a quelle provenienti dal territorio Veneto alcune vengono anche dal Friuli, dai CAS di Udine o Trieste.

C’è anche una piccola quota di persone che segnala il Comune direttamente e che sono richiedenti asilo del territorio che non hanno trovato posto nei CAS e che sono per strada, ma si tratta solo di 10 – 15 situazioni su un numero di 150 ingressi e uscite all’anno.

Gli ospiti sono in gran parte titolari di permesso di soggiorno, molti con permesso per motivi umanitari, altri titolari di protezione sussidiaria e internazionale.

Per quanto riguarda le nazionalità vi è una buona presenza di Afghani, Pakistani, Nigeriani, meno di Irakeni e altri africani di vari paesi. Tutti tra i 20 e i 30 anni. Dieci posti sono per donne sole. C’è un progetto SPRAR minori ma non lo gestisco io (10 posti per minori non accompagnati), io gestisco adulti e rifugiati: i minori sono gestiti dal settore minori del Comune.

Per quanto riguarda la domanda che richiedeva di descrivere il funzionamento del raccordo tra gli assessorati coinvolti nella gestione della politica di seconda accoglienza dello SPRAR è stato risposto che vi è un solo Assessorato coinvolto, quello della Coesione Sociale.

È stato poi chiesto di definire i livelli di integrazione dell’azione politico – amministrativa:

L’Assessore, e l’Amministrazione nel suo complesso ha un compito di indirizzo e di decisione negli ambiti più importanti dal punto di vista istituzionale, è certamente il primo riferimento quando si decide se fare un Progetto SPRAR, quanti posti mettere a disposizione, che rapporti con i soggetti istituzionali più rilevanti, che risultati evidenziare. Nell’Assessorato poi c’è una Direzione e un Servizio di cui sono responsabile io, che si occupa sia della parte tecnico/operativa che di quella amministrativa.

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È stato chiesto successivamente quali siano i principali strumenti di intervento in questo ambito. La risposta è stata che per quanto riguarda gli strumenti per la gestione dell’accoglienza, ovvero strumenti tecnici, vi sono quelli generalmente previsti per tutti gli enti locali che aderiscono al sistema SPRAR, ovvero strumenti come lo screening psicosociale, corsi di italiano obbligatori internamente, ma che vengono prolungati all’esterno, l’offerta di mediazione culturale, di tirocini e di inserimento nel lavoro, oltre a una parte culturale e ricreativa tramite associazioni e cooperative.

Inoltre il Comune paga alcuni mesi di affitto, fino a un massimo di 6, per 20 – 25 persone sugli ingressi annuali. Si tratta di persone che in gran parte hanno trovato un lavoro o che comunque sono in grado di affrontare le spese di affitto o di posto letto.

[…] Arriviamo a una percentuale di tirocini che arriva anche al 70% degli accolti annualmente, questo perché non tutti sono in grado di parlare italiano o alcuni sono analfabeti quindi ci sono dei limiti ad estendere i tirocini a tutti. Dove non è possibile il tirocinio si propone formazione professionale o altro.

Per quanto riguarda invece gli strumenti per la gestione del progetto, vi sono incontri periodici con referenti degli enti, il monitoraggio in loco, le verifiche amministrative, le supervisioni, il raccordo con il Servizio Centrale, il rapporto con il territorio e con le istituzioni competenti.

Questo dunque il quadro emerso dall’intervista effettuata con il responsabile del Servizio Immigrazione e Promozione dei Diritti di Cittadinanza e dell’Asilo del Comune di Venezia, ma ulteriori tasselli fondamentali sono stati posti grazie alle interviste effettuate con gli enti attuatori del terzo settore della città di Venezia, che di seguito vengono riportate.

Il punto di vista del terzo settore: cooperativa COGES Don Lorenzo Milani

L’intervista alla cooperativa COGES Don Lorenzo Milani si apre con la prima consueta richiesta di descrivere il proprio ruolo all’interno della politica dello SPRAR nella città di Venezia e da quanto tempo la cooperativa partecipa alla progettualità SPRAR:

La nostra cooperativa si chiama COGES Don Lorenzo Milani, nasce alla fine degli anni ’80 e all’inizio si occupava solo di tossicodipendenza. Dagli anni ’90 si occupa della gestione dei campi profughi degli sfollati dall’Ex Yugoslavia, dal 2001 ha iniziato, prima con il PNA (Piano Nazionale d’Asilo) e poi con lo SPRAR, ad occuparsi di migrazioni forzate. Quasi 20 anni nel settore dell’asilo e della protezione internazionale. Abbiamo partecipato alla costruzione dello SPRAR, siamo dei pionieri…quando si poteva inventare.

Dall’inizio la cooperativa COGES ha progettato congiuntamente con il Comune il primo progetto di accoglienza, quando ancora era PNA.

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Poi successivamente, nella sua evoluzione in SPRAR, la cooperativa ha partecipato alle gare d’appalto vincendole sempre, anche perché come sottolinea il rappresentante della cooperativa COGES la collaborazione con il Comune è sempre stata molto forte.

Pertanto la cooperativa è passata dall’avere un solo centro collettivo ad avere un centro collettivo più vari appartamenti nel tessuto della città, anche questo, viene spiegato, in un’ottica di co- costruzione. L’ultimo bando vinto dalla cooperativa è quello del 2017.

Successivamente si è chiesto il tipo di attività svolta dalla cooperativa nella progettualità SPRAR del Comune di Venezia:

Noi facciamo per i nostri beneficiari tutto, accoglienza materiale, insegnamento della lingua italiana, supporto sanitario, supporto legale, formazione, inserimento lavorativo e abitativo. L’Ipab Buon Pastore si occupa di tutte queste attività per il centro storico, mentre noi per l’entroterra.

