Prospettive educative Michele Baldassarre
1. Dai vecchi ai nuovi media. Un passaggio storico e sociale
Riflettere sul ruolo giocato dai media nella vita dei minori implica innanzi tutto definire lo spazio semantico delineato dal termine “media” e tracciarne il percorso di sviluppo nel tempo, affinché si possa comprendere meglio il modo in cui è cambiato il ruolo che questi strumenti hanno avuto all’in-terno della società.
Con “media” si intende il complesso di mezzi di comunicazione adope-rati per la circolazione delle informazioni, dai giornali stampati ai dispositivi digitali di tipo personale come lo smartphone. I due strumenti appena citati si trovano ai due poli opposti di un continuum che traccia la storia della co-municazione delle nostre società e che ne ha influenzato profondamente le modalità di accesso alla conoscenza e i processi di socializzazione. Si po-trebbe riassumere tale percorso di sviluppo come un passaggio dai vecchi a nuovi media, dall’analogico al digitale, dal broadcasting all’interattività.
Intendiamo con l’espressione “vecchi media” tutti quei mezzi di comu-nicazione di tipo analogico che hanno segnato la storia della cultura detta “di massa”, contraddistinta dalla presenza di pochi mezzi che si rivolgevano a una platea di destinatari potenzialmente molto ampia. I contenuti tra-smessi da questi strumenti erano inizialmente controllati da un servizio pubblico che si poneva l’obiettivo di informare, intrattenere ed educare. Negli anni ’80 del secolo scorso si è verificato un ampio processo di com-mercializzazione che ha condotto a un rapido ampliamento della platea cui tali mezzi si rivolgevano con una conseguente moltiplicazione delle fonti di informazione e dei messaggi prodotti. Questo fenomeno si accompagna, dunque, a un depotenziamento delle classiche agenzie di socializzazione come la scuola, la famiglia, la Chiesa e i partiti politici che producevano
messaggi volti a costruire consenso, conoscenza e senso di appartenenza. Esse vengono affiancate da un’informazione meno connotata culturalmente e politicamente, dunque più neutra, maggiormente rivolta al sensazionali-smo, quindi caratterizzata da messaggi dalla vita più breve. Questo cam-biamento ha influenzato in modo importante la società a livello di credenze e opinioni:
quella condizione di staticità che […] aveva determinato la permanenza di comportamenti […] stabili nel tempo, ora viene sostituita da una condizione di perenne mutamento che produce volatilità, che accorcia la vita di tutti quegli apparati simbolici che avevano diretto e influenzato per anni la vita della comunità (Mancini, 2012).
In questa fase prende avvio un cambiamento che porterà al tramonto della comunicazione di massa a favore di forme di comunicazione destinate a specifici segmenti della società.
Il processo di innovazione tecnologica conduce all’avvento della digita-lizzazione che riguarda inizialmente la televisione, con la distribuzione sul mercato della TV satellitare. Questo passaggio determina il definitivo de-cadimento del servizio pubblico radiotelevisivo che aveva il ruolo di rego-lamentare i contenuti trasmessi seguendo un principio di universalità delle trasmissioni che dovevano avere il compito di promuovere una maturazione culturale della comunità nazionale, favorendo, almeno nei princìpi, il plu-ralismo delle idee.
L’avvento di Internet accelera i processi sin qui accennati: si assiste a un ulteriore aumento delle fonti e delle informazioni circolanti. Le meccaniche di funzionamento della comunicazione di massa cedono definitivamente il passo a forme di comunicazione differenti non solo sul piano della quantità ma anche su quello qualitativo, andando a sostituire, sostanzialmente, la logica del broadcasting (un emittente a molti destinatari “muti”) con una logica dell’interattività bidirezionale uno-a-uno in cui il destinatario può rispondere all’emittente e sceglierne i contenuti. Questo fenomeno si ac-compagna, tuttavia, a un altro: il digital divide ridisegna la geografia mon-diale dividendola in ricchi e poveri, in chi è connesso e chi no.
La diffusione sempre più capillare di Internet tra la popolazione modifica drasticamente lo scenario dei “vecchi media”. Il primo mezzo a subirne le conseguenze è la stampa. Questo fenomeno, oltre a ridefinire lo scenario economico e produttivo di questo mercato, ha delle ricadute anche a livello
sociale e, in ultima analisi, a livello individuale, modificando profonda-mente le prassi comunicative e di accesso alle informazioni, dunque alla conoscenza. Lo stesso funzionamento cognitivo dei giovani assume una conformazione di natura differente laddove si verifica una connettività per-vasiva e continuativa. Una prima caratteristica che differenzia le nuove ge-nerazioni, che sono nate in un mondo già permeato dalle tecnologie digitali, dalle precedenti, che si sono formate attraverso mezzi analogici, è il multi-tasking, ossia la capacità di ricevere contemporaneamente stimoli diversi, percepiti attraverso differenti canali sensoriali senza subire un sovraccarico cognitivo. Le generazioni precedenti, invece, hanno uno stile cognitivo con-traddistinto da un’attenzione focalizzata su una singola attività. L’acquisi-zione di conoscenza ne risulta meno lineare ma più reticolare, ricostruita a posteriori (Ambrosiano, 2016). Questa differenza si è determinata in modo particolare a partire dalla peculiare modalità in cui i contenuti vengono or-ganizzati su Internet. Il testo di un libro o un giornale stampato presenta i contenuti in modo lineare, da sinistra verso destra, dall’alto verso il basso. Quando, invece, si accede a un contenuto attraverso Internet, capita sovente che esso venga presentato in modo maggiormente frammentato all’interno di diversi collegamenti ipertestuali e attraverso diversi formati (spesso un testo viene accompagnato da video e immagini). Questo implica che chi accede a questo tipo di contenuti deve ricostruire a posteriori l’intera co-noscenza da essi veicolata.
Oltre a cambiare l’asset cognitivo dei fruitori più giovani e le loro abitu-dini nell’accesso alle informazioni, la massiva diffusione della rete ha anche comportato un’enorme moltiplicazione delle fonti di informazione. Un aspetto che porta con sé conseguenze di diversa natura. Se questo feno-meno, per un certo verso, comporta una diffusione della conoscenza mag-giormente orizzontale e differenziata, permettendo, di fatto, agli utenti di scegliere e di confrontare fonti differenti, è anche necessario, tuttavia, essere in grado di “navigare” consapevolmente all’interno di un’offerta così vasta, sapendo discernere la veridicità di fonti attendibili da quelle che vengono comunemente chiamate “fake news”.
A livello sociale si assiste alla nascita delle cosiddette “comunità virtuali”, ossia gruppi di persone aggregate sulla base di specifici interessi comuni che condividono opinioni, senza mai, o quasi, incontrarsi di persona. Queste comunità sono contraddistinte dalla ricerca di conferme e approvazione da parte degli altri componenti. Per la loro natura di essere composte da
mem-bri che condividono un certo interesse specifico, le comunità virtuali vanno a modificare le dinamiche sociali di condivisione pluralistica che contrad-distinguevano la sfera sociale ai tempi dei vecchi media, in cui avveniva uno scambio di opinioni, anche contrastanti tra loro, che andava a definire un sistema simbolico condiviso a livello nazionale (Anderson, 1983). Le co-munità virtuali intensificano “una tendenza al rafforzamento delle opinioni già esistenti, rischiando così di incrementare la polarizzazione della vita so-ciale e politica” (Mancini, 2012). Questo fenomeno viene definito come un processo di frammentazione che, sebbene porti con sé il rischio di una radicalizzazione di posizioni personali, consente anche un maggior plurali-smo delle idee.