salariale: uno schema interpretativo.
Il riconoscimento della possibilità di considerare il consumo ne cessario come un dato per ogni situazione considerata assume per
(27) Garegnani P., Il capitale nella teoria della distribuzione, Milano, 1960, pag. 4.
(28) Ciò che è interessante rilevare è che questa impostazione questa ac cezione (li fissità in quanto non collide con l’inserzione di un elemento di abi tualità nel prezzo naturale dei lavoro (e con gli effetti di quest’ultima in relazione alla sua suscettibilità di variazione) a maggior ragione e necessaria mente non confligge con l'identificazione del salario naturale ad un livello su periore alla mera sussistenza. Il consumo è sì consumo « necessario » ma la « necessità » implicata nel qualificativo non è specificabile restrittivamente in termini di pura esigenza fisiologica. Che il livello fisso di salario naturale non comporti come caratteristica accessoria la sua fissazione ad un livello di sus sistenza lo si deduce dalla stessa osservazione del Garegnani : « Per i fisiocra- tici la quantità di prodotto trattenuto dalla classe produttiva è determinato dal livello abituale di sussistenza e lo stesso è vero per Ricardo». Ibidem, pag. 4.
(29) Per una esplicita sottolineatura del carattere variabile del saggio naturale rieardiano considerato nel quadro della sua dinamica si veda la po sizione sostenuta dal De m a iti a (nella sua Logica della produzione e dell'occu pazione, Milano, 1950, pagg. 313-314) secondo il quale quando Ricardo (e Malthus) « parlano di un minimo... non intendono il minimo assoluto di sus sistenza dato dal limite dell’inedia, ma un minimo relativo compatibile con il tenore di vita a carattere progressivo... ». « Perciò pur essendo il salario con dizionato dal principio della popolazione e dal fondo salari il minimo di sus sistenza nel fondo salari viene ragguagliato ad ogni momento storico. È quindi dinamico se si considerano periodi di tempo diversi».
il Pedone il valore di un criterio risolutivo agli effetti di una dimo strazione del carattere inevitabile della traslazione nel caso consi derato (30).
Una valutazione circa la decisività di questo criterio richiede tut tavia che sia messo in chiaro se la fissità del salario naturale venga inteso come sinonimo di una sua indeducibilità. In questo caso il criterio citato risulterebbe praticamente riducibile all’argomentazione ricardiana secondo la quale se la massa di beni a disposizione dei lavoratori fosse ridotta a causa dell’imposta essa non risulterebbe più sufficiente a mantenere quel dato livello di popolazione che è richiesto dalPammontare della domanda di lavoro: di qui la neces sità della traslazione. Ma in questo caso, lungi dall’essere risolutivo, l’argomento proposto finirebbe per esporsi al tipo di obiezione già formulato in precedenza nei confronti dell’analogo argomento ricar- diano : il consumo è sì « necessario » a mantenere inalterato quel dato livello di popolazione ma la mera circostanza della sua « neces sità » a questi effetti non implica che il livello delle remunerazioni possa corrispondentemente aumentare senza una previa variazione dell’offerta. Ciò che non può ritenersi assicurato è che la popolazione, dopo l ’introduzione dell’imposta, rimanga effettivamente inalterata. La trasferibilità dell’imposta è solo una condizione perchè l’offerta di lavoro non subisca variazioni ma sono precisamente le modalità con cui questa traslazione può in concreto verificarsi che rappresen tano il nodo del problema.
Come vedremo l’ipotesi di una anticipazione dell’ammontare del l’imposta da parte dei capitalisti, che l’argomentazione del Pedone implica, risulta in effetti attendibile solo in una delle ipotesi dello stato stazionario, quella di coincidenza del salario naturale e del salario di mercato al livello di minimo assoluto di sussistenza.
La linea dimostrativa che suggeriamo a convalida della conclu sione ricardiana si ricollega esplicitamente all’effetto di variazione della popolazione che a nostro avviso consegue necessariamente alla riduzione della remunerazione (sia essa salario naturale o salario di mercato) dovuta all’introduzione dell’imposta. Ciò implica come vedremo una temporanea incidenza dell’imposta sui lavoratori fin tanto che il meccanismo demografico sollecitato dalla riduzione del reddito dei lavoratori non abbia avuto modo di esplicare i suoi
ef-130) Pedone A., «Imposte sui profitti e imposte sui salari nell’analisi ricardiana », in Giornale degli Economisti e Annali di Economia, luglio-agosto 1962, pag. 548.
