L'aumento del numero di lavoratori autonomi negli anni '90 è ricollegabile a cause diverse come l'espansione del settore terziario, l'aumento della disoccupazione e la necessità di conciliare i tempi di vita e di lavoro.
Alla crescita del lavoro autonomo non è però seguito un aggiornamento delle protezioni sociali nei loro confronti, per cui questi lavoratori si ritrovano in una situazione di forte vulnerabilità.
Una spinta verso la necessità di protezione di questi lavoratori arriva anche a livello Europeo, come possiamo vedere dall'art. 25 della Risoluzione del Parlamento Europeo del 14 gennaio 2014, secondo il quale l'espansione del lavoro autonomo “dovrebbe essere accompagnata da adeguate misure di protezione sociale dei lavoratori autonomi, secondo quanto previsto dalla legislazione nazionale degli stati membri”. A livello nazionale, è stato emanato lo Statuto del lavoro autonomo, L. n. 81 del 22 maggio 2017, il quale prevede svariate di misure in favore dei lavoratori autonomi.
Il compito di formulare proposte e indirizzi operativi viene affidato a un organo consultivo nazionale, insediato presso il Ministero del lavoro e 146D'Onghia N., “Lavori in rete e nuove precarietà: come riformare il welfare state?”, in “Il lavoro nelle piattaforme digitali. Nuove opportunità, nuove forme di sfruttamento, nuovi bisogni di tutela”, Rivista giuridica del lavoro e della previdenza sociale, Q2/2017.
delle politiche sociali, dove è possibile il confronto costante anche con le parti sociali. Già nel 2014 la regione Lazio, con la legge regionale n. 7 del 14 luglio, aveva istituito la Consulta sul lavoro autonomo della Regione Lazio, che funge come luogo di consultazione delle politiche regionali in materia di lavoro autonomo147.
Un primo gruppo di Paesi, quali l’Estonia, l’Ungheria e il Portogallo, ha previsto misure di incentivazione fiscale o contributiva con lo scopo di ridurre il vantaggio competitivo rappresentato dal ricorso al lavoro autonomo.
Altri Paesi hanno cercato di riportare una parte dei falsi lavoratori autonomi nella categoria del lavoro dipendente. Si può citare il caso belga in cui il legislatore ha cercato di ridefinire il vincolo di subordinazione per meglio segnare i confini tra lavoro subordinato e lavoro autonomo.
Nessuno Stato membro ha fatto un passo avanti per intraprendere una terza via, quella che consisterebbe nell’estensione della qualificazione di lavoratori dipendenti ai lavoratori “uberizzati”, integrando il criterio della subordinazione con quello della dipendenza economica.
Ad oggi la rifondazione del diritto sociale, resa necessaria dal capitalismo delle piattaforme, può prendere strade diverse. Le diverse normative europee possono adottare diversi modelli. Uno può essere l'elaborazione di un diritto dei lavoratori economicamente dipendenti o addirittura un diritto dei lavoratori delle piattaforme, strada seguita dalla Spagna a partire dal 2007. Rientra nella categoria dei lavoratori autonomi economicamente dipendenti colui che esercita la propria attività in modo prevalente in favore di una persona, ricevendo da essa almeno il 75% dei ricavi della 147 Zucaro R., “Lavoro autonomo. Un modello di rappresentanza per un
propria attività professionale148. Il problema è che numerosi lavoratori uberizzati svolgono prestazioni per diverse piattaforme e non sono economicamente dipendenti rispetto a nessuna di esse.
Quindi, questo criterio non è in grado di rispondere alla realtà del capitalismo delle piattaforme.
Nella realtà inglese, il Rapporto di Matthew Taylor suggerisce di creare un nuovo status intermedio denominato “contractant dependent”, per i conducenti di Uber o per i fattorini di Deliveroo149.
Questa soluzione è anche quella esplorata dal diritto francese, con la L. n.1088 dell’8 agosto 2016 che ha riconosciuto una responsabilità sociale delle piattaforme. Questa responsabilità consiste nel vincolo per la piattaforma di rispettare i diritti sociali fondamentali e in una partecipazione volontaria ai rischi a cui sono esposti i lavoratori delle piattaforme.
Questa legge rappresenta un escamotage che pretende di dare una risposta alla precarietà dei lavoratori economicamente dipendenti, mentre finisce soprattutto per offrire al capitalismo delle piattaforme un’immunità contro le azioni volte ad una riqualificazione.
Andare oltre le differenze di status tra lavoratori e consentire a questi lavoratori di essere in grado di esprimere e di difendere collettivamente i 148In base all’art. 11, par. 1, dello Statuto dei lavoratori, i lavoratori autonomi economicamente dipendenti «esercitano un’attività economica o professionale a fini di lucro, in modo abituale, personale, diretto e, in modo preponderante, a vantaggio di una persona fisica o morale denominata cliente, da cui essi dipendono economicamente nella misura in cui ricevono almeno il 75% dei ricavi della loro attività professionale»
149Dirringer J., “Progetti e sviluppi normativi per la tutela del lavoro nelle
piattaforme digitali in alcuni Paesi europei e nell’Unione Europea”, in “Il lavoro nelle piattaforme digitali. Nuove opportunità, nuove forme di sfruttamento, nuovi bisogni di tutela”, Rivista giuridica del lavoro e della
propri interessi professionali è fondamentale, se li vogliamo sottrarre dalla situazione di dipendenza economica nella quale si trovano.
In realtà, appellarsi alla responsabilità sociale delle imprese come fa il diritto francese o rinviare alla contrattazione collettiva come fa il diritto spagnolo è una rinuncia all’universalismo e al principio di parità.
Tutte le riforme avviate in Europa sono atte ad aumentare il livello di protezione e migliorare le condizioni lavorative.
La Francia nel 2015 ha creato un conto personale di attività (CPA) per i lavoratori, indipendentemente dal loro status. Comprende un conto personale di formazione e un conto per svolgere attività di formazione, per esercitare un lavoro a tempo parziale o per andare anticipatamente in pensione. Il problema qui è che non si riesce ad individuare tra i lavoratori autonomi, quelli che sono economicamente dipendenti. Questi, poi, essendo titolari di questo conto si accollano anche il ruolo di contabili e responsabili della propria protezione sociale facendo venir meno il ruolo delle solidarietà collettive150.