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Tirare avant

Nel documento Massarosa in guerra 1940-1945 (pagine 140-161)

Parte seconda

2. Tirare avant

Per il periodo 1943-1944 non è stato possibile rintracciare dati precisi come per gli anni precedenti riguardo alla situazione alimentare del comune, però le condizioni generali della provincia erano in costante peggioramento. Un rapporto del novembre 1943 dipinge una situazione decisamente preoccupante: pur descrivendo la classe contadina come quella che, grazie ai prodotti della terra, in linea di massima se la passava meglio, il raccolto dell’anno passato era stato insoddisfacente a causa della siccità di buona parte della stagione primaverile e per tutta quella estiva. Il patrimonio zootecnico era stato fortemente intaccato dalla macellazione clandestina e anche i raccolti di castagne e di olive erano rimasti sotto le aspettative. Si sottolineava come la produzione di patate – abbiamo già visto quanto fosse calata – fosse particolarmente

421

143 deficiente422. Questi problemi erano aggravati dai noti problemi di trasporto che, a dimostrazione dei dati riportati nella tabella del capitolo II, facevano sì che la distribuzione dei rifornimenti alimentari fosse intermittente, cosa a cui contribuivano anche le inefficienti istituzioni locali di competenza, come la SEPRAL423. I dati per Massarosa terminavano nel marzo del 1943, dove si nota un calo drastico delle riserve di zucchero, iniziato dalla fine di gennaio dello stesso anno. In questo stesso rapporto si sottolinea come i problemi di distribuzione di tale genere alimentare si erano ulteriormente aggravati, soprattutto per la succitata incompetenza424.

Se alla fine del 1943 la situazione in provincia era già estremamente grave, con i problemi di trasporto che la facevano sempre più da padroni, a partire dal nuovo anno le condizioni peggiorarono ulteriormente e iniziò a destare allarme anche il sempre maggiore deperimento del patrimonio zootecnico. Questo aveva cominciato a declinare già da tempo a causa delle macellazioni clandestine e della carenza di cibo per animali, di cui avevano sofferto in particolar modo gli allevamenti di suini. Un rapporto del 1° aprile 1944, pur ammettendo che i quantitativi pro-capite di carne non erano mai stati realmente raggiunti, sostiene che dal settembre del 1943 si era avuto un brusco peggioramento al quale aveva fatto seguito una lieve ripresa nel primo trimestre dell’anno nuovo. Tutto indicava però che nel nuovo trimestre, aprile-luglio, non si sarebbe mai raggiunta la grammatura minima mensile di 240 grammi pro-capite (con osso). Non solo, ma già da settimane si era per forza di cose dovuto sospendere la distribuzione di carne agli ammalati425. La contrazione del patrimonio zootecnico era calcolata nel 13% rispetto al censimento del luglio del 1943 e alle cause si doveva aggiungere anche la fornitura di carne alle FF.AA. germaniche di stanza nella provincia426. Da un documento allegato risulta che dal 20 luglio 1943 al 1 marzo 1944 il bestiame bovino del comune di Massarosa era calato da 1.811 capi a 1.483, una perdita di circa il 18% che era nettamente superiore alla media provinciale427. A conferma di questo stato di difficoltà, un successivo rapporto datato 18 aprile afferma che nel primo 422 Ivi, p. 192. 423 Ibid. 424 Ivi, pp. 192-193. 425

ASL, FP, b. 5686, fasc. Alimentazione, s. fasc. Disciplina servizi annonari, Rapporto del 1° aprile 1944.

426 Ibid. 427

144 trimestre del 1944, già migliore dell’ultimo dell’anno precedente, nei centri di minor consumo – 27 su 35, tra cui Massarosa – si era avuto una, massimo due distribuzioni di carne. L’ovvia conclusione era che la provincia di Lucca si trovava nell’impossibilità materiale di distribuire, per i mesi avvenire, un quantitativo di carne adeguata alla popolazione; si invocava quindi un intervento da parte dello Stato affinché risolvesse, o almeno mitigasse, queste difficoltà428.

