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Il progetto Below 10: gli obiettivi e le fasi di sviluppo e i principali risultati

Sonia Pozzi

10.3 Il progetto Below 10: gli obiettivi e le fasi di sviluppo e i principali risultati

Il progetto Below 101è un progetto della durata di 3 anni, finanziato all’in-terno del Programma Erasmus Plus, a cui partecipano enti e associazioni di diversi Paesi Europei2, ed implementato, in Italia, sui territori della Pro-vincia di Cuneo (Dronero e Verzuolo) e di Verona (Villafranca), sui quali concentreremo questo contributo.

Gli obiettivi che si è posto il progetto sono stati:

1. sviluppo di soluzioni e metodi trasversali e multidisciplinari per miglio-rare le competenze delle scuole e degli attori dell’educazione informale, al fine di un lavoro di comunità;

1. Le fasi e i risultati del Progetto sono consultabili al sito:

http://www.below10.eu/. Si ringrazia il dott. Orecchio e la dott.ssa Lovato del-l’Associazione ProgettoMondo Mlal di Verona, la dott.ssa Comba dell’AFP di Cu-neo, Dronero e Verzuolo, e la dott.ssa Avetta e il dott. Selva della Fondazione CRC di Cuneo, per aver messo a disposizione i dati su cui si basa il presente contributo.

2. Croazia, Francia, Italia, Portogallo, Regno Unito, Romania.

2. introduzione di metodi didattici che facilitino la ri-motivazione degli studenti;

3. sviluppo di piani strategici locali a medio e lungo termine,

il tutto al fine di prevenire, contrastare e superare il fenomeno dell’ESL.

Il progetto si compone di due Intellectual Output (I.O.):

1. l’I.O. n. 1 (già concluso, e svolto nel periodo marzo-ottobre 2017) incen-trato sulla raccolta di storie di giovani e il coinvolgimento di testimoni privilegiati, con l’obiettivo di reperire informazioni sulle cause dell’ESL e proposte per sconfiggerlo;

2. l’I.O. n. 2 (in fieri) incentrato sul Learning by doing, in cui verranno messe a sistema le risultanze empiriche per costruire, verificare e va-lidare un modello di formazione e pianificazione partecipativa per lo studio del fenomeno ESL, l’innovazione di sistemi di apprendimento e l’elaborazione di piani di azione territoriale integrati contro l’ESL.

In queste pagine ci concentreremo sul processo dell’I.O. n. 1.

10.3.1 Le fasi

Rimanendo nell’alveo delle indicazioni europee e nazionali, e facendo te-soro delle indicazioni e sperimentazioni delle regioni in cui insistono i due territori su sui è implementato il progetto, quindi la Regione Piemonte e la Regione Veneto3, l’I.O. n. 1 è stato portato avanti seguendo diversi step:

1. definizione della domanda di ricerca e degli obiettivi specifici;

3. In entrambe le Regioni negli ultimi anni sono stati portati avanti progetti e no state date indicazioni di policy per il contrasto all’ESL In Piemonte, dal 2006 so-no stati promossi dalla Regione, unitamente all’USR, percorsi sperimentali per la prevenzione e il recupero degli abbandoni e della dispersione scolastica, ponendo particolare attenzione alla promozione di azioni di sistema soprattutto nelle aree con maggior rischio di ESL e con alto tasso di presenza di immigrati. nello speci-fico, Le istituzioni del territorio Cuneese, supportate da fondazioni bancarie, sono inoltre da tempo concentrate sul tema della dispersione scolastica e sulla costitu-zione di network attivi nella prevencostitu-zione dell’ESL. In Veneto la Regione, invece, ha promosso, a partire dall’A.S. 2016-2017 Programma “Fuori Scuola”, rivolto al recu-pero di giovani con meno di 18 anni che hanno abbandonato la scuola, attraverso la promozione di attività di formazione professionale e creative, che permettano l’acquisizione di skills specifiche e spendibili per un inserimento nel mercato del lavoro. Nell’area Villafranca di Verona, dovei è stato implementato Below 10, è

sta-2. scelta della metodologia, delle dimensioni da indagare, del target di persone da coinvolgere, e degli strumenti di indagine da utilizzare;

3. individuazione degli intervistati, e presa di contatto;

4. organizzazione della raccolta dati;

5. analisi dei dati raccolti.

