CONVENZIONE SUL PATRIMONIO MONDIALE E LA CANDIDATURA DEL SITO IN ESAME
CAPITOLO 4: DA SISTEMA DIFENSIVO A PATRIMONIO CULTURALE
4.1 UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE
4.1.1 TERRITORIO, TERRITORIALITÀ, TERRITORIALIZZAZIONE
Dalla nascita dell’urbanistica e delle pianificazioni (XIX secolo), il concetto di “territorio” ha subito enormi trasformazioni: non può più essere considerato semplicemente uno spazio-risorsa suscettibile di sfruttamento. Lo spazio viene prima, ci è già dato. In questo si muovono degli attori, ognuno con una propria mira intenzionale a suo riguardo, con una propria rappresentazione dello spazio stesso. «Lo spazio diviene territorio d’un attore non appena esso è preso in un rapporto sociale di comunicazione277»: il territorio, secondo Raffestin, è un processo di strutturazione dello
spazio attraverso le relazioni tra i progetti dei molteplici attori in causa. Il territorio è generato dallo spazio, è il «risultato di un’azione condotta da un attore sintagmatico (attore che realizza un programma) a qualsiasi livello278». Appropriandosi dello spazio
l’attore lo “territorializza”. Il territorio viene usato, aperto, chiuso, sviluppato. Al suo interno nascono relazioni tra gli attori territoriali tramite la realizzazione e attraverso il territorio stesso. Il territorio perciò può essere considerato come uno spazio vitale, aperto279, in quanto cambia coi suoi soggetti, le loro relazioni e le attività proposte che
non necessariamente originano in quel determinato spazio e non comportano effetti solo ad esso. Il territorio nasce da una componente soggettiva in quanto costituito dall’individuo che lo vede e vive, in cui progetta un lavoro. Secondo Turco:
277 RAFFESTIN, Per una geografia del potere, 1981, p. 153 278 Ivi, p. 149
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L'azione sociale condotta territorialmente si configura […] come un’attività produttiva. L'homo geographicus emerge, se così si può dire, dall'attore sociale nel momento in cui quest'ultimo applica del lavoro, ossia una combinazione di energia e informazione, ad un tratto di superficie terrestre alterandone in qualche modo i caratteri280.
Alberto Magnaghi, e la Scuola Territorialista281, a partire dalle posizioni di Raffestin e
Turco, evolvono e implementano il concetto di territorio, definendolo come un articolato sistema socio-spazio-temporale, un organismo vivente ad alta complessità, un «prodotto storico dei processi di coevoluzione di lunga durata fra insediamento umano e ambiente, natura e cultura, e quindi, esito della trasformazione dell’ambiente ad opera di successivi e stratificati cicli di civilizzazione282»: è una costruzione culturale in forma
storico-geografica, ovvero la rappresentazione materiale del dialogo tra culture in determinati spazi. La cultura nasce come incontro di valori e attività che una determinata comunità presente in un territorio utilizza per rispondere alle proprie necessità. Il territorio, quindi, diventa “patrimonio” ed esprime il proprio valore attraverso le qualità delle relazioni della comunità che lo abita, che incarna la “coscienza di luogo”, ovvero «la consapevolezza del valore patrimoniale dei beni comuni territoriali in quanto elementi essenziali per la riproduzione della vita individuale e collettiva, biologica e culturale283».
Il territorio, secondo questa definizione, presenta dei legami inscindibili con cultura e storia. Si vuole fare una precisazione anche esaminando la ridefinizione del concetto di territorio che attua Muratori284 nei suoi ultimi testi: territorio come un’opera
d’arte collettiva. Il territorio, perciò, può essere considerato patrimonio e radice di pratiche creative e creatrici di un nuovo senso, che agiscono sempre in un rapporto
280 TURCO, Verso una geografia del potere, 1988, p. 137 281 Si cfr. www.societadeiterritorialisti.it
282 MAGNAGHI, Il progetto locale, 2000 (II ed. 2010), p. 24 283 Ivi, p. 113
284 Si cfr. MURATORI, Architettura e civiltà in crisi, Roma, Centro studi di storia urbanistica, 1963
153 d’equilibrio con l’ambiente. Sono proprio le mutevoli ma “tipiche” forme di questo rapporto che costituiscono l’essenza del fatto artistico territoriale285.
Il territorio, per una comunità locale, è la base delle attività e delle politiche rivolte allo sviluppo economico, sociale e culturale.