Ovviamente non c’era solamente carenza di carne. A destare le maggiori preoccupazioni erano gli approvvigionamenti di grano, ma in generale c’era penuria di qualunque cosa. Nel marzo del 1944 il burro e i grassi solidi erano praticamente scomparsi, mentre la marmellata non si trovava più già da tempo. L’olio aveva raggiunto lo strabiliante prezzo di 300 lire (ma al mercato nero toccava già le 1.000) al litro, con ulteriore tendenza al rialzo. C’era penuria di patate, cipolle e fagioli e i prezzi calmierati della SEPRAL non venivano quasi mai rispettati, dato che gli agricoltori preferivano vendere direttamente i loro prodotti facendo pagare un prezzo più alto429. In un comune come quello di Massarosa inoltre, con la maggioranza delle famiglie che non aveva impianti a gas per cucinare, le difficoltà erano aggravate dalla penuria – che abbiamo visto sussisteva già da mesi – di carbone vegetale. Quello che arrivava aveva un’alta percentuale di sassi e di umidità, arrivando per di più a costare un occhio della testa. Nell’inverno del 1943-1944 le famiglie arrivarono già a spendere dalle 10 alle 14 lire al

giorno solo per il combustibile430.

Inevitabilmente, con il procedere del 1944, sul fronte degli approvvigionamenti alimentari la situazione non fece che peggiorare. Gli ormai ben noti problemi di distribuzione e di ammassamento vennero accentuati al massimo dalle sempre maggiori requisizioni di mezzi e beni da parte dei tedeschi e da una sempre maggiore attività aerea alleata sulla rete viaria e ferroviaria della Provincia. A partire dal maggio del 1944, quando gli Alleati con la loro offensiva riuscirono finalmente a sfondare la linea Gustav, tutto il precario sistema che garantiva alla popolazione un minimo di sostentamento quotidiano, letteralmente implose. Gli attacchi aerei fecero in primo luogo collassare

428

Ivi, Rapporto del 18 aprile 1944.

429 Pardini, La Repubblica Sociale Italiana e la guerra in Provincia di Lucca, cit., pp. 249-240. 430

145 definitivamente la rete ferroviaria della provincia e le autorità della SEPRAL tentarono, alla fine di aprile, di rimediare assegnando, in caso di interruzione delle linee, quanti più mezzi di trasporto ruotati possibile, anche requisendoli ai civili. Questa soluzione era però del tutto impraticabile, perché al contempo si faceva notare che non esisteva alcuna impresa destinata ad organizzare lo scarico e il carico della merce dalle tradotte e, allo stesso modo, non erano stati predisposti depositi di carburante per gli automezzi (ammesso che vi fosse carburante sufficiente)431. Anche se fosse stato possibile far fronte a questi inconvenienti, poco più di un mese dopo la SEPRAL si vide requisire dai tedeschi metà del suo parco automezzi, costituito da 15 autocarri di grossa portata e 50 di portata più limitata; questo sulla carta però, perché in realtà solo una percentuale molto ridotta era effettivamente disponibile, mentre il resto veniva impiegato per altri usi o semplicemente non era utilizzabile per guasti o carenza di pezzi di ricambio432. E queste rimanevano pur sempre confische «ufficiali», ma i tedeschi, nell’ultimo periodo dell’occupazione, si resero anche responsabili di sempre maggiori requisizioni arbitrarie e di vere e proprie razzie ai danni della popolazione civile o delle attività commerciali. Ad esempio da un magazzino di Stiava vennero asportati dai tedeschi quasi due quintali di prezioso olio d’oliva per un valore stimato di circa 3.600 lire433.

A riprova delle difficoltà alimentari affrontate dalla provincia, nel giugno 1944 la razione di pane giornaliera venne ridotta a 150 grammi (200 per i lavoratori); carichi di grano disponibili a Reggio Emilia, Bologna, Ravenna e Forlì, pronti per essere presi in consegna, non potevano essere ritirati a causa della pressoché totale mancanza di mezzi. Si sottolineava che questa carenza era in larga parte dovuta alle requisizioni tedesche di autocarri e cavalli434.

Un esperienza molto indicativa, quanto comune durante gli ultimi mesi di occupazione tedesca nelle varie località italiane, fu quella sperimentata da Rina Salarpi, nata l’8 luglio 1921 e quindi ventitreenne nell’estate del 1944. La famiglia di suo marito aveva un forno a Massarosa, dove il pane prodotto veniva venduto secondo quote prefissate a coloro che possedevano la tessera annonaria. I tedeschi avevano requisito

431

ASL, FP, b. 2786, fasc. Corrispondenza Comando tedesco, s. fasc. Piano T.

432

Pardini, La Repubblica Sociale Italiana e la guerra in Provincia di Lucca, cit., p. 298.

