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Le situazioni giuridiche soggettive

Quando si tratta di diritto internazionale privato i diritti soggettivi degli individui ricoprono un’importanza primaria259, poiché le norme di conflitto riguardano proprio la sfera privata del

diritto ed è importante, quindi, conoscere quali siano le situazioni giuridiche soggettive ritenute fondamentali nell’ordinamento giapponese.

Le situazioni giuridiche soggettive favorevoli di prima, seconda e terza generazione sono state inserite nel capo terzo della Costituzione, e si modellano visibilmente su quelle elaborate dal diritto statunitense. La prova più indicativa di ciò è contenuta nell’art. 13, il quale riconosce il diritto alla felicità, che è tipico della Dichiarazione di Indipendenza260 e che non si ritrova invece nella

Costituzione italiana.

Tra i diritti e le libertà fondamentali, quelli espressamente menzionati dalla Costituzione261 sono:

diritto alla libertà; diritto alla vita; diritto alla felicità; diritto all’uguaglianza; diritto ad essere rappresentati; diritto alla segretezza delle elezioni; diritto al suffragio universale; diritto di domandare la riparazione di danni, la rimozione dei funzionari pubblici, la promulgazione, l’abrogazione o la modifica delle leggi, delle ordinanze o dei regolamenti e qualsiasi altro provvedimento; libertà di pensiero e di coscienza; libertà di religione; libertà di assemblea e di

259 FERRAJOLI, Luigi; VITALE, Ermanno. Diritti fondamentali: un dibattito teorico. Laterza, 2015.

260 GLENDON, Mary Ann. Rights in twentieth-century constitutions, in: The University of Chicago law review, vol. 59, n.

1, 1992, pp. 519-538.

261 MAKI, John M. The Constitution of Japan: pacifism, popular sovereignty, and fundamental human rights, in: Law

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associazione, la libertà di parola, di stampa e di tutte le altre forme d’espressione262; diritto alla

segretezza di qualsiasi mezzo di comunicazione; libertà di scegliere la propria residenza e la propria occupazione; libertà di tutte le persone di trasferirsi in uno Stato estero e di rinunciare alla propria cittadinanza; libertà accademica; diritto a un decoroso livello di vita, salutare e colta; diritto di ricevere un’eguale educazione; diritto e l’obbligo di lavorare; diritto dei lavoratori di organizzarsi, di negoziare e di agire collettivamente; diritto di proprietà o di possedere proprietà; diritto alla difesa davanti alle Corti; diritto di riservatezza; diritto ad un processo rapido e pubblico presso un tribunale imparziale; diritto di accedere agli atti del processo263.

Ai diritti umani fondamentali 264 , definiti inviolabili, sono riconosciute le caratteristiche

dell’assolutezza, inalienabilità, imprescrittibilità, irrinunciabilità e indisponibilità. L’uso del termine “riconoscere” invece di “conferire”, implica la preesistenza naturale 265 di tali diritti rispetto

all’ordinamento giuridico, una concezione che si riscontra nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti.

Le situazioni giuridiche soggettive sfavorevoli a rilevanza costituzionale, invece, sono le seguenti: dovere di lavorare; dovere di versare le imposte; obbligo di istruire i minori che si trovano sotto la propria tutela; astenersi da abusi delle libertà e dei diritti fondamentali del popolo e utilizzare gli stessi per il pubblico benessere.

I soggetti espressamente riconosciuti sono: i coniugi, la famiglia, il popolo, i lavoratori, le persone giuridiche, gli enti religiosi, i cittadini.

La Costituzione, inoltre, presenta alcune importanti riserve di legge: • i criteri per l’attribuzione della cittadinanza;

• le modalità di richiesta del risarcimento del danno allo Stato;

262 BEER, Lawrence Ward. Freedom of expression in Japan: A study in comparative law, politics, and society.

Kodansha International, 1984.

263 URABE, Noriho. Rule of law and due process: a comparative view of the United States and Japan, in: Law and

contemporary problems, vol. 53, n.1, 1990, pp. 61-72.

264 NATHANSON, Nathaniel L. Human rights in Japan through the looking-glass of supreme court opinions, in:

Howard law journal, vol. 11, 1965, p. 316.