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fetti tendenzialmente riequilibratori. Una dimostrazione condotta in questi termini permette di tenere conto della dinamica salariale il lustrata in precedenza e anzi la rende necessaria come giustificazione della comprimibilità del livello salariale. Essa permette inoltre di individuare correttamente nel connotato di variabilità intrinseco al salario naturale « storico » un elemento analitico che assume peso determinante agli effetti della trasferibilità dell’imposta considerata.
Lo schema esplicativo del processo di imposta sui salari che ci accingiamo a sviluppare si articolerà in tre approssimazioni suc cessive (31).
La prima di tali approssimazioni è fondata su ipotesi delibera tamente astratte intese a mettere in luce gli effetti tendenziali della imposizione in relazione ai meccanismi di aggiustamento dell’offerta di lavoro che essa mette in moto.
Nel corso di essa si assumerà che, ogni volta che si verifica uno scarto tra salario di mercato e salario naturale, le variazioni del l’offerta siano in grado di ricostituire il livello di salario naturale. Si assume pertanto che i profitti accumulati durante il periodo si ca pitalizzino nel momento in cui il salario di mercato si riadegua al salario naturale.
In relazione a questa ipotesi semplificatrice l’aumento della domanda di lavoro (e di qui la sollecitazione alla formazione di un nuovo intervallo tra i due saggi) si riterrà verificato sempre in cor rispondenza di un livello di salario nominale coincidente con il sa lario naturale.
La conseguenza di questa, ipotesi, evidentemente artificiosa, è che lo sviluppo del sistema economico proceda per così dire a balzi. L’ipotesi consente tuttavia di concentrare la nostra attenzione sul modo di operare dell’imposta in relazione al meccanismo di aggiusta mento dell’offerta di lavoro.
Escludendosi tuttavia l’ipotesi di un riadeguamento istantaneo tra i due saggi e sostituendola con una assunzione che ricolloca la durata degli aggiustamenti demografici entro i limiti appropriati ai processi di generazione e di crescita della popolazione si viene ad
(31) Lo schema adottato si prefigge di analizzare i soli effetti del pre lievo fiscale prescindendo dalla considerazione dell'impiego del gettito. L’ipo tesi di « imposta grandine », che ne risulta, si rende necessaria per evitare il riassorbimento di questo approccio in quello di breve periodo in cui verifican dosi l’aumento della domanda di lavoro per effetto della inserzione della com ponente pubblica, il problema della traslazione è immediatamente risolto.
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esplicitare la condizione che giustifica l’ipotesi ricardiana stessa di tendenza salariale prima crescente e poi decrescente.
Basterà infatti, nel corso della seconda approssimazione, lasciar cadere l’assunzione di un perfetto sincronismo tra variazioni della domanda e riadeguamento dei saggi perché l’impostazione dello sche ma adottato ritorni ad essere completamente congruente con la di namica salariale illustrata da Ricardo.
La terza approssimazione riguarderà gli effetti dell’imposta nel caso in cui questa risulti introdotta nel momento in cui le condizioni che caratterizzano lo stato stazionario siano già realizzate.
1) Le ipotesi di partenza relative alla prima approssimazione sono le seguenti.
а) Si assume una correlazione strettamente deterministica tra le variazioni dell’offerta e variazioni del saggio salariale di mercato. In relazione ad ogni scostamento del saggio salariale di mercato rispetto a quello normale la variazione dell’offerta, dato un certo ammontare di domanda, si presume tale da riportare il livello di mercato a coin cidere con il livello naturale, ossia quello in relazione al quale, in assenza di variazioni della domanda, la popolazione rimarrebbe im mutata (32).
б) Si assume che nel periodo necessario alla piena esplicazione degli effetti del meccanismo demografico, innescato dalla variazione salariale, l’ammontare della popolazione lavoratrice rimanga immu tato e cioè la variazione dell’offerta necessaria al livellamento tra i due saggio si registri solo all’inizio del tempo successivo.
c) In dipendenza della 6) si assume che durante tutto il periodo
t ! lo scostamento tra i due saggi salariali rimanga immutato e che pertanto solo all’inizio del tempo 12, simultaneamente alla riduzione del saggio di mercato al livello del saggio naturale, la domanda muti in corrispondenza della accresciuta dotazione di capitale, dipen dente dall’ammontare dei profitti accumulati durante il periodo 11
[i quali sono perciò considerati suscettibili di capitalizzarsi solo alla fine del periodo stesso].
