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Postpanottismo: dalla società disciplinare alla società del controllo

4.1 Metastabilità e controllo

Nella teorizzazione di Foucault le società disciplinari sono realtà in atto nelle comunità umane del Diciottesimo e Diciannovesimo secolo, secondo il filosofo Gilles Deleuze raggiungono il loro culmine all’inizio del Ventesimo secolo (Deleuze, 1990).

I cittadini vivono le loro vite scivolando da un ambiente circoscritto all’altro, dei quali il minimo comun denominatore è l’impronta analogica del carcere. Le leggi di questi ambienti sono ben definite perciò il passaggio di ogni essere umano appartenente a tale comunità attraverso ciascun “ambiente di reclusione” è scandito da consuetudini sociali. Il carcere è il modello analogico di ognuno di questi spazi sociali:

dapprima la famiglia, poi la scuola («non sei più in famiglia»), poi la caserma («non sei più a scuola»), poi la fabbrica, ogni tanto l'ospedale, eventualmente la prigione che è l'ambiente di reclusione per eccellenza.41

Ma Deleuze stesso mette in luce ciò di cui già Foucault era consapevole, questo modello disciplinare è destinato ad avere brevissima durata, perché la tensione di nuove forze l’avrebbe presto sostituito. È così che accade subito dopo la Seconda guerra mondiale, le società disciplinari attraversano una crisi diffusa in ogni ambiente di reclusione, i politici denunciano la necessità di riforme per il rilancio di tali istituzioni, ma dalle profetiche parole del filosofo francese, emerge che l’avanzata della società del controllo è ormai inarrestabile.

Al tempo delle parole di Deleuze risalgono anche i primi studi di Paul Virilio, teorico culturale della dromologia (la scienza o logica

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Gilles Deleuze, La società del controllo, in L'autre journal, n. 1, Parigi, maggio 1990

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della velocità42) al quale lo stesso Deleuze si ricollega43, circa le forme ultrarapide di controllo all’aria aperta, che rimpiazzerebbero la scorsa disciplina propria di un sistema chiuso. Urbanista esperto di nuove tecnologie, Virilio ha modo di pubblicare qualche anno dopo “La bomba informatica”, completamento dei suoi studi sul tema, che sulla base dei principi della dromologia, volge a raffigurare l’attuale realtà mondiale in cui la diffusione di Internet è manifestazione del massimo potere nelle mani di chi dispone delle tecniche di spostamento più efficienti e veloci.

Chi controlla il territorio lo possiede. Il possesso del territorio non riguarda principalmente le leggi ed i contratti, ma prima di tutto riguarda la gestione del movimento e della circolazione.44

La visione di Virilio, sebbene diffusa, è certamente catastrofista: una potenza informatica sconosciuta prima d’ora esploderà mediante il colonialismo cibernetico, polverizzando le identità personali dei cittadini (Virilio, 2000); una denuncia questa che, nella sua unilateralità ignora del tutto i vantaggi dei sistemi di comunicazione e assume una posizione irremovibile che ha più il sapore di entusiastica propaganda politica che non di una ferma analisi scientifica.

Nonostante tali limiti, il pensiero di Virilio resta una posizione atta ad instillare il seme del dubbio nei nuovi cittadini telematici e ad attirare l’attenzione su sistematiche di controllo dall’alto che siano comprensive di tecniche gestorie sottili, come quelle urbanistiche.

42 La dromologia è un’impostazione teorica complessa ideata da Virilio stesso

per poter sviluppare l’analisi delle relazioni tra politica e territorio, aspetto di particolare importanza quando si analizza la società in relazione allo sforzo bellico.

43 Gilles Deleuze, La società del controllo, cit., par. I

44 Paul Virilio, Ctheory interview with Paul Virilio, in www.ctheory.net/articles.aspx?id=132 , articles: a089, Arthur and Marilouise Kroker Editors, 2000

Testualmente: Whoever controls the territory possesses it. Possession of

territory is not primarily about laws and contracts, but first and foremost a matter of movement and circulation (trad. mia).

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Le società del controllo prendono il posto delle società disciplinari. Deleuze argomenta con dovizia di particolari sul punto, il passaggio da un tipo di società all’altro gli appare evidente quando si sofferma sul tema dei lavoratori salariati. All’interno della fabbrica la questione dei salari si risolve nell’equilibrio tra domanda ed offerta di lavoro, alla ricerca dell’efficienza come risultato della lotta perenne tra le forze dei datori e dei sindacati, verso un agognato ma finalmente stabile compromesso. Nell’impresa invece l’ambiente è profondamente diverso da quello della fabbrica: non si ha più quel gioco di forze contrapposte che dialetticamente porta alla definizione del trattamento salariale più giusto, ma si è in presenza di una perpetua tensione causata da colloqui, aggiornamenti, sfide sul posto di lavoro. Nell’impresa postfordista non vige solo la competizione, ma l’istanza di un continuo aggiornamento, in cui l’operaio ora dipendente non ha mai la percezione di aver raggiunto e completato un obiettivo che gli attribuisce una qualifica stabile e indiscussa, bensì viene costantemente ri-messo alla prova, mediante l’istanza di modulazione del salario che si tramuta in un controllo pedissequo e costante.

