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Strategia nazionale d’immigrazione e di asilo

2. Marocco: contesto di riferimento

2.3. Quadro normativo

2.3.2. Legislazione marocchina in materia migratoria

2.3.2.3. Strategia nazionale d’immigrazione e di asilo

Nel panorama descritto, con da una parte le lacune normative e dall’altra le inadempienze nei confronti delle poche tutele, si susseguirono negli anni le violazioni dei diritti degli stranieri. Nel 2012 il Marocco fu interessato da una nuova e inasprita ondata di violenze nei confronti dei migranti. Le operazioni di rastrellamento si svolsero in numerose città del paese: a Oujda dal 9 al 12 aprile nelle università e nelle foreste vennero arrestate 60 persone, con tanto di confisca dei beni e dei passaporti e, il 5 giugno un’altra quarantina; a Casablanca, il 15 maggio vennero incriminate 22 persone; a Fes, il 23 e il 24 maggio ci furono delle retate in stazione; il 6 giugno sia a Casablanca sia a Rabat ebbero luogo delle operazioni massive di arresto. Alla fine del giugno 2012 GADEM stimava che in sole tre settimane fossero stati respinti alla frontiera algerina circa 500 migranti sub sahariani. Secondo il Ministero degli Interni marocchino nel 2012 furono arrestati 31.000 migranti irregolari (dato che fa pensare che alcune persone siano state fermate più di una volta, in quanto le

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stime ufficiali relative alla presenza di stranieri in Marocco non superano i 25.000 in quell’anno. Si ricorda che tali dati possono non essere veritieri e che, appunto, si tratta di stime)145.

Saranno questi eventi, che evidenziano il costo umano della coercizione esercitata in nome della protezione delle frontiere, a far mobilitare la società civile marocchina che da un lato si batteva contro gli stereotipi e il razzismo della comunità e dall’altro era in prima linea per la difesa dei diritti dei migranti146. Anche gli stranieri si organizzarono per portare avanti un’azione collettiva contro queste pratiche violente, la marginalizzazione e le dure condizioni di vita, dando origine a delle organizzazioni di migranti che operano in Marocco, tra le quali il Consiglio dei migranti sub sahariani in Marocco (CMSM), il Collettivo dei migranti sub sahariani in Marocco (fondato nel 2010) e l’Association lumière sur l’émigration clandestine au Maghreb (ALECMA, fondata nel 2012). Oltre alle organizzazioni non governative marocchine e dei migranti, anche il Consiglio nazionale dei diritti umani (CNDH, che rimpiazzò il precedente Consiglio consultivo dei diritti umani, CCDH) si mobilitò per avanzare le richieste di regolarizzazione nei confronti degli irregolari147. Sarà proprio questo organismo nel settembre 2013 a pubblicare un rapporto tematico intitolato “Étrangers et droits de l’Homme au Maroc: pour une politique d’asile et d’immigration radicalment nouvelle”, nelle cui raccomandazioni si invitano i poteri pubblici, in maniera congiunta agli attori sociali e ai paesi partner del Marocco, a prendere atto delle nuove realtà e ad agire insieme per l’elaborazione e l’implementazione di una politica pubblica capace di proteggere i diritti, basata sulla cooperazione internazionale e integrante la società civile. Il rapporto individua almeno quattro elementi da includere nella nuova politica migratoria: la situazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, gli stranieri in situazione amministrativa irregolare, gli stranieri in situazione regolare e la lotta contro la tratta di persone148.

145 GADEM, Rapport sur l’application au Maroc de la Convention internationale sur la protection des droits de tous les travailleurs migrants et des membres de leur famille, Rabat, 2015, pp. 13-14. Per altre testimonianze relative agli abusi

subiti dai migranti in Marocco cfr. GADEM, La chasse aux migrants aux frontieres sud de l’Europe. Conséquences des

politiques migratoires européennes. Le refoulements de décembre 2006 au Maroc, Rabat, 2007; Medecins sans

frontieres, Violences, vulnérabilité et migration: Bloqués aux portes de l’Europe, un rapport sur les migrants

subsahariens en situation irrégulière au Maroc, MSF, 2013; The Jesuit refugee service (JRS), Lives in transit: experiences of migrants living/ in Morocco and Algeria, 2012, http://www.jrs.net/assets/Publications/File/JRSEuropeLivesInTransitionDec20121.pdf; Human Rights Watch, Abused

and expelled: Ill-treatment of Sub-Saharan African migrants in Morocco, United States of America, 2014

http://www.hrw.org/sites/default/files/reports/morocco0214_ForUpload.pdf; Amnesty International, Fear and fences.