433 ASL, FP, b. 4202. 434

146 un grosso stabile in località Bertacca, quasi in centro a Massarosa, dove avevano posto un distaccamento. Tutti i giorni alcuni soldati portavano farina, zucche e grassi (probabilmente si trattava di strutto) al forno e ordinavano di cuocere pane e focacce da distribuire alle truppe. La situazione rimase tutto sommato tranquilla fino a che i tedeschi non finirono le loro scorte di questi prodotti. Nonostante ciò si recarono comunque al forno e ordinarono ai proprietari di tirare fuori la farina che, secondo loro, essi avevano nascosto. I tedeschi stabilirono un vero e proprio ultimatum, minacciando severe ritorsioni se ad una tal’ora la farina non fosse venuta fuori. Sul momento il marito di Rina disse di scappare, nascondendosi dalla vendetta tedesca, ma la moglie non ne voleva sapere e quindi propose di andare a chiedere casa per casa un po’ di farina e di zucchero in modo da accontentare i soldati. L’operazione ebbe successo e nonostante le proteste per il piccolo quantitativo di farina e zucchero che era stato trovato, i tedeschi furono soddisfatti435. In quest’occasione venne dimostrata molta solidarietà da parte degli altri abitanti di Massarosa, che si privarono volontariamente di una parte delle loro magre scorte per consegnarle a dei loro concittadini in difficoltà.

3.

Sfollati

Il sempre peggiore andamento del conflitto incise ulteriormente sull’afflusso di sfollati in Provincia. Alla fine del 1943 essi venivano valutati in circa 80.000 unità, per lo più provenienti dalle aree di Pisa, La Spezia e Livorno, che nelle settimane e nei mesi precedenti erano state duramente bombardate dagli anglo-americani436. Adesso a questi rifugiati cominciarono ad unirsi quelli provenienti dall’interno della provincia stessa, in quanto anch’essa stava entrando nel mirino delle forze aeree alleate. Soprattutto dalle aree del litorale, e in primo luogo da Viareggio, sempre più persone iniziarono ad abbandonare le proprie abitazioni per cercare rifugio in aree considerate più sicure. Nella primavera del 1944, il continuo aumento dell’attività aerea alleata portò il capo della Provincia, Mario Piazzesi, alla drastica decisione di evacuare completamente la città di Viareggio. Il 17 aprile, a seguito di una sua ordinanza, la maggior parte della

435 Rina Salarpi, intervista rilasciata all’autore a Massarosa, 12 dicembre 2013. 436

147 popolazione viareggina venne condotta fuori dalla città a seguito di un notevole sforzo logistico – si arrivò a punte di 20-22 camion giornalieri437. Il provvedimento venne preso anche per il timore, radicato ormai da tempo, di un possibile sbarco anglo-americano sulle coste toscane, per quanto i comandi tedeschi, complice anche un servizio di intelligence molto scandente, per lungo tempo sopravvalutassero le capacità alleate di lanciare attacchi anfibi lungo i vulnerabili fianchi della penisola.

Lo sfollamento del più grande centro cittadino del litorale lucchese implicò però che una enorme massa di sfollati si riversasse sui comuni limitrofi, i più vicini dei quali erano quelli di Massarosa, Camaiore e Pietrasanta. Nella tabella con i dati dei movimenti migratori qui sotto risulta evidente il picco di ingressi registrato ad aprile:

MESE POPOLAZIONE IN ENTRATA POPOLAZIONE IN USCITA

Gennaio 153 13 Febbraio 242 70 Marzo 150 7 Aprile 2852 28 Maggio 1695 12 Giugno 82 396438

Le impennate di profughi in aprile e maggio sono chiaramente dovute allo sgombero di Viareggio e numeri molto alti si trovano anche per quanto riguarda i comuni di Camaiore e Pietrasanta (rispettivamente 3.000 e 483 in aprile e 3.000 e 289 in maggio, dati entrambi anomali rispetto al normale afflusso di sfollati)439. Purtroppo, per i mesi da luglio a settembre non sono stati trovati dati completi, se non quelli relativi alle persone che si sono regolarmente iscritte o cancellate dal registro della popolazione. Anche questi dati sono comunque significativi per comprendere l’andamento demografico del comune nel corso di tutto il 1944:

437

Ivi, p. 278.

