LA PROCACCIATRICE DI RELAZIONI O LA MEZZANA
2.4 Proposte di interpretazione del Mimiambo
2.4.1 Il sottofondo demetriaco e giambico
Il primo studioso a suggerire, nel 1981, un'interpretazione del testo di natura allegorica, in cui le azioni dei personaggi acquistano nuove valenze e le loro parole significati inaspettati, è stato Jacob Stern523. Sulla base di numerose evidenze testuali, egli ha ravvisato nel mimiambo una marcata componente demetriaca, che lo ha indotto a interpretare il componimento come una sorta di parodia dei misteri eleusini, il cui fine ultimo sarebbe stato esaltare la dignità della vita quotidiana attraverso l'accostamento alla vita delle divinità. Personalmente nutro scetticismo nei confronti delle ultime due idee, ma, anche in considerazione del rilievo attribuito nel Sogno alla sfera rituale della componente dionisiaca, ritengo plausibile l'evocazione di un sottofondo demetriaco. nnn Sono connotate in quest'ottica, ad esempio, le invocazioni poste sulla bocca delle due protagoniste del mimo: due alle Moire (vv. 11, 66), due alla dea Demetra (vv. 69, 86),
523 Cfr. Stern 1981, 161-165. Due anni prima lo studioso aveva già applicato un'interpretazione analoga
una a sua figlia Core, in qualità di sposa di Ade (v. 32), e infine l'esclamazione μᾶ (v. 85), termine che Volkmar Schmidt riconduce a un significato originario di «madre»524. L'occasione in cui Grillo vede per la prima volta Metriche è anch'essa significativa: la κάθοδος di Mise (v. 56) è stata accostata da Crusius alla κάθοδος di Core, processione che rappresentava la discesa agli Inferi della dea e dava il nome al secondo giorno delle Tesmoforie525; di probabile origine frigia, Mise era una divinità che faceva parte del corteggio di Demetra e il suo ruolo spesso combaciava con quello di Iambe o Baubo526. Sulla scorta di Stern, Carles Miralles individua nel componimento suggestive analogie con la vicenda di Iambe, la serva del re di Eleusi Celeo che, con motti di spirito scurrili, fece ridere Demetra, triste per la scomparsa della figlia (cfr. Hymn. Dem. 195-211)527. Infatti, il comportamento di Gillide ricalca quello di Iambe; la mezzana, ironicamente accolta come una dea (v. 9 τί σὺ θεὸ̣ς̣ π̣ρ̣ὸ̣ς ἀνθρώπους;), si reca inaspettatamente da Metriche, con la quale scambia battute salaci (vv. 8-12, 18-19528), per porre fine al suo atteggiamento chiuso e afflitto (v. 40 χἰλαρὴ κατάστηθι). Così come la dea Demetra si asteneva dall'assumere cibo e bevande perché sconfortata dalla perdita dell'amata figlia, anche Metriche, il cui nome deriva da Μήτηρ, si astiene, in assenza di Mandris, da rapporti sessuali con altri uomini. Tuttavia, se nel mito la vecchia Iambe riesce a rallegrare Demetra con i suoi scherzi (Hymn. Dem. 202-205), nel mimiambo la missione di Gillide non ha successo; questo fallimento è rappresentato dall'inversione nel motivo del bere: nel mito la dea Demetra rifiuta la «coppa di vino dolce come il miele» (Hymn.
Dem. 206 δέπας... μελιηδέος οἴνου) offertale da Metanira e chiede che le sia dato il
524 Cfr. Schmidt 1968, 12-14. Ad eccezione di μᾶ γᾶ in Aesch. Suppl. 890, 900, il termine μᾶ ricorre
soltanto in Eroda (Mim. I 85, IV 20, V 13, VI 4) e in Teocrito (Id. XV 89); è usato da personaggi femminili ed è un'esclamazione che può indicare stupore, ammirazione o indignazione.
525 Cfr. Crusius 1982, 17-18 e López Cruces 2014, 338-343. Groeneboom 1922, 57 fa riferimento a
un'iscrizione del II sec. a.C. su un altare rinvenuto vicino a Pergamo, in cui Mise è identificata con Core: «La sacerdotessa Antide ha dedicato questo altare a Mise Core» (Mitth. d. Ath. Inst. VI 138).
526 Cfr. Ant. Lib. XXIV (questi, seguendo la versione delle Metamorfosi di Nicandro, afferma che Mise,
quando Demetra arrivò a Eleusi in cerca della figlia Persefone, offrì alla dea il ciceone, bevanda sacra del rituale eleusino) e Hesych. μ 1442 Latte (Μίση· τῶν περὶ τὴν Μητέρα τις, ἣν καὶ ὀμνύουσι). Per un'analisi delle figure di Iambe e Baubo rimando a Radermacher 1904, 311-13, Vernant 1985, 31-38 e Rotstein 2010, 167-182. A proposito della relazione Mise-Baubo-βαυβῶνες (cfr. Stern 1979, 249-254), si ricordi che in un frammento di Cratino si afferma che le donne che partecipano o sono devote al culto di Mise si servono di tali consolatori (Cratin. fr. 354 K.-A. μισηταὶ δὲ γυναῖκες ὀλίσβοισιν χρήσονται).