Europe’s approach to keeping refugees at bay, Amnesty International Ltd, Londra, 2015.

146 M. Berriane, H. de Haas, K. Natter, Introduction: revisiting Moroccan migrations, in The journal of North Africa studies,

20:4, 2015.

147

A. Ustübici, Political activism between journey and settlement: irregular migrant mobilisation in Morocco, Geopolitics, 21:2, 303-324, DOI, 2016.

148 FIDH, GADEM, Maroc. Entre rafles e régularisations. Bilan d’une politique migratoire indécise, Rabat. 2015 e Ministère

chargé des marocains résidant à l’étranger et des affaires de la migration, Politique nationale d’immigration et d’asile

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Mentre i rapporti di denuncia sulle condizioni dei migranti aumentavano e additavano il paese come irrispettoso delle convenzioni internazionali e non attento ai diritti umani, anche sul piano internazionale iniziarono ad esserci delle reazioni. Nel 2013 entrò in vigore il piano quinquennale dello stato avanzato UE-Marocco149, che invitava il paese a “proseguire gli sforzi di armonizzazione dell’ordinamento marocchino con le norme internazionali sui diritti umani, accordare alle convenzioni internazionali ratificate la supremazia sul diritto interno e armonizzare l’ordinamento nazionale per renderlo conforme a queste convenzioni”150. Se sul piano diplomatico gli inviti sostituivano le aperte accuse, il 4 settembre 2013, la BBC mandò in onda un documentario con il quale additava il regno di “human rights breaches over migrants”151.

La pressione internazionale associata alle critiche interne, alla pubblicazione del rapporto del CNDH e alla nuova politica marocchina d’apertura all’Africa152 portarono, nel settembre 2013, il re Mohammed VI ad approvare le raccomandazioni del Consiglio nazionale dei diritti umani e a invitare il governo a “elaborare una nuova politica globale relativa alle questioni di immigrazione e asilo, seguendo un approccio umanitario in armonia con gli impegni internazionali, rispettoso dei diritti degli immigrati e conforme alle disposizioni della nuova Costituzione del regno”153. Nel giro di pochi mesi vi furono:

• la creazione di quattro sottocommissioni incaricate rispettivamente a) della regolarizzazione degli stranieri in situazione irregolare (operazione eccezionale che sarebbe iniziata nel 2014); b) dello studio delle domande di asilo formulate dall’UNHCR; c) della rinnovazione del quadro giuridico e istituzionale relativo all’immigrazione, all’asilo e alla lotta contro la tratta di persone; d) della cooperazione regionale e internazionale in materia migratoria;

• la riapertura del Bureau des réfugiés et apatrides (BRA);

149 S. Bonucci, Il Marocco nella gestione delle migrazioni tra Africa sub-sahariana ed Europa, Tesi di laurea, Venezia,

2016.

150 Proposta congiunta di decisione del Consiglio sulla posizione dell’Unione nel consiglio di associazione creato

dall’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra le comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Regno del Marocco, dall’altra, in merito all’adozione di una raccomandazione sull’esecuzione del piano d’azione UE-Marocco per l’attuazione dello status avanzato (2013-2017), Bruxelles, 17/04/2013.

151 P. Mason, Morocco accused of human rights breaches over migrants, in BBC News, settembre 2013,

http://www.bbc.com/news/business-23959892 [05/07/2017].

152 Si ricorda che il Re ha effettuato molteplici visite diplomatiche in paesi africani, tra i quali Ruwanda, Tanzania, Senegal,

Etiopia, Nigeria, e che il Marocco è di recente rientrato a far parte dell’Unione Africana. Cfr. L. de Saint Perier, De

Rabat à Madagascar, comment Mohammed VI étend l’influence du Maroc sur tout le continent africain, in

jeuneafrique.com http://www.jeuneafrique.com/mag/375759/politique/de-rabat-a-madagascar-mohammed-vi-etend- influnce-maroc-continent-africain.html, novembre 2016, [05/07/2017].

