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Tenendo presenti le considerazioni sopra esposte ed i grossi limiti dei dati disponibili, mi pare comunque opportuno proporre un’immagi- ne che riassuma l’evoluzione del fenomeno studiato.

Nel grafico di seguito vengono trasferiti i dati più significativi dei tre Paesi analizzati in dettaglio (Cile, Spagna ed Italia) rapportando il numero di femminicidi al numero di donne residenti.

50 Il rapporto globale sugli omicidi legati al genere della relatrice speciale dell’ONU

per la violenza contro le donne è già stato citato supra nt. 21.

51 «85. The Special Rapporteur notes limitations in efforts of Government institu-

tions and CSOs to collect disaggregated data and statistics related to violence against women, including femicides. The 2006 ISTAT survey Violence against women inside and outside family is the most recent official source of data and its limitation includes the fact that it does not accurately reflect the actual prevalence of violence against women and does not include data on women with disabilities, women from the Sinti, Roma or other minority communities. 86. Updated disaggregated data and statistics on violence against women is crucial for designing, implementing and monitoring laws, policies and programmes. The sharing of such data among concerned bodies including relevant ministries, law enforcement bodies, the judiciary and CSOs is necessary to assess the impact of such measures». Il report sull’Italia costituisce un Addendum alla Relazione annuale che la Relatrice speciale deve presentare al Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU. Cfr. http://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/HRCouncil/Regu

CAPITOLO I

Grafico 1: Femminicidi in Italia, Spagna e Cile per mln/donne residenti

Fonte: elaborazione personale tabelle 1, 3, 8.

Anche se l’arco temporale abbracciato copre più di un decennio, è inte- ressante notare come soltanto in un’occasione le linee si tocchino: è il caso dell’Italia con il Cile nel 2012, in cui il numero di femminicidi nel Paese sudamericano toccò il proprio minimo assoluto, mentre nella Penisola si era vicini a un picco.

Ad esclusione della discesa iniziale del dato cileno, non si osservano grandi oscillazioni e va tenuto presente che, avendo circa un quarto della popolazione del nostro Paese, la linea corrispondente al Cile è quella più sensibile alle variazioni, anche nel caso di poche unità.

Il numero di donne uccise in contesti di violenza di genere, dunque, non cambia molto da un anno all’altro all’interno di uno stesso Paese e si pre- senta come un dato particolarmente “viscoso” (nel senso, proprio del lin- guaggio della fisica, di poco incline alla deformazione). Tale caratteristica, d’altra parte, si riscontra anche in quasi tutte le analisi statistiche relative alla violenza di genere con esiti non letali.

Tuttavia, la differenza tra un Paese e l’altro è netta e percepibile, anche a voler escludere la parte iniziale dei dati relativi al Cile. Ciò significa che il femminicidio è si un fenomeno ovunque presente, ma nel lungo periodo è tutt’altro che insensibile al contesto sociale, culturale e politico.

In esso non vi è nulla di naturale. Al contrario ci sono senz’altro molte caratteristiche “umane” sulle quali oggi è necessario e doveroso far luce.

CAPITOLO II

LE ORIGINI TEORICHE DEL DIBATTITO

SULLA VIOLENZA ASSASSINA CONTRO LE DONNE

SOMMARIO: 1. Introduzione. 2. Le tappe iniziali dell’emersione del pro-

blema. Gli anni ’70 e ’80. 3. Violenza contro le donne ed hate crimes. 4. Gli anni ’90: il dibattito anglosassone verso una definizione di femicide. 5. Il “ca- so” di Ciudad Juárez come momento di svolta. 6. Il dibattito latinoamericano e il concetto di feminicidio. 7. Il punto di vista italiano. 8. Le sotto-categorie del femminicidio.

1. Introduzione

Se è vero, come appare all’esito del primo capitolo, che il femmini- cidio non è un problema nuovo, né in Italia né nel resto del mondo, e se è vero che nemmeno la sua dimensione è cambiata in modo significati- vo (malgrado spesso si sostenga senza fondamento il contrario), perché solo da alcuni anni il tema si è imposto al dibattito pubblico?

Rispondere a quest’interrogativo non è importante solo per offrire alcuni cenni, pittoreschi ed esotici, sulla breve storia di questa nuova fattispecie. Un approfondimento è necessario, infatti, anche per scoprire le esigenze politico-criminali che ne hanno stimolato l’origine e pro- mosso la rapida diffusione. Ignorandole o sottovalutandole, il penalista rischia, osservando questa nuova fattispecie, di saggiare la consistenza e la funzionalità dell’istituto solo con gli asettici strumenti della dogma- tica, certo indispensabili per investigare ‘l’anatomia’ della Tatbestand, ma limitati se si guarda al penale in senso globale e se si riporta il dirit- to alla sua essenza di prodotto sociale e di espressione di una cultura in continua trasformazione1.

1 J.L. G

UZMÁN D’ALBORA, Elementi di filosofia giuridico penale, ed. it. a cura di G. FORNASARI, A. MACILLO, Trento, 2015, passim; anche: M. DONINI, Europeismo giu-

CAPITOLO II

Solo la somma di una ricerca politico-criminale e di un’analisi dog- matica possono restituire all’interprete degli elementi idonei a una comparazione funzionale non solo alla conoscenza2, ma anche alla for- mulazione di risposte plausibili rispetto agli interrogativi circa la neces- sità e l’utilità di una eventuale introduzione in Italia di una fattispecie di femminicidio3.

