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Dai volontari ai grandi eserciti di leva

3. LE GRANDI BATTAGLIE (1919 – 1920)

3.4 Dai volontari ai grandi eserciti di leva

I combattimenti della guerra civile russa, nel corso degli anni, videro una graduale evoluzione: se durante le prime fasi del conflitto, nel 1918, gli scontri avvenivano tra piccoli distaccamenti indisciplinati, inclini a fuggire di fronte al minimo pericolo, arruolate alla meno peggio e incapaci di mantenere a lungo le posizioni, tanto che città e territori cambiavano spesso di mano al termine di rapide incursioni, nel 1919 la guerra assunse caratteristiche diverse, che la resero più simile alle grandi battaglie della Grande Guerra. Eserciti di centinaia di migliaia di uomini, posizionati lungo fronti stabili e comandati in base a precise disposizioni strategiche, combattevano giorno e notte, sparando milioni di proiettili al giorno ed utilizzando mezzi moderni come carri armati e aerei. Disposti a tutto pur di annientare il nemico, i comandanti non esitavano a sacrificare migliaia dei loro soldati anche solo per ottenere piccole, insignificanti vittorie.

Per quanto riguarda il campo dei rivoluzionari, i primi nuclei della futura Armata Rossa furono le Guardie Rosse, brigate di volontari operai, costituitesi nei mesi iniziali del potere sovietico in risposta alla minaccia rappresentata dalle prime forze che tentavano di opporsi ai bolscevichi.

272 Lincoln, ivi, pag. 400 273 Lincoln, ibid. 274 Lincoln, ivi, pag. 290

I manipoli di Guardie Rosse venivano formati in tutta fretta dai soviet e dai sindacati di una certa città o villaggio, al fine di proteggere obbiettivi strategici come strade e ferrovie.

Si trattava di formazioni di piccola entità, che da poche decine potevano arrivare a poco più di mille unità, comandate da «ufficiali» eletti dai miliziani stessi. Le loro tattiche di guerriglia erano

elementari e disorganizzate, decise ad alzata di mano dai soldati.

Gli attacchi erano organizzati alla bell'e meglio, a volte facendo uso di nient'altro che mappe geografiche tratte dagli atlanti scolastici, e, solitamente, la brigata stessa si scioglieva al termine degli scontri, o addirittura prima ancora del loro inizio, se le milizie si facevano cogliere dal panico di fronte a forze nemiche che apparivano superiori per forza e numero275.

La maggior parte dei bolscevichi, tuttavia, vedeva nelle guardie rosse la base di quell'armata rivoluzionaria e proletaria, fatta di volontari dediti alla causa, che essi opponevano agli eserciti tradizionali a base contadina e costituiti in base al principio del servizio militare obbligatorio. Per i bolscevichi, i contadini erano una forza sociale nemica del socialismo, per via del loro attaccamento «piccolo borghese» ai principi della proprietà privata e del libero mercato.

Anche coloro che ammisero la necessità di organizzare temporaneamente un esercito di massa, Trockij compreso, rimasero sempre preoccupati dalla necessità di mantenere all'interno di esso la superiorità dell'operaio sul contadino, puntando all'obbiettivo, non appena le circostanze lo avessero reso possibile, dell'abbandono della leva obbligatoria per tornare al sistema della milizia

volontaria276. Ma, almeno in un primo momento, il volontariato fu il meccanismo con cui numerose

reclute si misero al servizio del nuovo governo bolscevico. Tuttavia, contrariamente alle aspettative, tra i primi volontari gli operai costituivano soltanto una minoranza, essendo la maggioranza degli altri, come dovettero ammettere i bolscevichi stessi, «elementi instabili e vagabondi», spesso reduci della Grande Guerra ( addirittura il 70% secondo un sondaggio dell'autunno 1918)277.

