Iniziamo ad analizzare più in profondità gli elementi costitutivi del pensiero mon- tessoriano, affrontando in primis le caratteristiche del contesto in cui esso, storica- mente, si è inserito. Questo principalmente per due ordini di considerazioni: il primo di carattere più metodologico, per mettere in luce i principali motori e le motivazioni, sia personali che scientifici, sottostanti a una intenzionalità di azione e di pensiero
nuovi; il secondo di carattere più propriamente storiografico per evidenziarne le esi-
genze socio-educative più pressanti di un’epoca e di una società.
Partiamo col dire che negli anni a cavallo tra Otto e Novecento il problema della delinquenza minorile, quantificato con precisione grazie allo sviluppo delle scienze statistiche25, riceve un’attenzione a più ampio raggio e diventa oggetto di una serie
di dibattiti nazionali e internazionali che catalizzano l’attenzione degli specialisti sui problemi carcerari. Scrive Maria Montessori: «Disse ad un certo punto Lino Ferrigni: le carceri d’Italia rigurgitano di fanciulli, i riformatori sono insufficienti: su tutti questi
23 M. Montessori, A proposito dei minorenni corrigendi, «La Vita», 6, 1906 24 M. Montessori, Per i minorenni delinquenti cit., p. 6.
25 La criticità della situazione traspare con chiarezza da quanto riportato da Scipio Sighele: «La statistica rivelava
ovunque, con una uniformità impressionante, l’identico male. In Russia, negli ultimi vent’anni, i delinquenti minoren- ni aumentavano del 19%; in Prussia, del 50 %; in Olanda, raddoppiavano; in Spagna triplicavano; in Francia, in 50 anni, quadruplicavano; in Italia, da trentamila che erano nel 1892 salivano a settantamila nel 1906! E si noti che, col numero, cresceva la gravità dei delitti commessi dagli adolescenti». S. Sighele, La crisi dell’infanzia e la delinquenza dei
minorenni, Firenze, Quattrini, 1911, p. 19. Questi dati, relativi a un quadro sociale in pericolosa evoluzione, sottende-
luoghi si può mettere il cartello: completo!»26. Giuristi, scienziati, filantropi, emanci-
pazioniste mettevano sempre più sotto accusa la prassi di contenere ed escludere in maniera preventiva coloro che erano stati individuati e classificati come pericolanti o traviati.
Una rinnovata cultura puerocentrica, caratterizzata da un’inedita attenzione nei confronti dell’infanzia, e in particolare di quella cosiddetta “a rischio”, non poteva risolversi solo in negativo, facendo coincidere protezione e segregazione; al contrario, essa attivò un processo riformatore di vasta portata, che si esplicò lungo tutto il XX secolo, centrato sull’effettiva tutela e rieducazione dei minori in difficoltà, con un interesse sempre più marcato verso gli aspetti preventivi piuttosto che verso quelli repressivi. Si condivideva la convinzione secondo la quale gli stabilimenti correzionali, per i loro limiti intrinseci, non potessero che trovare esiti fallimentari nelle loro azio- ni di correzione dei giovani devianti: case di correzione, riformatori giudiziari o per corrigendi, stabilimenti di lavoro e pii istituti avevano mostrato, in stragrande mag- gioranza, un profilo segregante e spersonalizzante, non certo in linea con l’obiettivo di favorire nel minore la maturazione di una coscienza responsabile27. La razionale di-
sciplina sociale, alla base di tale sistema correzionale e dei suoi operatori correzionali, andava dunque completamente riformata28. Rammentiamo, a tal proposito, gli intenti
e le delibere della Commissione reale per lo studio dei provvedimenti contro la delin- quenza dei minorenni, nota come Commissione Quarta, dal nome del suo presidente; così pure, la riforma Doria, definita da Maria Montessori una «vera rivoluzione di scienza e d’amore», volta a distinguere il personale dei riformatori dalle guardie car- cerarie, richiedendo al primo il diploma di maestro elementare (r.d. 22 dicembre 1904 n. 716), a introdurre l’istituzione delle figure professionali di censore, vice-censore ed istitutore (r.d. 14 luglio 1907 n. 606), che determinarono una particolare attenzione alla preparazione scientifica di queste nuove professioni29.
Gli approdi del pensiero montessoriano si inseriscono, e ne rappresentano un ten- tativo di risposta, in questo preciso contesto storico. Il suo attivismo assumeva un respiro nazionale e internazionale, manifestandosi in modo particolare nelle opere di sensibilizzazione nei confronti delle esigenze e dei diritti dei bambini e degli ado- lescenti, soprattutto se in condizioni di svantaggio. Tale approdo è il risultato delle sue considerazioni intorno al problema della delinquenza minorile e della riflessione attuata a più livelli in seguito a situazioni, realtà e processi esperiti in prima persona, prime fra tutte, come abbiamo visto, le visite condotte presso il Riformatorio romano.
