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Totale mezzi di terzi %

67 strategie correttive per far sì che il finanziamento esterno a debito non eroda ricchezza. Que- sto effetto si chiama effetto leverage. L‟argomento sarà trattato in maniera più dettagliata nel paragrafo 5.1.3.

Il collegamento tra il primo aspetto di analisi del ROA e il secondo è riconducibile al fatto che anche se l‟indice, confrontato con quello medio del mercato o dei concorrenti, risulti superio- re, non è detto che il giudizio sia positivo perché, nel caso in cui comunque il costo del capita- le di terzi fosse superiore, in percentuale, al rendimento del capitale investito, l‟azienda si tro- verebbe a non generare una ricchezza dalle fonti di finanziamento superiore al loro costo. Se ci si trova nella situazione opposta, cioè ―se il ROA è superiore al costo medio dei mezzi di

terzi significa che l‘impresa è in grado di generare valore attraverso l‘indebitamento, in quanto il rendimento dei mezzi di terzi raccolti e investiti nell‘attivo netto risulta superiore al costo che gli stessi generano a carico dell‘impresa in termini di interessi passivi.‖111

Per continuare il processo di analisi, una volta individuate le motivazioni che hanno portato al conseguimento di risultati della parte non caratteristica, resta solo da studiare la parte caratte- ristica. Vediamo ora cosa influenza l‟andamento della gestione caratteristica e le leve decisio- nali a disposizione del management al fine di incrementare le performance aziendali.

3.1.2.1 Il ROI, calcolo e variabili che lo influenzano

Il finanziamento aziendale implica l‟impiego del denaro in investimenti di vario genere che si dividono in finanziari, patrimoniali e caratteristici. Già analizzati i primi due aspetti, ci si fo- calizza ora sull‟ultimo, il più importante, il core business aziendale, motore trainante dell‟attività: il reddito generato dall‟attività caratteristica aziendale. Per analizzare l‟attività caratteristica si utilizza l‟indicatore ROI, Return on investment.

―L‘indice segnala la resa di tutti i mezzi finanziari investiti in azienda nell‘attività tipica‖112

.

Per quanto riguarda la definizione di ROI, nell‟analisi dei vari percorsi logici che i manuali seguono, si può notare come non ci sia una terminologia univoca, ad esempio, analizzando la definizione dell‟ indice data da Caramiello, si può notare come non ci si pone il problema di differenziare ROA da ROI: ―Spesso, nell‘analisi della gestione, si rende necessaria un‘altra

conoscenza: quella della capacità di attrazione del capitale in genere, sia esso di rischio op-

111

SOSTERO U., FERRARESE P., MANCIN M., MARCON C., Elementi di bilancio e di analisi economico- finanziaria, Cafoscarina, Venezia, 2011, Pag. 284.

112

FACCHINETTI I. Analisi di bilancio, metodologie, procedure e casi di analisi per margini, indici e flussi, se- sta edizione, Il Sole 24 ore, Milano, 2006, Pag. 203.

68

pure di credito. Si vuole vedere, cioè, quanto rende il capitale investito nella gestione: tutto il capitale investito, sia quello conferito dai soci che quello prestato da terzi. Per effettuare un tale calcolo si deve confrontare il capitale investito, come somma del capitale di rischio e del capitale di credito. Dall‘altra parte, il reddito operativo, come risultato economico dell‘area che esprime l‘investimento, cioè dell‘area caratteristica. L‘indice che ne deriva prende la de- nominazione di tasso di redditività del capitale investito […]. Più correttamente, nel linguag- gio anglosassone, viene denominato R.O.I., dalle iniziali della locuzione ―return on investment‖, ad esprimere appunto il tasso di ritorno sul capitale investito nella gestione ca- ratteristica.‖113

Analizzando l‟esposizione dell‟autore possiamo vedere come non siano presi in considerazio- ne investimenti in attività non caratteristiche da parte dell‟azienda. Si confrontano due ele- menti eterogenei in quanto abbiamo un reddito operativo, definito come reddito della gestione caratteristica, e un capitale investito che non prende in considerazione la distinzione tra le va- rie tipologie di investimento o comunque non viene considerata la possibilità della presenza di investimenti extracaratteristici. Si evince quindi che bisogna prestare molta attenzione alla terminologia utilizzata e al percorso logico che sta dietro alla definizione di un determinato indice, individuando cosa viene escluso ed incluso al suo interno.

Ritornando all‟analisi dell‟indice, l‟obiettivo che si pone il ROI nell‟impostazione di sistema integrato dato in quest'analisi114 è la segnalazione della redditività della gestione caratteristica. La formula di calcolo è la seguente:

Per quanto riguarda il calcolo degli elementi del quoziente il Gop è facilmente individuabile dallo schema di riclassificazione del conto economico a costo del venduto, il capitale investi- to nella gestione caratteristica invece può essere calcolato partendo dallo schema di riclassifi- cazione dello stato patrimoniale di tipo funzionale, e, prendendo gli elementi che riguardano

113

CARAMIELLO C. Indici di bilancio, strumenti per l‟analisi della gestione aziendale, Giuffrè editore, Milano, 1993, Pag. 189 e 190.

