caso del breve periodo.
a) Verifica delle assunzioni.
Il ritorno ad un’impostazione di breve periodo si compie in modo per la verità un po’ incongruo. Sembra cioè che Ricardo si preoccupi del possibile riflesso che, in termini di attenuazione (o al limite di impedimento) dell’effetto di traslazione, una diminuzione della do manda di lavoro, in concomitanza con un’offerta almeno in breve periodo anelastica, può provocare.
Egli si affretta ad escludere che nel caso in questione tali con dizioni limitative della trasferibilità possano verificarsi. « Nel caso in discussione non v’è però bisogno diminuisca la domanda di lavoro: anche se diminuisce non diminuisce in ragione dell’ammontare del l’imposta » (7). La tortuosità del discorso ricardiano appare in certa misura gratuita : non che non esservi bisogno che si verifichi, non vi è alcun motivo per ritenere che l’introduzione dell’imposta si ri fletta almeno direttamente e immediatamente in una diminuzione della domanda (8).
La conclusione relativa all’impossibilità di un assestamento de finitivo dell’onere dell’imposta a carico dei salariati viene a sorreg gersi su un tipo di argomentazione che giustifica l’invariabilità dei salari (reali) in termini di un aumento della domanda complessiva di lavoro.
Ciò che permette al Ricardo di spiegare la variazione in au mento dei salari monetari è la inserzione del circuito pubblico di prelievo e spesa. Il carattere singolare dell’argomentazione, centrata su di un modulo esplicativo non reperibile altrove nell’ambito del- 1 analisi ricardiana (se non nell’analisi per molti aspetti affine del- 1 imposta sul prodotto grezzo) sembra riflettere, nella sua peculiarità, la percezione da parte di Ricardo che la difficoltà logica rilevata nel- 1 aigomentazione smithiana non fosse risolvibile in modo logicamente esaustivo nel quadro delle condizioni che essa poneva (fissità della domanda e dell offerta di lavoro). L’unico modo di salvaguardare la
(7) Ricardo D., op. cit., pag. 161.
(8) La gratuità dell’ipotesi ricardiana si attenua solo nella misura in cui la S1 possa considerare come anticipazione di un effetto successivo di scorag- giamento degli investimenti e quindi della domanda di lavoro. Tale effetto a cui R,cardo esplicitamente accenna può intervenire ma solo dopo che la tra- siazione si è verificata il che richiede, come risulterà evidente dallo sviluppo aeu argomento, che almeno inizialmente la domanda dei produttori privati ri manga immutata.
— 28 —
conclusione (o, forse meglio che la conclusione, l’esigenza) smithiana che i salari monetari dovessero accrescersi era quello di derivare, per così dire dall’esterno del mercato, una componente addizionale della domanda di lavoro. L’assunzione smithiana di costanza della domanda di lavoro, in quanto espressa dai produttori privati è rispettata; la difficoltà cui essa dà origine viene elegantemente, anche se in qualche misura artificiosamente, superata attraverso il richiamo in causa della spesa pubblica.
Ricardo ipotizza che ad un ammontare che si assume invariato della domanda di lavoro da parte dei produttori privati si venga ad aggiungere una domanda pubblica finanziata con i proventi deri vanti dall’imposta sui salari.
« Se quando vengono tassati i salari non aumentassero, la con correnza per la provvista di lavoro, si intensificherebbe assai : i pos sessori di capitale, non colpiti dall’imposta, avrebbero pur sempre a loro disposizione per l’acquisto di lavoro i mezzi che avevano prim a, lo Stato, che percepisce l’imposta, sarebbe nel contempo in possesso di mezzi supplementari da adibire al medesimo scopo. Stato e pri vati diventano in tal modo concorrenti: ne deriva un aumento del prezzo di lavoro. Pari a prima è il numero dei lavoratori assunti; superiore a prima è l’ammontare dei salari corrisposti » (9).
Il conseguimento del risultato di totale trasferibilità dell impo sta alla luce dello schema adottato da Ricardo, appare pertanto su bordinato al verificarsi di due condizioni limitatrici. Occorre infatti assumere :
1) che lo Stato spenda il provento dell’imposta nell’acquisto di lavoro, ossia che tutto il flusso dei mezzi erogati dallo Stato si indirizzi verso il mercato del lavoro;
2) che l’ammontare di domanda pubblica di servizi di lavoro risulti esattamente quello necessario a provocare un incremento nel livello delle remunerazioni, sufficiente perché l ’imposta non in cida nemmeno parzialmente sui percettori di salario. Se l’ammon tare di domanda pubblica addizionale risultasse inferiore alla mi sura indicata si avrebbe, ovviamente, una traslazione solo parziale. Ciò che ci proponiamo è di procedere in prima approssimazione ad una verifica delle implicazioni di ciascuna di tali assunzioni e di controllarne così il grado di attendibilità e di mutua compati bilità.
