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Il sistema giudiziario

Per comprendere il diritto internazionale privato giapponese è essenziale conoscere il sistema giudiziario, poiché saranno proprio i giudici delle Corti giapponesi a dover applicare le norme di conflitto e a dover decidere quale sia la legge applicabile al caso concreto sottoposto al loro giudizio. Dell’intero potere giudiziario è investita la Corte Suprema e le Corti inferiori, come istituite dalla legge. Così come in Italia, non possono essere istituiti tribunali straordinari e a nessun organo o agenzia del potere esecutivo è riconosciuto il potere giudiziario375. La Corte Suprema è la corte di

ultima istanza376, formata da quindici giudici assistiti da altri giudici, con il potere di determinare la

costituzionalità di qualsiasi legge, ordinanza, regolamento o atto giuridico377.

Formalmente, il Presidente della Corte dovrebbe essere nominato dall’Imperatore, nella prassi, egli è nominato su scelta del Governo. Almeno i due terzi dei Giudici della Corte Suprema, o dieci su quindici, devono essere stati giudici (裁判 saiban) delle Corti inferiori, pubblici ministeri (検察官 kensatsukan), avvocati (弁護士 bengoshi) o professori di diritto per almeno vent’anni.

374 THIES, Michael F.; YANAI, Yuki. Governance with a twist: How bicameralism affects Japanese lawmaking, in:

Japan Decides 2012, 2013, p. 225-244.

375 LUNEY, Percy R. The judiciary: its organization and status in the parliamentary system, in: Law and contemporary

problems, vol. 53, n. 1, 1990, pp. 135-162.

376 ITO, Hiroshi; BEER, Lawrence W. The constitutional case law of Japan: Selected Supreme Court decisions, 1961-70. University

of Washington Press, 2016.

377 MATSUI, Shigenori. Why is the Japanese Supreme Court so conservative?, in: Washington University law review, vol.

Chiara Gallese - La riforma del diritto internazionale privato in Giappone

L’articolo 79 della Costituzioneprevede che tutti i giudici elevati a giudici della Corte Suprema debbano essere sottoposti ad elezione generale per essere approvati e poi una volta ogni dieci anni. Un giudice che sia stato respinto dalla maggioranza dei voti decade immediatamente, ma nessun giudice è mai decaduto secondo questa procedura.

Tutti i giudici sono indipendenti nell’esercizio delle loro coscienze e, come in Italia, sono soggetti solo alla Costituzione e alle leggi. La Corte Suprema è investita del potere regolamentare, con il quale determina le regole procedurali e della prassi, le materie relative alla professione forense, la disciplina interna delle corti e la gestione degli affari giudiziari. Anche i Pubblici Procuratori sono soggetti al potere di regolamentazione della Corte Suprema378. La Corte Suprema può delegare il

potere di emanare regolamenti379 sul funzionamento delle Corti inferiori a queste stesse, per

esigenza di snellimento del suo carico di lavoro.

I giudici, in quanto indipendenti, non possono essere rimossi dall’incarico, se non per accusa pubblica, a meno che non siano stati dichiarati con sentenza mentalmente o fisicamente inidonei all’esercizio dei loro doveri d’ufficio. Questa disposizione assicura che la magistratura possa rimanere libera e non debba subire pressioni da parte degli altri poteri dello Stato.

La Corte Suprema è composta da giudici, di cui uno ha la carica di Presidente e gli altri componenti formano il collegio, il cui numero è determinato dalla legge; tutti i giudici, ad eccezione del Presidente, sono nominati dal Consiglio dei Ministri380. La nomina dei giudici della Corte Suprema

è sottoposta a referendum da parte dal popolo alla prima elezione dei membri della Camera dei Deputati successiva alla loro nomina, e deve nuovamente essere sottoposta a referendum alla prima elezione dei membri della Camera dei Deputati dopo un lasso di tempo di dieci giorni, e ugualmente da allora in poi. Questo sistema rende la carica in questione non solo giudiziaria ma anche politica, similmente a quanto avviene negli Stati Uniti.

378 HATTORI, Takaaki. The Role of the Supreme Court of Japan in the Field of Judicial Administration, in: Washington

law review, vol. 60, 1984, p. 69.

