Vb 5.5-4, c 229v: Né essendo di tro‹po› partiti de Acre, aveno chome miser Tibaldo legato era stà
III.4. Le modalità di traduzione.
III.4.3. Tecniche compositive del volgarizzamento III 4.3.1 Il trattamento delle schede geografiche
Si è già accennato precedentemente alla tendenza conservativa del volgarizzamento rispetto ai luoghi testuali di carattere prettamente geografico. Le schede dei luoghi visitati dal viaggiatore veneziano apparivano sicuramente più appetibili ad un pubblico di estrazione mercantesca e quindi sono state trattate con maggior rispetto di quanto non sia stato garantito ad altre sezioni di stampo narrativo. Ecco alcuni esempi di questo modus operandi.
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a. Nell‟esordio della descrizione della Persia, il narratore riferisce della presenza in questo luogo delle tombe dei re Magi, che proprio da qui partirono per andare dal Bambin Gesù appena nato. Differiscono solamente i toponimi usati e la frase segnalata in corsivo, che in VB non è stata tradotta. L‟espressione aggettivante mout grant et beles di F invece trova piena corrispondenza in molto grande e belle, così come l‟avverbio orendroit, tradotto con l‟esatto de presente.
F 31, 1-2: Persie est une grandisime provence, la quale ansienamant fu mut nobles et de grant afer, mes orendroit les hont destruite et gasté les Tartarç. En Persie est la cité qui est apelé Sava, de la quel se partirent les trois mais, quant il vindrent ahorer Jesucrit; en ceste cité sunt soveliz les trois mais en trois sepouture mout grant et beles, et desor la sepouture a une maison quarés – et desovre [ri]ont –mut bien [e]vrés, et est le une juste l‟autre.
VB 19.1-3: ‹P›ersia è una provincia e çà fo nobel citade et de grandissima posança; ma de pressente la citade è guasta e sotoposta al tartaro. In questa provincia sì è una citade chiamata Sanesse donde se partino i III magi che andòno adorar el nostro Segnor Ihesu Cristo. Et in questa citade sono sepelliti in sepolture molto grande e belle e sopra le sepolture sì è una chasa quadra et sta una apresso l‟altra (...).
b. Con F XXXVII,siamo nel capitolo su Creman, l‟attuale Kirmān, sempre in
Persia: si tratta, anche in questo caso, di un altro esempio di letteralità di VB rispetto a F.
F XXXVII, 1-3: Il est voir que ceste plaigne dure dever midi cinq jornee; et a chief ‹de› cinq
jornee l‟en trouve un autre clinee que convent que l‟en aille pur au declin XX milles et est mout mauvés voie et hi vienent des mauvés homes que robent et por ce est doteuse voie. Et quant l’en a desendue ceste clinee, il treuve un autre plain molt bels et est appellés le plain de Formose; il dure deus jornee de lonc. Il hi a bielles riveres et datal aseç; oisiaus hi a franculin et papagaus et autres oisiaus que ne sunt senblable as nostres.
VB 22.22-25: È da sapere che questo piano dura per V giornate, et alla fin del dito piano, se trova un‟altra vallada che se coven andar a piedi çercha XX miglia. Et in quella desexa è molto ria via, et trova-ssi molta malla giente e robatori. Et deseso si se
trova un bellisimo piano chiamato el Piano de Formose et dura alla longa II giornate; trova-se molto belle rivere, et abondancia de datalli. È nobelisimo paise de oxelli e falchoni: sono papagalli assai et alltri ocelli sença numero.
c. Un altro caso si riscontra al capitolo F CLXI in cui si riferisce della città di
Pauchin52: il contenuto della scheda viene reso fedelmente in VB 103. Sono da notare le
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due espressioni in grassetto che sono riprodotte proprio per assimilazione diretta del proprio antigrafo: la forma ver yseloc è stata ovviamente intesa come ver yselot, letteralmente tradotta con inver l’ixolla; così come chaucié (di cui si è già parlato in III.1.1.d).