Questi uomini, abituati alla vita militare, il più delle volte preferivano rimanere in un ambito paramilitare, piuttosto che affrontare le asprezze del reinserimento nella difficile vita civile del dopoguerra e, in Russia, della rivoluzione e della guerra civile. A questi si univano altri elementi relegati ai margini della società, disoccupati, teppisti, immigrati e criminali di vario genere. Molti si arruolavano soltanto per ricevere armi e dotazioni, prima di fuggire, rivendere quanto ottenuto, e ripetere il procedimento altrove278. In effetti, gli operai rappresentarono, in tutto il corso

della guerra civile, soltanto una minoranza all'interno dell'Armata Rossa: su circa 6,7 milioni di persone arruolate tra il 1918 e il 1920, solo 940.000 erano operai ( circa il 15% del totale delle reclute)279. L'inconsistenza del sistema di addestramento militare universale ( Vsevobuč), isituito dai

bolscevichi nell'aprile del 1918 per forgiare quella milizia collettiva che, secondo il partito, doveva costituire il nerbo della difesa sovietica, e le prime, gravi sconfitte subite per mano delle forze cecoslovacche, cosacche e del Komuč, spinsero i bolscevichi ad orientarsi verso il principio della coscrizione obbligatoria, rivolta inzialmente per lo più alle fasce di popolazione proletaria dei grandi centri urbani, e avviata a partire dal mese di maggio.

Il successo di queste mobilitazioni fu notevole: le condizioni di vita in città peggioravano sempre più, la disoccupazione era diffusa, quindi per molti operai il servizio militare rappresentava un'ottima occasione per ottenere cibo e indumenti per sé e le proprie famiglie.

In campagna, invece, soltanto gli strati più poveri della società contadina fornirono un buon numero di reclute: i contadini che possedevano dei terreni, in genere, rifiutavano l'arruolamento prima di aver portato a termine i lavori agricoli, tra settembre e ottobre280.

Il problema più serio che affliggeva le forze armate rosse durante il 1918, oltre alla scarsità di armi, rifornimenti, e ufficiali preparati, fu l'inadeguatezza dell'apparato militare nelle provincie.

La mancanza di personale amministrativo, agitatori politici e istruttori militari, riuniti nei comitati

275 Orlando Figes, The Red Army and mass mobilization during the russian civil war 1918-1920, Past & Present, 129, 1990, pag. 174 276 Figes, ivi, pag. 169

277 Figes, ivi, pag. 175 278 Figes, ibid.

279 Michail Fel'dman, Rabočie Urala v sostave Krasnoj i Beloj armij, Voprosy istorii, 9, 2013, pag. 60 280 Figes, cit., pag. 177

militari ( Voenkom), rendeva la mobilitazione lenta, difficoltosa e inefficace.

Per i contadini, la mancata creazione del Voenkom nel proprio villaggio era un ottimo espediente per evitare la leva, dato che i registri nei quali erano riportati i dati sugli uomini idonei alla leva erano conservati presso la comune di villaggio, il mir.

I metodi di contabilità delle autorità bolsceviche erano tanto confusionari che spesso venivano convocati per il servizio militare uomini già morti, scomparsi o emigrati altrove.

Così, fino a quando, all'inizio del 1919, non fu pronto un registro completo della popolazione idonea alla leva, il servizio militare per l'Armata Rossa fu, di fatto, semi-volontario, dato che l'amministrazione militare non era in grado di imporre l'obbligo di presentarsi ai centri di reclutamento281. L'opposizione contadina alla coscrizione obbligatoria nelle armate della guerra

civile, fu spesso tanto forte da giungere a forme di rifiuto radicali, che andavano dalla condanna, da parte di comuni di villaggio e soviet rurali, dell' inutile «guerra fratricida», cui i contadini

chiedevano di porre fine mediante trattative fra le due parti, fino alla proclamazione di «zone neutrali», e persino di «repubbliche», che formavano proprie milizie impegnate in veri e propri scontri armati contro i distaccamenti inviati sul posto per portare a termine la coscrizione282.

La spinta a creare un esercito di massa, e a riorganizzare le forze armate secondo un modello centralizzato e basato sulla disciplina, fu dato dalla sofferta vittoria rossa a Kazan', contro le forze del Komuč. Il Consiglio militare rivoluzionario (Revvoensovet), guidato da Trockij, si adoperò al fine di creare un esercito diretto secondo un modello di comando centralizzato, con unità regolari alla cui testa venissero posti non più ufficiali eletti dai soldati, ma professionisti nominati dal centro. Gli ufficiali ex zaristi dovevano essere supervisionati da commissari politici bolscevichi, e insieme ad essi imporre alle truppe una rigida disciplina.

Decine di migliaia di ufficiali che avevano servito nell'esercito imperiale furono così arruolati dai rossi: alcuni di essi accettarono di buon grado l'arruolamento, poiché ritenevano loro dovere servire il paese indipendentemente dal governo che lo guidava, altri furono invece attratti dall'idea di poter salire più in fretta di grado di quanto fosse possibile nell'esercito zarista, o prestarono servizio per pura necessità, al fine di trovare un'occupazione e un reddito283.

Molti di questi ufficiali inferiori, di origine plebea, la cui promozione era stata resa difficoltosa dalla loro origine sociale, in un esercito in cui all'ascendenza familiare e alla ricchezza veniva data molta importanza, servirono fedelmente i bolscevichi. Ma, in ogni caso, le loro azioni erano strettamente controllate da un commissario politico, che sarebbe stato a sua volta fucilato se l'ufficiale di cui si occupava, e del quale controfirmava gli ordini, avesse tentato di disertare284.

Per molti soldati e comandanti delle guardie rosse, la reintroduzione del regolamento militare tradizionale, con i suoi privilegi riservati agli ufficiali, fu visto come un tradimento dell'ideale rivoluzionario della milizia proletaria, un arretramento rispetto ai principi del partito, e tale preoccupazione era condivisa da molti dirigenti bolscevichi, che insieme formarono la cosiddetta «opposizione militare», guidata da Stalin, e diretta contro le politiche del commissario alla guerra Trockij. Anche per questo, nel corso degli anni, sempre più «comandanti rossi», appositamente formati, andarono ad affiancare gli «specialisti militari» ex zaristi, e, tra le fila dell'Armata Rossa, sempre più numerosi furono gli appartenenti al partito: nell'autunno del 1919, durante la crisi militare che portò i bolscevichi sull'orlo della sconfitta, quasi metà degli iscritti si trovava nell'esercito, e circa il 5-10% dei soldati erano membri del partito bolscevico285.

Era poi necessario creare un apparato di sussistenza capace di sostentare un'armata che avrebbe dovuto contare milioni di soldati, e si pose l'accento sulla necessità di disporre di un gran numero di riserve addestrate. Una volta creati, questi bacini di riserve, pronte a raggiungere il fronte,

determinarono, negli anni successivi, una delle chiavi della superiorità dell'Armata Rossa sui suoi

281 Figes, ivi, pagg. 178-179 282 Figes, ivi, pag. 179

283 Figes, La tragedia di un popolo, pag. 709 284 Werth, cit., pag. 169

avversari. I soviet di volost' 286divennero più efficienti, consolidandosi in essi la dominazione di

quadri bolscevichi non eletti ma nominati dall'alto. Durante il reclutamento, il dirigente del Voenkom diventava presidente del soviet stesso, dirigendo la mobilitazione nei villaggi ed assicurando, durante le varie fasi del procedimento, un'efficacia prima sconosciuta.

In questo modo, due milioni di uomini vennero arruolati nel corso del 1919, e altri due entro la fine dell'anno seguente, quando l'Armata Rossa arrivò a contare, complessivamente, più di cinque milioni di uomini, il 75% dei quali contadini287.

Occorre però specificare che questi numeri imponenti includono anche i soldati feriti e malati, le riserve, e persino i disertori ancora dispersi. Per quanto riguarda quelli catturati, che vanno valutati nell'ordine delle centinaia di migliaia, essi venivano reintegrati nelle riserve, passando per una seconda registrazione: molti uomini furono così ricontati due o più volte.

Le varie unità, in competizione le une con le altre per assicurarsi le magre risorse a disposizione, spesso nascondevano il loro reale tasso di diserzione, in modo da evitare di subire una contrazione delle razioni ad esse riservate. Così, il numero di combattenti effettivi era molto più basso di quanto mostrato delle grandiose statistiche bolsceviche: nella primavera del 1919, al picco dei combattenti della guerra civile, sui vari fronti l'Armata Rossa disponeva di una forza combattente di appena 383.000 uomini, da confrontare con il numero ufficiale di un milione e ottocentomila288.

Per far fronte al gran numero di diserzioni, il comando sovietico si limitò, inizialmente, a reclutare sempre più uomini, in modo che il numero di combattenti a disposizione rimanesse sempre alto. Questo sistema, però, generava un pericoloso circolo vizioso: più reclute venivano arruolate, maggiore era la richiesta di approvvigionamenti.

Le requsizioni forzate per sfamare l'esercito aumentavano il tasso di diserzione, che a sua volta spingeva all'arruolamento di ancora più uomini. Spesso le linee di comunicazione e di trasporto che dalle retrovie conducevano al fronte si trovavano in uno stato di caos e devastazione a causa dei combattimenti, e l'afflusso dei rinforzi risultava quindi lento e difficoltoso.