Le domande di ricerca da cui si è partiti sono state:

1. quali sono, a livello locale, le cause dell’abbandono scolastico e del drop-out?

2. in che modo è possibile ridurre i casi di ESL e di drop-out? Quali strumenti, quali azioni è necessario mettere in campo?

Per raccogliere dati e informazioni utili al progetto, è stato deciso di utilizzare una metodologia di tipo qualitativo, dal momento che l’obiettivo non era tanto quello di avere un quadro generale e numericamente detta-gliato della situazione degli abbandoni scolastici nei territori individuati, quanto piuttosto di:

1. permettere ai giovani di parlare delle loro esperienze in prima persona e, attraverso queste, cercare di comprendere e descrivere le cause degli effetti dell’abbandono e del drop-out;

2. cercare di comprendere le situazioni in cui avviene la dispersione sco-lastica;

3. identificare la complessità dei fattori che portano all’abbandono sco-lastico, non solo a livello individuale, ma anche a livello scolastico e comunitario,

anche al fine di raccogliere indicazioni e suggerimenti che potessero essere trasdotti nella messa in atto di strumenti e nella definizione di poli-tiche locali, per costruire interventi mirati di abbassamento o azzeramento del tasso di ESL sui territori indagati all’interno dell’I.O. n. 2.

Per rispondere alle domande di ricerca, si sono individuati e messi a punto tre diversi strumenti di ricerca, che potessero coinvolgere i diversi attori sopra descritti: storie di vita, interviste in profondità e focus group.

Ognuno dei tre strumenti di indagine ha permesso di porre ai testimoni privilegiati domande e sollecitazioni rispetto a decisioni, azioni, attitudini, comportamenti che conducono all’abbandono scolastico.

In particolare,

1. le interviste e le storie di vita ai giovani hanno approfondito:

• il tema della relazione con la scuola, la percezione dell’utilità della scuola;

• il proprio percorso scolastico, le aspirazioni e gli interessi personali, le motivazioni che spingono all’abbandono e quelle che portano a pensare di rientrare nel sistema scolastico;

• la relazione e la percezione che ha il nucleo familiare di provenien-za rispetto all’importanprovenien-za della scuola e il ruolo dei genitori nel percorso formativo dei ragazzi;

• il ruolo degli insegnanti nel proprio percorso scolastico (e di altre figure educative);

• la sfera delle amicizie e del tempo libero, e l’impatto che questi hanno sulla percezione della scuola e sulla riuscita del percorso scolastico;

• le criticità del sistema scolastico ed eventuali proposte di migliora-mento;

2. i focus group hanno invece approfondito;

• le motivazioni dell’abbandono scolastico;

• il ruolo della famiglia;

• il ruolo degli insegnanti e della scuola;

• il ruolo del gruppo dei pari;

• il tipo di istituzioni coinvolte, o che dovrebbero esserlo, nella lotta all’ESL a livello territoriale;

• le criticità territoriali per combattere l’ESL;

• proposte per migliorare il rapporto dei giovani con la scuola e sug-gerimenti per combattere l’ESL.

L’insieme delle domande e degli stimoli, modulati tenendo conto del-le indicazioni date daldel-le Raccomandazioni della Commissione Europea e da altre esperienze precedenti rinvenibili in letteratura riguardo ai nodi critici e alle dimensioni da affrontare, ha quindi portato ad indagare e approfondire le dimensioni che abbiamo riportato nel primo paragrafo.

Contemporaneamente si è iniziato ad individuare dei testimoni privile-giati che potessero essere testimoni delle storie di vita, ai quali sottoporre le interviste e che potessero partecipare ai focus group.

