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la tracciabilità, in quanto il rifiuto organico verde è tracciato dal luogo di produzione fino al compost

Frazione organica

4. la tracciabilità, in quanto il rifiuto organico verde è tracciato dal luogo di produzione fino al compost

da esso derivato.

13.2.2 I fanghi di depurazione

In Italia sono attivi 17.897 impianti di depurazione delle acque reflue urbane (ISTAT, 2015), che servono com-plessivamente circa 35 milioni di abitanti. Per garantire la tutela delle acque, il sistema nazionale di depura-zione deve arrivare a coprire in breve tempo anche i Comuni che ne sono attualmente sprovvisti. In ben 342 Comuni italiani, con una popolazione corrispon-dente di 1,4 milioni di abitanti, è ancora totalmente assente il servizio di depurazione delle acque reflue urbane. E’ dunque prevedibile e del tutto auspicabile una crescita dei volumi di acque reflue trattate, con il conseguente aumento dei fanghi di risulta da avviare a successiva gestione.

Dai dati ISPRA contenuti nel Rapporto Rifiuti Specia-li 2019 si rileva che, nel 2017, i quantitativi di fanghi dal trattamento delle acque reflue urbane (codice EER

190805) prodotti sul territorio nazionale sono pari a quasi 3,2 Mt tal quali, la cui distribuzione percentuale per Regione è riportata nella Figura 13.2.

Con riferimento alla gestione di questi materiali si ri-leva che il 50,6% del totale dei rifiuti gestiti è stato avviato alle operazioni di smaltimento mentre il 47,7%

alle operazioni di recupero, registrando rispetto al 2016 una diminuzione della percentuale smaltita, a fa-vore del recupero. Le restanti quote (1,7% del totale) risultano in giacenza al 31 dicembre 2017.

E’ auspicabile che il recupero costituisca la forma di gestione preferenziale in quanto questi materiali, co-stituiti da una sorta di limo a matrice organica, hanno caratteristiche fisico-chimiche che li rendono estrema-mente preziosi per l’agricoltura, in particolare grazie all’elevato contenuto di sostanza organica e nutrienti.

L’attività di lavorazione e trasformazione dei fanghi di depurazione rappresenta dunque un esempio concre-to di economia circolare.

13.2.3 Lo stato di fatto della gestione dei rifiuti organici

In base ai dati pubblicati da ISPRA nel suo rapporto an-nuale, nel 2017 sono state raccolte circa 6,6 Mt di rifiuti organici (2,4 Mt di FORSU e 2 Mt di verde). Il calcolo di ISPRA è comprensivo di circa 270 kt di rifiuti organici che si stima siano stati compostati direttamente dai produttori mediante compostaggio domestico.

I rifiuti raccolti sono stati avviati a riciclo in 338 im-pianti distribuiti sul territorio nazionale e suddivisi come riportato in Tabella 13.4 e Figura 13.3.

La capacità di trattamento degli impianti di riciclo dei rifiuti organici è variabile. Per quanto riguarda gli im-pianti di compostaggio misti (quelli che trattano, tra

Figura 13.2 Ripartizione percentuale di fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane per Regione (%) - 2017

gli altri rifiuti a matrice organica, FORSU, verde e ri-fiuti agroindustriali), le capacità di trattamento sono concentrate nella fascia compresa tra 10.000 e 30.000 t/a; gli impianti di compostaggio dei soli scarti verdi sono invece principalmente collocati nei segmenti 1.000-10.000 t/a e <1.000 t/a (Tabella 13.5).

L’impiantistica dedicata al solo trattamento degli scar-ti vegetali è cosscar-tituita da impianscar-ti di piccola taglia;

questi impianti sono concentrati soprattutto nelle aree periurbane, dove è maggiore la produzione di sfalci

e potature urbane. Si tratta di piattaforme di compo-staggio per il trattamento del verde, caratterizzato da scarsa putrescibilità e che può essere gestito con tecniche di compostaggio a basso input energetico. Ci sono attualmente 51 impianti con capacità di tratta-mento inferiore alle 1.000 t/anno.