26 M. Montessori, Lottiamo contro la criminalità cit., p. 6.
27 R. Raimondo, Discoli incorreggibili. Indagine storico-educativa sulle origini delle case di correzione in Italia e in
Inghilterra, Milano, Franco Angeli, 2014.
28 Su questo aspetto si veda R. Raimondo, Audaci filantrope e piccoli randagi. Il contributo di Lucy Bartlett, Ales-
sandrina Ravizza e Bice Cammeo a favore dell’infanzia traviata e derelitta, Parma, Junior, 2016 in cui è stato affrontato
in maniera estesa il problema della delinquenza minorile, a cavallo tra Otto e Novecento, e le misure adottate per fronteggiarlo.
29 S. Lentini, L’esecuzione penale e le misure alternative alla detenzione per il condannato minorenne, in A.
Pennisi (a cura di), La giustizia penale minorile: formazione, devianza, diritto e processo, Milano, Giuffrè Editore, 2012, pp. 465-467; T. Bortolotto, L’educatore penitenziario: compiti, competenze e iter formativo, Milano, Franco Angeli, 2002, p. 34.
Maria Montessori, in questo suo primo tentativo di descrivere la realtà dell’infanzia svantaggiata, riesce a individuare degli elementi che la conducono a elaborare una riflessione su alcune questioni epistemologiche fondamentali.
Durante le prime esperienze presso il Riformatorio di San Michele, la studiosa si scontra con gli effetti nefasti, derivanti un’educazione privata dalle figure significative di riferimento, in contesti non sani: ne scaturisce una riflessione che mette al centro il concetto di amore quale aspetto centrale per una corretta crescita dell’individuo. Per Maria Montessori, come vedremo, il termine assume però significati non consueti:
Ricordo un giorno, una visita al Riformatorio di S. Michele con alcune signore. Io stavo accanto alla signora Sciamanna – e un bambino si produceva cantando la canzone Lo spaz-
zacamino. Egli aveva una melanconica passione nella monotonia del canto, tanto profonda
che nessun artista potrebbe riprodurre. L’invocazione alla mamma che aspetta nel casolare lo spazzacamino che ha «freddo e fame ed è piccino» e gira solo nel mondo, strappò alla Scia- manna e a me vere lacrime che invano tentammo d’inibire. Avemmo certo entrambe nell’a- nima uno slancio per quella specie di genio della passione pietosa. La Sciamanna gli chiese: «Vuoi dunque molto bene alla tua mamma?» – Mamma? Non so, io non l’ho mai avuta «[…]
Egli sentiva la storia pietosa della spazzacamino – egli amava quel girovago immaginario: e
pareva che raccontasse la sua propria storia! Anime vergini appassionate, assetate e affamate d’amore!30.
Questa testimonianza mette in evidenza tutto il significato di quell’esperienza uma- na, esistenziale, oltre che politica in cui Maria Montessori capisce il valore impre- scindibile dell’amore, che indissolubilmente si manifesta nella «bellezza spirituale», a sua volta strettamente legata alla piena salute fisica e all’ambiente sano; tutto questo, accompagnato da un attento «studio individuale del bambino» e della sua «anamnesi» (personalità, carattere e situazione socio-ambientale), è ritenuto un potente mezzo per redimere e «salvare» i cosiddetti «paria»:
Questi infelici, i predisposti alle ferocie e al ludibrio della criminalità, sono paria dell’a- more: o perché non hanno raggiunto la pienezza della vita, e l’organismo stesso è incapace di amare, o perché mancarono del nutrimento della dolcezza e dell’affetto fin dalla tenera in- fanzia, quando il corpo stesso per crescere bene ha bisogno delle dolcezze del latte e insieme delle carezze materne: e allora sono dei terribili assetati e affamati d’amore! O perché nell’a- more furono offesi, e videro l’ingiustizia – e allora sono dei feriti. Abbiate il segreto di farli amare, tutti questi paria dell’anima umana e tutti questi caduti – e saranno salvi31.
Questo stralcio, tratto dalla testimonianza di Maria Montessori, spiega la già ac- cennata possibilità di ogni singolo di trasformare le proprie condizioni di partenza: ella era estremamente convinta che soltanto attraverso un universo relazionale e un’educazione improntati all’amore, condizioni indispensabili per avviare percorsi di responsabilizzazione, si potesse recuperare i ragazzi traviati. Il cambiamento che Maria Montessori auspicava doveva raggiungere piena realizzazione sul piano della sua fattività attraverso l’impianto di «gabinetti scientifici di antropologia pedagogica»
30 M. Montessori, Ancora sui minorenni delinquenti cit., p. 6. 31 Ibidem.
diretti da persone competenti e corredati di strumenti all’avanguardia per lo studio completo dell’individuo e la cura dei sintomi con l’igiene fisica e la terapia psicologi- ca, nella consapevolezza che «nella redenzione umana sta racchiusa tutta la civiltà del futuro!»32.