(32) Con il che si respinge aprioristicamente, non perché irrealistica ma perché non corrispondente alle esplicite ipotesi ricardiane, l’obiezione avanzata fra i primi dal Whewell secondo la quale l'eventualità di « una cosi necessaria ed universale operazione dei salari sopra la popolazione (sarebbe) interamente gratuita e infondata » dal momento che non si avrebbe il più lieve fondamento per asserire che questa è la legge delle variazioni salariali più di qualunque altra legge arbitrariamente stabilita.
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Come si è osservato, il carattere scolastico e astratto di questa assunzione si giustifica tuttavia nella misura in cui ci si propone di individuare il tendenziale effetto dell’inserzione dell’imposta conside rata nel contesto del meccanismo di aggiustamento.
Supponiamo ora per semplicità che l’imposta venga introdotta al l ’inizio del tempo ti in cui per ipotesi si verifica, per effetto della variazione della domanda, lo scostamento fra saggio naturale e saggio di mercato. Sia cioè
«Vi - » , > 0
dove wmt e w„ sono rispettivamente il prezzo di mercato e il prezzo naturale del lavoro, correnti nel periodo t. La differenza indicata al primo termine della disequazione si assume positiva in dipendenza della ipotesi che, la domanda risultando superiore all’offerta, wmt è stato sospinto al rialzo.
Esaminiamo ora quali si possono ritenere gli effetti dell’in troduzione di una imposta proporzionale al salario di mercato.
Essa provoca una riduzione nel reddito disponibile per i lavora tori durante il periodo t pari alla differenza:
S wmt — a 2 wmt = (1 — a) S wmt
dove intendendo per wm l’ammontare del salario annuale percepito dal lavoratore, S wmi è l’ammontare dei salari ottenuti dal lavoratore nel periodo t che si ritiene necessario e sufficiente all’aggiustamento dell’offerta, a è l’aliquota della imposta, (1 — a) S wm, è l’ammontare complessivo sottratto dall’imposta al reddito del salariato nel periodo indicato. La variazione della offerta di lavoro che si può ritener fun zionalmente correlata alla dimensione della deviazione del saggio di mercato sopra il saggio naturale nel periodo t e cioè, in termini analitici,
N t+1 — N t — a (wt — wn) (dove a è un coefficiente di proporzionalità) risulterà rappresentata allora da:
K +\ — N t = * f(l — a) wt — ivn\
dove N*t+1 rappresenta l’ammontare della offerta di lavoro in pre senza dell’imposizione.
L ’aumento della offerta che, in assenza di imposta, riporterebbe in t + 1 il saggio di mercato al livello del prezzo naturale, che in prima approssimazione assumiamo invariato (w„ = ®), risulta minore rispetto a quello che effettivamente si manifesta in presenza dell’imposizione.
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L ’esistenza dell’imposta fa sì che la coincidenza tra i due saggi di sa lario non si verifichi.
Il salario di mercato alla fine del periodo di riaggiustamento risulterà superiore al saggio normale: si avrà cioè w'nt > wn dove
v*ml — wn rappresenta l’ammontare dell’imposta. Il nuovo livello di salario di mercato, conseguito per effetto della variazione demografica intervenuta, deve essere considerato come equivaleùte ad un nuovo livello di salario naturale, non nel senso che quest’ultimo sia effetti vamente aumentato per effetto dell’imposta ma nel senso che a causa dell’introduzione di quest’ultima esso non può più esser raggiunto.