Proprio per avere un quadro il più completo possibile è stato deciso di interpellare attori che potessero leggere il fenomeno da punti di vista to inoltre stilato un protocollo operativo tra Comune e gli Istituti Comprensivi del

diversi e dare quindi una visione completa dello stesso: giovani sia ancora inseriti nel sistema scolastico che fuoriusciti, e stakeholders provenienti dal mondo della scuola, delle istituzioni e del terzo e quarto settore. In ognuno dei due territori, quello del Cuneese e quello del Veronese, gli enti partner di progetto hanno individuato, attraverso i network in cui già erano inse-riti, una serie rappresentativa di enti e scuole dei territori, all’interno dei quali sono stati individuati dei referenti che hanno aiutato a organizzare i focus group e a individuare sia dei giovani sia degli stakeholders, esperti del problema o a contatto con i giovani e la realtà giovanile, che potesse-ro ragionare sul tema, indicare i punti critici e suggerire ppotesse-roposte anche operative.

Gli stakeholders individuati avevano diversi ruoli e background:

1. dirigenti scolastici e docenti di istituti secondari di primo e secondo grado e di enti professionali e professionalizzanti;

2. educatori;

3. genitori, membri di associazioni di genitori;

4. membri di istituzioni territoriali (dipendenti/dirigenti comunali e re-gionali);

5. membri di cooperative sociali e di associazioni del territorio (sportive, di volontariato, etc.).

Precise indicazioni sono state date, alle scuole e alle agenzie educative in rete con i partner di progetto, rispetto alla tipologia dei giovani, da con-tattare per le interviste, le storie di vita e i focus group, che, tenendo conto di un equilibrio di genere, background socio-economico e nazionalità, e con un’età compresa tra i 14 e i 29 anni, dovevano rientrare nei seguenti tipi:

1. giovani rientrati nel percorso istruzione o formazione dopo una boccia-tura ad elevato rischio di abbandono;

2. giovani rientrati in un percorso di istruzione/formazione dopo un pe-riodo di sospensione – situazioni di recupero con successo –;

3. giovani iscritti a percorsi di istruzione e formazione;

4. giovani che hanno abbandonato la scuola precocemente e non stanno studiando né lavorando;

5. giovani occupati che non hanno completato la scuola secondaria o un percorso di formazione, quindi senza titolo di studio superiore.

territorio per la prevenzione del disagio sociale e il contrasto all’ESL.

Complessivamente nei due territori sono state raccolte 8 storie di vita, sono state somministrate 17 interviste (9 nel cuneese e 8 nel veronese) e or-ganizzati 21 focus group (13 nel cuneese e 8 nel veronese), tutte registrate e trascritte integralmente o grigliate, coinvolgendo un totale di 185 persone.

I dati raccolti, ed analizzati, sono stati utilizzati come base per ragiona-re sugli interventi da metteragiona-re in atto all’interno dell’I.O. n. 2.

10.3.2 I principali risultati

L’analisi delle interviste, delle storie di vita e dei focus group ha permesso di individuare (alcune del)le cause del fenomeno dell’ESL, nei due territori indagati, e di raccogliere suggerimenti per il suo superamento.

È possibile racchiudere le cause in quattro macro aree, che ricalcano in maniera quasi del tutto fedele le dimensioni riportate nel paragrafo 1 di questo saggio, e che possono essere lette come aree di intervento. Lo schema che segue mostra le macro aree e le risposte di causa/indicatori del rischio di ESL rilevate nei territori cuneese e veronese.

