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Barbara Saracino

3.3 La scuola secondaria

Il numero di studenti che si trovano in ciascuno dei due livelli di istruzione secondaria – inferiore e superiore – e nell’istruzione post-secondaria non terziaria varia ovviamente tra gli Stati membri dell’Unione Europea, a cau-sa della struttura demografica della popolazione ma anche delle politiche specifiche di ciascun paese relative alla durata dell’istruzione obbligatoria e alla disponibilità di ulteriore formazione al di fuori del sistema scolasti-co, dopo l’istruzione obbligatoria e/o alla fine dell’istruzione secondaria.

In particolare, l’istruzione secondaria non terziaria, che prepara gli studen-ti all’ingresso nel mercato del lavoro e all’istruzione terziaria, non esiste in alcuni Stati (Croazia, Danimarca, Paesi Bassi, Regno Unito e Slovenia) ed

è relativamente poco comune in molti altri, tra cui l’Italia.

In Europa solitamente si accede all’istruzione secondaria inferiore tra i 10 e i 13 anni. Nel 2016 nell’Unione Europea a 28 ci sono 20,5 milioni di alunni nell’istruzione secondaria inferiore e solo il 19% di questi frequen-ta una scuola privafrequen-ta. La percentuale di alunni che frequenfrequen-ta una scuola privata varia però sensibilmente tra gli Stati: è vicina al 60% in Belgio e Regno Unito; è sotto il 5% in Bulgaria, Estonia, Finlandia, Grecia, Ita-lia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi e Repubblica Ceca; è inferiore all’1% in Croazia, Irlanda, Romania e Slovenia.

Gli adolescenti dell’Unione Europea accedono solitamente tra i 14 e i 16 anni all’istruzione secondaria superiore. Nel 2016 si contano 22 milioni di studenti in questo livello di istruzione, e tra questi il 29,5% frequenta una scuola privata. Più alta rispetto alla percentuale di chi frequenta una scuola secondaria inferiore privata, anche in questo caso la percentuale di alunni che frequenta una scuola secondaria superiore privata varia sensibilmente tra gli Stati membri: è ancora vicina al 60% in Belgio ma arriva a superare l’80% nel Regno Unito; non è in nessun paese inferiore all’1%; è sotto il 5% in Croazia, Bulgaria, Estonia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Romania e Danimarca, ma non in Finlandia, Italia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Slovenia.

Interessante per la scuola secondaria superiore è distinguere anche tra programmi generalisti e professionalizzanti (general o vocational program-me). Nell’Unione Europea a 28 la distribuzione degli studenti sui due tipi di programma è sostanzialmente equilibrata, ma anche su questo dato ci sono differenze significative tra i paesi. In quattordici Stati membri la per-centuale di alunni di scuola secondaria superiore che segue programmi generalisti è superiore alla metà; mentre negli altri quattordici paesi, tra cui l’Italia, è maggioritaria la quota di alunni che segue programmi profes-sionalizzanti. La percentuale di chi segue programmi generalisti durante la scuola secondaria superiore è vicina al 30% in Croazia, Finlandia, Slove-nia, Repubblica Ceca e Slovacca; supera il 70% a Cipro e Malta, in Grecia, Lituania e Ungheria; arriva al 100% in Irlanda.

Come suggerisce il nome, l’istruzione post-secondaria non terziaria ini-zia dopo il completamento dell’istruzione secondaria superiore. Nel 2016 nell’Unione Europea a 28 si contano solo 1,6 milioni di studenti in questo li-vello di istruzione; tra questi, il 39% frequenta una scuola privata e il 91,5%

segue un programma professionalizzante. Tra i ventitré Stati membri che hanno un livello di istruzione post-secondaria non terziaria, il paese che ha il maggior numero di alunni è la Germania con 737 mila unità; men-tre l’Italia si colloca al diciannovesimo posto: nel 2016 risulta infatti avere meno di 2 mila alunni in questo livello di istruzione, tutti frequentanti un corso privato con un programma di tipo professionalizzante.

