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Psicodinamica della scrittura

come tecnologia

7. LA SCRITTURA: ‘VEDER’ I SUON

7.2. Psicodinamica della scrittura

Il passaggio dall'oralità alla scrittura è anzitutto un passaggio dal dominio dell'udito a quello della vista, che ha implicato una ‘rivoluzione’ nella fisiologia del ‘vedere’. Con la scrittura, infatti, il mondo di cui facciamo esperienza si rende visibile nel testo come ciò che sta di fronte a noi. Se il suono ci permette di cogliere l'interiorità delle cose e del mondo -solo l'udito infatti, scrive Ong “può prendere atto dell'interno di un oggetto senza penetrarlo”204- la vista pone l'osservatore al di fuori di ciò che vede, a distanza. L’alfabeto fonetico viene a creare una frattura tra l’occhio e l’orecchio, tra il significato semantico e il codice visivo e rende i valori visivi prioritari nell’organizzazione del pensiero e dell’azione. Si passa dalla predominanza del senso dell’udito a quella della vista205.

Ma ridurre la conoscenza alla visione significa non tener conto della comprensione come elemento costitutivo della conoscenza umana. La vista è un limite per l’intelligenza per un motivo che si può facilmente intuire, la nostra visione ci mostra in modo ottimale solo delle superfici. Il suono invece da una percezione di ciò che è interiore come tale senza necessità di aprirlo e trasformarlo in una superficie: “Dal momento che la vista ben si accorda alle superfici, quando la conoscenza è paragonata alla vista essa viene quasi esclusivamente limitata alla spiegazione o esplicazione”206.

L’introduzione della scrittura nella società antica non fu accettata da un unanime plauso. La prima rilevante conseguenza della diffusione della scrittura, è una perdita del valore della funzione interna della memoria, Nelle società orali, ai poeti, ‘specialisti della memoria’, veniva assegnato il ruolo di custodi di una determinata tradizione culturale e del suo relativo codice morale. Platone, nel Fedro, racconta il mito di Theuth inventore, tra l’altro, delle lettere dell’alfabeto. Quando egli spiega al re che questa invenzione renderà gli Egiziani più sapienti e arricchirà la loro memoria, questo gli obietta che in realtà esso ingenererà oblio nelle anime di chi lo imparerà: “essi cesseranno di esercitarsi la memoria perché fidandosi dello scritto richiameranno le cose alla mente non piú dall’interno di se stessi, ma dal di fuori, attraverso segni estranei: ciò che tu hai trovato non è una ricetta per la memoria ma per richiamare alla mente”207. Nello stesso modo attraverso l’insegnamento alfabetico lo scolaro acquisirà solo un’apparente sapienza perché il loro sapere si fonderà sul possedere molte informazioni che li renderà “imbottiti di opinioni invece che sapienti”.

L’introduzione della scrittura come mezzo per documentare il discorso ha, dunque, delle implicazioni che sono rivoluzionarie in potenza. Il venir meno dell’importanza della memoria permette alla mente, liberatasi da un notevole carico cognitivo, di svincolare l’attività del pensiero dalle forme che erano funzionali al

203 C. Sini, Appello per la filosofia. Filosofia come scrittura della verità, Napoli, Vivarium, sabato 6

febbraio 1993, www.emsf.rai.it/interviste

204 W. Ong , op.cit., p.105.

205 Tuttavia, non bisogna dimenticare che fin dall’età arcaica la lingua greca identifica l’atto del

conoscere con quello della visione.

206 ivi, p. 134-135.

richiamare a memoria ed indirizzarsi, invece, verso altre forme intellettive: si apre così la strada ad un tipo di pensiero più analitico e razionale, astratto e descrittivo, favorito dalla possibilità offerta dalla scrittura di poter tornare agevolmente sui percorsi e sulle premesse che fondano il proprio pensiero ed il proprio discorso. Prima dell’invenzione della scrittura il pensiero umano era trasmesso in ‘tempo reale’, adesso il pensiero viene ancorato a qualcosa di materiale, rendendo possibile rivederlo, reinterpretarlo, rivalutarlo. Inoltre, se la parola parlata muore nell'istante stesso in cui è prodotta e il suo campo d'azione non va oltre la distanza da cui è possibile udire una voce, e se continua a vivere lo fa soltanto nelle menti di quanti l'hanno udita, il simbolo scritto invece si estende indefinitamente nel tempo e nello spazio. Attraverso la scrittura il legame comunicativo non si crea soltanto tra un singolo essere umano vivente e un altro, ma anche tra le generazioni presenti, passate e future, quel che ne risulta è realtà sociale dotata di capacità maggiori: “ La scrittura è in effetti il primo stadio di questo processo di conservazione del passato nel presente: i suoi effetti risultarono pertanto pervasivi”208.