379 MIYAZAWA, Setsuo. Administrative Control of Japanese Judges, in: Kobe University law review, vol. 25, 1991, pp. 45-

50.

380 LUNEY, Percy R. The judiciary: its organization and status in the parliamentary system, in: Law and contemporary

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I giudici delle corti inferiori381 sono nominati dal Consiglio dei Ministri e scelti tra quelli di una lista

di persone indicate dalla Corte Suprema. Tutti i giudici mantengono l’incarico per un periodo di dieci anni con la possibilità di essere rieletti, rimanendo inteso che dovranno andare in pensione al raggiungimento dell’età determinata dalla legge. I giudici delle corti inferiori ricevono, a intervalli regolari e determinati, un adeguato compenso che non può essere ridotto durante lo svolgimento del loro ufficio.

I processi sono condotti, e i giudizi sono resi, pubblicamente. Nel caso in cui una corte, all’unanimità, dichiari che il carattere pubblico sarebbe pericoloso per l’ordine o la morale pubblica, il processo può essere svolto a porte chiuse, ma i processi che hanno per oggetto reati politici, reati che coinvolgono la stampa o nell’ipotesi di diritti personali, come garantito dal capitolo III della Costituzione, devono svolgersi pubblicamente.

Secondo il Codice di procedura civile382, la parte soccombente in un appello al giudice di secondo

grado può presentare il cosiddetto appello finale a un giudice superiore competente sul caso. Un appello finale contro una sentenza resa da un tribunale superiore può essere presentato alla Corte Suprema, anche contro una sentenza pronunciata da un tribunale di una delle corti superiori. Un appello finale può essere presentato direttamente dopo una sentenza di primo grado previo accordo di entrambe le parti, e viene indicato come “appello finale diretto”.

Un procedimento di un tribunale superiore è giudicato da un collegio di tre giudici, mentre una causa presso la Corte Suprema è rimessa a una delle corti inferiori, ciascuna delle quali è composta da cinque giudici. Un caso eccezionale è quello che coinvolge questioni di costituzionalità, in cui la Corte Suprema decide sul caso in composizione plenaria, così come accade per i casi che vengono giudicati innanzi le sezioni unite della Corte di Cassazione in Italia.

Non essendo un tribunale di merito, il giudice d’appello finale esercita la sua giurisdizione solo su questioni di diritto, contenute nelle sentenze di prima istanza, il che significa che il giudice è vincolato ai fatti accertati nella sentenza di prima istanza a meno che non vengano sollevate

381 UPHAM, Frank K. Stealth activism: norm formation by Japanese courts, in: Washington University law review, vol. 88,

2010, p. 1493.

382 GOODMAN, Carl F. Japan’s new civil procedure code: has it fostered a rule of law dispute resolution

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questioni di diritto; non è dunque consentito rinnovare le istanze istruttorie.

Il Codice prevede che la parte soccombente possa presentare un appello finale, sia nel caso in cui la sentenza di prima istanza contenga una violazione della Costituzione, sia nel caso in cui la procedura seguita dal tribunale di grado inferiore sia viziata da uno dei sei tipi di illegittimità sostanziale previsti dal Codice. Inoltre, rispetto a un ultimo appello alla Corte Suprema, la parte soccombente può presentare una domanda di accettazione dell’appello finale se il caso riguarda una questione importante di costituzionalità della legge. La decisione sulla questione se tale domanda debba essere accettata o no è lasciata alla discrezionalità della Corte Suprema. In aggiunta, un ultimo appello di fronte a un tribunale superiore può essere presentato d’ufficio quando il procedimento davanti al giudice inferiore ha causato un profilo di illegittimità della sentenza. L’appello finale deve essere redatto in forma scritta e avere contenuti simili a quelli richiesti per la proposta di un ricorso al giudice di secondo grado, e deve essere presentato entro due settimane dal giorno della notifica della sentenza al ricorrente.

I motivi d’appello non devono essere redatti al momento del deposito del ricorso, ma il ricorrente deve depositare al giudice di secondo grado una breve relazione contenente i motivi di ricorso in conformità con il formato designato dal regolamento della Corte Suprema, entro cinquanta giorni dalla comunicazione scritta del deposito dell’appello finale, che dovrebbe essere fatta dopo l’appello, a meno che il ricorso non fosse stato respinto in precedenza. Il mancato rispetto dei requisiti di cui sopra causa il rigetto del ricorso. In caso contrario, il giudice di secondo grado trasmette il ricorso al giudice d’appello finale.

La corte d’appello finale – che può respingere il ricorso per qualsiasi difetto dei requisiti procedurali – verifica, in base alle ragioni addotte dal ricorrente, se l’appello finale rientra tra uno dei casi previsti dal codice di procedura civile. La Corte ha la facoltà di indagare su altri eventuali motivi, se i giudici lo richiedono.

Per quanto riguarda la domanda per l’accoglimento di un ultimo appello alla Corte Suprema, la procedura per la presentazione è simile a quella di un appello finale. Al ricevimento del ricorso, la Corte Suprema, che potrebbe rigettare la domanda per motivi di rito, controlla se si tratta di questioni importanti in base alle ragioni addotte dal ricorrente.

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domanda di appello finale. In caso contrario, la Corte Suprema deve statuire che la domanda è irricevibile.

Dopo la deliberazione, il giudice d’appello finale annulla la sentenza di prima istanza ogni volta che il tribunale riscontra uno dei motivi di ricorso finale descritto nel Codice. In aggiunta a ciò, la Corte Suprema può annullare la sentenza di prima istanza, quando il giudice riscontri una violazione materiale della legge. In caso contrario, la Corte Suprema d’appello respinge il ricorso. In caso di annullamento, il caso è rinviato nel merito in primo grado.

Una sentenza emessa da un giudice di ultimo appello è impugnabile in cassazione solo se contiene una violazione della Costituzione, e questo tipo di appello viene definito come “un particolare appello al tribunale di ultima istanza”.

La Prima corte inferiore della Corte Suprema ha respinto un reclamo relativo al fatto che la mancata adozione da parte del Governo delle norme che prevedano la possibilità per le persone affette da patologie psichiatriche di esercitare i loro diritti di voto fosse incostituzionale e che fosse anche una violazione della Legge Nazionale sui Risarcimenti383. Il giudice, basandosi sulla decisione384

della Corte Suprema relativa al diritto di voto dei cittadini giapponesi residenti all’estero, ha dichiarato che l’incapacità processuale di agire non violava la legge nazionale sui risarcimenti, perché il Parlamento non aveva ancora avuto l’opportunità di affrontare il problema.

Riguardo alla possibilità di un controllo giurisdizionale su materie di competenza degli organi interni delle organizzazioni non governative, punto a lungo dibattuto, la Prima corte inferiore ha rovesciato la decisione di un tribunale di grado inferiore, che aveva sospeso l’azione disciplinare di un Ordine degli avvocati, sull’assunto che il sistema disciplinare “riflette l’indipendenza e l’autonomia dell’associazione, e l’azione disciplinare, frutto del potere discrezionale dell’Ordine degli avvocati, è illegale solo se manca di un qualsiasi fondamento di fatto o se risulta gravemente inadeguata alla luce di idee socialmente accettate e quindi va oltre l’ambito del potere discrezionale oppure costituisce un abuso di potere.”385

Diverse sentenze sono state emanate a seguito di processi portati avanti da cittadini contro lo Stato

383 Sentenza della Corte Suprema, 13/07/2006. 384 Sentenza della Corte Suprema, 14/09/2005. 385 Sentenza della Corte Suprema, 14/09/2006.

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o i governi prefettizi, per quanto riguarda il sistema Juki Net386; ma, in uno di questi procedimenti,

in cui un comune aveva citato in giudizio lo Stato, il Tribunale di Tokyo ha dichiarato che la causa “non rientra nel significato di ‘disputa legale’ come definito dalla Legge sui Tribunali federali all’articolo 3, comma 1”387. La Corte ha addotto le ragioni contenute in alcune statuizioni della Terza corte inferiore, secondo

cui una causa “volta a correggere l’applicazione della legge, o a proteggere il benessere pubblico” non può essere considerata “una controversia legale, in quanto non riguarda la protezione dei propri diritti o interessi.”388

Secondo questo orientamento, il cittadino può adire il tribunale soltanto quando vi sia un interesse diretto ad agire. Il Tribunale ha inoltre concluso che una causa intentata dalla Giunta comunale, volta a stabilire se la città di Tokyo abbia l’obbligo di ricevere le informazioni personali soltanto di coloro che vi hanno acconsentito, e non degli altri cittadini, è un “giudizio riguardante l’autorità o l’esercizio di autorità di un’organizzazione pubblica locale o del governo centrale” e non “riguarda la tutela dei propri diritti o interessi.”

In una controversia riguardante il potere discrezionale della Corte Suprema di accettare la proposizione di un appello finale ai sensi dell’art. 318 del codice di procedura civile, il Tribunale di Gifu non ha riscontrato la violazione dell’articolo 32 della Costituzione, perché “la questione se sia consentito qualsiasi motivo di ricorso è una questione da determinare all’interno del sistema d’appello”389. Così,

anche se vi sono gravi motivi per i quali “la sentenza della Corte Suprema è necessaria per proteggere un diritto umano fondamentale o per rendere effettivi i principi costituzionali che sottendono allo stato di legge”, l’articolo 32 non deve essere letto come uno strumento per costringere la Suprema Corte ad accettare un appello.

In una controversia riguardante la legge giapponese sulle misure speciali sugli aiuti umanitari per la ricostruzione dell’Iraq e la sospensione dell’intervento militare in quella regione, il ricorrente aveva sostenuto che “il ‘Diritto di accesso ai tribunali’ previsto dall’articolo 32 dovrebbe essere considerato come un diritto procedurale che conferisce a tutti i diritti costituzionali carattere di libertà di diritto di azione e li rende diritti sostanziali di agire in giudizio.” Il ricorrente ha ulteriormente affermato, sulla base del concetto di stampo tedesco di “Contenzioso sui diritti fondamentali”, che quando c’è una violazione dei diritti

386 Al tempo denominato 住民基本台帳ネットワークシステム (juuminkihondaichou network system, rete di

registrazione dei residenti).

387 Sentenza del Tribunale di Tokyo, 24/03/2006. 388 Sentenza della Corte Suprema, 09/07/2002. 389 Sentenza del Tribunale di Gifu, 25/01/2006.

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fondamentali e il rilievo è necessario, i giudici dovrebbero procedere alla creazione di nuovi tipi di azioni o di rimedi giurisdizionali. Il Tribunale di Nagoya, tuttavia, ha rigettato il ricorso, sostenendo che “[l’articolo 32] garantisce il diritto di ottenere una decisione nel merito a coloro che abbiano un interesse giuridico a ricevere una decisione della Corte riguardante i diritti attinenti alla domanda, ma non garantisce necessariamente a tutti i richiedenti il diritto di ottenere una decisione nel merito.”390. La giurisprudenza non

permette quindi l’interpretazione estensiva dell’art. 32.

Il sistema giudiziario giapponese è un sistema unitario sviluppato a livello nazionale attraverso la Corte Suprema e il suo Segretariato Generale, con sede in Tokyo, la Corte d’appello, i Tribunali, i Tribunali della Famiglia e i Giudici di Pace.

I Giudici di Pace, che sono circa 575 in tutto il Giappone, hanno giurisdizione soltanto per i casi civili che non superino i 900.000 yen e per i crimini di minor importanza. In ognuno di questi tribunali opera un solo giudice, sono quindi organi monocratici.

I Tribunali sono in tutto cinquanta, e hanno circa 250 distaccamenti. Questi tribunali hanno generalmente competenza residuale su tutti quei casi civili non appartenenti agli altri tribunali, e giudicano in composizione monocratica ovvero in composizione collegiale di tre giudici, a seconda del caso. Il tribunale, in composizione collegiale di tre membri, esercita funzione di giudice di secondo grado avverso le sentenze del Giudice di Pace. Ad ogni Tribunale è affiancato un Tribunale della Famiglia, che si occupa di casi relativi al diritto di famiglia e di crimini minorili. Oltre a questi, alti cento distaccamenti dei Tribunali della Famiglia sono situati nel resto del Paese.

Le Corti d’Appello sono complessivamente otto, con sei distaccamenti391. Questi tribunali

giudicano, in composizione di tre o cinque membri, in funzione di giudice di secondo grado sui casi civili decisi dai Tribunali, inclusi quelli giudicati in primo grado dal Giudice di Pace e poi appellati innanzi ai Tribunali. Con il consenso delle parti processuali, la decisione di un caso civile del Giudice di Pace può essere appellata direttamente alla Corte d’Appello. Quest’ultima si occupa anche delle controversie elettorali. La Corte d’Appello di Tokyo ha giurisdizione esclusiva sulla revisione delle decisioni della Fair Trade Commission dell’Ufficio Brevetti e altri organi semi-giudiziari.

390 Sentenze del Tribunale di Nagoya n. 695, 1458, 2632, 4887, 2956 (wa) 2004, e 14 aprile 2006. 391 YANAGIDA, ut supra.

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Oltre al ricorso ai tribunali, in Giappone esistono molti metodi extragiudiziali di risoluzione delle controversie; alcuni dei quali sono stati creati ad hoc per questioni specifiche, per esempio in materia di lavoro392 o tutela ambientale393; sono strumenti molto utilizzati, anche nell’ambito del

diritto di famiglia394.

In materia civile, il più importante di questi procedimenti è la conciliazione395 (調停 choutei), un

procedimento che ricorda la mediazione presente nell’ordinamento italiano. Essa si avvale della partecipazione al procedimento del Giudice di Pace del luogo di residenza, domicilio o sede legale del convenuto, salvo diverso accordo tra le parti. Le controversie sono mediate da un collegio composto dal giudice e da altri due cittadini che svolgono la funzione di conciliatori. Le udienze sono informali e si susseguono a breve scadenza fino al raggiungimento dell’accordo, o finché non sia chiaro che non è possibile giungere ad un accordo. Non è necessaria la presenza di avvocati. Raggiunto l’accordo, esso viene siglato e diventa esecutivo alla stregua della sentenza di un tribunale. Un’altra forma prevista dalla legge giapponese per la risoluzione delle controversie è l’arbitrato396.

Questa forma, molto simile all’arbitrato rituale previsto nel nostro ordinamento, consiste nell’accordo delle parti di devolvere la risoluzione della questione controversa alla decisione di arbitri, scelti di comune accordo. Il lodo, perché abbia gli stessi effetti di una sentenza emessa da un tribunale, deve essere sottoposto ad omologazione. In Giappone la diffusione dell’arbitrato è piuttosto limitata397 e i giapponesi ne fanno ricorso raramente, anche se per convenienza pratica398

e non per ragioni socio culturali come alcuni sostengono399. Le imprese giapponesi si sono poi

adeguate agli usi dei rapporti internazionali, in cui la risoluzione alternativa delle controversie ha

392 KOSHIRO, Kazutoshi. Formal and informal aspects of labor dispute resolution in Japan, in: Law and policy, vol. 22,

2000, p. 353.

393 HARASHINA, Sachihiko. Environmental dispute resolution process and information exchange, in: Environmental

impact assessment review, vol. 15, n. 1, 1995, pp. 69-80.

394 BRYANT, Taimie L. Family models, family dispute resolution and family law in Japan, in: UCLA pacific basin law

journal, vol. 14, 1995, p. 1.

395 TASHIRO, Kenji. Conciliation or mediation during the arbitral process-A Japanese view, in: Journal of international

arbitration, vol. 12, 1995, p. 119.

396 KITAGAWA, Zentaro. Dispute settlement, in: Doing business in Japan, 2016.

397 VILLA, Adriano. Il Giappone a portata di mano. Camera di commercio italiana in Giappone, ETAS, 2001

398 HALEY, John O. Dispute resolution in Japan: lessons in autonomy, in: Canada-United States law journal, vol. 17, 1991,

p. 443.

399 COLE, Tony. Commercial arbitration in Japan: contributions to the debate on Japanese non-litigiousness, in: The

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ampio spazio400.

Il Codice di Procedura Civile401 dispone che la sentenza del tribunale che decreti l’esecutività di un

lodo non possa essere pronunciata quando esistano ragioni che consentano l’annullamento dello stesso. Secondo l’art. 801, infatti, il lodo non può essere applicato se:

• la procedura arbitrale non era consentita;

• il lodo arbitrale ordina a una delle parti di porre in essere un’azione proibita dalla legge; • una delle parti non è stata rappresentata nella procedura arbitrale in maniera conforme alle