Diversa invece è la configurazione degli impianti di compostaggio misti e degli impianti integrati (Di-gestione Anaerobica + Compostaggio = DA+C), che richiedono tecnologie di trattamento e opere a pre-sidio ambientale più complesse (chiusura degli am-bienti, biofiltrazione delle arie, ecc.). Tra i due, gli elevati investimenti degli impianti integrati DA+C ri-chiedono economie di scala superiori a quelle relati-ve agli impianti di compostaggio, che ne giustificano una dimensione media almeno doppia (60.000 t/a degli impianti integrati contro 25.000 t/a degli im-pianti di compostaggio).

Relativamente agli impianti integrati DA+C, infine, si nota come questi si caratterizzino per dimensioni medie più elevate, collocandosi prioritariamente nel-le fasce dimensionali 30.000-50.000 t/a e 50.000-100.000 t/a.

Tabella 13.4 Numero di impianti di riciclo dei rifi uti organici e quantitativi di rifi uti totali trattati in Italia (n. e Mt) - 2017

Tipologia di impianto n° impianti Totale rifi uti trattati* (Mt)

Impianti di compostaggio 282 3,9

Impianti integrati di digestione anaerobica e compostaggio 56 3,5

Totale 338 7,4

Fonte: Elaborazione CIC su dati ISPRA

*FORSU, verde, rifi uti agroindustriali, fanghi.

0 100 200 300

Impianti di trattemnto biologico 1.000 t/anno

400 Figura 13.3 Numero impianti e quantità di rifiuti trattati negli impianti di compostaggio e di digestione anaerobica in Italia (n. e Mt) – 2013/2017

Fonte: Elaborazione CIC su dati ISPRA 2013

Impianti di compostaggio Impianti di DA+compostaggio Frazione organica trattata (FORSU+verde) Totale rifiuti organici trattati

Tabella 13.5 Capacità di trattamento media degli impianti operativi Italia suddivisi per tipologia (t/a) - 2017

Tipologia

Capacità di trattamento media (t/anno)

Compostaggio Verde 5.251

Compostaggio Misto 23.516

Digestione integrati

anaerobica+compostaggio 61.977

Fonte: Elaborazione CIC su dati ISPRA

Figura 13.4 Numero di impianti di trattamento di compostaggio dei rifiuti organici suddivisi per intervalli di capacità di trattamento (n. e t/a) - 2017

Compostaggio Verde Compostaggio Misto Compostaggio Misto con fanghi

Fonte: Elaborazione CIC su dati ISPRA 0

20 40 60

Quantità autorizzata (t/a)

<1.000 1.000-9.999 10.000-29.999 30.000-49.999 50.000-99.999 100.000 51

4 1 3 18 1

12 11 4

57

13

43

11 13 3

25 8 4

N. impianti

Figura 13.5 Quantità di rifiuti organici trattata in impianti di compostaggio suddivisi per intervalli di capacità di trattamento (t/a) - 2017

Compostaggio Verde Compostaggio Misto Compostaggio Misto con fanghi

Fonte: Elaborazione CIC su dati ISPRA 100.0000

200.000 400.000500.000600.000700.000

Quantità autorizzata (t/a) 300.000

<1.000 1.000-9.999 10.000-29.999 30.000-49.999 50.000-99.999 100.000

Quantitivi trattati

Figura 13.6 Numero di impianti integrati di digestione anaerobica e compostaggio di rifiuti organici suddivisi per intervalli di capacità di trattamento (t/a) 2017

Fonte: Elaborazione CIC su dati ISPRA 0

6 18

Quantità autorizzata (t/a) 12

<1.000 1.000-9.999 10.000-29.999 30.000-49.999 50.000-99.999 100.000

N. impianti

4 3

9

15 17

8

Figura 13.7 Quantità di rifiuti organici trattata in impianti integrati di digestione anaerobica e compostaggio suddivisi per quantità autorizzata (t/a) - 2017

