Gutiérrez Nájera e la prosa modernista
2.1 Gutiérrez Nájera: il poeta nella società borghese moderna 1 L’homo duple
2.3.1 Lo stile: la prosa artistica modernista
La rivoluzione estetica modernista partì con la prosa artistica di Gutiérrez Nájera e di José Martí che, tra il 1875 e il 1882, al fine di ampliare le dimensioni espressive del linguaggio letterario castigliano, ricorsero alle più recenti e raffinate strutture provenienti dalle letterature europee del momento concependo due modalità artistiche differenti ma parimenti innovative: una prosa al contempo cromatica, plastica e musicale.
Mentre il cubano inserì le forme stilistiche della letteratura francese contemporanea – simboliste, impressioniste, parnassiane – in strutture di radice ispanica – in particolare, nelle costruzioni della prosa oratoria del Siglo de Oro – Gutiérrez Nájera preferì un’espressione del tutto alla francese.58 Nelle cronache dal tema sociale e nei racconti del messicano si può notare come l’influsso della letteratura francese piuttosto che essere assimilato e convertito in espressione propria, si manifestava in modo diretto mediante la presenza di termini nell’idioma originale, di ambientazioni parigine e di temi frivoli su esempio di Catulle Mendés, di Coppée, di Paul de Saint Victor e di Gautier.59 Tuttavia, più tardi lo scrittore riuscì ad acquisire una tale maestria nel maneggio degli strumenti appresi che, secondo le parole di Max Henríquez Ureña, “nel rinnovamento della prosa è secondo solo a Martí.”60
58 La predisposizione verso le correnti letterarie francesi maturò nello scrittore in maniera spontanea dalle letture di riviste e di libri provenienti dal vecchio continente su disposizione di Porfirio Díaz e del cosmopolitismo generale del governo. Tali letture diedero modo allo scrittore di stare al passo con conoscere le novità artistiche elaborate in Francia e che anticipò nella sua terra.
59 Cfr. I. A. Schulman, Los supuestos “precursores” del modernismo hispanoamericano, in «Nueva Revista de Filología Hispánica», México, El Colégio de México, anno 12, n.1, (Gennaio-Marzo 1958), pp. 62-64.
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Lo stile plastico
Le relazioni da sempre esistite tra domini artistici totalmente distanti tra loro – come per esempio la poesia e la pittura, la scultura o l’architettura – e che si intensificarono in Europa in epoca romantica, apparvero nei paesi di lingua spagnola solo nel XIX secolo, con l’avvento del modernismo: rinnovare il linguaggio letterario mediante il dialogo con le arti plastiche fu visto dagli scrittori di fine secolo come un fenomeno altamente produttivo ai fini di un eventuale arricchimento e nobilitazione della letteratura.
La prosa di Gutiérrez Nájera mostra quanto appena segnalato. Essa registra l’intento da parte dell’autore di ritrarre le figure umane – e in particolar modo quelle femminili – in maniera visuale, ovvero come farebbe un pittore o uno scultore; ciò stimola lo scrittore a dare alle sue figure l’aspetto di immagini pittoriche o di statue con vita che producono nel recettore la sensazione di stare contemplando un’altra opera d’arte, plastica e sensuale. Al fine di raggiungere tali propositi, Gutiérrez Nájera si servì dell’ampia gamma di strumenti forniti dal parnassianesimo e dell’impressionismo. In numerose occasioni lo scrittore manifestò apertamente la sua vicinanza a tali modelli artistici, come fece per esempio nell’articolo diretto in forma epistolare all’intellettuale Manuel Puga y Acal, in cui il messicano non solo si professava “appassionato della forma” e “attratto dalla voluttuosità del colore e della linea” ma fece al parnassianesimo una vera e propria professione di fede: «Creemos en Gautier, buscamos la paleta de los
Goncourt, nos evadimos del porque está lleno de palabras secas y de
vocablos grises diccionario de la Academia ».61
61 M. Gutiérrez Nájera, Tristissima nox. Carta a Manuel Puga y Acal, in «Obras I. Crítica Literaria. Ideas y temas literarios. Literatura mexicana», México, UNAM, 1959, p. 327- 328.
52 Sono soprattutto i primi racconti dello scrittore dove l’influenza degli autori parnassiani domina assoluta. Si tratta degli scritti adolescenziali di un Nájera che non godeva ancora di una piena maturità artistica e, che pertanto, mostrava una quasi totale dipendenza dai modelli francesi che leggeva con entusiasmo. Una delle migliori manifestazioni dell’elaborazione dello stile plastico nel messicano si trova nel racconto El desertor del cementerio (1880), dove lo scrittore descrive una vasta galleria di bellezze femminili come fossero delle statue greche e latine, dai corpi scultorei, perfetti:
(Señora Zayas). Las líneas de su figura, blancas y armoniosas, cantan como una melodía de Gounod.
