Le potenzialità di sviluppo del settore cartario pos-sono essere riassunte nei punti seguenti che costitu-iscono un vero e proprio Green New Deal del settore1 in dieci mosse.
1 Il Green New Deal in 10 mosse è stato lanciato da Assocarta nell’ottobre 2019 in occasione del MIAC, la fiera annuale del settore cartario.
1. Promuovere la cogenerazione ad alta efficienza con l’obiettivo di renderla “carbon neutral”: essa forni-sce fabbisogni che non possono essere coperti con altre fonti, evita le perdite di distribuzione dell’e-nergia elettrica, affianca i servizi da fonte rinnova-bile dando sicurezza e continuità al sistema elet-trico, evita l’impiego di grandi spazi per generare potenza equivalente a un impianto convenzionale.
2. Valorizzare il gas come combustibile pulito per la transizione energetica.
3. Utilizzare in maniera ancora più efficace le misure esistenti per l’efficienza e il risparmio energetico.
4. Meno tasse e più investimenti, ad esempio adot-tare una misura Industria 4.0 estesa all’Economia Circolare.
5. Sbloccare le autorizzazioni sull’EoW (“fine rifiu-to”), da cui dipendono investimenti e il migliora-mento ambientale del sistema Italia.
6. Aumentare la capacità di riciclo dell’Italia in cam-po cartario: si deve e si può fare (caso Mantova).
7. Aumentare la capacità di gestione degli scarti del riciclo e dei sottoprodotti: è un capitolo impor-tante di qualsiasi politica industriale in materia di Economia Circolare. Recuperare energia dagli scarti significa chiudere il ciclo del riciclo e ridurre l’impiego di fonti fossili.
8. Promuovere la sostenibilità e la riciclabilità dei materiali: la carta è un biomateriale che coniuga l’impiego di materie rinnovabili con il riciclo dei prodotti a fine vita.
9. Promuovere la qualità delle raccolte differenziate lungo tutto la filiera con criteri EoW in linea con gli standard merceologici utilizzati a livello inter-nazionale.
10. Adottare sistemi di responsabilità del produttore che incentivino l’efficienza e l’efficacia, quindi la compe-titività del sistema Italia, perfezionando quanto già previsto nel campo dei rifiuti di imballaggio.
Ulteriori e notevoli potenzialità del settore riguarda-no il packaging cellulosico che può svolgere un ruo-lo determinante sotto il profiruo-lo della sostenibilità in considerazione del mutamento dei consumi in atto già da qualche anno. Basti pensare all’e-commerce e alla crescita dei consumi di cibo fuori casa, fenomeni in progressivo aumento che richiedono sempre mag-giore attenzione sotto il profilo della prevenzione.
Il settore sta investendo fortemente sulla sostenibilità del packaging cellulosico attraverso una serie di azio-ni che riguardano l’innovazione (notevole riduzione della grammatura media che comporta il risparmio di risorse), lo sviluppo di un marchio di riciclabilità2 e l’introduzione di nuovi packaging “bio-based” che può contribuire a migliorare la qualità della raccolta
2 I produttori di imballaggi possono ottenere un marchio di riciclabilità attraverso l’analisi di laboratori qualificati da Aticelca (metodo Aticelca 501/17) che attesta il grado di riciclabilità raggiunta.
differenziata sia della carta che dell’organico, limi-tando il ricorso alla discarica per gli scarti. Inoltre la sostituzione di alcune tipologie di packaging ali-mentare con soluzioni compostabili comporterebbe un beneficio in termini di miglior gestione del rifiuto alimentare sia all’interno della grande distribuzione che in ambiente domestico.
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3.1 Andamento del settore a livello nazionale
3.1.1 La filiera del recupero degli imballaggi in vetro
Il processo di recupero dei rifiuti di imballaggio in ve-tro ha il fine prioritario di produrre un rottame “pronto al forno” che, persa la qualifica di rifiuto (ai sensi del Regolamento End of Waste n. 1179 /2012) e potendo garantire standard qualitativi adeguati allo scopo, è impiegato in vetreria come Materia Prima Seconda (MPS) in grado di sostituire le materie prime vergi-ni altrimenti utilizzate nella produzione di nuovi im-ballaggi in vetro. Affinché il trattamento dei rifiuti di imballaggio in vetro consenta il successivo riciclo è però necessario garantire, all’origine, una buona rac-colta differenziata. Solo così è possibile massimizzare le quantità avviate a riciclo minimizzando gli scarti di materiale da smaltire in discarica.
La maggior parte del vetro riciclato nel nostro Paese proviene dalla raccolta differenziata degli imballaggi in vetro svolta su superficie pubblica, gestita dai Co-muni o dai loro Gestori delegati.