153 Ministère chargé des marocains résidant à l’étranger et des affaires de la migration, Politique nationale d’immigration et d’asile 2013 – 2016, Rabat, settembre 2016.

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• la pubblicazione da parte del Ministero nazionale dell’educazione e della formazione professionale di una circolare in cui veniva annunciata la facilitazione nell’accesso all’educazione nei confronti dei bambini migranti, indipendentemente dalla loro condizione legale;

• la creazione, per la prima volta, di un dipartimento incaricato degli Affaires de la Migration, affiancato al Ministero dei marocchini residenti all’estero;

• il lancio ufficiale della campagna eccezionale di regolarizzazione che ebbe luogo dal primo gennaio 2014 al 31 dicembre 2014 nei confronti dei migranti in situazione amministrativa irregolare154.

Queste azioni vennero implementate nell’ottica di regolarizzare circa 45.000 migranti, di conferire poteri effettivi all’UNHCR per garantire il diritto di asilo a un maggior numero di richiedenti, e di varare nuove leggi capaci di permettere una migliore integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo in Marocco155.

Per quanto riguarda la campagna di regolarizzazione, inizialmente erano stati stabiliti dei criteri delineanti le categorie di persone che ne avrebbero tratto beneficio, quali: stranieri sposati a cittadini marocchini, marito e moglie risiedenti regolarmente in Marocco, figli nati da genitori la cui situazione rientri in uno dei precedenti casi, stranieri in possesso di un contratto di lavoro, stranieri capaci di dimostrare una residenza regolare in Marocco per la durata di 5 anni, e stranieri affetti da malattie gravi. Nonostante le alte aspettative riposte in questa campagna e l’iniziale entusiasmo espresso da parte delle organizzazioni della società civile, nel corso del 2014 iniziarono a sollevarsi dei dubbi sulla sua effettiva efficacia e sulle modalità d’azione. Emersero critiche riguardanti la tipologia dei beneficiari identificati: secondo alcuni giuristi, tra cui Elmadmad156, le persone che rientravano nelle categorie identificate avrebbero avuto comunque diritto all’ottenimento della carta di residenza sulla base delle convenzioni internazionali ratificate dal Marocco. Sollevarono delle critiche sia il rifiuto delle domande di regolarizzazione, in quanto emesso dagli uffici degli stranieri e non dalla commissione incaricata, sia i criteri di accesso alla campagna: i migranti, spesso entrati illegalmente in Marocco e operanti nel settore informale, non erano in possesso della documentazione che attestasse da quanto tempo vivevano o lavoravano nel paese ed erano quindi automaticamente esclusi dall’operazione. Inoltre, nei casi in cui la domanda giungeva alla

154

Ibidem.

155

M. Lahlou, Morocco’s experience of migration as a sending, transit and receiving country, Working papers15, Rabat, 2015, p. 14.

156 J. Chaudier, Régularisation des migrants: nombreux dossier déposés mais encore de la méfiance, in Yabiladi, 24 gennaio

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supervisione della commissione, si è potuta testimoniare un’eccessiva rigidità nell’interpretazione delle linee guida da parte dei funzionari, tale da pregiudicare la regolarizzazione di numerose persone. A ciò si aggiunsero altre difficoltà, come l’assenza di formulari in una lingua compresa dai candidati, l’apertura di dossier individuali per i bambini, (quando invece dovrebbero essere a carico dei genitori) e differenze regionali nella richiesta del documento di riconoscimento (passaporto e/o carta consolare)157. Questi elementi contribuirono a causare una confusione tutt’altro che efficace per lo svolgimento della regolarizzazione. Molti irregolari temevano inoltre che la procedura servisse di fatto ad identificarli per poi espellerli più facilmente e di conseguenza non presentavano alcuna domanda.