(Señora de Camarena). Sus ojos, altivamente hermosos, atraen como dos abismos. ¿No es un abismo el cielo? Su cuerpo tiene la corrección de la estatuaria griega. Ciando la miro andar, me pienso que la Diana cazadora ha abandonado su pedestal de mármol.62
Otra Cibeles de mármol pantélico: la señora de Mariscal.
¡Cómo contrasta la nieve aterciopelada de su cutis con el moreno rostro de esa campesina romana, dueña de dos ojos que son dos diamantes negros: la señora Lebrija de Hammeken!
Il racconto viene arricchito da dettagli sinestetici impressionisti che potenziano, da un punto di vista prettamente tecnico e artistico, una narrazione semplice con base costumbrista e romantica. La tecnica parnassiana si impreziosisce con forme impressioniste anche in Pia di
Tolomei dove, alla descrizione della protagonista dai tratti scultorei
62 M. Gutiérrez Nájera, El desertor del cementerio, in «Cuentos completos y otras narraciones», México, Fondo de Cultura Económica, 1958, p.48-49
53 simili a quelli di una divinità italica lo scrittore si diletta nell’uso dei cromatismi che veicolano importanti valori simbolici:
Es alta, esbelta, se creería una imagen escapada de la vidriera de colores de una iglesia antigua; su pupila es negra como la noche; [...] aquel arco purísimo de su boca... aquella frente de marfil que guarda un pensamiento impenetrable; ¡qué blancura, la blancura hiperbórea de sus brazos! ¡Qué cuello aquel, apenas entrevisto y que trae insensiblemente a la memoria de las mujeres-cisnes de las leyendas alemanas! [...] sus carnes se idealizan, se vuelven diáfanas; no es la Venus escultórica y hermosa, es la Diana casta y bella que se enseroñea de su amor y sus pasiones.63
È interessante notare come, attraverso l’uso della tecnica cromatica, lo scrittore veicoli una vasta serie di valori simbolici, in questo caso specifico idealizzanti. Infatti, il bianco con cui viene descritta la protagonista ha valore di purezza e purificazione. Ciò dimostra che, al di là dell’intento da parte dello scrittore di elaborare una prosa brillante, armoniosa e sontuosa, è evidente una sua accesa curiosità verso il mistero e la bellezza femminile. Nel caso specifico di Pia di Tolomei, lo scrittore idealizza un archetipo femminile paragonandolo con altre figure della mitologia, della letteratura e dell’arte plastica. La sola menzione di tali dimensioni idealistici risponde al desiderio di estrarre dal contesto volgare, dal tempo finito, il personaggio o l’ente immaginario della storia narrata. Tale lettura sfoggio dello stile plastico converte lo scrittore in uno dei pionieri del fenomeno estetico modernista.
63 M. Gutiérrez Nájera, Pia di Tolomei, in «Cuentos completos y otras narraciones», México, Fondo de Cultura Económica, 19558, p. 20
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Il tono lirico
Al di là dell’elaborazione di uno stile plastico e armonico, il grande merito dello scrittore messicano fu quello di avere introdotto il tono lirico in prosa, frutto dell’esigenza da parte degli scrittori dell’epoca di elaborare un linguaggio capace di raggiungere in prosa la tensione e il clima tipici della poesia, senza dover ricorrere agli schemi del verso. Di fronte alla volgarità verbale, la prosa moderna si allontana dal cliché e si caratterizza per il bisogno di dare alla prosa la stessa verginità espressiva della poesia, la stessa originalità combinatoria richiesta al verso. Una nuova volontà lirica con cui ha iniziò la letteratura modernista e che sfociò nella nascita del poema in prosa.
Gutiérrez Nájera non arrivò a scrivere dei poemi in prosa come facevano Baudelaire o Mallarmé, ma il suo progetto di una prosa a tratti artistica e lirica preparava il terreno per l’avvento di tale genere letterario in America Latina. Lo scrittore non riconosceva una differenza sostanziale tra prosa e verso; la sua aspirazione era quella di adattare lo stile e il tono al tema che il suo testo trattava, e se questo era in essenza poetico – come potrebbe essere quello che potrebbe provenire dalla contemplazione di un paesaggio incantevole, dal ricordo nostalgico del passato, o da una dichiarazione d’amore – non gli importava di rompere le norme. In accordo con tale idea, lo scrittore diede ampio spazio a forme quali: la personificazione, gli effetti musicali, le ripetizioni, frasi che corrispondono spesso a determinati schemi versificatori, metafore originali avvicinando questo tipo di prosa alle forme tipiche del verso. E diede inoltre libero sfogo alle sensazioni e alle emozioni intime mediante una disinibizione del linguaggio avendo cura di raggiungere una fluidità e un cesellamento nella scrittura che sarà l’oggetto di culto della generazione successiva alla sua.
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