Alessandra La Marca
1. Lo sviluppo delle soft skills
Oggi è sempre più chiara la distinzione tra competenze culturali, tecnolo-giche e tecnico-pratiche, definite hard skills, e competenze più generali e trasversali chiamate soft skills. Si tratta di skills non cognitive bensì affetti-ve, volitive e relazionali.
Nella progettazione degli interventi finalizzati alla formazione delle soft skills occorre focalizzare l’attenzione sullo sviluppo della capacità di auto-regolazione nell’apprendimento, di pianificazione e organizzazione del tempo e del lavoro.
Tuttavia, come indicato da diversi studiosi, formare alle soft-skills, so-prattutto all’università, potrebbe essere troppo tardi. Occorre iniziare pri-ma: nel primo ciclo di istruzione e, addirittura, nella primissima infanzia. La formazione e valutazione delle soft skill costituisce una sfida impor-tante per la scuola (Commissione Europea, 2006; Muzio et al., 2007; Gibb, 2014; Proposal for a Council Recommendation on Key Competen-ces for Lifelong Learning, 2018), anche per promuovere il sucCompeten-cesso scola-stico (Kember, Leung, Ma, 2007) oltre che per favorire la working readi-ness (Duncan, Dunifon, 2012).
Heckman e Kautz (2016), focalizzandosi in maniera restrittiva sugli aspetti di personalità, preferiscono parlare di character skills, in cui in-cludono: coscienziosità, stabilità emotiva, apertura all’esperienza, estro-versione e amicalità. Si tratta, secondo numerose ricerche prese in esame dai due Autori, dei cinque fattori (McCrae, Costa, 1987) piu connessi con il successo scolastico e lavorativo, da integrare con le misure di tipo
cognitivo nel predire gli esiti a lungo termine che potrà conseguire un soggetto.
Le soft skills o character skills, come le definisce Heckman, possono es-sere non solo valutate, ma anche insegnate.
J. Greene (2018) ha segnalato come nei percorsi scolastici di moltissimi Paesi ci sia una carenza di attenzione per una esplicita attività educativa di-retta allo sviluppo di conoscenze, abilità e disposizioni relative alla capacità di autoregolazione del proprio apprendimento; ma anche, più in generale, relative alla capacità di gestire il proprio comportamento. E ciò nonostan-te le evidenze sui benefici di tali innonostan-terventi, anche al fine di otnonostan-tenere mi-gliori risultati nelle varie discipline di insegnamento (Schunk, Greene, 2018).
Dall’analisi condotta nei diversi Paesi, si evince che le competenze ‘soft’ più comuni e condivise sono: lavoro di squadra, capacità di adattamento-flessibilità, leadership, creatività-innovazione, capacità di comunicazione, iniziativa, capacità di problem-solving, gestione dei conflitti, negoziazione, imparare ad imparare e capacità di analisi.
Come ha osservato Heckman (Heckman, Kautz, 2016) per molti anni, in America, si e ritenuto che la dimensione del successo si potesse misurare e predire attraverso test attitudinali e di intelligenza.
Può essere questa la misura principale del valore di una persona? Sicu-ramente è importante, ma ci sono altre skills che sono ugualmente impor-tanti: capacità di interpretare le esigenze poste dalle situazioni o dai pro-blemi da affrontare e di prefigurare quale linee di azione possono rispon-dere a tali sollecitazioni; capacità di decirispon-dere, scegliendo di impegnare se stessi nel realizzare coerentemente quanto prefigurato, che implica moti-vazioni profonde e forte desiderio di portare a termine ciò che è stato de-ciso; capacità di essere costante e perseverante nell’attuazione, nonostante le difficoltà, i contrasti e le disillusioni, che implica forza di volontà e con-trollo di sé, del contesto vitale e delle motivazioni contrastanti.
È noto che l’influenza del contesto educativo ai vari livelli risulta deter-minante nel favorire o impedire un valido e armonico sviluppo delle capa-cità di autodeterminazione e autoregolazione di sé in generale e nell’ap-prendimento, in particolare. Alunni già molto autonomi a causa di un contesto familiare che favorisce tale tendenza possono accettare con molta difficoltà e tensione, osservazioni, comandi, controlli, valutazioni sia nel contesto scolastico che lavorativo. Altri, invece, hanno sviluppato una ca-pacità di accettare in maniera critica e costruttiva tali influenze esterne.
L’ideale sta proprio in questa direzione: promuovere una capacità autono-ma di gestione del proprio apprendimento scolastico in autono-maniera tale da es-sere in grado di interagire positivamente con i vari contesti.
Il Documento dell’OMS pubblicato nel 1993 “life skills education in schools” contiene l’elenco delle abilità personali e relazionali utili per gesti-re positivamente i rapporti tra il singolo e gli altri soggetti. Si tratta di competenze sociali e relazionali che permettono ai ragazzi di affrontare in modo efficace le varie situazioni; di rapportarsi con autostima a se stessi, con fiducia agli altri e alla più ampia comunità (dalla famiglia, alla scuola, al gruppo degli amici e conoscenti, alla società di appartenenza).
Il più recente Learning Framework 2030 racchiude a proposito un con-cetto complesso: la mobilitazione di conoscenze, abilità, attitudini e valori attraverso un processo di riflessione, anticipazione e azione, teso a svilup-pare le competenze interconnesse necessarie per interagire con il mondo.
In essa si accentuano alcuni aspetti legati sia alle hard skills, sia alle soft skills, insistendo in particolare sulla creatività, il problem solving, il pen-siero critico, la comunicazione. Tutto ciò al fine di rendere i cittadini resi-lienti di fronte ai problemi esistenziali, capaci di adattamento alle nuove esigenze sociali e professionali, avendo spirito di iniziativa e di imprendi-torialità ed essendo consapevoli dei valori e dei diritti umani.
Ci sembra di poter affermare che il “nucleo fondamentale” delle skills of life è costituito dalle 4C (Jefferson, Anderson, 2017) creatività, capacità critica, comunicazione e collaborazione:
– Pensiero creativo: aiuta a guardare oltre le esperienze dirette, può aiutare a rispondere in maniera adattiva e flessibile alle situazioni di vita quo-tidiana.
– Pensiero critico: indispensabile per risolvere i problemi e per affrontare in maniera costruttiva le decisioni da prendere nei vari momenti della vita valutando le differenti opzioni e le conseguenze delle scelte possi-bili.
– Comunicazione efficace: sapersi esprimere, sia sul piano verbale che non verbale, con modalità appropriate rispetto alla cultura e alle situazioni. Questo significa essere capaci di manifestare opinioni e desideri, biso-gni e paure, esser capaci, in caso di necessità, di chiedere consiglio e aiuto.
– Collaborare: interagire in gruppo, comprendendo i diversi punti di vi-sta, valorizzando le proprie e le altrui capacità, gestendo la
conflittua-lità, contribuendo all’apprendimento comune ed alla realizzazione delle attività collettive, nel riconoscimento dei diritti fondamentali de-gli altri.
2. Il ruolo delle funzioni esecutive per promuovere le soft skills a livello di