In caso di ritiro e avvio a riciclo da parte del Consor-zio, ai sensi dell’Accordo quadro ANCI-CONAI, al Co-mune o Gestore convenzionato viene riconosciuto, a copertura dei maggiori oneri sostenuti per la raccol-ta differenziaraccol-ta dei rifiuti di imballaggio in vetro, un corrispettivo economico proporzionale alla quantità e alla qualità del materiale consegnato. Una volta rac-colto, qualora gli impianti di trattamento destinatari del materiale si trovino a una distanza superiore ai 30 chilometri, il Comune o il Gestore delegato può conse-gnare il vetro a COREVE presso le proprie piattaforme di messa in riserva, che individua in autonomia.
La fase successiva, di selezione e trattamento del rot-tame, è effettuata in impianti di recupero a ciò dedicati i quali, liberando il rottame di vetro dalle frazioni estra-nee presenti nel materiale raccolto, trasformano il rifiu-to di partenza in una MPS idonea al riciclo in vetreria.
Una ulteriore lavorazione (mediante rimozione della carica organica e macinazione a granulometrie defini-te), praticata da alcuni impianti specializzati, permette di recuperare anche una parte degli scarti di processo prodotti durante il trattamento, costituiti dalla frazione fine (<10 mm) e dagli scarti dei selettori ottici, come ceramica, porcellana e pietre, attraverso la produzione di una nuova MPS denominata sabbia di vetro. La sab-bia di vetro, ricavata grazie al processo di trattamento secondario degli scarti, è destinata: (A) all’industria del vetro cavo meccanico, per la produzione di nuovi imballaggi colorati; (B) a forme di riciclo “aperto” in edilizia (isolanti, laterizi, calcestruzzi, piastrelle, ecc.).
Il riciclo (chiuso) dei rifiuti di imballaggio in vetro nel-la produzione di nuovi imbalnel-laggi è l’unico canale in grado di assorbire tutti i quantitativi oggi provenienti dalla raccolta differenziata nazionale. Siamo dunque in presenza di un perfetto esempio di economia circolare nella quale, previo idoneo trattamento negli impianti di recupero, i rifiuti provenienti dalla raccolta differen-ziata nazionale costituiscono la principale materia pri-ma per la produzione di nuovi imballaggi in vetro, con caratteristiche chimiche e meccaniche perfettamente uguali a quelli realizzati con materie prime vergini. Dal momento che questo ciclo si può ripetere all’infinito senza perdite di materia, o scadimenti qualitativi, tali peculiari caratteristiche attribuiscono al vetro lo
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tus di materiale “permanente” (vedi nuovo Pacchetto Economia Circolare). Ad altre forme di riciclo (aperto) sono destinati i quantitativi residuali (circa 1% del to-tale) provenienti dal recupero degli scarti di processo non idonei al riciclo in vetreria.
I centri di trattamento sono attori chiave del proces-so di raccolta-recupero-riciclo, insieme ai Comuni che raccolgono (direttamente o tramite il proprio Gestore delegato), ai riciclatori (vetrerie ed altri) che impiega-no le MPS prodotte nei propri processi produttivi e al COREVE, che deve garantire alle istituzioni il funziona-mento del sistema e il raggiungifunziona-mento degli obiettivi di riciclo fissati dalle norme. Va sottolineato che, negli ultimi anni, le aziende di recupero o trattatori hanno effettuato importanti investimenti per ottenere MPS adeguate alle necessità crescenti del mercato, spesso ovviando a carenze qualitative della raccolta differen-ziata fatta dai Comuni, con un aggravio di costi gene-rali del sistema connesso all’aumento delle perdite di processo e degli scarti da smaltire.
3.1.2 L’immesso al consumo degli imballaggi in vetro
L’immesso al consumo nel 2018 è risultato in crescita del 2% rispetto al precedente anno ed ha raggiunto 2.472 kt (Figura 3.1). Questo andamento positivo è do-vuto alla tenuta dei principali segmenti del mercato degli imballaggi in vetro grazie alla buona percezione che il consumatore ha del vetro: un materiale riciclabi-le al 100%, all’infinito, che protegge bevande e cibi con sicurezza senza alterarne i sapori.
Dall’immesso al consumo di imballaggi in vetro, che costituisce la quantità massima di rifiuti da avviare a riciclo, sono esclusi i contenitori appartenenti al co-siddetto circuito “a rendere” (al netto delle necessarie integrazioni del parco circolante).
3.1.3 La raccolta dei rifiuti di imballaggio in vetro
I rifiuti di imballaggio in vetro raccolti in modo diffe-renziato possono seguire due percorsi di gestione di-stinti per le successive fasi di recupero e riciclo, che possono essere completate attraverso: