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Le sotto-categorie del femminicidio

Dato conto del dibattito terminologico sul femminicidio, il discorso risulterebbe incompleto senza riferire della concettualizzazione relativa alle sottocategorie che diverse Autrici hanno individuato vista l’impos-

76 Altri dati sull’origine delle parole femicide, feminicidio e «femminicidio» sono

riportati in: E. CORN, Il reato di “femminicidio”. Note da un’analisi comparata con i

Paesi latino-americani, in S. SCARPONI (a cura di), Diritto e genere, II ed., Padova, 2016, 295-299. Interessanti spunti linguistici in: M. PAOLI, op. cit., passim.

LE ORIGINI TEORICHE DEL DIBATTITO SULLA VIOLENZA ASSASSINA CONTRO LE DONNE

67 sibilità di raccogliere sotto un’unica espressione crimini sovente assai diversi tra loro.

Lungi dall’avere un’importanza solamente teorica, la partizione del concetto generale in tipologie ha, potenzialmente, ricadute pratiche ri- levanti.

Es evidente […] – scrive Rita Segato – que solamente una caracteriza- ción precisa del modus operandi de cada tipo particular de crimen y la elaboración de una tipología lo más precisa posible de las diversas mo- dalidades de asesinatos de mujeres podría llevar a la resolución de los casos, a la identificación de los agresores, y al tan anhelado fin de la impunidad77.

Una caratterizzazione e una partizione del femminicidio ad uso del diritto penale potrebbe avere delle ricadute soltanto (anche se non sa- rebbe poco) sulle circostanze, aggravando o diminuendo la pena.

Tuttavia, ben maggiori possono essere i benefici di una buona con- cettualizzazione di questi eventi, che faciliterebbe il lavoro delle forze dell’ordine nella risoluzione dei casi e nell’individuazione dei respon- sabili e permetterebbe di realizzare campagne di comunicazione e pre- venzione della violenza più consapevoli e mirate a tutto vantaggio dei soggetti più a rischio.

In effetti, se per molti versi è utile raggruppare sotto l’etichetta co- mune di femminicidio condotte diversissime tra loro come lo stupro e la successiva uccisione di una prostituta e una prolungata violenza dome- stica che sfocia dopo diverso tempo nell’uccisione della donna, esaltan- done la comune radice (sub)culturale, per altri versi isolare diverse tipo- logie è una necessità investigativa non solo poliziale, ma a ben vedere anche scientifica.

La tripartizione cui più spesso si fa riferimento, per la sua semplicità e tendenziale onnicomprensività, è quella proposta da Carcedo e Sagot, che suddividono i femminicidi in “intimi”, “non intimi” e “per connes- sione”.

Nel primo gruppo rientrano le uccisioni commesse da uomini con i quali la vittima aveva avuto una relazione intima, familiare, di convi-

77 R. S

CAPITOLO II

venza o affine. Nel secondo quelle perpetrate da uomini con i quali la vittima non aveva alcuna relazione tra quelle citate. Nel terzo rientrano le uccisioni di donne che volontariamente o meno si sono frapposte o si sono trovate tra un uomo e una donna mentre il primo cercava di ucci- dere la seconda78.

Soprattutto la distinzione fra le prime due tipologie va tenuta in par- ticolare considerazione dal penalista perché – come emergerà ampia- mente nel quarto capitolo – indirettamente vi fanno riferimento nume- rose fattispecie penali di femminicidio approvate nei Paesi latinoameri- cani negli ultimi anni.

Dar conto però di tutte le suddivisioni proposte dalle Autrici è diffi- cile e, rispetto ai fini di questo lavoro, anche fuorviante79. Oltre al- l’opera di Carcedo e Sagot, merita comunque un riferimento anche la tripartizione di Monárrez elaborata all’interno del suo studio sui crimini di Ciudad Juárez.

Al femminicidio intimo, la studiosa messicana accompagna il fem- minicidio da lavori stigmatizzati e il femminicidio sessuale sistematico. Tralasciando il primo tipo, il cui contenuto non varia rispetto al pensie- ro di Carcedo e Sagot, nel secondo sono incluse cameriere, ballerine e prostitute che, sempre e comunque aggredite in quanto donne, svolgono lavori che le espongono più delle altre al rischio di una aggressione sia

78 A. C

ARCEDO, M. SAGOT, Femicidio en Costa Rica. 1990-1999, San José de Costa Rica, 2000, 11-16. Le Autrici si basano sul lavoro previo di Diana Russell.

