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2.5 Del significato

2.5.4 Tavola dei relativi trattati

Possiamo ora trarre le nostre conclusioni sui relativi coinvolti nella teoria aristotelica del linguaggio229.

i nomi vi sono nomi composti, ossia composti da parti che corrisponderebbero a nomi semplici ma risultano prive di significato (cf. Poet. 20); essi sono, tuttavia, semplici rispetto all’enunciato così come i nomi semplici sono tali rispetto ai composti. Insomma, nessuna di queste cose è in sé semplice, ma lo è sempre in rapporto ad altro: semplici in sé sono solo i noemi simbolizzati dalle parole.

227 Se l’analogia tra parlare e pensare non è inficiata dall’esistenza di parole composte, l’equivalenza paventata da Wieland è messa in discussione dall’esistenza di predicati composti come “uomo pio” e “cavallo marrone”: essi, infatti, possono essere espressi da una singola parola, rispettivamente “giusto” e “baio”. Aristotele si mostra consapevole della possibilità di fenomeni di questo genere in Metaph. VII.4, 1029b 33-34. Un ulteriore aspetto che depone a sfavore della tesi dell’equivalenza, ma lascia intatta quella dell’analogia, è la conoscenza di virtù senza nome (Eth. Nic. II.7, 1108a 16-19): conosciamo qualcosa di unitario per il quale non abbiamo un nome, ma possiamo comporre parole in una perifrasi per designarlo (la perifrasi può essere un predicato composto, anziché un enunciato – resta così semplice rispetto ad esso, pur non essendo semplice in sé).

228 L’ipotesi sull’intelletto umano che è in potenza tutte le cose essendo in potenza le categorie, avanzata nel commento al testo 18, vuole proprio corrispondere a una tale ripresa.

229 “+” e “-” indicano presenza e assenza del tratto indicato in colonna nel relativo, mentre “&” indica che quanto segue è una specificazione ulteriore del tratto: il segno fisiognomico è un caso particolare di semeion come cosa e la relazione mereologica lo è del tipo relazionale scienza/scibile. La specificazione ulteriore si rende necessaria perché le ragioni di essa sono diverse rispetto alla presenza del semplice tratto. L’intuizione è la stessa che sta dietro alla seguente costatazione: se Socrate è umano, è anche animale, ma la ragione per cui è animale è diversa da quella per la quale è umano. È animale perché è dotato di sensazione, mente è umano perché parla. I semeia come cose sono l’unico relativo non misto preso in considerazione, ma vogliono diventare premesse in sillogismi segnici (cf. § 2.4.2, per i semeia che tendono per natura a divenire symbola) – persino i symbola grafici, pur non essendo segni fisiognomici come i symbola linguistici, possono essere accidentalmente indizi (semeia) di civiltà passate. È difficile trovare relativi non misti tra quelli numerici, se si pensa che l’essere multiplo (relazione contraria) si accompagna sempre all’essere misurato (relazione scienza/scibile). D’altro canto, i semeia come cose indicano che, nelle relazioni come contrarietà, è da aspettarsi che si diano relativi non misti fra quelli in relazione dinamica piuttosto che tra quelli in relazione numerica. Da quanto detto sinora sembrerebbe difficile immaginare relazioni come scienza/scibile che non siano miste, ossia tali da presentarsi senza che si diano relazioni come contrarietà. Ad es., le scienze si somigliano fra di esse tanto quanto le sensazioni si somigliano

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Relativi Relazione come contrarietà Relazione come scienza/scibile

