• Non ci sono risultati.

Preannuncio,monitoraggio,sorveglianza

Capitolo 1 Profili generali di diritto ed

6. Fango, fumo e macerie: le emergenze tra

2.5. Preannuncio,monitoraggio,sorveglianza

Una volta conclusi lo studio, l'analisi e la valutazione dei rischi, la conoscenza dei fenomeni e del loro impatto potenziale ha consentito di determinare scenari in grado di anticipare virtualmente l'esito dei possibili eventi. L'esigenza successiva è quella di riuscire a compiere una previsione, intesa strictu sensu e logicamente probabilistica, che riesca a delineare almeno i tratti fondamentali del fenomeno atteso. Per evitare intricate matasse lessicale, la letteratura e persino la legge n. 225 parlano più appropriatamente di preannuncio al fine di distinguere immediatamente la fase in questione da quelle precedenti. Tuttavia. è intuitivamente comprensibile come il preannuncio non possa sussistere senza la previsione latamente intesa e senza una costante osservazione dei

fenomeni la quale consente l'acquisizione dei dati necessari alla formulazione del pronostico. Possiamo, dunque, parlare di un'attività di monitoraggio della realtà, finalizzata alla raccolta di informazioni e di indicatori di evento , propedeutica a quella di preannuncio la quale è a sua volta condizione per la successiva azione di preavviso. Rinviando la descrizione di quest’ ultimo al proseguo, occorre precisare che "non tutto ciò che è prevedibile può essere monitorato, predetto o preavvisato nel tempo e nello spazio"584 a causa delle caratteristiche peculiari di ogni fenomeno. Ad esempio, nel lessico sin qui utilizzato, un terremoto può sì essere previsto ma non può per nulla essere preannunciato né tanto meno preavvisato mentre un'incidente industriale può certamente essere oggetto di previsione ma non sempre anche di preannuncio o preavviso. Al fine di meglio chiarire le nozioni suddetti appare utile riferirsi all'esempio dei fenomeni meteorologici e alle loro ripercussioni sul territorio ed in particolare alle precipitazioni piovose e all'influenza da esse esercitata sull'insieme dell'acque interne. Fermo restando che attualmente "non sono prevedibili érectius preannunciabili] con sufficiente accuratezza ai fini dell'allertamento, gli eventi

pluviometrici intensi di breve durata, che riguardano porzioni di territorio limitate a poche decine di chilometri quadrati e che risultano critici per il reticolo idrografico minore e per le reti

fognarie"585(bombe d'acqua), è, invece, possibile predire con una certa approssimazione se le aste fluviali del reticolo idraulico principale reggeranno oppure se avranno luogo straripamenti,

esondazioni, ecc... Il meccanismo, basato sui tempi di corrivazione ,ossia il “tempo che le acque di afflusso meteorico impiegano per raggiungere una data sezione fluviale che sottende un bacino idrografico, partendo dai punti più lontani dello stesso”586, permettendo di anticipare i possibili eventi connessi alle dinamiche dei bacini idrografici oltre a fornire l'occasione per la pratica

dimostrazione delle differenze tra previsione preannuncio risulta assai utile anche per distinguere tra quest’ ultimo e il preavviso. Qualora, infatti, si sia di fronte alla prospettiva concreta del verificarsi dell'evento dannoso l'autorità a ciò deputata ha il compito di effettuare tutte le comunicazioni necessarie alla salvaguardia della popolazione e dei beni situati nella porzione di territorio

minacciata. Tramite la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.CM.) del 27 gennaio 2004 sulla "Gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile" si può mostrare plasticamente

584 Bignami D., "Protezione civile e riduzione del rischio disastri", op. cit., p. 83. 585

Direttiva 27 febbraio 2004 recante "Gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile"

586 Gisotti G., "Il dissesto idrogeologico. previsione, prevenzione e mitigazione del rischio", Dario Flacovvio editore,

117

questa dicotomia: infatti, laddove si tratta dell'organizzazione dei Centri funzionali decentrati, si spiega che la seconda area tematica delle tre di cui questi sono composti è "dedicata

all'interpretazione nonché all'utilizzo integrato dei dati"587e "a fornire pieno supporto alle decisioni delle autorità di protezione civile competenti per gli allertamenti"588. Dunque, si può concludere che l'attività di preannuncio, così come quella di previsione, è svolta da soggetti dotati di elevate

competenze scientifiche mentre quella di preavviso è necessariamente demandata ad autorità politico-amministrative munite di poteri di pubblica sicurezza e protezione civile. I dati a cui si è fatto poc'anzi riferimento sono ottenuti attraverso il costante monitoraggio ei fenomeni, anche in tempo reale, sia attraverso strumentazioni tecnologiche che mediante l'osservazione diretta degli eventi da parte di personale in loco(c.d. "monitoraggio osservativo)589 rientrano nella prima

categoria le stazioni meteorologiche, i pluviometri, gli idrometri, ecc..., collegati ad una rete di altri sensori e ad un sistema di telecomunicazioni in grado di trasferire i dati così registrati ad un

terminale sul quale verranno analizzati e processati mentre appartengono al secondo tipo le attività messe in campo dai c.d. "presidi territoriali idraulici" e dai "presidi territoriali idrogeologici". Secondo il "Manuale operativo per la redazione di un piano comunale o intercomunale di protezione civile", pubblicato dal Dipartimento nazionale nell'ottobre 2007, sono, tra gli altri, compiti di tali presidi:

1)"rilevamento, a scadenze prestabilite, dei livelli idrici del corso d'acqua agli idrometri regolatori [...] al fine di rilevare il livello di criticità dell'evento di piena in atto";

2) "osservazione e controllo dello stato delle arginature, se presenti, e ricognizione delle aree potenzialmente inondabili, soprattutto nei punti definiti preventivamente "idraulicamente critici", anche al fine di rilevare situazioni di impedimento al libero deflusso delle acque";

- sintomi quali fessure, lesioni, variazioni della superficie topografica connessi a piccoli movimenti franosi diffusi e/o ai maggiori corpi di frane attive e quiescenti;

- evidenze connesse a movimenti franosi già diffusamente innescati e/o in atto, di elementi

indicatori (fessure, lesioni, variazioni della superficie topografica, etc,) che evidenzino la magnitudo del fenomeno590.

La costante osservazione non è, però, peculiarità del solo settore dei rischi idraulici o idrogeologici. Sistemi di monitoraggio sorvegliano, infatti, anche le dinamiche di vulcani quali l'Etna ed il

Vesuvio, le concentrazioni di sostanze pericolose o l'andamento del traffico terrestre, aereo e

marittimo. In quest’ ultimo campo si possono citare il Vessel Traffic Service (V.T.S.) e l'Automatic Identification Service (A.I.S.) attraverso i quali è possibile l'osservazione del traffico di superfice e la rilevazione dei dati identificativi del natante individuato. In molti casi relativi ad attività

antropiche avviene che i sistemi di monitoraggio costituiscano un tutt'uno con sistemi di

allertamento e di emergenza come si avrà modo di osservare più innanzi con particolare riferimento al rischio incendi.

587

Direttiva 27 febbraio 2004 recante "Gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile".

588

Ibidem.

589

Ibidem.

590 Si veda il "Manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di protezione civile",

118