F 141, 1-4: Quant l'en se part de Cougangiu, il ala ver yseloc une jornee por une chaucié que est a l'entree dou Mangi. Et ceste caucié est faite de mout belle pieres; et dejoustre la chauchié, et de le un les et de l'autre, ha eive; et en la provence ne se puet entrer for que por ceste chaucié. A chief de ceste jornee, treuve l'en une cité que est apelés Pauchin, que mout est bielle cité et grant. Il sunt ydules et font ardoir lor cors mors; il sunt au grant kan; lor monoie ont de carte; il vivent de mercandies et d'ars; soie ont en grant abundance; dras de soie et d'ores maintes faisonz hi se font ase; des chouses de vivre ont a grant plantee.
VB 103.1-6: ‹P›artendosi da Cinguy chaminando 1° çornada inver l’ixolla vasse per una cautia la qualle è a l‟intrada del Mançi la qualle cautia à molte belle porte et apresso alla cautia da uno di ladi e dal‟altro si è aqua onde nella provincia non se pò intrare se no per questa cautia sì che in questo camino per 1° giornatta se trova grande giente e 1° bellissima e grande citade la qualle se chiama Parchim. La giente tuti sono idolatrij i qualli bruxano i corpi de lor morti e spendeno dilla moneta di carta del segnore però che ssono sotto posti al Gran Can Viveno de marchadantie e mestieri àno sede e fano pani de seta et oro in quantittà et è abondante de tute vituarie da viver.
d. In VB 137 si sta descrivendo Dragoian53. In questa sezione, oltre alla già sottolineata abitudine di eliminare le forme di prima persona singolare, si noti il calco perfetto di F.
F 168, 1-3: Dragoiam est roiame por soi et encore ont lor langajes; il sunt de ceste ysle et ont roi. Les jens sunt mout sauvajes et s'apellent por le grant kan; il sunt ydres e vos
conterai tout avant un mout mauvés costumes come je voç dirai. Car saschiés tout
voiremant que quant aucun d'elz, ou masles ou femes, chiet amalaides, et adonc mandent lor parens por les ma[gi]s et font veoir se le malaides doit guarir.
VB 137.1-3: ‹A›gragoiam è el quarto reame dela dita isolla el qualle à lingua per sí et è reame per sí i qualli sono come giente salvaticha e chiamassi soto el Gran Can sono idolatrij et àno questo oribelle costume. Quando alcuno dila soa fameia se inferma subito i mandano per i parenti loro et poi manda per i magici over inchantadori ai qual i fano vedere l‟infermo.
53 Marco Polo pone questo regno tra Samarra e Lambri, probabilmente trattandosi del Batak. Pelliot, Notes,
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e. Scotra54 è un‟isola dell‟Oceano Indiano a est del golfo di Aden, cristianizzata durante il dominio di re etiopi. Dall‟analisi della scheda, non si può far altro che prendere atto dell‟assoluto rispetto che il volgarizzatore porta al proprio antigrafo, di cui ricalca alla perfezione il dettato:
F 190, 1-5: Quant l'en s'en part de ceste II ysles et ala entor VC miles ver midi, adonc treuve
l'en l'isle de Scotra. Et sachiés que celz de cest ysle sunt cristienz bateçés et ont arcevesque. Il hi naist l'anbre en grant quantité. Il ont dras banbasin mout biaus et autres mercandies aseç; e propemant grant quantité de peisonz salé granç et buenç. Il vivent de ris e de chars e de lait; car autre bles ne ont il mie.
VB 159.1-6: ‹P›artendosi dele sopra dite isole navigando per cercha migia VC verso meço dí se
trova l‟isolla che se chiama Schotam. Tuti i abitanti de questa isolla sono cristiani batiçadi et àno arciveschovo. Trovase quie anbra in gran quantitade. Fase quie molti pani banbasini molto belli et boni et molte altre merchadantie Àno pesi salladi in gran quantitade di qualli i ne fano gran marchadantie. Viveno de charne risi e late né àno alltra biava.