Symbola linguistici segno fisiognomico +

Symbola grafici (lettere scritte) - +

Symbola naturali somiglianza +

Semeia (cose) dinamica -

Semeia (protasi) dinamica

& segno fisiognomico

+

& parte/tutto o tutto/parte

Relativi cognitivi somiglianza +

La tavola sinottica dei relativi qui proposta mostra i rapporti interni al lessico della nostra metasemiotica interpretativa del testo aristotelico; raccoglie, insomma, i termini mediante i quali abbiamo definito le relazioni reperite dalle metasemiotiche rappresentative altrui nel testo aristotelico. Come si può vedere dalla tavola, i sei tipi di relativi trattati si generano dai seguenti quattro tratti (il segno “&” indica semplicemente una specificazione ulteriore del tratto): segno fisiognomico, somiglianza, dinamica, relazione del tipo scienza/scibile. È caratteristica fondamentale di una metasemiotica mirare alla semplificazione, una volta assicurata la coerenza e l’esaustività della descrizione. Possiamo ritenerci soddisfatti in merito, avendo ridotto l’inventario da sei relativi a quattro tratti distintivi della relatività.

Tale è, secondo la nostra interpretazione, il quadro logico-ontologico della significazione in Aristotele; esso è riassumibile secondo la linea aristotelica “symbola linguistici – relativi cognitivi – cose”. I symbola grafici entrano in rapporto con la linea simbolizzando i symbola linguistici, ma la linea presenta una coesione ben maggiore di quella tra linguistico e grafico: infatti, i symbola linguistici sono anche semeia dei pensieri (cf. §§ 2.3-4), mentre i relativi cognitivi – oltre a essere simili e relativi del tipo scienza/scibile rispetto alle cose – sono anche in potenza le cose stesse e con esse stanno nel rapporto di pazienti ad agenti (cf. §§ 2.5.1-2). Insomma, più si va da sinistra verso

destra più i termini della linea risultano fra di essi coesi: infatti, si passa dall’analogia o identità di rapporti (il parlare somiglia al pensare) all’identità vera e propria (l’anima è in un certo modo tutte

le cose). Infine, ciò che segna il discrimine tra il grafico e la linea è che i termini della linea presentano tutti relazioni miste, a differenza dei symbola grafici e dei semplici semeia o segni-cose. Del tutto peculiare è la situazione dei segni-premessa nella tavola dei relativi (cf. §§ 2.4.2-3): come si vede dalla tabella, sono fra i relativi misti gli unici a presentare tre tratti su quattro. Ciò rinvia alla centralità

tra di esse; le essenze pensate non si danno senza somiglianza e differenza (cf. la struttura dei generi per come ricostruita da Rini 2015: 69-101).

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del segno nella linea aristotelica, già evidenziata in § 2.3.1 sulla base di Raspa 2018: 146. D’altra parte, siamo di fronte alla versione aristotelica della tricotomia peirciana fra icone230, indici e simboli di cui si parlerà nel terzo capitolo (cf. § 3.2.2).

Tuttavia, la presente sezione non ha meramente illuminato l’aspetto logico-ontologico di tale linea: si è parlato, infatti, di psicologia della significazione e di fisiologia del pensiero. Per quanto limitatamente alla sezione linguistica del De interpretazione, si può considerare ancora valido il rapporto individuato da Brentano (2007: 7-8) tra logica e psicologia della conoscenza in Aristotele:

Ma quali discipline potrebbero stare in un rapporto più stretto della logica e di quella parte della psicologia di cui parliamo? Ogni logica che vada più in profondità deve calarsi nel suo ambito e non vi è altra ragione per cui in certi periodi la logica è divenuta infruttuosa e si è atrofizzata, che il fatto di non aver affondato le sue radici nel terreno della psicologia e lì assorbito il nutrimento vitale. E come la logica trae i principi dalla psicologia, così la psicologia va a finire nella logica. Il rapporto tra le due scienze è del tutto simile, come osserva Aristotele, a quello che sussiste tra l’arte medica e quella parte della scienza naturale che l’epoca moderna ha chiamato col nome di biologia o fisiologia (in senso lato).

Come anticipato, la prossima sezione sarà dedicata all’approfondimento dell’aspetto sociale del significato dopo che la presente si è occupata di quello biologico (psicologico e fisiologico). Vedremo che, come non si può trattare della dimensione biologica senza fare riferimento al cosmo, così non si può considerare la dimensione politica (concernente la polis) del significato senza parlare di esso (cf. § 2.6.3).