Se è vero infatti che la differenza residua ic*mt — wn si potrebbe presumere dar luogo ad un ulteriore aggiustamento dell’offerta totale tale da ricondurre all’eguaglianza i due termini, occorre considerare che per l’ipotesi c) tale variazione potrebbe aver luogo solo nel corso del periodo successivo e verificare l’effetto indicato solo alla fine del periodo stesso. Ma prima ancora che tale impulso possa risultare ope rante e cioè fin dall’inizio del tempo t + 1 il prezzo del lavoro si sta bilirà al nuovo livello wmt+1 al quale la domanda di lavoro B t+1 , per ipotesi superiore a Dt, si equilibra con l’offerta N*t+1 . Il livello di salario di mercato wmt+1 risulta evidentemente superiore a u ’mt. Per tanto la differenza w'mt — wn che per effetto del meccanismo dem o grafico sarebbe stata destinata ad annullarsi risulta ora, agli effetti dell’innesco di questo stesso meccanismo, assorbita e sostituita dalla differenza tra il nuovo saggio di mercato tvmt+1 e il saggio naturale.
A partire da ogni nuovo assetto il livello del prezzo di mercato del lavoro, che sconta in sé l’attenuazione della reazione dell’offerta, si ripete identico in ciascun periodo (33).
(33) Occorre tuttavia tener conto di una ulteriore limitazione cne deriva dalla particolare ipotesi periodale che abbiamo adottato.
Abbiamo considerato che la sollecitazione alla variazione della popolazione risulti condizionata all’entità complessiva del reddito disponibile per il lavo ratore, al netto dell’imposta, durante l’intero periodo. Ora, ammettendosi in forza della ipotesi &) che gli effetti della variazione risultino visibili dopo l’intervallo di una generazione e cioè alla fine del periodo, è evidente che nella variazione della popolazione alla fine del periodo sarebbe registrato l’ef fetto della riduzione dell’ammontare di reddito corrispondente alla deduzione dal reddito delle quote di imposte pagate durante i primi anni del periodo considerato. L’effetto di riduzione del reddito connesso ai pagamenti effet tuati negli altri anni, e segnatamente in quelli finali del periodo, ricadrebbero nel periodo successivo.
Tuttavia considerando una serie di periodi questo effetto di «trabocca mento > nei periodi successivi manifesta una tendenza a compensarsi in ogni coppia di periodi per quanto non esattamente.
D’altra parte i termini di questa assunzione scolastica possono essere al ternativamente verificati supponendo che i lavoratori scontino fin dall’inizio
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2) Procediamo ora alla verifica della possibilità di estendere le conclusioni a cui siamo pervenuti nel corso della prima approssima zione alla ipotesi ricardiana che definisce una dinamica salariale prima crescente e poi decrescente.
Appare evidente che il risultato conseguito in relazione alla ipotesi semplificata illustrata nel precedente approccio risulta imme diatamente applicabile, in relazione alla omogeneità del presupposto, al caso della tendenza salariale in aumento.
L’ipotesi delineata da Kicardo definisce anzi condizioni anche più favorevoli al verificarsi della traslazione. Le conseguenze sul livello salariale degli effetti frenanti lo sviluppo dell’offerta, che l’introduzione della imposta comporta, si vengono a sommare a quelli derivanti dalla circostanza che, anche indipendentemente dall’imposta, l’offerta non riesce a tenere il passo delle variazioni della domanda.
Una accelerazione e una intensificazione della dinamica salariale (e quindi una ulteriore garanzia della possibilità della traslazione) si viene ad introdurre quando si consideri che è precisamente in questa fase che si devono ammettere quei fenomeni di consolidamento che si risolvono in un accrescimento del salario naturale.
L’imposta agisce tendenzialmente nel senso di ridurre il limite superiore dell’intervallo a cui è condizionata la variazione dell’offerta, l’abitualità, per contro, nel senso opposto di elevarne il limite infe riore accrescendo il livello di salario naturale. La trasferibilità del l’onere di imposta su soggetti diversi dai salariati è quindi in questa fase del processo di sviluppo pienamente garantita.
Per contro nella fase discendente della dinamica salariale, le condizioni definite dall’analisi ricardiana fanno propendere a con siderare l’incidenza sui salariati come inevitabile.
Il ritmo di accrescimento della domanda di lavoro si attenua ad un saggio sempre superiore al valore del saggio di variazione del l’offerta: il livello del salario discende.
Può risultare interessante rilevare come l’imposta possa rivelarsi un fattore di accelerazione nel corso di questa dinamica decrescente del livello salariale, rispetto ad una situazione in cui l’imposta fosse assente. Analogamente al caso esaminato in precedenza, l’imposta
del periodo le deduzioni provocate dalla serie di imposte degli anni futuri di cui conoscono l’ammontare dal momento che, per ipotesi, durante il periodo non si verificano modificazioni nel livello salariale.