114 Sistema descritto da Avi M. S.

ROI

GOP

CIGC

69 gli investimenti nella gestione caratteristica aziendale, si calcola il valore del denominatore.115 Per ottenere il medesimo risultato partendo dal capitale investito totale si tolgono gli elementi dell‟attivo di carattere finanziario, tributario, patrimoniale e non caratteristico per definizione. La necessità di porre al denominatore il capitale investito della gestione caratteristica sta nel fatto che ―se con tale indice si misura la redditività della gestione caratteristica, occorre, ap-

punto, porre al denominatore l‘insieme delle attività, al netto dei relativi fondi rettificativi, che hanno concorso alla produzione del reddito operativo della gestione caratteristica. In questo modo si misura quanto hanno reso le risorse investite nell‘attività tipica dell‘impresa.‖116

La dottrina propone anche un doppio calcolo del ROI che varia a seconda delle modalità di costruzione del capitale investito. Le casistiche sono:

a) ―il capitale investito è dato da tutte le attività, in questo caso l‘indice è denominato ROA. […];

b) Il capitale investito è dato dalle sole attività caratteristiche, con esclusione di quelle accessorie […] in questo caso si parla sovente di RONA o ROI tradizionale […]; c) Il capitale investito è rappresentato da tutte le attività al netto delle passività correnti

non onerose (le passività correnti non onerose, quali i debiti verso fornitori, si consi- derano quindi come minori investimenti). […]

d) Il capitale investito è rappresentato dalle attività operative come definite al punto b), al netto delle passività correnti, ossia di quelli che sono definiti finanziamenti sponta- nei;

e) Il capitale investito è rappresentato dalle attività operative, come definite al punto b), al netto delle passività non onerose, ossia di quelli che sono definiti i finanziamenti a tasso zero.

Nelle prime due ipotesi si parla di ROI ―in senso esteso‖. Nelle ultime tre ipotesi si parla di ROI ―in senso stretto‖. Il ROI in forma estesa è un indice di economicità operativa comples- sivo, poiché è riferibile a tutti i finanziamenti, a titolo di capitale di debito, acquisiti

115

Descrizione di calcolo dettagliata nel capitolo precedente.

70

dall‘azienda. Il ROI in forma ridotta esprime la redditività operativa rispetto al capitale inve- stito al netto delle fonti di finanziamento spontanee o non onerose.‖117

Il rendimento dell‟attività caratteristica dipende da due fattori, ossia dall‟ammontare dei costi e dei ricavi caratteristici e dalla gestione del patrimonio investito nella gestione caratteristica. Per incrementare questo rendimento si può agire sulla prima leva, ossia quella dei costi o dei ricavi caratteristici, abbassando i costi a parità di ricavi, oppure incrementando i ricavi a parità di costo. Per quanto riguarda un miglioramento del secondo elemento che influenza il ROI, ossia il patrimonio investito nella gestione caratteristica, esso incrementerà il suo impatto se a parità di capitale investito avremo maggiori ricavi oppure quando un medesimo livello di ri- cavi uguale venga ottenuto con minore capitale investito nella gestione caratteristica.118

Il risultato della gestione caratteristica dipende quindi dalla redditività delle vendite da una parte e da uno sfruttamento più efficiente possibile del capitale investito nella gestione carat- teristica dall‟altra. Alla luce di quanto esposto il ROI può essere così scomposto:

Il primo indice ricavato misura la redditività delle vendite, ossia, mettendo a rapporto GOP con i ricavi caratteristici s'individua quanto i ricavi generano in termine di reddito operativo aziendale. Questo indice è chiamato ROS, Return on sales. Il secondo componente è il tasso di rotazione del capitale investito nella gestione tipica.

Prima di continuare la nostra analisi vogliamo brevemente soffermarci su un limite del ROI. In alcuni casi esso viene classificato quale indice di efficienza economica. ―La critica più for-

te, mossa nei confronti di questo indice, riguarda la sua effettiva capacità di dare una pun- tuale rappresentazione dell‘efficienza economica della gestione. Un‘azienda potrebbe presen- tare un ROI crescente negli anni, nonostante il suo effettivo livello di efficienza economica sia

117

FACCHINETTI I. Analisi di bilancio, metodologie, procedure e casi di analisi per margini, indici e flussi, se- sta edizione, 2006, Milano, il sole 24 ore, Pag. 204 e 205.