— 29 —
Successivamente affronteremo il problema della loro comples siva validità in termini di una più moderna analisi monetaria.
In ordine alla prima ipotesi si rileva immediatamente come essa configuri un evento meramente possibile ma non sempre e necessa riamente verificabile. Si può anzi osservare che lo Stato normal mente non concentra la sua spesa sul mercato del lavoro a meno che non si proponga come deliberato obiettivo quello di evitare l’in cidenza sui salari di un’imposta ad essi commisurata. Il che ovvia mente rappresenterebbe un comportamento illogico, nella misura in cui si tradurrebbe in un macchinoso tentativo di correzione di ef fetti indesiderabili, evitabili più semplicemente con una diversa e più razionale scelta della base imponibile. Si tratterebbe di un caso del tutto singolare e artificioso di imposta di scopo in cui l’esito del processo di prelievo e di spesa si risolverebbe in una ingiustificata partita di giro.
Le destinazioni della spesa pubblica essendo molteplici l’even tualità che un settore di contribuenti risulti compensato dall’onere di cui è stato gravato si può assumere come attendibile solo in re lazione a precise finalità redistributive (giustificabili in termini equi tativi e produttivistici) finalità comunque che esulano dal novero delle assunzioni ricardiane.
\ a notato tuttavia che dalla « filosofia » che impregna tutta la dimostrazione ricardiana si desume chiaramente una indiretta im putazione di irrazionalità a un tributo così congegnato.
Tutta l’analisi ricardiana sugli effetti di questa imposta è rivolta a sottolineare che i salari sono, se mai lo sono, solo una sede prov visoria nel processo di assestamento dell’onere delle imposte. In que sta prospettiva la contraddittorietà e l’illogicità di comportamento che 1 ipotesi implicitamente incorpora è il segno esteriore di una natura intrinsecamente contraddittoria dello strumento e del con flitto che inevitabilmente si genera tra un modello empirico ed un modello razionale di tributo.
I) altra parte, anche assumendo una concentrazione della spesa pubblica, finanziata con questo tipo di imposta, sul mercato del la- voro, il risultato della non incidenza richiede come ulteriore con dizione di verificabilità che l’incremento della domanda complessiva dia luogo ad un aumento nel livello delle remunerazioni monetarie sufficiente a provocare la ripercussione in avanti dell’onere del- 1 imposta.
— 3 0
-Sulla probabilità che l’incremento della domanda complessiva risulti effettivamente di dimensione sufficiente a provocare il neces sario rialzo dei salari, è lo stesso Ricardo ad avanzare dubbi. Le sue perplessità si fondano, in conformità ad una pregiudiziale tipica di tutta la dottrina classica su di un esplicito apprezzamento nega tivo circa l’efficienza e l’economicità della spesa pubblica (« ...1 pro venti delle imposte sono di solito sperperati... »), ma soprattutto sul l’ipotesi di un effetto indirettamente disincentivo della domanda di lavoro di cui le imposte nella loro generalità sarebbero responsabili, nella misura in cui intaccano il capitale. Una contrazione del capi tale dipendente dall’imposizione, ridurrebbe la consistenza dei mezzi adibiti al sostentamento dei lavoratori e condurrebbe pertanto ad una flessione della domanda di lavoro.
Sviluppando queste perplessità ricardiane si potrebbe aggiun gere come corollario che la verificabilità della traslazione richiedendo una assunzione ancora più restrittiva cioè che il costo di esazione delle imposte sia nullo, il risultato di una totale traslazione non è teoricamente conseguibile.
« È perciò probabile — conclude Ricardo — che, sebbene non si tratti di conseguenza necessaria, né di effetto proprio dell’imposta sui salari che, sebbene aumentino i salari non aumentino di un im porto esattamente equivalente all’ammontare dell’imposta » (10).