Cause di ESL per macro aree di indagine/intervento

Area delle cause individuali

1. Atteggiamento ed attitudine di poca motivazione nei confronti della scuola, dovuti a scelte errate del percorso scolastico o incapacità di affrontare la competizione scolastica che si esprimono attraverso:

• percorsi scolastici con ripetenze; basso livello di autostima, convin-zione di non avere capacità e competenze, che portano a numero elevato di assenze, scarso interesse verso materie teoriche;

• problemi legati alla salute o al disagio psico-fisico: difficoltà di con-centrazione, difficoltà a relazionarsi, dipendenze vecchie (droga, so-cial/tecnologia);

• scarsa conoscenza linguistica, per i giovani di origine straniera;

2. atteggiamenti e comportamenti di opposizione nei confronti degli adul-ti significaadul-tivi (genitori, insegnanadul-ti, educatori), dovuadul-ti a visioni e pro-spettive per il futuro divergenti: la scuola non è più vista come “ascen-sore sociale”;

3. desiderio di indipendenza;

4. necessità di sostentamento (per situazioni di povertà).

Area delle cause familiari

1. carenza di risorse socio-economiche delle famiglie di origine, poiché genitori hanno bassa scolarizzazione e lavori non di alta specializzazio-ne o poco pagati, o sono disoccupati (situaziospecializzazio-ne più impattante sugli studenti di origine straniera): i giovani abbandonano per cercare lavoro e dare supporto economico ai genitori;

2. stili genitoriali/relazioni intergenerazionali:

• carenza di risorse affettive/di cura: assenza dei genitori nella vita dei figli, difficoltà a intessere relazioni di dialogo familiare;

• presenza di genitori “iper-competitivi”, troppo presenti e che spin-gono i giovani in un perenne stato di ansia da prestazione;

• genitori “chioccia” o “autoritari”, che si sostituiscono ai figli nelle scelte;

• genitori “morbidi”, anche se interessati, non in grado di supportare i figli nelle loro paure scolastiche;

3. situazioni conflittuali e di crisi familiare, come separazioni o divorzi;

4. relazione con la scuola:

• poco interesse verso la scuola e verso la questione istruzione/educazione, vista come non necessaria, una “zavorra”, uno “spreco di tempo”;

• scarsa capacità di relazionarsi con gli attori della scuola;

5. presenza di altri parenti ESL che hanno trovato lavori soddisfacenti e remunerativi: effetto “esempio”.

Area delle cause scolastiche 1. questioni di carattere didattico-pedagogico:

• utilizzo di una didattica non al passo coi tempi e poco attenta alle esigenze degli studenti - troppa teoria, lezioni solo frontali, conte-nuti non aggiornati e attualizzati, troppo distacco con le esigenze del mercato del lavoro attuale, carico di studio eccessivo -;

• mancanza di aggiornamento dei curricola e degli insegnanti (a volte resistenti al cambiamento);

2. questioni di carattere organizzativo della scuola:

• classi con numero troppo elevato;

• turn-over degli insegnanti;

• maggior interesse sui risultati che sulla qualità della formazione;

3. carenza di fiducia negli insegnanti dovuta a:

• difficoltà dell’insegnante a riconoscere e gestire lo studente, le sue difficoltà e i suoi talenti/vocazioni;

• difficoltà di relazione studente/insegnante;

4. difficoltà di relazioni tra pari, fino a questione del bullismo;

5. mancanza di un professionista che sostenga l’orientamento scolastico;

6. carenza di posti nella formazione professionale regionale.

Area delle cause comunitarie e territoriali/locali 1. mercato del lavoro nazionale e situazione economica (crisi);

2. mercato del lavoro locale:

• alto tasso di disoccupazione: si abbandona perché scoraggiati;

• basso tasso di disoccupazione: “dispersione paradossale”, non si sente la necessità di continuare gli studi, sapendo che si trova co-munque lavoro;

3. “spauracchio della sovra qualificazione”: luogo comune che chi ha mol-ti mol-titoli famol-tica a trovare lavoro;

4. carenza o mancanza di politiche educative/formative e di welfare;

5. carenza di finanziamenti pubblici per:

• supporto alle famiglie in difficoltà economiche;

• centri di orientamento e formazione per i giovani e figure di sup-porto specializzate;

6. mancanza di politiche, azioni e network territoriali specifici per la lotta all’ESL.