Nel 2016 nei 28 paesi dell’Unione Europea lavorano 1,83 milioni di in-segnati nelle scuole secondarie inferiori e 1,78 milioni di inin-segnati nelle scuole secondarie superiori. Se tra gli alunni c’è un sostanziale equilibrio di genere, tra gli insegnati invece c’è un forte squilibrio, anche se non co-sì accentuato come nei livelli dell’istruzione pre-primaria e primaria. Nel 2016 nell’ambito dell’istruzione secondaria inferiore gli insegnanti uomini rappresentano il 32% del totale e la quota di insegnati donne è superiore al 75% in dieci paesi, tra cui l’Italia; mentre nell’ambito dell’istruzione secon-daria superiore gli insegnati uomini rappresentano il 39% del totale, cioè sette punti percentuali in più. A registrare la maggior presenza maschile nella scuola secondaria superiore sono (in ordine decrescente): Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Grecia, Germania, Lussemburgo, Spagna, Austria, Fran-cia, Finlandia e Malta; mentre anche in questo caso l’Italia si colloca sotto la media europea con una percentuale di insegnati donne pari al 63,5%.

Nel 2016, nell’Unione Europea a 28, in media ogni insegnante ha circa 12 alunni sia nella scuola secondaria inferiore sia in quella superiore. In particolare, nella scuola secondaria inferiore hanno un rapporto inferiore a 8 alunni per insegnante Grecia, Malta, Lettonia, Lituania e Slovenia; mentre nella scuola secondaria superiore ad avere questo rapporto è solo la Litua-nia. In sedici Stati membri il rapporto alunni-insegnate è superiore nella scuola secondaria di secondo livello rispetto a quella di primo livello. Nella scuola secondaria di secondo livello hanno un rapporto sopra i 14 alunni per insegnante Estonia, Finlandia, Slovenia, Paesi Bassi e Regno Unito.

L’Italia è sotto la media europea in entrambi i casi: registra un numero di alunni per insegnate pari a 11 nella scuola secondaria inferiore e pa-ri a 10 nella scuola secondapa-ria supepa-riore, collocandosi pa-rispettivamente al sedicesimo e al dodicesimo posto in Europa.

Se nel 2016 l’Europa conta 20,5 milioni di alunni nella scuola secondaria inferiore e 22 milioni nella scuola secondaria superiore, qual è la spesa pubblica per questi due livelli di istruzione?

Nei 28 paesi europei la quota di risorse finanziarie pubbliche destina-te per l’istruzione secondaria di primo livello è pari all’1% del PIL: pardestina-te dallo 0,6% in Estonia e Irlanda, arriva all’1,2% in Austria, Cipro, Danimar-ca, Francia, Germania e Paesi Bassi; è sotto la media europea in ben 17 paesi, tra cui l’Italia che si ferma allo 0,7%. La spesa pubblica per l’istru-zione secondaria superiore è pari invece all’1,1%: va da un minimo dello 0,5% registrato in Lituania a picchi sopra l’1,5% del PIL registrati in Belgio, Danimarca e Finlandia; è uguale alla media europea solamente in Italia e Ungheria.

3.4 L’università

L’istruzione terziaria – fornita da università e istituti di alta formazione – è il livello di istruzione successivo all’istruzione secondaria. Ormai indiscus-sa è l’idea che oggi giochi un ruolo essenziale nella società, promuovendo l’innovazione, aumentando lo sviluppo economico e la crescita, e miglio-rando più in generale il benessere dei cittadini. In costante crescita è la domanda di persone altamente qualificate, ma molte lacune sono anco-ra presenti nelle competenze dei cittadini degli Stati membri dell’Unione Europea.

Secondo la classificazione internazionale standard l’istruzione terziaria comprende quattro livelli: l’istruzione terziaria di ciclo breve, il diploma accademico di primo livello (la laurea triennale), il diploma accademico di secondo livello (la laurea magistrale) e il dottorato. Questi ultimi tre livelli sono presenti in tutti gli Stati membri, mentre l’istruzione terziaria di ciclo breve, che è tipicamente votata alla preparazione degli studenti al mercato del lavoro, non fa parte del sistema di istruzione in Bulgaria, Estonia, Finlandia, Grecia, Lituania e Romania, ed è abbastanza rara in molti altri.

Nell’Unione Europea a 28 nel 2016 complessivamente ci sono quasi 20 milioni di studenti nell’istruzione terziaria; tra questi il 7% segue corsi di ciclo breve, il 61% studia per una laurea triennale, il 28% per una laurea magistrale e il 4% per un dottorato. La Germania – lo Stato membro del-l’UE più popoloso – conta 3 milioni di studenti: il numero più alto, ed equivalente al 15,5% del totale. Oltre alla Germania, sono la Francia (13%

del totale), il Regno Unito (12%), la Spagna (10%), l’Italia (9%) e la Polonia (8%) ad avere le popolazioni studentesche più grandi.

Ma, in particolare, quali sono le quote di partecipazione per livelli di istruzione terziaria? I corsi di ciclo breve sono più comuni in Francia, Spa-gna, Lettonia, Austria e Malta. Insieme, gli studenti che frequentano questo livello di istruzione nei cinque paesi compongono il 67,5% del totale.