L’approccio in termini di domanda globale non garantisce 1 esito di una completa trasferibilità e ciò non solo per il motivo addotto dallo stesso Ricardo e in relazione al quale la conclusione dubitativa poggia, come si è visto, su di un esplicito giudizio di valore ma al tresì, nel quadro della logica ricardiana per una oggettiva impossi bilità che i due flussi, provento ed erogazione, possano considerarsi identici. Perché sia rispettata l’ipotesi ricardiana che le remunera zioni salariali siano ovunque allo stesso livello (Ricardo, ricordiamo, a differenza di Smith non ha una teoria differenziale dei salari per i differenti generi di lavoro) è necessaria una precisazione ulteriore circa il modello distributivo della spesa pubblica. Occorre cioè assu mere alternativamente o che la spesa pubblica si distribuisca nei vari settori del mercato del lavoro in proporzioni identiche a quelle in cui si è ripartita inizialmente la distribuzione del lavoro o che l’au mento della domanda eventualmente concentrata in uno dei settori possa provocare, attraverso il meccanismo concorrenziale, un aumento
31
del prezzo del lavoro anche nei settori non inizialmente toccati dal l’aumento della domanda pubblica.
L’ipotesi di Ricardo ricade necessariamente in questo secondo caso in quanto l’esplicita affermazione che i mezzi prelevati mercé l'imposta sono adibiti al mantenimento di lavoratori improduttivi, non consente di ritenere che la redistribuzione del provento dell’im posta attraverso l’erogazione pubblica avvenga secondo un modello corrispondente a quello che caratterizza il prelievo. L ’imposta pre levata a carico di tutti i salariati viene spesa per acquistare i ser vizi di lavoratori « improduttivi » : cioè aumenta in un primo mo mento la domanda e la remunerazione di questi ultimi. A l mecca nismo concorrenziale è assegnata la funzione di redistribuire gli effetti dell’aumento settoriale della domanda di lavoro su tutta la popolazione lavoratrice. Pertanto l’intervallo temporale richiesto per il verificarsi del processo di livellamento fa presupporre la possibi lità di un prolungarsi dell’incidenza sul complesso dei salariati non appartenenti al settore sul quale converge inizialmente la domanda pubblica (11).
b) Un’analisi monetaria della tesi ricardiana di breve periodo. Occorre ora verificare alla luce di una più aggiornata teoria mo netaria se gli effetti dell’inserzione del circuito pubblico di prelievo e di spesa si possono effettivamente ritenere quelli che Ricardo ha ipotizzato e cioè se a partire dalla ipotesi di un aumento della do manda complessiva di lavoro sia possibile convalidare la conclusione ricardiana della trasferibilità dell’imposta attraverso un aumento dei salari monetari.
A nostro avviso la tesi ricardiana della non incidenza dell’onere sui salariati può essere confermata non attraverso la strada indicata da Ricardo e consistente nella levitazione dei salari di mercato bensì
. ,(11) .Sec° n<3o il Musgrave la tesi ricardiana che abbiamo riportato sem-, f . dover implicare^altresì un effetto di aumento della velocità di circolazione della moneta: questo aumento servirebbe a spiegare l’incremento della spesa totale per servizi di lavoro. « It remains to be explained why insertion of the budget should raise total expenditures on labor. For this result to come about, insertion of the circuit of taxes and public expenditures must be assumed to increase velocity of circulation >. La variazione di V che serve I S " r Vari^zio" f if? e* ' i r 110 della spesa globale è tuttftvia una mera condizione di verificabilità della equazione fisheriana dello scambio, ove si consideri 31 costante; essa non assume altro che un significato tautologico. Essa non fornisce alcuna indicazione circa i motivi per cui V debba aumen ta": *u relazione alla introduzione dell’imposta e cioè all’unica causa alla quale è possibile riferirla dal momento che per ipotesi è solo l’imposta l’ele-
T s ^ . PertU rb/ t^ r f f e Precedente assetto di equilibrio. Cfr. Mu s g r a v e R. A.,
— 32 —
attraverso quella di una riduzione dei prezzi dei beni finali di con sumo (12).
La dimostrazione che ci accingiamo a sviluppare analizzando gli effetti che conseguono alla giustapposizione della spesa pubblica al prelievo fiscale sulle grandezze della velocità di circolazione della moneta (nell’accezione in cui verrà intesa), del livello salariale e del livello dei prezzi al consumo, fornisce una soluzione convincente al problema, consentendone di verificare che l ’intervento del settore pub blico provoca una concomitante flessione nelle tre grandezze indi cate (13).
Assumiamo che il reddito monetario complessivo M (si adotta la semplificazione per cui il valore del reddito netto si eguaglia alla quantità di moneta) sia scomposto in tre parti corrispondenti ai red diti monetari di ciascun gruppo di percettori di reddito:
M = M yy + M p -f- M R
dove M w è il reddito monetario dei salariati, M P e M R sono rispetti vamente i redditi monetari (profitti e rendite) percepiti dai redditieri e dai produttori.