438 Tutti i dati per la compilazione di questa tabella sono disponibili in ASL, Fondo Prefettura, b. 4687. 439

148

MESE PERSONE REGISTRATE PERSONE CANCELLATE

Gennaio 86 34 Febbraio / / Marzo 63 20 Aprile 34 47 Maggio 39 19 Giugno 51 23 Luglio 40 16 Agosto 35 63 Settembre 30 57440

Al 31 luglio 1943 la popolazione presente era di 13.223 persone, con più di un migliaio tra sfollati e dimoranti provvisori441, ma già nel gennaio dell’anno successivo essa raggiungeva le 14.230 e in aprile essa superò le 16.000 anime, un incremento superiore al 20% (del 24% considerando i dati del censimento del 1936). Un minuzioso conteggio degli sfollati presenti a Bozzano dopo lo sgombero di Viareggio portò al censimento di 158 nuclei familiari, per un numero complessivo di 634 persone442, tra i quali però molti provenivano da Livorno, da Pisa, dal Massese e da altri comuni della provincia di Lucca. Si tratta di una cifra molto alta se si considera che nel 1936 l’abitato di Bozzano contava in tutto meno di 1.600 persone e anche ammettendo un indiscutibile, lieve incremento della popolazione nei quattro anni che precedettero lo scoppio della guerra, è pur sempre un aumento di quasi il 40% sui normali residenti443.

Il numero rimase in costante crescita fin dallo scoppio della guerra, anche se per i primi anni di conflitto, come abbiamo visto, mancano dati precisi come questi. Se fino agli ultimi mesi del 1942 la situazione rimase sotto controllo, con un numero relativamente limitato di profughi, spesso per di più temporanei, a partire da quella data

440

Ibid.

441 Pardini, La Repubblica Sociale Italiana e la guerra in Provincia di Lucca, cit., p. 87. 442

ASCM, m. 1255, b. Sfollati, pratiche varie e domande 1942-1944.

443

VIII Censimento generale della popolazione, Volume II,

http://lipari.istat.it/digibib/censpop1936/IST0005672Volume2Province/IST0005750_Vol2_Province_48_Lu cca+OCR_ottimizzato.pdf

149 la percentuale di persone che venne a sfollare all’interno del territorio comunale crebbe costantemente, tanto che nell’aprile del 1943 nella sola frazione di Stiava erano presenti 72 sfollati suddivisi in 20 nuclei familiari444. La tendenza rimase al rialzo almeno fino al giugno 1944 quando, a due mesi dalla liberazione, sembrerebbe invece invertirsi. Le cause vanno probabilmente ricercate nel timore, del tutto giustificato, che il comune di Massarosa si trasformasse in un campo di battaglia445, il quale spinse ad abbandonare il territorio massarosese per rifugiarsi verso nord in aree che si ritenevano al tempo più sicure. Allo stesso modo, come vedremo più avanti, i tedeschi iniziarono fin dall’inizio dell’estate a rastrellare la popolazione maschile in età lavorativa, in misura contenuta tra maggio e luglio, più massicciamente in agosto.

La presenza di un numero così alto di profughi, del tutto sproporzionato alle capacità di assorbimento del comune, mise in difficoltà le autorità competenti, che si trovarono di fronte ad una massa enorme di persone che dovevano trovare un tetto sopra la testa e qualche fonte di sostentamento per se e per i familiari. Le dimensioni stesse dei nuclei familiari non aiutavano in questo compito e furono centinaia le lettere inviate al Podestà nelle quali, elencando il numero dei familiari, si invocavano aiuti economici. I casi disperati sono troppi per elencarli tutti, ma alcuni possono aiutare a comprendere in che condizioni si trovassero quelle famiglie. Quella di Luigi Martinelli, ad esempio, aveva perso praticamente tutto. Classe 1887 e residente a Viareggio in via di Montramito con la moglie, i tre figli e la cognata, Luigi aveva iniziato ad avere i primi problemi quando il più grande dei suoi figli era stato richiamato alle armi e quindi era rimasto con due braccia in meno che lo aiutassero a mandare avanti la famiglia. Quando la casa dove vivevano, di loro proprietà, era stata distrutta da un attacco aereo alleato il 12 maggio 1944, la famiglia era sfollata a Massarosa e si era adattata a vivere in una sola stanza di quattro metri per sei. I problemi più gravi però risiedevano nell’impossibilità materiale, da parte del capofamiglia, di continuare a svolgere il suo vecchio lavoro, motivo per il quale tutta la famiglia si ritrovava in condizioni economiche disastrose446.

444

Ibid.

445

Il 7 luglio tutta la Provincia era stata dichiarata «zona di operazioni militari», Pardini, La Repubblica

Sociale Italiana e la guerra in Provincia di Lucca, cit., p. 337.