Proprio i dati relativi all’andamento della campagna rappresentano la legittimità delle critiche mosse, infatti, contrariamente alle aspettative, al 2 giugno 2014 risultavano depositate 15.500 domande, di cui 13.500 respinte158. Alla luce di tali evidenze, e su pressione delle associazioni in difesa dei diritti dei migranti, il 27 giugno venne formata una commissione incaricata della revisione delle domande respinte, un mese dopo, il ministro degli Interni si pronunciò in favore della regolarizzazione di tutte le donne che avevano presentato domanda e dei loro figli, senza fare riferimento ai criteri stabiliti in precedenza159. Una presa di posizione di questo genere comportò un’inversione di tendenza, che però non fece raggiungere alla campagna l’impatto sperato. Se prima del lancio di tale strategia era stimata la regolarizzazione di 45.000 persone, il 9 febbraio 2015 il Ministro degli Interni annunciò il bilancio finale dell’operazione: 17.916 domande accettate su un totale di 27.332 domande depositate. Se il tasso di approvazione supera il 60%, va specificato che alla conclusione dell’operazione eccezionale di regolarizzazione emersero numerosi interrogativi riguardanti:

• la sorte delle richieste depositate e non ancora valutate al termine dell’operazione;

• la possibilità per le persone che avevano ricevuto un responso negativo di fare ricorso alla commissione nazionale, le cui attività erano state sospese nel luglio 2014;

• la sorte delle persone la cui domanda venne respinta160.

157 FIDH, GADEM, Maroc. Entre rafles e régularisations. Bilan d’une politique migratoire indécise, Rabat. 2015 e

Ministère chargé des marocains résidant à l’étranger et des affaires de la migration, Politique nationale d’immigration

et d’asile 2013 – 2016, Rabat, settembre 2016.

158 B. De Poli, Cittadinanza e migrazioni in Marocco: una svolta politica per una nuova retorica dei diritti umani, in I confini della cittadinanza nel nuovo Medio Oriente, Viella, Roma, 2015, p. 172.

159

Ibidem.

160 FIDH, GADEM, Maroc. Entre rafles e régularisations. Bilan d’une politique migratoire indécise, Rabat. 2015 e

Ministère chargé des marocains résidant à l’étranger et des affaires de la migration, Politique nationale d’immigration

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Ai dubbi avanzati dalla società civile riferiti all’operazione di regolarizzazione, si aggiunsero le denunce delle ONG nei confronti delle violenze avvenute in concomitanza con la chiusura della campagna di regolarizzazione. Nel febbraio 2015 le autorità svolgevano un’ampia operazione di arresti nella zona della foresta di Gourougou e nello stesso mese GADEM pubblicò un comunicato in cui annunciava l’arresto di ben 1.200 persone, avvenuto in assenza delle forme di garanzia procedurale161. Sfortunatamente tali report non si riferiscono ad un evento isolato, ma a delle modalità repressive che avevano continuato ad essere implementate anche durante il 2014, anno che avrebbe dovuto costituire, attraverso il lancio della campagna di regolarizzazione, un turnover nell’approccio alla migrazione da parte del Marocco. Invece di una sincera protezione nei confronti dei migranti e di un effettivo impegno da parte del governo nell’implementazione delle politiche che avrebbero dovuto segnare una nuova era, si vide emergere una dicotomia, segnata da quanto espresso attraverso la retorica di stato e quanto effettuato nella pratica. Se nelle dichiarazioni pubbliche il governo si esprimeva a favore del rispetto dei diritti umani, al di là delle procedure di regolarizzazione, la prassi risultava essere in totale contraddizione con quanto annunciato. Le violazioni effettuate sono riportate nelle testimonianze raccolte da fonti differenti: nel febbraio 2014 ben otto ONG firmarono una lettera destinata all’ambasciatore spagnolo in Marocco in cui si denunciavano le percosse inflitte ai migranti entrati nelle enclavi spagnole, l’utilizzo di gas lacrimogeni e pallottole di gomma da parte della Guardia Civil anche contro i canotti utilizzati dai migranti per approdare in Spagna, causandone l’affondamento e l’annegamento162. Nello stesso mese venne pubblicato il rapporto di Human Rights Watch in denuncia nei confronti sia delle violente retate effettuate dalla polizia, sia della sottrazione da parte della stessa dei documenti di identità e di denaro appartenenti ai migranti163. Nel settembre 2014 venne pubblicato il rapporto redatto da GADEM, ALECMA e il Collettivo delle comunità sub sahariane in Marocco (CCSM), il quale raccoglie numerose testimonianze relative alle pratiche di rastrellamenti, arresti e respingimenti alla frontiera nel sud del Marocco164. Va precisato, infine, che numerose retate vennero effettuate nell’area settentrionale del Marocco, e vedevano il trasferimento dei migranti verso le maggiori città come Casablanca e Rabat (dove venivano abbandonati) con il solo intento di allontanarli dalla zona “calda”, impedendo loro di tentare di raggiungere la Spagna.