Per affrontare il concetto di “territorializzazione”, invece, si adottano le riflessioni di A. Turco, in Verso una geografia delle complessità (1988), riguardo il processo di produzione di territorio. Secondo l’autore, il rapporto uomo-ambiente si basa sul rapporto tra il sistema sociale e quello ambientale, sulla base di relazioni deterministiche o aleatorie. Il sistema sociale, rientrando nel campo delle relazioni aleatorie, non può essere costretto a scelte obbligate, ma necessita autonomia, che acquisisce solo con molteplici possibilità d’azione mantenendo alta la complessità del sistema, pertanto definita come «lo scarto tra attualità e potenzialità dell'agire, e in definitiva la sovrabbondanza di possibilità che si dà all'esperienza vivente286». Tali potenzialità
dell’agire sono governate da differenti razionalità sociali che diventano territorializzanti nel momento in cui l’attore sociale agisce territorialmente, ovvero «produce territorio; usa territorio; attiva, sviluppa e conclude relazioni con altri attori sociali tramite il territorio287». Il territorio diventa quindi mediatore nelle relazioni tra attori sociali, che
attuano un processo di territorializzazione288. La relazione è, perciò, l’elemento
costitutivo del rapporto uomo-ambiente e base stessa del concetto di territorio. Le relazioni possono essere di tipo economico e politico, ma anche culturale. Il senso di appartenenza di un individuo al suo territorio deriva e viene rafforzato da queste relazioni, che nel loro eterogeneo intreccio chiameremo territorialità.
Il concetto di territorialità umana viene sviluppato dagli anni Settanta, principalmente con i lavori di Soja (1971), Raffestin (1981) e Sack (1983, 1986). La posizione di Sack, la territorialità come “controllo” ed espressione primaria del potere
285 LOMBARDINI, L’ambiente come storia: una rilettura dell’ultimo Muratori, in «Scienze del territorio», n. 5 Storia del Territorio, pp. 227 – 232.
286 TURCO, op. cit., 1988, p. 36 287 Ivi, p. 52
288 Secondo Turco, tale processo si articola in tre fasi: denominazione (controllo intellettuale del territorio), reificazione (controllo materiale) e strutturazione (controllo strutturale)
154 sociale, riflette un atteggiamento negativo, passivo, che esclude soggetti e risorse. Per tale motivo verrà presa ad oggetto l’elaborazione di Raffestin, sulle basi della proposta di Soja289 per cui la territorialità umana è un modello di relazioni spaziali con l’altro, dove
l'altro, ci definisce Raffestin, non è soltanto lo spazio modellato, ma anche gli individui e/o i gruppi che vi s'inseriscono. Per territorialità, perciò, si intende una relazione tra tre componenti: l’attore territoriale, il territorio e gli altri attori e quindi «un insieme di relazioni che nascono in un sistema tridimensionale società-spazio-tempo in vista di raggiungere la più grande autonomia possibile compatibile con le risorse del sistema290».
Si vuole introdurre a questo punto un nuovo concetto: il paesaggio. Si è già discusso in precedenza (§ 1.2.1.3) dell’evoluzione della sua definizione a livello giuridico che ora si è interessati a combinare con la definizione in senso territorialista. Se il territorio è inteso come bene comune nella sua identità storica, culturale, sociale, ambientale e produttiva, il paesaggio ne è la sua manifestazione visibile291.
Ricordiamo come lo designa la Convenzione Europea del Paesaggio:
una determinata parte di territorio, così com’è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni
Il paesaggio perciò nasce dal territorio come sua percezione e costruzione, è una sorta di «memoria in cui si registra e si sintetizza la storia dei disegni territoriali degli uomini292». Il paesaggio esiste solo in relazione ai processi di territorializzazione che lo
hanno prodotto. Attraverso il paesaggio si possono ricostruire le successioni dei processi culturali che lo definiscono. Per tale motivo si può vedere il paesaggio come un bene culturale complesso, in quanto rappresenta
289 Si cfr. SOJA., The political organization of space: Association of American Geographers,
Washington D.C., 1971
290 RAFFESTIN, op.cit., 1981, p. 164
291 Si cfr. Manifesto per la società dei territorialisti, 2010, p. 1, in http://www.societadeiterritorialisti.it/wp-
content/uploads/2013/05/110221_manifesto.societ.territorialista.pdf
292 QUAINI, “Attraversare il paesaggio: un percorso metaforico nella pianificazione territoriale”,
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tante storie contemporaneamente, è un sistema che si compone ad ogni momento della storia di elementi che appartengono geneticamente a più processi di territorializzazione, quindi a più sistemi territoriali che la storia ha prodotto, trasformato, alterato, destrutturato in quanto sistemi, trasmettendone però alcune componenti: che, pur avendo mutato talvolta significato e funzione, si ricompongono in un nuovo sistema, ristabilendo altri legami con altri oggetti all’interno di nuovi processi di territorializzazione. Il paesaggio è il contesto storico- geografico entro cui il singolo oggetto assume significato, un significato dunque che è storico e pertanto non universale293.