III.4.3.2. La traduzione delle sezioni storico-biografiche
Se, come mostrato, il volgarizzamento tende a riprodurre verbum de verbo le schede
di tipo geo-etnografiche, altrettanto non si può dire delle sezioni storico-biografiche, luoghi testuali in cui si riscontrano amplificazioni quasi sempre del tutto ingiustificate, che guastano la fisionomia complessiva di VB. Per facilitare la consultazione di alcune di queste sezioni, si riporterà la sola lezione di VB e la corrispondente di F, tenuto conto del fatto che precedentemente sono state verificate le altre testimonianze.
a. Nella parte iniziale dell‟opera, il volgarizzatore non esita ad enfatizzare l‟espressione dell‟affetto e dell‟ammirazione che il Gran Khan prova nei confronti del giovane Marco, di ritorno da un‟ambasceria durante la quale si distingue per l‟ingegno e la bravura. Infatti, laddove F XVII,1-3dice:
Quant Marc fu retorné de sa mesajarie, el s‟en vait devant le grant kan et li renunse toute le fait por coi il estoit alés – et l‟avoit achevee moult bien – puis li dit toutes le novités et toutes le coses qu‟il avoit veu[ç] en cele voie, si bien et sajemant que le grant kan, et celç tuti que l‟oirent, en unt grant mervoie, et distrent entr‟aus: se cest jeune vif por aajes il ne puet falir qu‟il ne soit home de grant senç et de grand valor.Et que voç en diroie? de cest messajarie en avant, fu appelé, le jeune, mesere Marc Pol, et einsi le apelara desormés nostre livre. Et ce est bien grant raison, car il estoit sajes et costumés.
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Vb 8.9-11 recita:
Dapoi avendo intexo la natura del suo segnore vago de intendere e ssapere dile chosse estranee, sì se avea fato uno memorialle de tute chosse l‟avea vedute in questo suo viagio. Le qual tute chosse con tanto ordene et memoria lui espoxe, olltra la consietudene di altri anbaxatori per avanti mandati; ché al segnore questo nobel çovene parsse piutosto avere intelleto divino che umano. E recresuto
l’amore del segnore, e tanto più volentieri lo’l vedea quanto in lui più excelencia de vertude l’avea chognosuto. Intanto che e per el segnore e per tuta la chorte de neuna chossa più mirabelle se parlava che della sapiencia dil nobel giovene: e ssenper de qui in avanti l’onorò non chome giovane ma chome homo de gravissima etade. E de qui in avanti per tutta la chorte el fo
chiamato miser Marcho: et chosì el ‹no›mi‹ne›remo nui in questo libro, meritando
le vertude e sapiencia soa mollto più degno nome che misere.
b. Nell‟ episodio del ciabattino, contenuto in F XXVII, 17-18, si dice che una
donna giunta nella bottega dell‟artigiano per provare un paio di scarpe, involontariamente mostra la gamba all‟uomo, il quale, colto da tentazione, si ripete a memoria il Vangelo.
Et quant la feme en fu alés, le mestre dist a so[i] meesme: «Hai desloiaus et traites, a cui pinses tu? certe je en prenderai grant vingance de mes iaus ke me scandaliçent». Et adonc prent tout mantinant une petite macque, et la fait mout ague, et se sone por me le un de liaus en tel mainer qu‟il se le crevo dedenç la teste, si k‟el non vi jamés.
Ecco allora che in VB 15.2-3 si legge:
Ma subito ritornato nela soa usata vertù, chaçò la femena fuori dela botega e redutosse a memoria l‟evancelio dove se leçe “se l‟ochio tuo te schandaliça lievete quello pero ché l‟è meio andar con 1° ochio in paradixo che con do ochi nel‟inferno”. Et dolente del schandollo del veder dela ganba dela femena, subito prese una dele steche ch’ei adoprano nele lor botege: con quella el se strapò l‟ochio dela testa, dicendo: “Tu che m’ài schandolicato, ceserai più de
schandalicarme”.
c. Sempre nell‟episodio del ciabattino, in VB 17 il volgarizzatore non indugia di fronte all‟opportunità di inserire un discorso diretto in cui aggiungere numerosi dettagli. Infatti, il paragrafo 6 di F XXIX:
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Et quant toutes cestes gens, cristienç et sarasin, estoient en cel plain, adonc le çabater s‟enjenocle devant la crois et tent seç mainç ver le cel e prie mout son Salvator que cel montagne se doie movoir et que tant cristienç come ileuc sunt ne mor‹t›i soit a male morte.
viene così proposto: