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Valutazione dei rischi psico-social

3.6 “Filosofia” della responsabilità

3.11 Valutazione dei rischi psico-social

In questo paragrafo si analizzano schematicamente, i principali fattori che compongono il modello di valutazione dei rischi psicosociali125.

Caratteristiche e natura del lavoro

La quantità di lavoro da svolgere e gli orari imprevedibili rappresentano, come analizzato nel paragrafo 3.9.1, un motivo di stress, che porta a casi di turn over volontario.

L’autonomia decisionale, la varietà delle mansioni, le forti motivazioni intrinseche, la cooperazione sono le strategie di coping più utilizzate al Cescot per contrastare situazioni potenziali di alto stress.

Gli scambi di ruolo, in situazioni di emergenza, stimolano la crescita professionale, ma al ungo andare sono motivo di stress.

La continua esposizione dei dipendenti agli utenti, senza il dovuto distacco (si veda il paragrafo 3.6), può essere motivo di stress; le dipendenti esperte però fronteggiano questa situazione con professionalità.

La personalizzazione dello spazio aumenta il senso di soddisfazione personale.

Il rumore, dovuto alle consulenze attive durante lo sportello mattutino, infastidisce i lavoratori, per questo è stato proposto (nel paragrafo 3.9.3) di trasferire tale attività in un ufficio adeguato.

Contesto organizzativo e sociale del lavoro

La comunicazione aperta, come ribadito più volte nel capitolo in corso e nel precedente, è indispensabile per erogare servizi di qualità.

Il supporto dei colleghi e del capo e lo stile di leadership democratico garantiscono un clima sereno e contrastano le incongruenze del sistema.

Il sostegno sociale capo-dipendente è mantenuto dalla comunicazione, quello dipendente-dipendente dalla collaborazione.

La direttrice si dimostra neutrale ed onesta. L’ambiente di lavoro è percepito come equo, poiché sono presenti tre valori fondamentali: fiducia, lealtà ed equità.

125 Il modello di valutazione dei rischi psicosociali VARP fa riferimento a: Aiello, A., Deitinger, P.,

Nardella, C. Il Modello “Valutazione dei Rischi Psicosociali” (VARP). Metodologia e strumenti per una gestione sostenibile nelle micro e grandi aziende: dallo stress lavoro-correlato al mobbing, 2012.

183 L’attaccamento affettivo del gruppo al Cescot è forte e questo influisce sulla performance dei lavoratori. L’attaccamento si palesa ad esempio: in caso di controversie con gli utenti; nelle consulenze allo sportello front-office; durante la stesura dei progetti formativi per vincere i bandi della Regione Toscana.

Non si registrano casi di mobbing o violenza.

Al Cescot non sono previste opportunità di carriera o di promozioni e questo è motivo di insoddisfazione che, se legato al ricorso frequente agli straordinari, induce a casi di turn over volontario. Gli stipendi sono in linea con la media nazionale. È assente un sistema di welfare aziendale, che potrebbe ricompensare gli sforzi dei lavoratori.

Lo sviluppo delle competenze personali dei lavoratori è attivo.

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Conclusione

Formare un lavoratore non significa soltanto trasferirgli conoscenza ma renderlo prima di tutto, un individuo consapevole dei propri diritti, delle proprie potenzialità e capace di fronteggiare efficacemente le sfide dell’adattamento.

Nella società della conoscenza le competenze tecniche non sono più sufficienti perché ad esse si devono affiancare quelle relazionali, organizzative, comunicative. Le organizzazioni dimostrano il bisogno di risorse umane formate non solo sulle competenze tecniche e professionali ma anche portatrici di una cultura etica-lavorativa fondata sulle competenze trasversali.

La formazione professionale prevede un inizio teorico, per poi affinarsi con la pratica sul luogo di lavoro, ma non ha un termine e, oggi più che ieri, c’è la necessità di aggiornare continuamente le conoscenze per essere lavoratori competitivi.

Dall’indagine svolta emergono delle riflessioni conclusive che, possono essere generalizzate e riadattate a contesti diversi.