Pur liberando nuovi potenziali della parola, una rappresentazione testuale, visiva, di una parola non è una vera parola, ma, come dice J. Lotman, un “sistema secondario di modellizzazione”. Rispetto al linguaggio verbale la parola scritta è un codice grafico di transcodifica della parola proferita, questa operazione di transcodifica del messaggio configura al testo scritto un suo carattere, che lo rende in qualche misura autonomo, oltre che distinto dal linguaggio verbale, in quanto esso costituisce un prodotto stabile e fisso su supporto materiale per la sua leggibilità. Con l'avvento della scrittura, i testi si separano dal loro contesto vivente originario, dunque il linguaggio scritto, come dice Vygotskij, deve presentare una risoluzione linguistica e semantica piuttosto alte e contenere elementi coesivi, poiché è un linguaggio per un interlocutore assente, di qui la limitazione dell’ ‘implicito’.

La scrittura offre, in cambio della perdita dell'immediatezza della relazione faccia a faccia, uno spazio di comunicazione maggiore, ed è l'occasione per la nascita del sapere concettuale, con la sua aspirazione all'universalità. L'universalità sopportata dal libro, tuttavia, per Levy, è di natura totalizzante: il testo è qualcosa di limitato e in sé conchiuso, per avere un senso deve, almeno in qualche aspetto, pretendere di esaurire in sé tutto il senso, lasciando fuori la pluralità aperta dei contesti che si trova ad attraversare. La separazione del linguaggio da chi lo produce e la sua oggettivazione in un supporto fisico, determinano il distacco dall’esperienza comunicativa concreta situata nel contesto presente209. Il pensiero scritto è più organizzato e astratto, disgregativo, capace di individuare e scomporre i piani cognitivi, e di separare il soggetto dall'oggetto del pensiero. La scrittura e la lettura sono processi individuali, intimi, più lenti, che permettono una maggiore analiticità, precisione e profondità. Lo scrittore si rivolge a un pubblico generico,

208 J. Goody, 1990, op.cit, p. 141.

209 Il distacco dalla situazione concreta della comunicazione interpersonale si accompagna inoltre

all’allontanamento da certe caratteristiche della cultura orale quali il tono agonistico, enfatico e partecipativo degli scambi verbali. Le pratiche della cultura orale infatti, a differenza di quanto avviene con le pratiche della scrittura e della lettura, favoriscono l’estroversione, il coinvolgimento e la partecipazione piuttosto che l’isolamento, l’introversione e il distacco emotivo.

Viene incoraggiata inoltre l’innovazione: una società orale è infatti una società in sé chiusa, tradizionale e conservatrice, nella quale il sapere viene raggiunto, accumulato e tramandato con difficoltà; la scrittura, affrancando la mente dal gravoso compito di conservare tutto il sapere di una società, stimola la scoperta e l’esplorazione di nuove acquisizioni, di nuove speculazioni.

invisibile, assente, distante nel tempo e nello spazio, e di conseguenza egli stesso si converte nel complemento speculare di tale pubblico di lettori deconcretizzati e diviene scrittore generico, universale, quasi astorico. Si fa ad esempio più frequente l’uso di concetti astratti, prima non facilmente separabili da specifiche persone o atti concreti, cosicché l’attenzione si focalizza sull’essere, piuttosto che sull’azione.

La cultura orale si trasmette con la memoria e deve essere organizzata per la memoria; la sua sintassi e il suo lessico dipendono dalle esigenze della memoria: essa ha bisogno di basarsi su immagini concrete e sulla legge della analogia con cui tali immagini si connettono e richiamano. La scrittura, invece, si emancipa dal vissuto concreto ed emozionale, lasciando libere tutte le energie per la costruzione di un

logos astratto. Attraverso queste implicite procedure di de contestualizzazione, che

permettono una riorganizzazione in forma più "logica" del materiale scritto, la scrittura, scrive Goody, incoraggia mutamenti a livello, per esempio, di categorizzazione, classificazioni210.