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La trasferibilità della imposta sui salari nell’analisi di Ricardo:

confronto con l’argomentazione smithiana.

Il criterio che viene assunto come cardine dell’argomentazione rieardiana relativa alla necessità della traslazione presenta, come ab­ biamo rilevato, spiccate analogie con l ’impostazione smithiana corri­ spondente. Essa del resto viene sviluppata precisamente come una difesa della tesi smithiana contro le obiezioni sollevate dal Buchanan.

Ci sembra tuttavia interessante sottolineare che rispetto alla traccia rappresentata dalle assunzioni smithiane la dimostrazione rieardiana segue un percorso sinuoso in cui è possibile individuare un momento di convergenza e uno di scostamento. Convergenze e scostamento definiscono nello sviluppo della argomentazione ricar- diana una sequenza in cui gli elementi distintivi sono rappresentati dalla ricezione in un primo momento e successivamente dall’implicito abbandono da parte di Ricardo di quella prospettiva statica e di breve periodo in cui abbiamo riconosciuta circoscritta l’impostazione smithiana del problema considerato. Laddove Smith aveva insistito sulla necessità della traslazione come condizione per la conservazione di una data sussistenza Ricardo sottolinea in un primo momento, agli stessi effetti, l’esigenza del mantenimento della popolazione ad un dato livello.

L'analogia con l’impostazione smithiana si coglie evidente nel riferimento di Ricardo all’enunciato di Malthus secondo cui « quale che sia per ogni coppia il numero dei figli occorrente a mantenere inalterata la popolazione attuale, il prezzo del lavoro risulta

esatta-mente tale da consentire che si provveda al loro sostentamento in misura sufficiente o più che sufficiente o meno che sufficiente a se­ conda che stazionaria, progressiva o retrograda sia la consistenza effettiva del fondo per il mantenimento dei lavoratori » (5).

È sulla base di questo riferimento che Ricardo si sente legit­ timato ad affermare che « quando i salari vengono tassati il prezzo aumenta perchè se non aumentasse i mezzi non sarebbero sufficienti per il mantenimento della popolazione ».

Si osservi che l’applicazione del criterio dello Smith e del Mal­ thus finisce nel caso ricardiano per configurare una ipotesi di ela­ sticità infinita dell’offerta (« è solo tale aumento — del prezzo del lavoro — che evita l’arresto dell’offerta »). Il che sembra implicare come condizione di verificabilità dell’ipotesi che il salario naturale (trattandosi di mantenimento allo stesso livello della popolazione è ovvio che si tratti del salario naturale) sia livellato alla sussistenza minima.

L’effettiva garanzia di una traslazione immediata finisce per es­ sere collegata alla irriducibilità di un tenore di vita livellato al mi­ nimo assoluto e questa irriducibilità risulta logicamente coerente ad una delle configurazioni statiche della sussistenza smithiana (quella stazionaria).

Ma nella misura in cui il criterio citato, secondo cui la popo­ lazione deve consistere di quella dimensione che le esigenze di un determinato stato economico richiedono, risulti applicato ad un caso come quello ipotizzato da Ricardo nell’immediato seguito dell’argo­ mentazione (6), in cui tale esigenza si specifica in un accrescimento della popolazione, i termini statici dell’impostazione smithiana risul­ tano implicitamente valicati e la teoria del fondo salari denuncia apertamente i suoi limiti.

Le tre situazioni di sussistenza (stazionaria, progressiva, retro­ grada) possono essere configurate entro un contesto statico, nono­ stante la circostanza che quella progressiva e quella retrograda ri­ sultino determinate da condizioni dinamiche della domanda e della offerta, solo nella misura in cui si ammetta che le due ultime rap­ presentino la fissazione di un istante di un tenore di vita che per definizione è in corso di mutamento, in relazione alla modificazione delle sue determinanti.

(5) Ricardo D „ Principi dell’economia politica e delle imposte, TJTET,

Torino, 1965, pag. 160.

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La stessa qualificazione di sussistenza progressiva o retrograda è condizionata ad un confronto fra i vari momenti successivi che definiscono la tendenza salariale.

Quando il prezzo del lavoro (in questo caso non più il saggio na­ turale ma il saggio di mercato) viene inteso quale indicatore della esigenza di variazione nella popolazione il termine di riferimento non può che risultare quello della sua dinamica. Se si considera la popolazione nel suo mutamento diviene inevitabile considerare la tendenza salariale nel suo sviluppo e subordinare gli effetti dell'im- posta alle modificazioni che essa introduce in questo processo.

Mentre nel primo caso la necessità della traslazione può esseie dimostrata solo in relazione ad un livello di sussistenza minimo (il che confligge, salvo alcune precisazioni, con le esplicite assunzioni della teoria del prezzo naturale del lavoro sviluppate da Ricardo nel capitolo sui salari), nel secondo caso (dinamico) la debolezza intrin­ seca al tipo di criterio seguito è analoga a quella rilevata nel caso dello Smith. L’effetto di aumento dei salari si tramuta da evento da dimostrare in condizione necessaria per la verificabilità di un altio evento (l’accrescimento in misura sufficiente, « nel grado richiesto », della popolazione), che viene assunto implicitamente come necessario e inevitabile. Ciò che non si riesce a giustificare logicamente è preci­ samente la circostanza che, nonostante la imposta, lo sviluppo della popolazione debba ineluttabilmente compiersi nella misura indicata.

Il secondo caso, in cui l ’analisi ricardiana si colloca in una pro­ spettiva temporale più larga e che presuppone condizioni dinamiche della domanda e dell’offerta di lavoro, contiene tuttavia gli elementi analitici essenziali alla ricostruzione di una linea dimostrativa che garantisce, in piena compatibilità con le ipotesi ricardiane relative ai salari, la soluzione dell’impasse individuato. Su di essa ritorne­ remo in seguito.

Ciò che conta sottolineare è tuttavia che nel seguito dell argo­ mentazione, anche in relazione ad una ipotesi statica e di breve pe­ riodo in cui il discorso ricardiano torna ad essere coerente con le assunzioni statiche enunciate da Smith, Ricardo perviene ad una dimostrazione dell’effetto di traslazione che prescinde dalla necessita del ricorso all’ipotesi di elasticità infinita dell’offerta di lavoro.

Nei termini di questo approccio la dimostrazione ricardiana si presenta altresì come uno strumento logico idoneo a risolvere 1 aporia nell’impostazione smithiana.

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