79 Graciela Atencio, per esempio, suddivide le morti violente delle donne addirittura

in tredici diversi tipologie di femmincidio e in cinque tipi di assassinii, intendendo per essi le morti derivanti da condotte volontarie, ma in cui la componente di genere non era presente (G. ATENCIO, ¿Por qué documentar el feminicidio desde la sociedad civil?, in ID. (a cura di), Feminicidio. El asesinato de mujeres por ser mujeres, Madrid, 2015, 226-228). Segato, per parte sua, separa i femmincidi commessi in contesti interpersona- li e con moventi di ordine personale, che devono essere giudicati al livello del diritto interno, da quelli che lei chiama «femi-geno-cidi» che sono crimini caratterizzati dalla sistematicità e dalla dimensione impersonale, non essendovi state in passato relazioni di alcun tipo tra autore e vittima, e che devono essere considerati crimini internazionali alla stregua del genocidio e dei crimini contro l’umanità (R. SEGATO, Femi-geno-cidio

como crimen en fuero internacional de los derechos humanos: el derecho a nombrar el sufrimiento en el derecho, in R. FREGOSO, C. BEJARANO, Feminicidio en América Lati-

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69 per le caratteristiche oggettive del lavoro, sia perché coloro che li svol- gono sono socialmente disprezzate in quanto persone. Quanto, invece, al femminicidio sessuale sistematico Monárrez lo definisce come:

El asesinato de una niña/mujer cometido por un hombre, donde se en- cuentran presentes todos los elementos de la relación inequitativa entre los sexos: la superioridad genérica del hombre frente a la subordinación genérica de la mujer, la misoginia, el control y el sexismo. No solo se asesina el cuerpo biológico de la mujer, se asesina también lo que ha significado la construcción cultural de su cuerpo, con la pasividad y la tolerancia de un Estado masculinizado80.

Purtroppo, queste concettualizzazioni, a prescindere dal loro ogget- tivo valore descrittivo, risultano assai difficili da tipicizzare penalmente (ammesso che le Autrici abbiano avuto la pretesa che ciò avvenisse), ma soprattutto da utilizzare nella ricerca empirica di suo così bisognosa di concetti precisi e standardizzabili.

Proprio laddove le indagini su questi crimini sono più carenti, nel- l’America Centrale, per la maggior parte delle uccisioni di donne è im- possibile stabilire persino se si sia trattato di un femminicidio con i dati disponibili negli archivi delle forze dell’ordine81.

Una proposta alternativa alla creazione di sottotipi di femminicidio è offerta da Carcedo, che anziché parlare di tipologie presenta dei «conte- sti» di femminicidio. Si tratta di cornici in cui collocare potenzialmente ciascuna situazione specifica.

80 J.E. M

ONÁRREZ FRAGOSO, Trama de una injusticia, cit., 86. Pensata per i crimini di Ciudad Juárez, la categoria del femminicidio sessuale sistematico potrebbe proba- bilmente fotografare la realtà sociale di molti Paesi europei prima che, proprio grazie ai terribili fatti messicani, si sollevasse la cortina di fumo che nascondeva all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale la violenza assassina contro le donne fino a qualche anno fa. Basta pensare alle risorse umane e materiali che, fino a poco fa, anche nel no- stro Paese, venivano dedicate alle indagini per individuare il responsabile dell’omicidio di una prostituta straniera e all’attenzione riservata dai media a un caso simile.

81 Lo segnalano, per il Messico: O

BSERVATORIO CIUDADANO NACIONAL DEL FEMI- NICIDIO (OCNF), Una mirada al feminicidio en México 2009-2010, Città del Messico, 2010, 16; per il Guatemala: G. LEMUS (a cura di), Monitoreo Ley contra el Femicidio y

CAPITOLO II

L’Autrice li definisce come:

Contextos socioeconómicos, políticos y culturales en los que se produ- cen o proporcionan relaciones de poder entre hombres y mujeres parti- cularmente diseguales y que generan dinámicas de control, violencia contra las mujeres y femicidio que adoptan o incluyen características propias82.

Tra questi contesti (anche definiti come: «scenari») ve ne sarebbero alcuni che si potrebbero definire “storici” o “tradizionali”83, cioè pre- senti in molte società del mondo e comprendenti: la famiglia, la coppia, l’aggressione a sfondo sessuale e il commercio sessuale.

Altri, invece, sarebbero “nuovi” e specialmente presenti nella regio- ne centroamericana. Si tratta degli scenari del crimine organizzato che gestisce la tratta di donne verso l’America del Nord, di quelli delle ban- de che si dividono il controllo del territorio nelle città grandi e medie e delle vendette, così come gli scenari della misoginia e delle sevizie.

La modalità di lettura dei fatti proposta da Carcedo è utile al penali- sta (anche italiano) in tanto in quanto gli permette di focalizzare l’atten- zione sul movente e sulle circostanze. Si tratta, invero, di elementi af- fatto rilevanti al momento di individuare e soppesare l’antigiuridicità materiale del fatto, e rispetto ai quali – come vedremo nell’ultimo capi- tolo – appare opportuno, oggi, testare l’adeguatezza rispetto alla scala di valori della nostra società a quasi novanta anni dall’entrata in vigore del Codice Rocco.

Carcedo, inoltre, ha il merito di evidenziare con la sua concettualiz- zazione il processo sempre più spinto di “cosificazione” pubblica della

82 A. C

ARCEDO, No olvidamos, cit., 15 e (per la citazione che segue) 6. «La gama de posibilidades del feminicidio es inacabable incluso si se limita a aquellos vinculados a homicidios, al igual que lo es la de las formas de expresarse la discriminación femenina y la violencia contra las mujeres. Por eso no puede agotarse con una enumeración taxa- tiva y universal de tipos de femicidios. Por el contrario, se requiere examinar las estruc- turas y dinámicas sociales que alimentan las relaciones diseguales de poder entre géne- ro que están detrás de cada femicidio para identificarlo como tal, y este es un análisis que solo puede realizarse en forma concreta, en sociedades y momentos históricos de- terminados».

83 Così li definisce anche: P. T

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71 donna uccisa. La fidanzata o la compagna del leader della gang rivale è “oggetto” di vendetta e di minaccia trasversale. Quanto più forte e chia- ro vuole essere il messaggio tra maschi, quanto più il corpo della fem- mina, prima della morte, è oggetto di mutilazioni e sevizie. Esso, poi, non viene restituito privatamente o fatto ritrovare volontariamente per- ché vi si dia sepoltura (come al nemico cui si porta rispetto) ma al con- trario è esposto e lasciato all’evidenza del pubblico come monito e per vanto.

L’uscita progressiva del femminicidio dallo spazio privato della tra- gedia familiare a quello pubblico è un processo certamente più evidente in America Latina, ma purtroppo non esclusivo di quella regione. La violenza contro le donne, anche in Italia, diversamente che in passato, può manifestarsi negli spazi pubblici84 siano essi reali85 o virtuali86.

84 Come ricorda anche lo studio sull’omicidio di UNODC nell’edizione 2013:

UNODC, Global Study on Homicide 2013. Trends, contexts, Data, Vienna, 2014, 54- 55.

85 Un esempio è il ferimento di Marisa Putortì, nell’estate 2016, gambizzata dal fra-

tello nel bar di Nicotera (Vibo Valentia) dove costei lavorava, perché rea di avere amici dell’altro sesso, indossare minigonne, truccarsi e fumare senza il suo consenso; http://

27esimaora.corriere.it/16_agosto_21/mio-fratello-mi-ha-sparato-perche-portavo- minigonna-8c74b692-67d9-11e6-b2ea-2981f37a7723.shtml.

86 Nel novembre del 2014, subito dopo aver ucciso l’ex moglie, Maria D’Antonio, il

suo assassino Cosimo Pagnani ne ha dato la notizia attraverso il suo profilo facebook, aggiungendo pesanti insulti alla donna; http://27esimaora.corriere.it/la-strage-delle-

CAPITOLO III

IL RICONOSCIMENTO GIURIDICO

INTERNAZIONALE DELLA VIOLENZA ASSASSINA

CONTRO LE DONNE

SOMMARIO: 1. Il ruolo del diritto internazionale convenzionale nel contra-

sto alla violenza contro le donne. 2. Evoluzione del diritto interno nel contra- sto alla violenza contro le donne. 3. Il percorso verso la Convenzione di Belém do Pará. 4. La Convenzione e gli sviluppi successivi. 5. La Convenzione di Istanbul. 6. La giurisprudenza sovrannazionale.