527 Cfr. Miralles 1992, 99.
528 Gillide, risentita dalla battuta maliziosa di Metriche (v. 18 γάρ, Γυλλί, χἠτέρους ἄγχειν), le risponde
dicendole «scherza pure» (v. 19 σίλλ̣[α]ι̣ν̣ε). Miralles 1992, 95-96 ha posto l'attenzione sul fatto che il verbo σιλλαίνειν sia glossato da Hesych. σ 642 Latte con σκώπτειν, χλευάσαι e termini simili, tutti riconducibili all'ambito delle insinuazioni maligne e delle battute oscene e scherzose tipiche della tradizione giambica, da sempre vicina ai culti e alle devozioni demetriache.
cyceon, una bevanda fatta di farina d'orzo e acqua (vv. 208-211); invece nel mimiambo
è Metriche a porgere il vino a Gillide, la quale, confermando la sua reputazione di gran bevitrice (v. 78), accetta l'offerta e loda con entusiasmo la dolcezza della bevanda (vv. 86-87 ἡδύς γε· να̣ὶ Δήμητρ̣α̣, Μητρ̣[ί]χη̣, τ̣ο̣ύ̣τ̣ο̣υ̣ / ἡδίον’ οἶνον Γυλλ̣ὶς οὐ πέ[π]ωκ̣έ̣ν̣). La presenza di una rete di riferimenti al culto di Demetra può essere facilmente spiegata ricordando che Iambe è una figura importante anche per la tradizione giambica529. Riprendiamo quanto detto nel cap. 1.5.2 a proposito del racconto dell'incontro in riva al mare tra Ipponatte e la vecchia Iambe, la quale, spaventata dal poeta, lo apostrofa intimandogli di allontanarsi dalla sua tinozza contenente la lana e scandisce il verso con ritmo giambico (o coliambico, secondo il parere di altri), che da lei prenderà il nome (Hippon. test. 21a-d Deg.). Se davvero ‒ come abbiamo ipotizzato ‒ Eroda nel Sogno avesse modellato l'incontro della propria persona con il vecchio su un brano di Ipponatte, in cui il poeta descriveva il suo incontro iniziatico con la 'Musa' ispiratrice della poesia giambica, allora il medesimo episodio potrebbe verosimilmente essere ripreso anche nel Mim. I, fornendo così conferma alle parole di Miralles: «Eroda, fin dal primo mimiambo, praticava programmaticamente l'arte allusiva rispetto a Ipponatte»530. Infatti Metriche, nella sua replica alla scandalosa proposta di Gillide, risponde a tono alla vecchia proclamando con orgoglio di essere la «figlia di Pite» (v. 76) e Pythes era, stando alle fonti antiche, il nome del padre di Ipponatte531. Pertanto non stupisce il tono minaccioso, proprio dell'autentica tradizione giambica, con cui Metriche/Ipponatte dice a Gillide che, se un'altra donna le avesse parlato in quel modo, le avrebbe insegnato a «cantare zoppa versi zoppi» (v. 71 χωλὴν δ’ ἀείδειν χώλ’). Quest'ultima espressione è stata a lungo trascurata dalla critica, che si è per lo più limitata a individuarvi un'allusione al metro coliambico ipponatteo dei Mimiambi, sottovalutando la portata programmatica di una tale affermazione. Al contrario, il suo peso all'interno della poetica erodea si evince dal fatto che essa ricorre anche nella chiusa del Sogno, in cui il mimiambografo si propone di «cantare versi zoppi» (v. 79 τ]ὰ κύλλ’ ἀείδειν) per gli Ioni futuri, inserendosi così in un dibattito particolarmente attuale in età alessandrina,
529 Cfr. Miralles 1992, 94-99, Piacenza 2014,168-169, Cazzato 2015, 7-11 e López Cruces 2016a, 463. 530 Miralles 1992, 98-99.