Non si possono applicare stesse politiche in contesti diversi e con utenti diversi. È l’utente con le sue specificità ad indirizzare l’approccio più consono di tutor, coordinatori e docenti. L’agenzia formativa Cescot si impegna in un’analisi costante dei fabbisogni formativi effettivi degli utenti e per questo eroga corsi formativi di qualità, orientati alla soddisfazione delle necessità dei lavoratori.

Le risorse umane sono responsabili del successo o dell’insuccesso di un’organizzazione. Al Cescot la vera risorsa è il capitale umano, motivato ed esperto.

I flussi di informazione omnidirezionali prevengono errori e sprechi di tempo e risorse. La direttrice promuove una cultura della comunicazione, che assicura un clima sereno e stimolante. L’utilizzo esperto della parola, inoltre, è in grado di orientare il processo di apprendimento degli utenti.

Essere promotori della crescita professionale e personale degli utenti, implica farsi carico di un processo sempre più spesso ri-educativo; la “filosofia” della responsabilità spiega l’alto livello di impegno che le risorse umane del Cescot impiegano quotidianamente.

L’agenzia formativa fornisce un servizio alla comunità locale, gestendo utenti con casi di abbandono scolastico e disoccupazione, con l’obiettivo di promuoverne l’occupabilità e il reinserimento nella società.

Dall’analisi sono emerse anche le incongruenze del sistema Cescot. I cambiamenti vantaggiosi da apportare, riguardano la riduzione degli straordinari, la riprogettazione

185 dello spazio secondo le esigenze dei dipendenti, la semplificazione burocratica. Tali interventi contribuirebbero a limitare i casi di turn over volontario e a ridurre lo stress lavoro-correlato. L’introduzione di un sistema di welfare aziendale ricompenserebbe gli ingenti sforzi richiesti ai dipendenti.

Solo le organizzazioni che riusciranno a migliorarsi continuamente, perfezionando le proprie competenze distintive riusciranno ad emergere e mantenere una posizione solida nel mercato.

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192 Ringraziamenti

In questo preciso momento, non è facile esprime le mie sensazioni. Nessuna parola sarebbe abbastanza efficace per esprimere la mia gioia e la mia immensa soddisfazione personale.

Quest’oggi rappresenta per me la conclusione di un viaggio, la conclusione di un pezzetto della mia vita. Si chiude un ciclo, molto faticoso, lungo, in salita, ma che mi ha permesso di diventare la persona che sono oggi.

I libri mi hanno insegnato tanto, la conoscenza è il patrimonio più prezioso che l’uomo si porta dentro, ci distingue dagli animali e ci permette di progettare un futuro.

Apprendere è faticoso e non porta benefici immediati; la conoscenza va coltivata come una pianta.

La conoscenza però è vana senza l’esperienza e io di questo ne sono sempre stata convinta; infatti parallelamente allo studio, mi sono impegnata in molte attività. E man mano che gli anni passavano, riuscire a conciliare i due impegni, mi ha permesso di essere ancora più convinta di quello che avrei voluto fare “da grande”.

Se mi guardo indietro vedo molti, molti sacrifici, sacrifici silenziosi, portati avanti mattina dopo mattina, inverno dopo inverno, anno dopo anno. Me li ricordo tutti, uno ad uno. Tante piccole grandi rinunce e alcuni momenti di sconforto.

Se mi guardo indietro però vedo anche una giovane donna che, nonostante tutto, ha raggiunto tanti traguardi, personali, universitari e lavorativi.

Se dovessi fare un’istantanea per riassumere questi anni, scatterei una foto dall’alto di una ragazza seduta, china su una scrivania, con tanti libri ed evidenziatori che la circondano e alla parete un orologio. Questa ragazza sono io.

Ciò che più ho imparato in questi anni è che solo con la perseveranza si raggiungono i risultati, anche se inizialmente la meta è lontana e ad occhio nudo si fatica quasi a vederla.

Sembrerà paradossale ma era nei momenti di sconforto che mi ripetevo che non mi sarei arresa per niente al mondo perché quella piccola sfida con me stessa e i miei limiti, l’avrei voluta vincere a tutti i costi.

