Capitolo 3 La scrittura di sé come cura e spazio per prendersi cura
3.2 Scrivere di sé oggi: la scrittura come cura
3.2.1 La scrittura per star bene con la propria storia
La scrittura consente di rispondere al bisogno di “rubare un po’ di tempo per occuparsi di sé stessi”155. È fonte di auto riconoscimento; aiuta a comprenderci meglio per farci comprendere dagli altri. È una forma di cura di noi stessi perché accresce le nostre capacità di riflessione e di ascolto delle nostre emozioni. “È una tensione alla ricerca di sé”156 per stare bene con la propria storia. Questo rappresenta il tratto
rasserenante consentito dalla scrittura.
All’inizio del presente capitolo abbiamo elogiato il valore della scrittura e motivato come l’azione dello scrivere si riveli preziosa ed utile in molte occasioni, non solo all’interno della cornice pubblica, collettiva, ma anche nella sfera individuale. Nei capitoli precedenti abbiamo riconosciuto nel dispositivo narrativo una funzione euristica (spiegazione) ed epistemologica (interpretazione, significazione) e nella narrazione di sé, in particolare quella che avviene attraverso la forma scritta, una risorsa per la ricerca di senso. La scrittura che riguarda sé stessi aiuta a rispondere ad alcuni bisogni dell’interiorità: il bisogno di ricordare, dimenticare, affrontare e risolvere problemi, il bisogno di auto espressione (pensiamo alle arti), il bisogno di costruire storie, ed infine, appunto, il bisogno primario di significato. “C’è un momento, nel corso della vita - afferma Demetrio - in cui si sente il bisogno di raccontarsi in modo diverso dal solito […] una sensazione […] quasi un’urgenza, un’emergenza, un dovere o un diritto. Tale bisogno […] è ciò che prende il nome di
152 Fragomeni G., Marra I., La narrazione autobiografica come strumento di mediazione, in Proposta educativa n.
2/2010, Rivista on-line, disponibile all’indirizzo http://www.impegnoeducativo.it/MIEAC/vecchio- sito/www.impegnoeducativo.it/Upload/8dc3b3e7-d544-4525-866b-408798b1daf7.pdf (ultima cons. 4/10/2015).
153 Cambi F., op. cit.
154 Demetrio D., La scrittura clinica. Consulenza autobiografica e fragilità esistenziali, 2008, op. cit., pag. 224. 155 Demetrio D., Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, op. cit., pag. 21.
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pensiero autobiografico157”. L’autobiografia trasforma un insieme di ricordi in un vero e proprio progetto narrativo, un diario retrospettivo, un romanzo della propria storia di vita, per star bene con sé stessi.
La scrittura autobiografica promuove, quindi, la comprensione di sé. In che modo? rallenta i processi della mente, costringe a concentrarsi, ordina e struttura i pensieri; consente di riguardare in maniera graduale i nostri vissuti da un’altra prospettiva;
produce quel distanziamento che ci aiuta, specialmente dinnanzi a traumi o eventi particolari, a riconsiderare i fattori scatenanti e il groviglio di emozioni sotto una luce di insieme158;
permette a ciascun individuo l’espressione e il recupero della propria soggettività, il ravvivarsi della propria memoria;
rilegge tutto quanto viene riportato sotto la luce dell’interpretazione attuale dai ricordi che in qualche modo ci conducono al presente, alle testimonianze di chi siamo stati. Grazie a quella capacità che, nel precedente capitolo, abbiamo definito con Demetrio
bilocazione cognitiva, attraverso la scrittura personale possiamo osservare la nostra
storia come l’avesse vissuta qualcun altro, fornendone una nuova visione. Questo meccanismo cognitivo che l’esperto chiama anche distanziamento creativo, ricordiamo, agisce su tre diversi livelli159, facilitando:
una dislocazione del racconto di sé dalla prima persona singolare alla terza persona (io - egli/ella) a livello narrativo;
uno sguardo che si esprime al presente, attinge dal passato, e si protrae verso il futuro (ieri-oggi-domani) dal punto di vista temporale;
un passaggio tra vita interiore e mondo esterno (dentro-fuori) dal punto di vista esistenziale.
Il dislocamento provocato dalla penna autobiografica non porta a perdersi ma serve
ad osservarsi e capirsi di più. È un distanziarsi che provoca benessere in chi si
racconta perché è nuovamente interessato dalla sua vita e ha, come fine ultimo, il ri-
centrarsi160: trovare un nuovo equilibrio, star bene con sé stessi.
Se consideriamo attraverso uno sguardo metacognitivo i processi di comprensione attivati dalla scrittura di sé, vediamo emergere nei testi autobiografici varie
dimensioni della nostra esperienza:
la dimensione del tempo, con i momenti di svolta e le scelte fondamentali che ci hanno
resi felici o che ci hanno fatto soffrire;
157 Demetrio D., Raccontarsi, op. cit., pagg. 9-10.
158 Pennbacker J.W., Scrivi cosa ti dice il cuore. Autoriflessione e crescita personale attraverso la scrittura di sé,
Erickson, Trento, 2004, pag. 24.
159 Bolzoni A., I concetti e le idee, in Demetrio D., (a cura di), L'educatore auto(bio)grafo: il metodo delle storie di
vita nelle relazioni d'aiuto, Unicopli, Milano, 1999, pagg. 40-41.
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quella topologica degli spazi, dei luoghi di crescita o in cui abbiamo vissuto particolare esperienze; quella relativa alle persone e alle relazioni significative;
quella evolutiva161 in cui rintracciamo percorsi, sviluppi di situazioni, condizioni, eventi.
La trama rappresenta il nesso, l’elemento che chiarisce, guida il percorso autobiografico donandogli coerenza.
Scrivere, insomma, aiuta a mettere un po’ di ordine all’interno della propria storia e capire chi si è nel presente, come si è divenuti tali e riconoscere chi, nel bene o nel male, ha fatto parte del nostro cammino. Scrivere permette che questa comprensione di noi stessi venga resa comunicabile e possa essere offerta agli altri, così che anche loro possano conoscerci.
Che cosa avviene nel momento in cui la persona scrive di sé?
Laura Formenti162 sostiene che scrivendo si attiva uno stato di concentrazione quasi meditativo che arriva a tenere il momento in sospensione. Scegliere le parole, generare connessioni, associazioni, superare il blocco di riempire una pagina, temere eventuali giudizi, sono operazioni banali che sono invece preziose per la persona, perché generano, come frutto del percorso, una sensazione di benessere.
Nel momento in cui una persona scrive di sé non solo si scopre capace di ricordare e di raccontarlo, ma si sente anche in grado di dare un senso alle cose; crescono lentamente autostima, fiducia; si ritrova quella dignità di affermare la propria soggettività. E queste non rappresentano forse delle forme per la cura di sé?
Approfondiamo, quindi, ulteriormente il legame tra cura e scrittura.