265 VIOLA, Francesco. I diritti umani sono naturali?, in: Natura in Etica. Annuario di Etica. Ed. F. Botturi e R. Mordacci,

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• le norme di diritto del lavoro; • le modalità di imposizione fiscale;

• le modalità d’esercizio del diritto di proprietà e le procedure di espropriazione per pubblica utilità;

• le norme sull’istruzione obbligatoria;

• la privazione della libertà o della vita e le sanzioni penali.

Molti di questi punti riguardano proprio le materie oggetto della legge di diritto internazionale privato (la cittadinanza, il lavoro, i diritti reali, il diritto penale).

Si trovano anche, nello stesso capo, delle riserve di giurisdizione, secondo cui è necessario un mandato dell’autorità giudiziaria in caso di:

• arresto al di fuori dei casi di flagranza di reato; • perquisizioni;

• sequestri; • ispezioni.

L’art. 14 tratta del diritto di uguaglianza e non discriminazione (abolisce inoltre i titoli nobiliari, come è avvenuto anche in Italia): “Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e non vi dovrà essere discriminazione alcuna nei rapporti politici, economici o sociali per motivi di razza, di religione, di sesso, di condizioni sociali o di origini familiari. Né i nobili, né i titoli nobiliari riceveranno alcun riconoscimento giuridico. Nessun privilegio accompagnerà qualsiasi conferimento di onorificenze, qualsiasi decorazione o distinzione, né alcuno di tali conferimenti sarà valido oltre la vita dell’individuo che ne è attualmente titolare o che potrà diventarlo in avvenire.” In un giudizio d’appello, in cui si è discusso se la pratica di limitare l’uso delle risorse di un villaggio comunale266 ai soli individui di sesso maschile che erano anche a capo di una famiglia costituiva una

266 SHIMADA, D. The changes and challenges of traditional commons. Current Japan: a case study on Iriai Forests in

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discriminazione di genere267, la Seconda corte inferiore268 ha stabilito che fosse lecito limitare

l’attribuzione ai capifamiglia, ma che il requisito che il richiedente fosse maschio costituisse una discriminazione in base al sesso e che dunque andasse “contro i principi base della Costituzione giapponese, che ritiene tutti i sessi uguali”269. Questa sentenza, come vedremo, è rilevante anche per il concetto di

ordine pubblico presente nella legge di riforma.

Un caso di diritto internazionale privato si ritrova in una sentenza relativa a una causa in cui l’attore, che era un figlio nato fuori del matrimonio da padre giapponese e madre non giapponese, non aveva potuto acquisire la cittadinanza giapponese attraverso la legittimazione, a causa del rifiuto del padre di riconoscere la paternità prima della nascita del bambino270; in questo caso il Tribunale di

Tokyo ha dichiarato che il concetto di “matrimonio dei genitori”, disciplinato dall’articolo 3, comma 1, della legge sulla nazionalità271, debba essere interpretato nel senso di includere anche la

convivenza more uxorio. Sulla base di questa interpretazione, la Corte ha dichiarato nullo l’articolo della legge che richiede che un figlio nasca all’interno del matrimonio e ha affermato, applicando la legge in questione, che il minore avesse acquisito la cittadinanza mediante la presentazione di una “notifica di matrimonio”272.

In appello, tuttavia, la Corte di Appello di Tokyo ha ribaltato la decisione del tribunale di grado inferiore, ritenendo che l’intento del legislatore fosse chiaramente indicato dalla lettera dell’articolo 3, comma 1. Pertanto, secondo il giudice, “includere anche la convivenza more uxorio nel concetto di matrimonio tra i genitori rappresenterebbe un’interpretazione analogica o estensiva creante un requisito ulteriore non previsto dalla Legge sulla Nazionalità”273. Il tribunale di Tokyo si era occupato della convivenza more

uxorio nel 2005, ritenendola un istituto rilevante, ma, in una causa nel 2006, lo stesso giudice aveva dichiarato che il punto centrale dell’articolo 3, comma 1, della Legge sulla Nazionalità fosse quello di ampliare i confini del concetto di nazionalità, che può essere acquisita sulla base del principio

267 BRYANT, Taimie L. For the sake of the country, for the sake of the family: the oppressive impact of family

registration on women and minorities in Japan, in: UCLA law review, vol. 39, n. 109, 1991, pp. 111-114.

268 Sezione della Corte Suprema che ha la funzione di esaminare preliminarmente le cause e ripartirle presso le varie sezioni. 269 TSUNEMOTO, ut supra.

270 LEVIN, Mark. The Wajin’s Whiteness: Law and Race Privilege in Japan. 2007.

271 Legge n. 147/1950, come modificata dalla Legge n. 268 del 1952, dalla Legge n. 45 del 1984 e dalla Legge n. 89 del

1993, art. 3, co. 1.

272 Sentenza del Tribunale di Tokyo, 13/04/2005.

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dello ius sanguinis274. Nell’interpretazione del tribunale, i requisiti per la legittimazione non si trovano

all’interno di questo elemento centrale della legge, ma in quelli complementari. Invalidando il requisito di “matrimonio dei genitori” e di “nato all’interno del vincolo matrimoniale” come violazione diretta della Costituzione, il giudice ha applicato l’Articolo 3, comma 1, e ha accolto la domanda del ricorrente. Altri casi che coinvolgono cittadini stranieri riguardano cause relative al rifiuto di concedere degli immobili in locazione sulla base della nazionalità del conduttore, e, in una sentenza relativa a un caso simile275, la Corte di Appello di Osaka ha dichiarato che il rifiuto di un

proprietario di firmare un contratto di locazione, basato unicamente sulle origini coreane dell’inquilino, è “discriminazione basata sulla nazionalità, che va contro i principi di cui all’articolo 14, comma 1, e, come tale, è illegittimo poiché supera i limiti di tolleranza sociale”276.

Per quanto concerne la libertà di religione e la separazione fra religione e Stato277, argomento che

potrebbe essere rilevante per i casi di diritto internazionale privato che coinvolgono cittadini appartenenti a Stati religiosi, l’art. 20 statuisce che in Giappone vi sia piena libertà di culto, ma vieta che le organizzazioni religiose possano ottenere trattamenti di favore, finanziamenti o incarichi di potere da parte dello Stato. Vieta inoltre che i cittadini possano essere obbligati, a qualunque titolo, alla partecipazione ad eventi, atti, celebrazioni o altri riti religiosi e al contempo vieta anche che lo Stato impartisca un’educazione religiosa di qualunque tipo o che vi sia partecipazione pubblica ad attività religiose. Una prassi come quella italiana, in virtù della quale sono presenti simboli religiosi nei luoghi pubblici, come il crocifisso negli uffici comunali, e sono impartite lezioni di religione nelle scuole, sarebbe assolutamente vietata dalla Costituzione.

Le libertà d’espressione e il divieto di violazione della corrispondenza sono previste dall’art. 21: “Le libertà di riunione, di associazione, di parola e di stampa, e tutte le altre forme di espressione sono garantite. Non sarà mantenuta alcuna censura, né sarà violato il segreto di qualsiasi mezzo di comunicazione.”.

In tema di libertà di stampa, in un caso famoso, in cui un reporter della NHK278 si era rifiutato di

274 Sentenza del Tribunale di Tokyo, 29/03/2006.

275 Il caso di cronaca si può leggere nella stampa giapponese di quel periodo: ARUDOU, D., Twisted Legal Logic Deals

Blow to Foreigners, JAPAN TIMES, 7 feb. 2006.

276 Sentenza della Corte di Appello di Osaka, 05/10/2006.

277 KISALA, Robert. Souka Gakkai, Koumeitou, and the separation of religion and state in Japan, in: Bulletin of the

Nanzan Institute for religion and culture, n. 18, 1994, pp. 7-17.

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testimoniare sulle sue fonti d’informazione nel corso di una testimonianza per una causa civile, riguardante l’imposizione di una sanzione fiscale alla filiale giapponese di una società statunitense, la Terza corte inferiore ha dichiarato che, considerando il fatto che è garantita la libertà di stampa ai sensi dell’articolo 21 e che anche la libertà di raccogliere informazioni merita la stessa considerazione giuridica, proteggere le proprie fonti di informazione costituisce un grande valore sociale. “Quindi il testimone, come regola generale, ha il diritto di rifiutarsi di rivelare qualunque informazione.” Si tratta della prima decisione della Corte Suprema che riconosca il diritto di rifiutarsi di testimoniare per motivi di privacy delle fonti d’informazione. Ovviamente, ciò è stato possibile soltanto per il fatto che il testimone aveva la qualifica di giornalista.

L’art. 13 prevede alcuni dei diritti individuali più importanti, tra cui il diritto alla felicità, alla vita, alla libertà e al rispetto, nei limiti del benessere pubblico. Questi diritti sono considerati l’obiettivo supremo dei legislatori e degli altri organi del Governo.

L’art. 18, per ragioni storiche279, proibisce la riduzione in schiavitù, ma la ammette per il caso in cui

sia conseguenza di un crimine, e cioè nel caso in cui la legge preveda la pena della detenzione o dei lavori forzati280 come punizione di un reato. Questo articolo potrebbe essere rilevante per i casi di

diritto internazionale privato relativi a Paesi che prevedono il rimedio dei lavori forzati come punizione di un crimine (circostanza che in Italia, invece, sarebbe considerata contro l’ordine pubblico).

Secondo l’art. 22, ogni persona ha la libertà di scegliere e di cambiare la sua residenza e di scegliere la sua occupazione, nei limiti in cui ciò non sia in contrasto con il benessere pubblico. Inoltre tutte le persone sono libere di recarsi negli Stati stranieri e di rinunciare alla propria cittadinanza, e ciò non può essere limitato da alcuna legge. Tuttavia, ciò va inteso nel senso che i cittadini giapponesi sono liberi di cambiare cittadinanza, ma non di diventare apolidi. Il concetto di cittadinanza281 è

fondamentale nel diritto internazionale privato e la relativa disciplina sarà trattata in seguito.

279 NELSON, Thomas. Slavery in medieval Japan, in: Monumenta Nipponica, vol. 59, n. 4, 2004, pp. 463-492.

280 HABERSTROH, John. In re World War II Era Japanese forced labor litigation and obstacles to international human

rights claims in US Courts, in: Asian law journal, vol. 10, 2003, p. 253.

281 LU, Catherine; MENJU, Toshihiro; WILLIAMS, Melissa. Japan and “the other”: reconceiving Japanese citizenship

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Secondo l’art. 28, i lavoratori hanno il diritto di organizzarsi282, di contrattare e di agire

collettivamente. Secondo la legge di diritto internazionale privato, come si vedrà, le parti possono scegliere la legge applicabile al contratto di lavoro, tuttavia questa norma costituzionale non può essere derogata: sarebbe contraria all’ordine pubblico, ad esempio, una clausola che impedisse al lavoratore di contrattare le proprie condizioni o di far parte di sindacati per tutelare i propri diritti. L’art. 29 si occupa invece del diritto di proprietà e di possesso dei beni, definito inviolabile. I diritti della proprietà sono oggetto di una riserva di legge, che deve però conformarsi al benessere pubblico. La proprietà privata può, comunque, essere espropriata per utilità pubblica, dietro un giusto compenso. Come vedremo, i diritti reali, tra i quali rientra ovviamente anche il diritto di proprietà, fanno parte della disciplina di diritto internazionale privato e, di conseguenza, l’art. 29 sarà rilevante per tutti i casi di tale materia283.

La tutela delle donne284 è un punto che potrebbe rilevare nei casi si diritto internazionale che

coinvolgono le lavoratrici straniere in Giappone o alle dipendenze di società giapponesi all’estero, poiché la legge applicabile al contratto di lavoro potrebbe essere quella giapponese, anche in conseguenza della libera scelta delle parti. Sebbene il Giappone abbia firmato una convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna285, è notorio che la retribuzione

media delle lavoratrici sia inferiore a quella degli uomini286, e la discriminazione, sia in termini di

assunzione che di promozione, è sempre stata frequente e consistente287.

L’art. 24 della Costituzione regola i rapporti tra i coniugi, prevedendo che il matrimonio288 sia

basato unicamente sul consenso reciproco di entrambi gli sposi e che sia mantenuto attraverso una mutua collaborazione, sulla base di eguali diritti per il marito e per la moglie; inoltre, per evitare il

282 NAKAMURA, Keisuke. Decline or revival?: Japanese labor unions, in: Japan labor review, vol. 4, n. 1, 2007, p. 7. 283 ANDOU, Nisuke. Surrender, occupation, and private property in international law: an evaluation of US practice in Japan. Oxford

University Press, 1991.

284 SASAKI, Masaru. The causal effect of family structure on labor force participation among Japanese married women,

in: Journal of human resources, 2002, pp. 429-440.

285 Convenzione di New York del 1979.

286 ABE, Yukiko. Equal Employment Opportunity Law and the gender wage gap in Japan: A cohort analysis, in: Journal

of Asian economics, vol. 21, n. 2, 2010, pp. 142-155.

287 LAM, Alice CL. Women and Japanese management: discrimination and reform. Routledge, 2012. 288 HENDRY, Joy. Marriage in Changing Japan: Community & Society. Routledge, 2010.

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ripetersi delle disparità tra coniugi tipiche delle epoche precedenti289, detta un principio generale

secondo cui le leggi riguardanti la scelta del coniuge, i diritti di proprietà, l’eredità, la scelta del domicilio, il divorzio e altre questioni relative al matrimonio e alla famiglia devono essere formulate ispirandosi ai principi della dignità individuale e dell’uguaglianza sostanziale dei sessi290. Nella realtà

dei fatti invece, poiché il lavoro straordinario è comune tra i lavoratori, le donne di norma sostengono la maggior parte degli oneri familiari, e quindi sono scoraggiate a mantenere il loro posto di lavoro dopo il matrimonio291. Gli economisti hanno chiamato questo fenomeno “curva a

M”, poiché il diagramma dell’età lavorativa delle donne giapponesi cola a picco dopo il matrimonio (di solito entro i 28 anni) e si risolleva solo dopo che i figli hanno raggiunto un’età tale da essere sufficientemente autonomi292. Nonostante tale quadro sociale, l’art. 24 sarà rilevante per tutta la

disciplina di diritto internazionale privato riguardante la famiglia.

La legge di riforma si occupa anche di filiazione e successioni. La discriminazione giuridica e sociale nei confronti dei figli illegittimi293 è ancora presente in Giappone, come in molti altri paesi. Un

tipico esempio discriminazione giuridica si trova nella disciplina delle successioni, in tema di distribuzione della proprietà del de cuius, poiché la quota per i figli naturali è la metà di quella riservata ai figli legittimi. I sistemi di registrazione obbligatoria delle famiglie li distingue dagli altri membri della famiglia e rivelano facilmente se una persona è un figlio legittimo o illegittimo. Qualora le norme di conflitto indicassero il diritto giapponese come legge applicabile a un caso tra Italia e Giappone, è da tenere in considerazione il fatto che la discriminazione tra figli potrebbe essere contraria all’ordine pubblico italiano.

Un’altra questione che potrebbe riguardare il diritto internazionale privato è quella relativa al trattamento dei cittadini stranieri. Gli stranieri che soggiornano in Giappone per più di un anno sono tenuti a registrare le impronte digitali ai sensi della Legge di registrazione degli stranieri294.

289 HARUKO, Wakita; GAY, Suzanne. Marriage and property in premodern Japan from the perspective of women’s

history, in: Journal of Japanese studies, vol. 10, n. 1, 1984, pp. 73-99.

290 TOKUHIRO, Yoko. Marriage in contemporary Japan. Routledge, 2009.

291 WHITE, Merry. The virtue of Japanese mothers: cultural definitions of women’s lives, in: Daedalus, vol. 116 n. 3,

1987, pp. 149-163.

292 Dati recenti si possono trovare sul sito della JILAF: http://www.jilaf.or.jp/eng/mbn/2014/149.html (url

consultato da ultimo il 19/03/2017).

293 YAN, He. Legal Protection for the Illegitimate Child in Japan, in: Japanese Research, vol. 3, 2010.

294 HANAMI, Tadashi. Japanese policies on the rights and benefits granted to foreign workers, residents, refugees and

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Anche se la modifica del 1992 ha esentato dalla registrazione i residenti permanenti, dopo numerose proteste e cause, il sistema persiste e crea una causa di discriminazione tra residenti e residenti non permanenti295.

Per quanto riguarda i disabili che presentano patologie mentali, nonostante le modifiche del 1987 alla Legge sulla Salute Mentale, rimangono ancora problemi come il ricovero coatto senza una revisione da parte di una commissione indipendente o il diritto a comparire in tribunale296. Questo

potrebbe costituire un problema rilevante per i cittadini stranieri, poiché la legge di diritto internazionale privato prevede la possibilità, per il giudice giapponese, di dichiarare l’infermità mentale del cittadino straniero ai sensi della legge giapponese.

La Costituzione sancisce molte garanzie in tema di procedimento penale, materia che rientra nella sfera del diritto internazionale privato quando si tratta di casi internazionali di diritto penale. L’art. 35 prevede il diritto di ognuno all’inviolabilità del domicilio, delle proprie carte e degli effetti personali, al riparo da perquisizioni, ispezioni e sequestri, a tutela del quale è prevista una riserva di