Nonostante le difficoltà, ho sempre avuto la forza di guardare avanti e di non soffermarmi all’immediato. Avevo il mio futuro da costruire e solo io ne potevo essere l’artefice.

Quante gocce di sudore e rabbia ho soffocato in questi anni; tante volte mi sono rammaricata quando nelle domeniche di agosto o nei sabati pomeriggio, il mio appuntamento fisso era con i libri.

Ma tutto questo è servito ad essere qui oggi. E tornassi indietro rifarei ogni cosa.

In questi anni, il primo vero giudice severo di me stessa, sono stata proprio io; la prima persona che non avrei mai voluto deludere sono sempre stata io. Perché guardandomi allo specchio, avrei voluto essere orgogliosa di me stessa e certa di aver dato più del massimo in ogni sfida. E così è stato.

Voglio ringraziare me stessa, per non aver mai mollato, per essermi piegata ma mai spezzata, per non aver mai ceduto alle scorciatoie, per aver risposto alle cattiverie con

193 un sorriso, per aver avuto il coraggio di camminare controcorrente, per aver affrontato questi anni con grande umiltà.

Prima di me stessa, però, devo ringraziare i miei genitori, il mio Babbo Piero e la mia Mamma Cristina; li devo ringraziare per avermi insegnato ad essere sempre leale, umile, ed educata verso il prossimo e verso me stessa. Loro sono custodi di una saggezza e una conoscenza che nemmeno i libri più prestigiosi possono insegnare. Vi ringrazio per avermi permesso di affrontare un percorso di studi così lungo e con tutti gli agi possibili. Vi ringrazio anche per l’estremo rigore che mi avete trasmesso; adesso ne capisco il significato profondo. Vi ringrazio per avermi insegnato che nella vita tutto va conquistato, col tempo, e che l’unico vero segreto del successo è la fatica e la salita. Vi ringrazio per essere stati al mio fianco, silenziosamente ma sempre tenendomi stretta forte per mano. Vi ringrazio di tutto l’amore che mi dimostrate ogni giorno. Vi ringrazio per aver creduto in me anche tutte quelle volte che io non ho avuto il coraggio di farlo. Non posso che dedicare a voi, e a mio fratello, questo traguardo e spero un giorno di contraccambiare a tutti i sacrifici che voi avete fatto per me. Vi voglio bene.

Ringrazio mio fratello, sangue del mio sangue, little come lo chiamo io. Ti ringrazio perché so che su di te potrò sempre contare. Anche se non vedi l’ora di avere tutta la camera per te, so che mi vuoi bene, come io lo voglio a te.

Ci tengo a ringraziare le mie nonne, i miei zii e Peggy e a ricordare i miei nonni e Lucky.

Gli amici, sono i compagni di vita che ciascuno si sceglie e che il destino ci fa incontrare per essere persone migliori. Se oggi siete qui, significa che siete persone fondamentali per la mia vita; dentro di me, vi ho ben presenti.

Ci tengo a citare due amiche, senza sminuire nessuno, che per motivi diversi sono state importanti per me in questi anni.

Ringrazio Sara per la gioia che è riuscita a trovare e a trasmettermi nei momenti più duri, ti ringrazio per la tua sincerità e comprensione; ti ringrazio perché mi capisci con mezzo sguardo e perché in tante occasioni mi hai semplicemente ascoltata, senza se e senza ma.

Ringrazio Emiliana, per la sua bontà e per la carica che mi ha trasmesso negli anni di studio condiviso; mi ricorderò sempre delle nostre chiacchierate di ore con un panino in mano o delle nostre ore passate a fare le fotocopie dei libri.

Mi sono dilungata e forse sarò sembrata esagerata, ma per me era necessario esprimere queste riflessioni finali.

Oggi sono immensamente orgogliosa di me stessa, di aver costruito questa vittoria personale, con sacrificio e determinazione e di esserci riuscita con le mie forze.

Non so dove mi porterà la vita da domani, ma oggi sono fiera di raccogliere i frutti, seminati con fatica.