Introduciamo un’imposta sui salari e indichiamo con a ■ M w (dove a è l’aliquota dell’imposta, M w il reddito complessivo dei per cettori di salario) il gettito dell’imposta citata.
Il numero di passaggi compiuti, mediamente nel settore privato, dalla quota di moneta corrispondente al gettito dell’imposta è indicato da (D — 1) mentre quello della quota residua di moneta indicata
(1 — a) rimane invariato. Si avrà pertanto che:
a ■ M w (B - 1) + (1 - a) M w B + M P ■ D + M R • D = = M w {B - a) + (MP + M b) • B
(12) In ciò la nostra tesi si affianca a quella del Musgrave, secondo il quale in assenza di una dinamica dei salari di mercato precedentemente al l’imposta, i salari reali possono rimanere allo stesso livello, dopo la decurta zione inflitta dall’imposta ai salari monetari, solo in concomitanza con una flessione dei prezzi di consumo. La via indicata dal Musgrave per convalidare la conclusione della trasferibilità ci appare corretta ; essa tuttavia 1) non chia risce il meccanismo attraverso il quale questa flessione del livello dei prezzi può verificarsi, 2) non trova alcun mezzo per verificare se l’assunzione del l’aumento della velocità di circolazione della moneta sia o meno corretta e compatibile con questo tipo di argomentazione. Cfr. Musgrave R. A., op. cit.,
pag. 387." . . . . , ,
— 33 —
Il numero complessivo (li scambi privati di moneta si riduce per effetto della minore spesa per consumi ma occorre tener conto che nuovi trapassi pubblici si originano dalla riscossione dell’imposta e dalla spesa del suo provento. Nel settore pubblico la moneta com pie un numero di pagamenti uguali a x.aMw (14).
Complessivamente i pagamenti effettuati dalla moneta così nel settore privato come nel settore pubblico diventano:
Myy (D — a) -j- x • a M yy -f- (JHp -f- M R) 4 D —
= M w [D -\- (x — 1) a] + (M P + M R) D = = (m jy -{- iHp -|- ilf R) D a M \y (x — 1)
La massa monetaria corrispondente al reddito complessivo al netto dell’imposta continua a compiere D passaggi. A questi si ag giungono (x — 1) passaggi riferibili al circuito pubblico, per la quota prelevata a titolo di imposta.
Introducendo ora esplicitamente la grandezza della velocità di circolazione e specificando la parte monetaria dell’equazione fishe- riana dello scambio in modo di rendere evidenti le sue relazioni con la nozione di velocità di circolazione rispetto al reddito Vr si avrà:
M ■ V t= M ■ V r ■ D (1) o, in termini disaggregati:
M P ■ Vt + M R ■ V t + M w • Vt =
= M P • VrP • D + Mr ■ VrR • D + M w ■ VrV ■ B (2)
Dopo l’introduzione dell’imposta il secondo membro della (2) si tra sforma nella
M P ■ VrP ■ D + M r - V rR• D + M w • V'rW ■ [D + (x - 1) a] (3)
del Parravicini alla teoria delPincidenza. Cfr. Parkavicini 6 ., Alcuni problemi di finanza pubblica, Giunti, Firenze, 1967, pag. 151-165.
(14) Nell'ipotesi in cui il provento fiscale sia destinato a remunerazione di servizi di lavoratori « improduttivi » quali i funzionari dello stato, il nu mero dei trapassi pubblici assume il valore 3 a . M Infatti la moneta corri spondente al prelievo a.M„ tornerà ad essere impiegata per l’acquisto di beni e servizi del settore privato dopo aver espletato un percorso di 3 tappe, una prima dal contribuente all’ente impositore, una seconda dall’ente impositore ai lavoratori « improduttivi » (2 a.M.J, e una terza da questi ai venditori di beni e servizi (3 a.Mw).
34 —
Confrontando la (2) con la (3) si desume che:
V r w — V r W
D D + (x — 1) a
Osservando che il numeratore dell’espressione non può assumere che valori positivi e dal momento che l’espressione (a? — 1) risulta co munque positiva si avrà allora che
V'rW < VrW
Dal momento che V,. della (3) risulta evidentemente dalla media di VrP, VrR, VrW ed M dalla somma di M v , M w , M R si deve con cludere che:
M ■ V"r < M ■ Vr
dove V"r è il nuovo valore di Vr dopo l’imposta.
Essendo M.Vr eguale al reddito monetario Rm e alla domanda effettiva, una diminuzione di Vr, ferma restando M, provocherà una contrazione della domanda effettiva e di qui presumibilmente una flessione nel livello dei prezzi dei beni finali di consumo.