531 Cfr. Suda ι 588 Adl. (Ἱππῶναξ· Πυθέω καὶ μητρὸς Πρώτιδος, Ἐφέσιος) e Ovid. Ib. 447-448 (et quae
Pytheides fecit de fratre Medusae / eveniant capiti vota sinistra tuo). Secondo Esposito 2001, 158-159 questa va considerata una σφραγίς occulta, il cui riconoscimento è favorito dalle corrispondenze tra Mim. I e Mim. VIII: «dietro Metriche figlia di Πυθῆς ‒ che padroneggia il canto zoppo ‒ altri non potrà celarsi se non Ipponatte stesso, che Eronda, suo aspirante successore, fa rivivere in àmbito mimico».
quello sul legittimo utilizzo del giambo 'zoppo' ipponatteo, riflesso nell'orgogliosa dichiarazione di Callimaco di non essersi dovuto recare a Efeso né aver dovuto frequentare gli Ioni per τὰ χωλὰ τίκτειν (cfr. Call. Iamb. XIII fr. 203, 11-14, 63-66). Detto ciò, mi sembra un'ipotesi plausibile che Eroda abbia deciso di rievocare, con le dovute variazioni e la consueta ironia, l'episodio dell'incontro iniziatico tra Iambe e Ipponatte in due componimenti dall'alto significato simbolico, rendendoli una sorta di duplice manifesto poetico. Stando a questa interpretazione532, nel Mim. I Gillide/Iambe non andrebbe collegata soltanto con la tradizione demetriaca, ma anche con quella giambica, creando una suggestiva sovrapposizione di letture. Nell'ottica di una ripresa della scena di iniziazione tra Iambe e Ipponatte trovano spiegazione alcuni dettagli:
▪ L'arrivo di Gillide/Iambe è presentato (ironicamente) nei termini di un'epifania divina (v. 9 τί σὺ θεὸ̣ς̣ π̣ρ̣ὸ̣ς ἀνθρώπους;) voluta da una delle Moire, le divinità del destino (vv. 8-9 τίς σε μοῖρ’ ἔπεισ’ ἐλθεῖν, / Γυλλίς, π[α]ρ̣' ἡμέας;).
▪ Metriche rimprovera l'anziana mezzana per il fatto che sono ben cinque mesi che non si presenta alla sua casa «nemmeno per sogno» (v. 11): οὐδ’ὄναρ è una espressione idiomatica, ma Eroda potrebbe giocare col suo significato letterale.
▪ Il termine λαύρη, utilizzato da Gillide al v. 13, ricorre anche in Ipponatte, nel fr. 40 Deg. = fr. 155 W. (κατ̣έπι̣εν ὥσπερ κερκύδιλος ἐν λαύρηι), fr. 63 Deg. = fr. 61 W. (ἔκρωζεν <_x_> κύμινδις ἐν λαύρηι), fr. 95, 10 Deg. = fr. 92, 10 W.
▪ Anche i Tiervergleiche sono cari a Ipponatte, che li usa soprattutto per mettere in risalto qualità negative: Mim. I 15 (μυῖ' ὅσον) ⁓ Hippon. frr. 63 Deg. (κύμινδις); 32 Deg. (κύων); 79,11 Deg. (ἔχιδνα); 129b Deg. (ἑρωδιός); 135 Deg. (κερκύδειλος); 136 Deg. (δέλφαξ); 141 Deg. (κύων).
▪ Le due donne si scambiano battute salaci e cariche di sarcasmo; basti pensare al tono irridente con cui Metriche riceve Gillide (vv. 8-12), alla frecciata maliziosa a sfondo sessuale (v. 18), a quella in cui allude alla fama di gran bevitrice della mezzana (vv. 78-79), oppure anche alla risposta di Gillide, in cui ella non cerca di nascondere un certo risentimento (vv. 19-20 σίλλ̣[α]ι̣ν̣ε·.. /.. ἀλλ’ οὐ τοῦτο μή σε θερμήνηι). Questo atteggiamento, improntato a biasimo, scherno, e riso, è proprio sia della tradizione demetriaca sia di quella giambica.
▪ La replica di Metriche (vv. 67-77) rietra pienamente nella tradizione giambica ipponattea e la minaccia al v. 71 ricorda al pubblico che la prima a «cantare
532 Quella che qui propongo è una rielaborazione personale che attinge ampiamente dai contributi di
zoppo» è stata proprio la vecchia Iambe in seguito a uno spavento causatole dal
poeta Ipponatte. Ciò che Metriche/Ipponatte vuole dire è che Iambe è l'unica donna alla quale Ipponatte avrebbe potuto permettere che gli parlasse in quel modo e a cui non avrebbe potuto insegnare a cantare canzoni zoppe533.
Cominciamo a capire che anche questo componimento è particolarmente significativo per la comprensione della poetica erodea. In esso ritroviamo le principali linee guida esposte nel Mim. VIII: viene rievocata una scena teatrale, in cui si muovono personaggi abbastanza fedeli alla tradizione mimico-comica, ma nelle cui parole emerge l'artificio compositivo di Eroda, che ha unito un genere teatrale con uno non teatrale; inoltre, il sottofondo demetriaco e giambico, che innerva il Mim. I insinuandosi nelle parole e nei gesti delle due protagoniste, contribuisce a portare alla luce l'importanza, nei Mimiambi, della tradizione giambica, in particolare di quella coliambica che fa capo a Ipponatte, a cui si guarda tramite l'allusione alla sua iniziazione poetica.