1. Il ruolo del diritto internazionale convenzionale nel contrasto alla violenza contro le donne

L’esistenza di numerose convenzioni internazionali che riconoscono e garantiscono i diritti delle donne è un fatto noto non solo agli “addetti ai lavori”, ma anche al cittadino comune.

Il loro contenuto, tuttavia, raramente è analizzato in modo adeguato anche da studi specialistici e solo in pochissimi casi si trovano pubbli- cati approfondimenti sui lavori preparatori, volti a spiegare le ragioni politiche e sociali che hanno spinto i soggetti del diritto internazionale a promuovere la loro approvazione.

Il tecnicismo giuridico, a più di un secolo dagli scritti sassaresi di Arturo Rocco1, continua infatti a contraddistinguere l’approccio di mol-

1 Il riferimento è, evidentemente, a: A. R

OCCO, Il problema e il metodo nella scien-

za del diritto penale, Prelezione al corso di diritto e procedura penale, letta nella R. Università di Sassari il 15 gennaio 1910, in Riv. it. dir. pen., 1910, 497-521 e 560-

582. Su quella lezione, la penalistica italiana si interroga ancora oggi, cfr. il dibattito ospitato sul volume del 2010 dell’annuario di scienze penalistiche Criminalia dal titolo:

Legittimazione e metodo della scienza penale: a cento anni dalla prolusione sassarese di Arturo Rocco, 127-252. Si vedano in particolare i contributi di: M. DONINI, Tecnici-

smo giuridico e scienza penale cent’anni dopo. La prolusione di Arturo Rocco (1910) nell’età dell’europeismo giudiziario, 127-178; G. FIANDACA, Rocco: è plausibile una

CAPITOLO III

ti studiosi ai testi convenzionali internazionali (non solo quelli dedicati alle donne), che vengono sovente semplicemente indicati in lunghe note con pretese di esaustività. L’unica funzione della citazione, però, pare essere quella di legittimare l’Autore a trattare, da un punto di vista spesso quasi solo nazionale, il tema oggetto del suo studio, con una le- gittimità che paradossalmente deriverebbe proprio dal fatto che questo aveva ricevuto, in un passato prossimo o remoto, l’attenzione di un consesso internazionale. In questo modo, gli atti di diritto internaziona- le vengono trattati come un presupposto su cui l’indagine non si con- centra, dacché tutta l’analisi ruota intorno all’esegesi delle norme na- zionali.

La scelta, inconsapevole o deliberata che sia, di ignorare il percorso che ha portato all’adozione di una convenzione o di un altro atto di di- ritto internazionale oggi appare decisamente anacronistica. Se, poi, è operata rispetto a un tema come quello oggetto di questo libro, essa è decisamente scorretta perché, realmente, molte convenzioni che hanno riconosciuto i diritti delle donne non sono state delle “semplici” con- quiste ideali, ma autentici grimaldelli per aprire e svuotare i molti spazi degli ordinamenti giuridici ancora contrassegnati da diseguaglianza strutturale tra uomini e donne.

Studiare il cammino di avvicinamento, assieme agli obiettivi e ai contenuti, di questi documenti è indispensabile. Sarebbe altrimenti dif- ficile comprendere perché molte donne hanno proposto l’adozione di questi atti di diritto internazionale, ritenendo insufficienti gli strumenti adottati indistintamente per uomini e donne2.

de-specializzazione della scienza penalistica?, 179-206; T. PADOVANI, Lezione intro-

duttiva sul metodo nella scienza del diritto penale, 227-238; D. PULITANÒ, La scienza

penale tra fatti e valori, 239-252.

2 A. D

I STEFANO, Prospettive di genere e diritti umani. Il contributo delle teorie

IL RICONOSCIMENTO GIURIDICO INTERNAZIONALE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

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2. Evoluzione del diritto interno nel contrasto alla violenza contro le