446

150 Mio nonno paterno, sfollato da Pisa a seguito del violento bombardamento del 31 agosto 1943, si trovava a Quiesa fin dai primi di settembre di quell’anno insieme ai genitori e al fratello. Alla fine di dicembre, con le condizioni che peggioravano sempre di più, la madre scrisse una lettera al Podestà chiedendo aiuti economici. Il capofamiglia infatti – Settimo Pieri –, trovandosi troppo lontano dal luogo di lavoro, non percepiva più lo stipendio. Erano per di più sprovvisti di quasi tutto, perchè da Pisa avevano potuto portare via pochissimi effetti personali in quanto la maggior parte era andata distrutta insieme all’abitazione447. È evidente che il problema più grave per la maggior parte dei profughi era che, oltre ad aver perso i propri beni, spesso la lontananza dei luoghi di sfollamento impediva di continuare i vecchi lavori e le famiglie si trovavano in condizione di non poter pagare l’affitto delle stanze e nemmeno i generi di prima necessità. Chi proveniva da Viareggio a volte, con qualche sacrificio, poteva continuare con la vecchia occupazione, oppure chi sapeva cucire o svolgere altri lavori manuali riusciva in questo modo a racimolare qualche soldo. Ma erano di più coloro che incontravano difficoltà estreme a mandare avanti la famiglia, spesso numerosa e composta da membri – troppo giovani o troppo anziani – che erano totalmente improduttivi e quindi completamente a carico degli altri.

4.

Via da Massarosa?

Con l’aumento dell’attività aerea alleata e l’occupazione tedesca anche all’interno dello stesso comune di Massarosa si verificarono casi di persone o di intere famiglie che dovettero abbandonare la propria abitazione perche danneggiata gravemente da attacchi aerei o perché requisita dalle forze d’occupazione. Per esempio il 7 aprile 1944 Francesco Lippi, residente nella frazione di Bargecchia, sulle colline a nord del capoluogo, chiese assistenza per se e la sua famiglia perché la sua casa era stata sinistrata448.

447

Ivi, fasc. Angelina Marangoni.

448 Lippi non fornisce dettagli su come la casa era stata danneggiata, ma in aprile la causa poteva essere

151 All’inizio di giugno però una minaccia ancora più grande cominciò ad incombere sulla Lucchesia; si era infatti sparsa la voce che l’intera provincia sarebbe stata oggetto di uno sfollamento generale della popolazione e del bestiame449. Il provvedimento va visto alla luce della situazione strategica che fece seguito allo sfondamento alleato della linea

Gustav a sud di Roma, nel maggio di quell’anno. A causa dell’incapacità tedesca di

riformare un fronte continuo e duraturo prima delle posizioni della linea Verde, ancora in approntamento, e della crescente attività dei gruppi della Resistenza in tutta l’area in cui tale linea avrebbe dovuto passare, le autorità germaniche ritennero opportuno prendere in considerazione l’evacuazione totale della provincia di Lucca. Questo avrebbe consentito loro di isolare i sempre più attivi gruppi partigiani privandoli dell’appoggio della popolazione civile, permettendo quindi la loro neutralizzazione e il completamento della linea Verde. Inoltre, dopo la presa di Roma, avvenuta tra il 4 e il 5 giugno, i tedeschi furono sempre più convinti di un imminente sbarco anglo-americano sulle coste toscane, nonostante non si rendessero conto che gli Alleati, con i loro impegni in Europa nord- occidentale450 e nel Pacifico, mancassero dei mezzi da sbarco necessari – e, per quanto riguarda gli americani, anche della volontà politica – ad effettuare un ulteriore sbarco in Italia451.

In ogni caso, quando il Feldmaresciallo Kesselring ispezionò i lavori di approntamento della linea, si rese conto che sul lato occidentale le posizioni avanzate progettate in origine sarebbero state troppo esposte e scarsamente sviluppate in profondità, oltre che mancanti di collegamenti trasversali. Per fare fronte a questo imprevisto problema, il comandante tedesco decise per un arretramento della linea verso nord, provvedimento che di fatto escluse buona parte della provincia di Lucca dalle posizioni difensive germaniche. La conseguenza più diretta per la popolazione civile lucchese fu che il piano di sfollamento generale aveva perso buona parte della sua ragion d’essere, anche se questo non impedì estesi rastrellamenti e rappresaglie che punteggiarono tutta l’estate del 1944452. Inoltre, dopo il già citato sfollamento totale di

449 Pardini, La Repubblica Sociale Italiana e la guerra in Provincia di Lucca, cit., p. 314. 450

Il giorno dopo la presa di Roma gli Alleati sbarcarono in Normandia.

451

Giovanni Cipollini, Il piano di sfollamento totale della provincia di Lucca (maggio-settembre 1944), in

Nel documento Massarosa in guerra 1940-1945 (pagine 140-161)