161 Ibidem.

162

B. De Poli, Cittadinanza e migrazioni in Marocco: una svolta politica per una nuova retorica dei diritti umani, in I

confini della cittadinanza nel nuovo Medio Oriente, Viella, Roma, 2015, p. 173.

163 Human Rights Watch, Abused and expelled. Ill-Treatment of Sub-Saharan African migrants in Morocco, United States of

America, 2014.

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Alla luce di quanto enunciato, la situazione risulta essere più complessa e presenta ancora degli interrogativi. Anche una valutazione della campagna di regolarizzazione sembra non essere una questione semplice: non si può non riconoscere l’impegno preso dal Marocco nel cercare di migliorare le condizioni dei migranti partendo dalla legalizzazione del loro soggiorno nel paese. Ma, allo stesso modo, non si può non criticare la continuità delle violenze a cui si è assistito sul lato pratico. Al cambiamento della retorica nazionale, non è corrisposto un cambiamento sul piano relativo alla prassi. Le violazioni che avevano mobilitato la società civile, le cui critiche avevano condotto all’iniziativa da parte del re di accogliere le raccomandazioni avanzate, continuarono nonostante la regolarizzazione e nonostante le posizione ufficiale del paese.

In ultima istanza si aggiunge che la campagna di regolarizzazione rappresenta uno degli aspetti dell’impegno preso dal Marocco nel rispettare le disposizioni delle convenzioni internazionali ratificate e, a livello interno, nell’accogliere le raccomandazioni redatte dal CNDH secondo quanto dichiarato dal re Mohammed VI nel 2013. Il pilastro di tale impegno è rappresentato dalla nuova politica globale in materia migratoria: la Strategia nazionale d’immigrazione e di asilo (SNIA) adottata il 18 dicembre 2014. La SNIA poggiava sulla diagnosi della situazione attuale e s’ispirava alle esperienze internazionali in materia migratoria. La stessa prevede quattro obiettivi strategici:

• la gestione dei flussi migratori nel rispetto dei diritti dell’Uomo;

• l’implementazione di un quadro istituzionale adatto;

• la facilitazione dell’integrazione degli immigrati regolari;

• il miglioramento del quadro regolamentare.

Con lo scopo di attendere agli obiettivi identificati, la Strategia nazionale ha individuato sei principi, (tra cui il rispetto dei diritti dell’Uomo e la conformità al diritto internazionale) che fungono da direttrici nella messa in atto degli undici programmi strategici ritenuti alla base dell’integrazione, ovvero i programmi settoriali e trasversali relativi a:

• educazione e cultura;

• gioventù e sport;

• salute;

• alloggio;

• assistenza sociale e umanitaria;

• formazione professionale;

• impiego;

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• cooperazione e partenariati internazionali;

• quadro regolamentare e convenzionale;

• governabilità e comunicazione165.

La Strategia nazionale d’immigrazione e di asilo costituisce la risposta data da parte del Marocco alle pressioni interne ed esterne relative alla gestione dei flussi migratori. Infine, si aggiunge che più di recente, il 12 dicembre 2016, il regno ha lanciato una seconda campagna di regolarizzazione con lo scopo di ridurre l’ancora elevato numero di illegali presenti nel territorio marocchino166. Non essendo, ad oggi, ancora pubblicati i dati ufficiali relativi alla seconda campagna, la stessa non sarà materia di analisi in questa sede.