uno strumento fondamentale per la loro valutazione
il termine portfolio, usato in ambito internazionale, soprattutto di lingua in- glese, deriva dall’italiano “portafogli” (oppure “portafoglio”) e, come nel caso del corrispondente termine italiano, può riferirsi sia a un contenitore per raccogliere fogli di carta, disegni, biglietti di banca, ecc., sia alla lista di investimenti finanziari di una persona o di una ditta (portafoglio titoli), sia alla raccolta di richieste di pre- parazione di prodotti specifici (portafoglio ordini), sia a un ufficio ministeriale (portafoglio degli Affari esteri). Dalla metà degli Anni ottanta è sempre più in- valso l’uso di denominare “portfolio” il particolare dispositivo valutativo che si av- vale di una raccolta sistematica, a partire da specifici obiettivi e criteri, dei lavori realizzati da uno studente nel corso di una determinata pratica educativa. questa raccolta costituisce la documentazione di una serie di prestazioni, che permette poi un loro esame, interpretazione e valutazione al fine di inferire il livello raggiunto dalle competenze oggetto di apprendimento.
nella pratica professionale, in particolare in quella segnata da competenze di natura artistica, era già consuetudine raccogliere in una cartella (spesso denominata in inglese book) esempi della propria migliore produzione, a testimonianza appunto delle competenze raggiunte in tale pratica professionale. qualcosa di analogo si po- teva riscontrare nella pratica formativa professionale, specificatamente quando si trattava della produzione dei cosiddetti “capolavori”, o in quella dell’ap prendistato artigianale. il portfolio entra in tale tradizione, riconsiderandola, a partire dalle ri- cerche e dalle esperienze sviluppate nel corso degli ultimi decenni.
il portfolio riguarda, dunque, fondamentalmente la raccolta della documenta- zione attestante ciò che lo studente sa, sa fare, sa essere o come egli sa stare con gli altri, più che quanto egli ancora non è in grado di affrontare. esso mira a trasfor- mare la metodologia valutativa in modo da permettere la considerazione non solo di prestazioni finali puntuali, ma anche dei processi e delle strategie messe in
opera, dei progressi compiuti, delle circostanze e dei tempi nei quali le varie presta- zioni sono state evidenziate.
tramite questo dispositivo è possibile favorire una valutazione longitudinale comparativa realizzata sia da parte dell’insegnante, sia da parte dello studente, me- diante il confronto tra quanto manifestato all’inizio di un percorso formativo e quanto è stato evidenziato nel tempo. in questo non solo si permette una valida va- lutazione formativa, che aiuta l’insegnante ad aggiustare il tiro sulla base dei risul- tati via via conseguiti, ma anche l’autovalutazione da parte dello studente e la col- laborazione e la negoziazione tra docente e studente degli obiettivi da raggiungere. l’uso del portfolio si è diffuso, particolarmente nel mondo di lingua inglese, al fine di avere a disposizione uno strumento adatto alla certificazione e alla valuta- zione delle competenze effettivamente raggiunte. esso è stato ed è valorizzato come una fondamentale modalità di aiuto alla riflessione personale nelle attività di orientamento professionale. infatti, esso può presentarsi come un insieme di docu- menti scelti secondo particolari criteri ed accompagnati da riflessioni e descrizioni che illustrano il percorso seguito e gli sforzi praticati per la loro produzione ed ha lo scopo di rendere visibile non solo il risultato ottenuto ma anche il percorso che ne ha consentito il raggiungimento.
Una delle ragioni che stanno alla base di un uso del portfolio si collega alla trian- golazione dei dati, sopra richiamata: una metodologia che utilizza nella sua indagine una pluralità di metodi di raccolta delle informazioni e di forme di loro rappresenta- zione. l’uso del portfolio delle competenze può favorire quindi un valido e affidabile strumento circa la presenza e il livello raggiunto da una competenza, permettendo anche, a certe condizioni, una sua certificazione. le fonti informative, sulla base delle quali esprimere un giudizio di competenza, possono essere classificate secondo tre grandi ambiti specifici: quello relativo ai risultati ottenuti nello svolgimento di un compito; quello relativo a come lo studente è giunto a conseguire tali risultati; quello relativo alla percezione che lo studente ha del suo lavoro.
in generale, la raccolta sistematica delle informazioni e la loro lettura e inter- pretazione permette di inferire se lo studente abbia raggiunto un certo livello di competenza in un ambito di attività specifico. per facilitare un giudizio finale com- prensivo, spesso vengono predisposti quadri di riferimento che descrivono le mani- festazioni di competenza secondo alcuni livelli di qualità o perfezione, dalla più elevata, ad una accettabile, ad una incerta o parziale.54occorre precisare subito che, valutare complessivamente la presenza di una competenza e soprattutto il suo li- vello, non è facilmente inquadrabile in un sistema con voti decimali. Certo è possi-
54È stato introdotto anche in italia l’uso delle cosiddette rubriche, o rubriche valutative, per de-
scrivere i livelli di competenza nei vari ambiti. Si può consultare in merito il quinto capitolo del volume M. CAStolDi, Valutare le competenze, Roma, Carocci, 2009.
bile trovare meccanismi di calcolo che permettono di giungere a sintetizzare in un voto numerico il giudizio finale; ma ciò, ai fini di una valutazione di competenza che sia valida ed efficace nella sua comunicazione, è assai poco significativo. oc- corre almeno allegare un supplemento alla pagella, che descriva quali competenze si è deciso di perseguire nell’attività formativa ai vari livelli di scolarità e come lo studente si collochi rispetto a tali riferimenti. tanto più che la normativa attuale prevede anche la certificazione delle competenze effettivamente acquisite.55