All’interno dell’area delle cause individuali ritroviamo, quindi, fattori che rimandano alla poca motivazione, ad un basso livello di autostima, a situazioni di opposizione da parte dei giovani verso gli adulti significativi e il sistema scolastico, spesso collegata a una difficile accettazione dell’au-torità scolastica. Questi fattori possono derivare sia da scelte errate del percorso scolastico, , come sottolineato nell’area veronese, sia dalla fatica dei ragazzi ad affrontare le difficoltà della competizione scolastica, come riportato invece nell’area cuneese, che porta quindi i giovani a scoraggiarsi o a porsi in atteggiamenti di sfida con l’istituzione scuola. A queste cause si aggiungono l’incapacità di questi ragazzi e, spesso, delle loro famiglie, nel vedere nella scuola un “ascensore sociale”, un momento di riscatto e di avanzamento nella scala sociale, oltre che un sentimento o una reale necessità di indipendenza economica.

L’area delle cause familiari rimanda invece alla questione del basso capitale socio-economico e culturale, in particolare a situazioni di carenze e ristrettezze economiche. Ma rimanda anche alla relazione tra genitori e figli e tra genitori e scuola. Stili genitoriali troppo assillanti, con genitori troppo presenti possono essere di ostacolo alla riuscita scolastica, come anche una relazione intergenerazionale “fredda”, con assenza di dialogo, come sottolineato in area veronese. Allo stesso modo lo scarso interesse da parte delle famiglie nei confronti della scuola, e una cattiva gestione della relazione con gli insegnanti, come sottolineato nel territorio cuneese, possono essere una causa di ESL.

Altrettanto importanti sono le cause, che portano all’ESL, da “addebi-tare” al sistema scolastico. I fattori individuati rimandano a una didattica non al passo coi tempi, derivante anche da ostracismo verso l’innovazione da parte di alcuni docenti, come rilevato in territorio cuneese. Sono inoltre legati a difficoltà nel creare una relazione tra insegnante e studente e, già citata, tra insegnante e genitore, dovuta spesso a una sfiducia nei docenti.

Come anche alla stessa relazione tra pari, che può sfociare in situazioni di bullismo. Un’ulteriore causa di ESL, rilevata soprattutto nel cuneese, è la carenza di posti all’interno del sistema di Formazione Professionale Re-gionale, che potrebbe invece avere un ruolo rilevante nel riassorbire nel circuito scolastico i giovani che hanno abbandonato i percorsi tradizionali.

Infine le cause riscontrabili in un contesto comunitario e territoriale o locale richiamano il già citato concetto della “dispersione paradossale”

(Zurla 2004), che si verifica in zone dove esiste un alto tasso di occupazione, e che è stato riportato come causa dagli stakeholders nell’area del cuneese, e, dalla parte opposta, la presenza nei territori di alti tassi di disoccupazio-ne, a tratti collegato anche allo “spauracchio della sovra-qualificazione”. A queste cause di ESL si aggiungono anche la carenza di policy e di finan-ziamenti adeguati, ed anche la mancanza di un networking in grado di far fronte in misura olistica al fenomeno.

Sulla base delle criticità e cause individuate, giovani e stakeholders sono stati invitati a dare suggerimenti e proporre selle soluzioni che po-tessero essere utili per costruire percorsi di intervento e strategie di policy contro l’ESL a livello soprattutto territoriale. Tali proposte sono state rias-sunte nello schema seguente, proponendo, per coerenza, la suddivisione per le dimensioni già citate.

Suggerimenti e soluzioni per il superamento dell’ESL suddivise per dimensioni di intervento

Dimensione individuale

1. attività di sostegno alle difficoltà psicologico/relazionali;

2. coinvolgimento in attività extra-scolastiche che promuovano consape-volezza e fiducia.

Dimensione familiare 1. aumento sostegni finanziari alle famiglie;

2. sostegni educativi/psicologici per la riscoperta del valore dell’istruzio-ne e della scuola come opportunità.