Dunque la cooperativa fornisce tutti i servizi ai beneficiari per quanto riguarda l’entroterra, mentre l’Ipab Buon Pastore fa lo stesso per il centro storico.

La tutela psicologica delle persone invece, sia per i beneficiari curati dalla cooperativa COGES che per quelli curati dall’Ipab Buon Pastore, è in capo al Comune. È un incaricato del Comune che si occupa direttamente di questo, mantenendo però sempre aperto il dialogo con gli enti del terzo settore.

Alla domanda di come sia la relazione dell’ente attuatore con il Comune di Venezia in merito alla gestione dei progetti SPRAR il responsabile afferma che si tratta di una relazione di grandissima collaborazione, con frequenti confronti, che avvengono con cadenza almeno mensile per quanto riguarda le riunioni di equipe congiunta (quella del comune e quella della cooperativa), settimanale con i coordinatori delle due equipe.

[…] Con il fatto che è un progetto nato in co-costruzione con il Comune di Venezia, sin dall’inizio c’è stato un grande interessamento e partecipazione del Comune, infatti pochi sono i Comuni che hanno un’equipe dedicata allo SPRAR. Il regolamento lo spieghiamo noi ai beneficiari, mentre il contratto viene spiegato dall’educatore professionale del comune dedicato al Centro BOA (che è il nostro centro), e tutto il percorso viene valutato, avallato e condiviso con l’equipe comunale.

Poi è stato chiesto quale sia la risposta del territorio, e il responsabile della cooperativa ha spiegato che essendo nati molto prima di quando si è iniziato a parlare di “invasione di migranti” non hanno mai avuto grossi problemi, gli unici momenti di tensione sono stati determinati dal fatto che all’inizio la cooperativa aveva solo un centro collettivo a Tessera, un piccolo villaggio, per cui vi sono stati alcuni momenti di tensione con gli abitanti di tale piccolo centro.

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La cooperativa si trova all’interno di un ex forte militare, e all’interno di questa grande struttura vi sono vari tipi di accoglienza, ma fisicamente distanziati tra loro:

Vi è infatti una pronta accoglienza per tossicodipendenti, un rientro per ex tossicodipendenti, una struttura di accoglienza per persone con problematiche alcool-relate, cocaina e gioco d’azzardo, una comunità per minori stranieri non accompagnati, all’interno del quale ci sono dei posti SPRAR per minori, un CAS e noi, che ci occupiamo di SPRAR adulti. In totale ci sono 150 persone.

Dunque la cooperativa si occupa di SPRAR adulti nell’ambito del progetto SPRAR Fontego e nello specifico accoglie 55 maschi adulti, suddivisi in 30 posti al centro collettivo e 25 posti nell’accoglienza diffusa nell’entroterra in 5 appartamenti nell’entroterra nel centro di Mestre.

Viene specificato che si è trattato da sempre di una struttura aperta alla cittadinanza, ovviamente con le dovute cautele:

Abbiamo organizzato feste per la giornata del rifugiato, per il Noirouz che è il capodanno persiano (il 21 marzo), abbiamo anche un buon rapporto con il territorio, ci conoscono e in positivo. È ovvio che attualmente i progetti SPRAR sono molto più brevi a livello di tempistica… da un anno a questa parte si protraggono da 6 mesi a un anno… quindi se noi prima eravamo l’unico punto di accoglienza ora siamo diventati un punto di seconda accoglienza, e quindi il nostro tempo di accoglienza si è ridotto e noi ci concentriamo sull’azione integrativa. Perché in sei mesi dobbiamo garantire l’insegnamento dell’italiano e l’integrazione lavorativa.

Alla domanda circa quale sia la tipologia delle persone usufruenti la risposta è stata, come si evince anche dalle righe precedenti, maschi adulti. Viene spiegato come questa sia stata una scelta precisa, perché questo centro collettivo permette di avere per stanza solo 2 persone, e questo vale anche per gli appartamenti, dove però ci sono anche stanze singole. Si è quindi preferito agire in questo modo, con la parte femminile della seconda accoglienza gestita dall’Istituto Buon Pastore, essenzialmente per motivi di carattere logistico. Questo anche perché le donne che arrivano ad accedere alla seconda accoglienza sono in percentuale minore, per cui avendo la cooperativa un numero maggiore di posti ha preferito destinarli a maschi adulti, i quali arrivano in percentuale molto maggiore.

Viene specificato che i progetti SPRAR attivati dalla città di Venezia, denominati Progetto Fontego, non accolgono famiglie, né nei posti gestiti dalla Cooperativa COGES né in quelli dell’Istituto Buon Pastore, per una precisa scelta del Comune.

Il Progetto Fontego ha dunque tre anime: la Cooperativa COGES che gestisce “azione BOA”, Opere Riunite Buon Pastore che gestisce “Azione Darsena” e l’equipe comunale.

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Infine viene spiegato come, mentre prima di due anni fa l’integrazione lavorativa era decisamente difficile, negli ultimi due anni si sono create molte più possibilità di tirocini formativi, in azienda, e una buona percentuale dei tirocini diventa poi rapporto di lavoro contrattualizzato.

Quindi una buona parte delle persone del centro escono da esso con una situazione lavorativa e abitativa, questo anche perché COGES ha un ufficio lavoro:

Abbiamo la fortuna di avere dei colleghi che si occupano di inserimenti lavorativi e abbiamo un buon portfolio di aziende affiliate che hanno moltissimi dei nostri ex beneficiari che lavorano stabilmente da loro, almeno il 60 – 65% dei nostri ospiti, e negli ultimi anni questa percentuale è veramente esplosa. Si può dire che l’integrazione quindi funziona