L’equilibrio che si può avere l’illusione di raggiungere è perciò instabile, fintanto che

l'impresa si sforza più profondamente d'imporre una modulazione di ogni salario, in stati di perpetua metastabilità

che passano attraverso sfide, concorsi e colloqui (…) nelle società del controllo non si è mai finito con nulla, in quanto l'impresa, la formazione, il servizio sono gli stati metastabili e coesistenti di una stessa modulazione, come di un deformatore

universale.45

Deleuze analizza anche come evolve il rapporto tra tecnologia e potere nei due sistemi sociali. Nelle più antiche società monarchiche la tecnologia al servizio del potere era costituita da macchine molto semplici: leve, pulegge, orologi. Le società

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disciplinari inaugurano l’utilizzo di macchine più complesse, che impiegano differenti fonti energetiche. Le società del controllo operano invece attraverso macchine informatiche e computer. Ma in questo cambiamento il filosofo non individua una mera evoluzione tecnologica, bensì una profonda mutazione del capitalismo. Il capitalismo del Diciannovesimo secolo è basato sulla produzione e sulla proprietà. La fabbrica è analogia del luogo di reclusione, al pari dell’istituzione totale, perché è il capitalista proprietario dei mezzi di produzione. Nella situazione attuale, invece, il capitalismo non opera più attraverso la produzione, che viene spesso relegata alle periferie del terzo mondo. «È un capitalismo di superproduzione»46 ossia per il prodotto, cioè per la vendita e per il mercato.

Perciò accade che non vi sono più diversi livelli di produzione settoriale che convergono verso la distribuzione: non si acquistano più materie prime per poi poter rivendere i prodotti finiti, la tendenza è quella di acquistare i prodotti già finiti o, al limite, di assemblarne i componenti prodotti a scarso costo da proletariato sfruttato e sottopagato. Il capitalismo odierno vende dei servizi, e acquista azioni, perciò «le conquiste di mercato si fanno per presa di controllo e non più per formazione di disciplina»47. Lo strumento di controllo di controllo sociale oggi è il marketing: a breve termine ma continuo e illimitato, e così «apprendiamo che le imprese hanno un'anima ed è la più terrificante notizia del mondo»48.

4.2 L’eredità di Foucault

Sebbene Deleuze, come anche altri sociologi successivi, si siano allontanati dall’analisi sociale di Foucault, all’autore di Sorvegliare e punire inevitabilmente si deve riconoscere il merito di aver dettato le linee guida per lo studio della sorveglianza.

46 Ibidem 47 Ibidem 48 Ibidem

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I punti fermi individuati da Foucault, soprattutto per quanto riguarda l’inserimento del fenomeno della sorveglianza all’interno di un sistema di disciplinamento globale e per il riconoscimento dello stretto legame tra il conoscere e il potere, costituiscono il retroterra sociologico col quale ogni studioso che voglia accostarsi alla tematica deve confrontarsi, sia per assumere il modello foucaultiano come strumento di analisi sia per discostarsene.

Le massime con cui debbono fare i conti sociologi e giuristi riguardano gli aspetti principali del potere di controllo: la raccolta, catalogazione e custodia di informazioni sugli individui e la supervisione di ciascuno. Tali sono i punti luce ai quali volgere l’attenzione, ma altrettanto devono essere evidenziati i limiti della teoria foucaultiana, in relazione soprattutto all’evoluzione storica, sociale, politica e tecnologica.

Il Panopticon, incentrato sull’addestramento delle anime, non è che uno dei possibili diversi modelli di sorveglianza; oggi è superflua una struttura architettonica stricto sensu, le forme di controllo sono possibili senza dover far ricorso a muri o finestre, hanno invece caratteristiche flessibili e talvolta ludiche proprie dell’intrattenimento e del consumismo. Così disciplina e sicurezza sono collegate in senso più ampio di prima, un’evidenza questa che Foucault non aveva compreso perché «egli insisté sulla loro separazione proprio nel momento in cui i loro collegamenti (elettronici) iniziavano a emergere più chiaramente»49.

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Lyon, Bauman; Sesto potere, Introduzione di D. Lyon, Laterza, Bari, 2015, pag. XIII; 1° ed. originale, Liquid Surveillance: A Conversation, 2012

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