Dimensione scolastica

1. “ammodernamento” didattico-pedagogica, attraverso:

• inserimento nei curricola di argomenti e contenuti più appealing e aumento di metodi innovativi di insegnamento e di ICT;

• aumento di attività pratiche e workshop, soprattutto nei percor-si profespercor-sionali e profespercor-sionalizzanti; azioni rivolte agli insegnanti, attraverso:

• sostegno al benessere dell’insegnante;

• dotazione di strumenti formativi-informativi che li mettano in con-dizione di essere “sentinelle” delle avvisaglie di drop-out;

• lavoro in gruppo sul tema ESL;

2. maggiore e migliore organizzazione di tirocini/state e dell’alternanza scuola-lavoro;

3. migliore raccordo tra i gradi scolastici per il supporto della scelta dei giovani;

4. miglioramento del sistema scolastico delle “seconde opportunità”, faci-litando i percorsi di rientro dopo abbandono;

5. maggior coinvolgimento delle famiglie e maggior dialogo famiglie/scuola.

Dimensione comunitaria

1. creazione di network che lavorino in cooperazione sul problema ESL, apportando le proprie conoscenze e competenze:

• di scuole e agenzie formative;

• di attori istituzionali, del terzo e quarto settore a contatto con la popolazione giovanile;

2. istituzione di una figura di “case manager”, col ruolo di supporto e guida per gli studenti “fuori dai binari”, e di raccordo tra i molteplici servizi territoriali che possono fare una presa in carico del giovane in difficoltà;

3. mappatura dei progetti già presenti a livello territoriale, e non, e pro-mozione di buone pratiche;

4. aumento di risorse finanziarie che permettano continuità ad azioni di contrasto all’ESL (ora interventi spot).

Le proposte relative alla dimensione individuale e familiare hanno ri-guardato soprattutto sostegni di tipo psicologico-educativo con il suggeri-mento di coinvolgisuggeri-mento dei giovani in percorsi di autostima e riscoperta dei propri talenti e peculiarità e sostegni di tipo economico. Più corposi e dettagliati sono stati invece i suggerimenti e le proposte di soluzioni per il superamento dell’ESL relativamente alla dimensione scolastica e a quella comunitaria.

I suggerimenti relativi alla dimensione scolastica hanno portato pro-poste indirizzate sia all’ambito didattico sia ai docenti come destinatari di azioni specifiche. Per quanto riguarda i suggerimenti dell’ambito didattico-pedagogico, sono state fatte proposte in direzione di una “attualizzazione”

dei programmi e della didattica, con la presenza di contenuti più appealing per i giovani e di attività laboratoriali, di workshop che potessero creare un collegamento più diretto tra i ragazzi e il mondo del lavoro. Le propo-ste per gli insegnanti andavano invece sia nella direzione di una maggiore attenzione al benessere del docente, sia anche nel dare loro la possibilità di acquisire strumenti atti a poter comprendere le avvisaglie di “drop out”, quindi essere “sentinelle” del fenomeno ESL. Altre proposte sono state in-vece rivolte alla creazione o rimodulazione in una direzione più concreta della relazione tra scuola e mondo del lavoro – ripensare i tirocini, l’alter-nanza scuola-lavoro –, tra scuola e percorsi delle “seconde opportunità”, come appunto la necessità che la scuola si interfacci e si confronti, strin-gendo cooperazione, con la FP Regionale, e all’importanza di creare un coinvolgimento più fattivo delle famiglie.

Per quanto riguarda invece i suggerimenti e le proposte relative alla dimensione comunitaria, i rispondenti hanno posto particolare attenzione sulla necessità di aumentare le risorse economiche e di creare dei network, in cui coinvolgere il maggior numero di attori istituzionali e del terzo e

Per quanto riguarda invece i suggerimenti e le proposte relative alla dimensione comunitaria, i rispondenti hanno posto particolare attenzione sulla necessità di aumentare le risorse economiche e di creare dei network, in cui coinvolgere il maggior numero di attori istituzionali e del terzo e

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