118 Cfr. AVI M. S., Management accounting, finance analysis, volume 1, 2012, EIF-e.Book, Pag 350.

ROI

GOP

Ricavi caratteristici

Ricavi caratteristici

71

sempre lo stesso.‖ 119

Per assolvere a questa esigenza informativa occorre utilizzare altri strumenti più puntuali, di contabilità analitica, che permettono il raggiungimento di questo o- biettivo.

Indice di rotazione del capitale investito nella gestione caratteristica:

Partendo dal secondo elemento che compone il ROI, si nota come al numeratore della formula siano presenti i ricavi caratteristici mentre al denominatore il capitale investito nella gestione caratteristica. Questo indice può assumere due significati:

―[…]esprime la capacità, del capitale investito, di produrre ricavi;‖120

 Rappresenta il numero di volte che il capitale investito nella gestione caratteristica rie- sce a “ruotare” tramite il fatturato.121

Ossia quante volte il capitale investito si rinnova attraverso il conseguimento dei ricavi.

L‟andamento dei ricavi deve essere analizzato in sede di contabilità analitica con il con- fronto tra valori programmati e valori effettivi e l‟individuazione delle cause che hanno portato al verificarsi di determinati scostamenti. L‟analisi del capitale investito nella ge- stione caratteristica implica l‟analisi delle voci che compongono questo risultato. Avendo il management leve decisionali su questi elementi, è interessato a capire le variazioni di quali valori hanno determinato il peggioramento o il miglioramento dell‟indice di rotazio- ne. Il capitale investito può essere diviso in due grandi parti, quello a breve e quello a me- dio – lungo termine.

Quello a breve può così essere calcolato ATTIVO A BREVE TOTALE

(BANCA ATTIVA)

(LIQUIDITA‟ DIFFERITE FINANZIARIE) (LIQUIDITA‟ DIFFERITE TRIBUTARIE)

(LIQUIDITA‟ DIFFERITE NON CARATTERISTICHE PER DEFINIZIONE)

(ATTIVO PATRIMONIALE A BREVE) .

ATTIVO A BREVE INVESTITO NELLA GESTIONE CARATTERISTICA122

119

RASTELLI S. Quali i limiti degli indici nell‟analisi di bilancio?, Amministrazione & Finanza, n°2/2010, Pagg. 80.

120 CARAMIELLO C. Indici di bilancio, strumenti per l‟analisi della gestione aziendale, Giuffrè editore, Milano,

1993, Pag. 196.

121

72 Tolti dall‟attivo a breve gli elementi che non sono investiti nella gestione caratteristica, resta- no le liquidità differite commerciali, comprendenti crediti di natura commerciale e cambiali, anticipi a fornitori e disponibilità. È palese come il peso maggiore sia dato dai crediti verso clienti e dalle rimanenze. Il management è quindi interessato a conoscere come le dilazioni concesse ai clienti impattino sul capitale investito. Un aumento dei tempi di dilazione ha un impatto negativo mentre una riduzione dei tempi di dilazione incrementa la rotazione. Per in- dividuare se i tempi di dilazione si sono ampliati, oppure ridotti, è presente un apposito indice, la durata media crediti:

Oltre che per analizzare l‟impatto dell‟andamento dei crediti verso clienti sul capitale investi- to, l‟analista confronta il dato che emerge da questo indice con la durata media dei debiti. L‟azienda, nella sua organizzazione finanziaria, deve ricercare l‟equilibrio tra questi due ter- mini in quanto deve esserci un coordinamento del ciclo monetario aziendale. Ovviamente sa- rebbe più conveniente per l‟azienda avere una durata media crediti prossima, se non inferiore, alla durata media debiti per far sì che lo sfasamento temporale tra incasso e pagamento delle forniture sia minimo. L‟andamento di questo divario dipende dall‟attività produttiva che si sta esaminando. Se prendiamo come riferimento, ad esempio, un'impresa che opera nella grande distribuzione, gli incassi dai clienti sono immediati al momento della vendita, mentre il pa- gamento dei fornitori viene dilazionato nel tempo. Una struttura di questo genere permette di avere sempre le risorse finanziarie per pagare le forniture poichè prima si incassa il ricavo e poi si paga il debito. Aziende invece di tipo industriale si trovano solitamente nel caso oppo- sto (e più comune) dove le forniture sono pagate prima della riscossione dei crediti. Un'analisi di questo tipo permette anche di identificare se le variazioni di questi due indici portano a gonfiare o sgonfiare il capitale circolante netto, ottimizzando o destabilizzando la politica fi- nanziaria aziendale.

Occorre prendere in considerazione anche il costo che la politica finanziaria di allungamento delle dilazioni dei pagamenti genera. L‟allungamento delle tempistiche è un finanziamento 122 Schema di riferimento in M. S., Management accounting, finance analysis, volume 1, EIF-e.Book, 2012,

Pag. 363.