Per tutti gli Stati membri Il numero più alto di studenti si ritrova nel secondo livello di istruzione terziaria. Solo in Austria, Francia e Lussem-burgo la quota di studenti che studia per una laurea triennale è inferiore al 50%. In Irlanda, Lituania, Grecia e Paesi Bassi oltre i tre quarti degli studenti sono impegnati in questo livello di istruzione.

Meno di un quinto di tutti gli studenti impegnati nell’istruzione ter-ziaria studia per una laurea magistrale in Belgio, Grecia, Irlanda, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna. Al contrario, più di un terzo degli studenti universitari è impegnato per il conseguimento di una laurea magistrale in Croazia, Cipro, Francia, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Repubblica Ceca e Slovacca.

Nel 2016 la percentuale più alta di dottorandi di ricerca è in Lussembur-go (9%), mentre è inferiore al 3% in Croazia, Italia, Malta, Lituania, Paesi Bassi e Ungheria.

Nei 28 paesi europei le donne rappresentano il 54% di tutti gli studen-ti all’università. La percentuale di donne è leggermente più alta al livello della laurea triennale (57%) mentre è leggermente più bassa al livello della laurea triennale (53%) e dei corsi di ciclo breve (52%). Gli uomini invece sono in maggioranza tra gli studenti di dottorato. L’Italia è sopra la media europea per tre dei quattro livelli di istruzione considerati. Nel 2016 in Ita-lia le studentesse all’università sono il 56%, raggiungono quasi il 60% tra gli studenti che frequentano una laurea magistrale e sono in maggioranza anche tra i dottorandi. Solo nei corsi di ciclo breve la presenza femminile è risicata: tra i circa 8.000 studenti italiani che risultano frequentarli solo il 26% è donna.

Nel 2016 in Europa, la percentuale di studenti in scienze sociali, giorna-lismo, economia o legge è pari al 32% e le donne rappresentano il 58% del totale. Il secondo settore di istruzione più comune è quello dell’ingegne-ria, dell’industria e delle costruzioni: in questo caso gli studenti impegnati sono il 16% e quasi i tre quarti sono uomini. Il terzo campo di studi che assorbe una quota rilevante di studenti è quello della salute e del welfare, con una percentuale di studenti pari al 13% e una presenza delle donne che supera il 70%. Tra i rimanenti campi di studio la quota più alta di studenti donne è nell’ambito della pedagogia e dell’educazione (78%) e in quello delle scienze umane e artistiche (64,5%), mentre nell’ambito delle scien-ze naturali, della matematica, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione la percentuale di uomini è superiore di dieci punti percen-tuali a quella delle donne. In Italia le differenze tra studenti e studentesse appena riscontrate appaiono più marcate: se è vero che rispetto al dato complessivo europeo la quota di donne è superiore a quella maschile in quasi tutti i campi di studio, in quello della pedagogia e dell’educazione le studentesse superano il 90%, mentre nelle discipline legate alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione arrivano appena al 13%.

Nel 2016 nei 28 paesi dell’Unione Europea insegano nell’istruzione ter-ziaria quasi 1,5 milioni di persone, di cui solo una piccola minoranza – circa 100mila – in corsi di ciclo breve. Più di un quarto del personale do-cente europeo lavora in Germania, mentre poco più di un decimo sono in Spagna e nel Regno Unito; solo il 6% lavora in Italia.

Se gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie sono in maggioran-za donne, nell’istruzione terziaria la maggior parte del personale docente è costituito da uomini. In Europa nel 2016 la quota di docenti uomini è vicina ai tre quinti, ed è superiore a questa cifra in sei paesi: Grecia,

Lussemburgo, Malta, Italia, Repubblica Ceca e Germania.

Il rapporto tra studenti e personale accademico è in media pari a 15 nell’Eu-ropa a 28. Tra gli Stati membri il numero di studenti per docente supera le 20 unità in Grecia, Belgio e Italia, mentre resta sotto le 10 unità in Lussemburgo e a Malta, ed è relativamente basso anche in Svezia e Danimarca.

La spesa pubblica per l’istruzione terziaria varia da un minimo dello 0,5% del PIL in Lussemburgo a un picco del 2,4% in Danimarca. È in media in Europa dell’1,2%. È sotto la media europea in undici paesi tra cui l’Italia, che spende per i livelli alti di istruzione solo lo 0,7% del proprio prodotto interno loro.

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