Si avrebbe in altri termini un « eifetto di annunciazione » dell'imposta che investirebbe l’intero periodo considerato, e che influenzerebbe il comportamento dei soggetti percossi in modo tale da indurli ad anticipare la reazione in termini di variazioni demografiche.
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contrae la dimensione della deviazione tra saggio di mercato e sag gio naturale.
Ciò, unitamente alla circostanza che il movimento di uno dei due limiti della escursione salariale (salario naturale) non è esat tamente simmetrico nelle due fasi (dal momento che, se è vero che esso si accresce durante il periodo della dinamica crescente, non è pre sumibile che esso si abbassi, durante la fase discendente, prima che il salario di mercato abbia varcato la soglia del salario naturale cor rispondente all’ultimo livello raggiunto dal tenore di vita abituale) fa sì che la risposta del meccanismo demografico (e di qui l’attenua zione dell’offerta) risulti « smorzata » rispetto a quella che si sarebbe verificata in assenza di imposta.
Ai fini della sollecitazione del meccanismo demografico il risul tato sarà diverso a seconda che si ipotizzi una maggiore o minore « viscosità » del livello del salario naturale (in termini di propen sione psicologica a considerarlo come più o meno difficilmente rinun ciabile). Il carattere di maggiore o minore resistenza psicologica alla accettazione del movimento discendente del tenore di vita compor terà infatti una diversa valutazione dell’intervallo tra i due saggi e quindi una maggiore o minore ampiezza della « risposta » in termini di variazione numerica della popolazione, influenzando così il ritmo della discesa del livello di salario.
3) Supponiamo ora che l’imposta venga introdotta nel momento in cui la dinamica del processo di accumulazione si è esaurita e si è raggiunta la posizione di equilibrio dello stato stazionario. In tale posizione sono verificate le seguenti condizioni:
а) I profitti si sono ridotti a zero (o meglio a quel livello che consente meramente la ricostituzione del capitale investito).
б) La dinamica salariale di conseguenza si è arrestata cosicché il salario naturale e il salario di mercato risultano coincidenti.
Occorre ora distinguere due ipotesi a seconda che il livello a cui risulta fissato il salario naturale in corrispondenza dello stato sta zionario risulti superiore o coincida con il livello di salario di sus sistenza fisiologica.
Caso A. — Nel primo caso, a nostro avviso, il connotato residuale di abitualità incorporato nel tenor di vita corrispondente, per quanto circoscritto entro margini esigui, lascia adito ad una conclusione relativa ad una immediata riducibilità.
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Tale risultato, apparentemente coincidente con quello del Pan- taleoni, se ne differenzia non appena si sottolinei che la riduzione del tenore di vita non può che essere ritenuta transitoria dal momento che ad ogni sua alterazione corrisponde automaticamente, secondo l’ipotesi dei primi classici (e in particolare di Ricardo), l’innesco del meccanismo demografico di aggiustamento.
In effetti il tenore di vita che caratterizza l’equilibrio dello stato stazionario è sì un ente comprimibile, secondo l’espressione del Pan- taleoni, ma nello stesso tempo è elastico ; la sua elasticità dipendendo dall’automatica sollecitazione ad una variazione di offerta che scatta al momento della sua riduzione: la ricostituzione tendenziale del suo livello originario è affidata, come si è visto, alla riduzione dell’offerta.
Vale la pena di sottolineare che è la quantità di consumi effetti vamente fruiti dal lavoratore che appare ridotta dopo l’imposta : una parte di essi, ragionando in termini reali, viene sottratta alla fruizione e accantonata a titolo di imposta. La remunerazione di mercato, in quanto pagata dal produttore e livellata al saggio naturale corrispondente all’equilibrio dello stato stazionario, rimane la mede sima per tutto il periodo necessario all’aggiustamento dell’offerta.
Il caso può pertanto essere trattato in modo analogo a quello di una riduzione del saggio di mercato al di sotto del saggio naturale. Ciò che permette di assimilare la situazione che si viene a creare dopo l'introduzione dell’imposta al caso di un divario tra saggio di mer