Fonte: Elaborazione CIC su dati ISPRA 0

500.000 1.500.000 2.500.000 2.000.000

Quantità autorizzata (t/a) 1.000.000

<1.000 1.000-9.999 10.000-29.999 30.000-49.999 50.000-99.999 100.000

Quantitivi trattati

13.2.4 La gestione dei rifiuti in bioplastica

La crescita, sia in termini quantitativi che qualitativi, della RD e del riciclo dei rifiuti organici è stata accom-pagnata in Italia dallo sviluppo e dalla diffusione dei sacchetti in plastica biodegradabile e compostabile (certificati EN 13432), che consentono di raccogliere e avviare a riciclo la FORSU senza determinare quei fe-nomeni di inquinamento di tale frazione causati invece dall’utilizzo dei sacchetti in plastica tradizionale. Fon-damentale sul punto è stato il driver della legislazione ambientale nazionale (Legge finanziaria per il 2006;

Decreto legge n. 2/2012 e oggi artt. 226 bis e ter del TUA introdotti dal Decreto legge Mezzogiorno), che ha a sua volta ispirato la successiva normativa europea (Direttiva shopper 2015/720).

Ad oggi, in conseguenza del driver normativo e in particolare della Direttiva europea sulle plastiche mo-nouso (c.d. Direttiva SUP 904/2019), si sta assisten-do in Italia (che già si era mossa in questa direzione con il CAM sulla ristorazione collettiva) ad una rapida comparsa sul mercato di nuovi manufatti realizzati in materiali compostabili (carta, legno e plastiche com-postabili, sia in matrice singola che accoppiata), che si propongono quali alternative agli omologhi manufatti in plastica tradizionale quali piatti, bicchieri, posate, capsule caffè, ecc., come detto tra le maggiori cause di inquinamento della FORSU stante la mancanza di caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità.

Attualmente questi manufatti rappresentano meno del 5% del mercato delle plastiche compostabili, ma potrebbero assumere dimensioni ben più rilevanti pro-prio a seguito dell’imminente recepimento della Diret-tiva europea sulle plastiche monouso e delle scelte che anche la grande distribuzione ha deciso di operare (eliminazione dei prodotti monouso in plastica tradi-zionale dallo scaffale).

I principali materiali compostabili pienamente indu-strializzati e diffusi sul mercato ad oggi in commercio possono essere suddivisi in quattro famiglie.

Polimeri biodegradabili naturali da fotosintesi clorofilliana (polimeri naturali non modificati): ne sono un esempio polisaccaridi come l’amido e la cellulosa.

Polimeri biodegradabili da fermentazione: un esempio sono i poliidrossialcanoati (PHA), biopo-limeri prodotti principalmente per fermentazione di risorse rinnovabili e/o non rinnovabili.

Polimeri biodegradabili sintetici (principalmente poliesteri): polimeri la cui materia prima può

es-sere di diversa natura, rinnovabile o non rinnova-bile (origine petrolchimica). Ne sono un esempio l’acido polilattico (PLA), il polibutilene succinato (PBS) o il polibutilene adipato tereftalato (PBAT).

Polimeri biodegradabili naturali modificati (con additivi e filler): ne sono un esempio i polimeri a base amido (starch-based). Sono attualmente i più diffusi nel mercato e possono essere integralmen-te o parzialmenintegralmen-te prodotti da fonti rinnovabili, a seconda dell’agente modificante utilizzato.

La compostabilità è definita dalla norma tecnica EN 13432, che prescrive che un manufatto, per essere definito tale e dunque recuperabile nei processi in-dustriali di compostaggio e/o digestione anaerobica, deve possedere le seguenti caratteristiche:

disintegrarsi a contatto con materiali organici in un periodo di 3 mesi, tale che il 90% della massa del materiale deve essere passante al vaglio a 2 mm;

biodegradarsi sotto l’azione di microorganismi convertendo il 90% dei materiali in 6 mesi in ani-dride carbonica;

il materiale non deve produrre effetti negativi sul processo di compostaggio, né su piante o animali (test germinazione, test tossicità);

limitatissime concentrazioni di metalli pesanti ad-ditivati al materiale;

valori di pH, contenuto salino, concentrazione di solidi volatili, azoto, fosforo, magnesio e potassio entro parametri stabiliti.

Le categorie di materie prime compostabili considera-te nel presenconsidera-te paragrafo sono sostanzialmenconsidera-te due:

1. Polimeri integralmente prodotti a partire da fonti rinnovabili (biomasse).

2. Compound integralmente o parzialmente prodotti