Tutto ciò premesso è bene tenere presente che negli studi sulla vio- lenza di genere la dimensione sociologica e giuridica, oltre a quella del- l’attivismo politico, spesso si intersecano e si sovrappongono. Molte delle Autrici di riferimento, specie nel contesto americano, hanno una formazione accademica e un’esperienza di attivismo sociale che poi sfocia nella militanza politica, sempre a servizio dell’interesse della promozione per le donne di una vita libera dalla violenza4.

2011, passim (in particolare 173-211). Poi, tra i classici, M.E. MAYER, Rechtsnormen

und Kulturnormen, Breslavia, 1903 e ancora di J.L. GUZMÁN DALBORA, Cultura y deli-

to, Bogotá, 2010. Più in generale R. SACCO, Antropologia giuridica, Bologna, 2007. In moltissimi scritti Domenico Pulitanò affronta il tema del rapporto tra dogmatica e poli- tica criminale, che riesce ad accostare con acume e rigore ai temi oggetto di ciascuna pubblicazione. L’ultimo esempio in ordine di tempo sono le pagine iniziali di: D. PULI- TANÒ, Legittima difesa tra retorica e problemi reali, in www.penalecontemporaneo.it, 2017, 1-9; anche: D. PULITANÒ, Etica e politica del diritto penale ad 80 anni dal Codi-

ce Rocco, in Riv. it. dir. proc. pen., 2010, 486-520.

2 In linea con le Tesi di Trento, manifesto culturale sulla scienza della comparazio-

ne giuridica elaborato nel 1987 da un circolo di autorevoli comparatisti (F. Castro, P. Cendon, A. Frignani, A. Gambaro, M. Guadagni, A. Guarnieri, P.G. Monateri, R. Sacco). Disponibile alla pagina: http://www.jus.unitn.it/faculty/guida/tesi.html.

3 Sulle funzioni della comparazione nel diritto penale: A. C

ADOPPI, Introduzione al-

lo studio del diritto penale comparato, II ed., Padova, 2004, 41-58; G. FORNASARI,

Conquiste e sfide della comparazione penalistica, in Studi in onore di Giorgio Mari- nucci, Milano, 2006, I, 265-282; R. PARIZOT, Utilità e metodo del diritto penale compa-

rato, in Dir. pen. XXI secolo, 2, 2017, in stampa.

4 Due soli esempi: Catharine MacKinnon, accademica dell’università del Michigan

e promotrice di numerose riforme legislative negli Stati Uniti in materia di violenza ses- suale, molestie, prostituzione e pornografia, nonché special adviser in materia di gender

crimes della Procura della Corte penale internazionale (2008-2012); cfr. C. MACKIN- NON, Are Women Human? And other international dialogues, Cambridge (MA), 2006. Marcela Lagarde, accademica presso l’Universidad Nacional Áutonoma de México (UNAM) e deputata federale tra il 2003 e il 2006, figura centrale nel processo che ha portato il Messico all’approvazione della Ley General de Acceso de las Mujeres a una

LE ORIGINI TEORICHE DEL DIBATTITO SULLA VIOLENZA ASSASSINA CONTRO LE DONNE

39 Per offrire una presentazione chiara dell’oggetto di studio, tuttavia, la storia sociale del contrasto alla violenza contro le donne e la storia giuridica del susseguirsi dei documenti internazionali che la condanna- no devono essere separate, anche se lette il più possibile in parallelo.

Si tratta di una storia “breve”, che non ha ancora cinquant’anni, ma fortemente condizionata dalla globalizzazione delle idee e del diritto e dalla circolazione dei modelli giuridici5.

Si tratta, in ogni caso, di una storia complessa e di difficile lettura anche per alcuni dei suoi protagonisti. Scrive, infatti, Diana Russell – colei, ricordiamo, che ha coniato il termine femicide – che:

In contrast to the continuing failure of efforts to get U.S. feminists to adopt the term femicide, the concept is now widely used in many Latin American countries. Sometimes referred to as feminicide in these coun- tries, feminists in Mexico, Guatemala, Costa Rica, Bolivia, Chile, El Salvador, Brazil, Uruguay, Peru, Nicaragua, and Honduras have adopt- ed one or other of these terms. Anti-femicide organizations have also been formed, eight of which have so far succeeded in getting their gov- ernments to pass laws against femicide. What accounts for the differ- ences in the responses of U.S. and Latin American feminists to the term femicide – and the activism that it has inspired – is a total mystery to me6.

Vida libre de Violencia. Tra i suoi scritti principali: M. LAGARDE Y DE LOS RÍOS, Los

cautiverios de las mujeres. Madresposas, monjas, putas, presas y locas, IV ed., Ciudad

de México, 2005; ID., Para mis socias de la vida: claves feministas para el poderío y la

autonomía de las mujeres, los liderazgos entrañables y las negociaciones en el amor,

Madrid, 2005; ID., Identidad de género y derechos humanos, in AA.VV. (L. GUZMÁN STEIN, G. PACHECO OREAMUNO dir.), Estudios Básicos de Derechos Humanos IV, San José de Costa Rica, 1996, 85 (http://biblio.juridicas.unam.mx/libros/4/1838/5.pdf).

5 Sulla globalizzazione del diritto si rinvia al già citato R. S

ACCO, op. cit., ma altresì e più specificatamente a: M.R. FERRARESE, Le istituzioni della globalizzazione. Diritto

e diritti nella società transnazionale, Bologna, 2000, I. RUGGIU, Il giudice antropologo.

Costituzione e tecniche di composizione dei conflitti multiculturali, Milano, 2012, 148-

267.

6 D. R

USSELL, “Femicide”. The Power of a Name, 2011 (5 ottobre 2011), www.dia

CAPITOLO II