I soldati disertavano, morivano o si ammalavano in grande quantità, e ci voleva tempo prima che dalle retrovie giungessero nuove reclute a rimpiazzarli. Tutto ciò rendeva necessaria la pratica delle mobilitazioni al fronte, per mezzo delle quali le varie unità provvedevano da sé ad arruolare gli uomini del posto per rinfoltire le proprie fila289. Trockij si oppose fortemente a questa pratica: essa

prevedeva spesso l'uso di metodi violenti e coercitivi per obbligare la popolazione locale a combattere, cosa che, ovviamente, si rifletteva nella qualità delle reclute così mobilitate.

Inoltre, tutto questo comportava un processo di decentralizzazione dell'organizzazione militare che portava all'adozione di quei metodi di guerra partigiani che erano sostenuti dagli avversari del commissario alla guerra. Il Revvoensovet, di fronte all'espandersi del fenomeno, si vide costretto ad autorizzare l'invio di reclute non ancora addestrate al fronte. Questa misura, però, non fece altro che aumentare la diffusione della pratica. Alla fine si arrivò al punto che, quando un'unità rossa era sul punto di retrocedere ed abbandonare una certa zona, tutti gli uomini dai 18 ai 40 anni venivano da essa arruolati per evitare che potessero essere reclutati dal nemico in avvicinamento290.

L'Armata Rossa, ad ogni modo, cresceva troppo in fretta perchè l'esausta economia sovietica potesse reggere il passo. Anche se l'approvvigionamento dell'Armata Rossa venne considerato prioritario, la distribuzione dei rifornimenti rimase un problema grave e di difficile risoluzione. Le carenze di carburante, lo stato disastroso in cui si trovavano strade e ferrovie, ma anche la disorganizzazione e la corruzione che affliggevano gli organismi incaricati di rifornire l'esercito, rendevano estremamente complicato, per il comando sovietico, provvedere ai bisogni dei suoi soldati. A causa della svalutazione della moneta e dell'aumento dell'inflazione, i contadini preferivano vendere i loro prodotti agricoli al mercato nero, barattandoli con beni industriali,

286 Suddivisione amministrativa autonoma comprendente un gruppo di comuni rurali, dette mir, che inviavano all'assemblea ognuna un loro rappresentante, detto staršina. Più volost', insieme, formavano un uezd, che aveva come capoluogo la città principale della zona. 287 Figes, The Red Army and mass mobilization, pag. 168

288 Figes, ivi, pagg. 183-184 289 Figes, ivi, pagg. 187-188 290 Figes, ivi, pagg. 188-189

piuttosto che cederli allo stato, dal quale avrebbero ottenuto poco o nulla.

Il governo sovietico faceva quindi fatica a nutrire non solo i soldati, ma anche gli operai impiegati nell'industria bellica. I bolscevichi avevano ereditato gran parte degli arsenali e delle riserve di materiale bellico zariste, ma i combattimenti erano tanto aspri, e i fronti tanto lunghi e numerosi, che, inizialmente, la scarsa capacità produttiva delle industrie degli armamenti sovietiche mise l'Armata Rossa in difficoltà. Basti pensare che, mentre l'esercito sparava tra i settanta e i novanta milioni di cartucce al mese, la maggiore fabbrica di armamenti del paese, a Tula, nello stesso arco di tempo non era in grado di produrne più di venti milioni291.

Anche le malattie facevano la loro parte. Le epidemie fecero più vittime dei combattimenti: i soldati dell'Armata Rossa morivano per il tifo, l'influenza spagnola, il vaiolo, il colera, le malattie veneree o la dissenteria. La quantità di soldati malati, presenti contemporanemente in una certa unità in un dato momento poteva raggiungere anche l'80%. Le spaventose condizioni igieniche contribuivano al diffondersi di malattie: il sapone era una rarità, e gli uomini spesso non si lavavano per settimane. C'era poi la cronica mancanza di medicinali, attrezzi chirurgici, ospedali da campo, medici e

infermiere, anche a causa dell'instabilità della linea del fronte292.

Poiché coloro che erano feriti o malati spesso non venivano richiamati sotto le armi, frequenti erano i casi di coloro che si sparavano o tentavano di procurarsi ferite lievi, ma di entità tale da portare all'esenzione dal servizio militare, o che allungavano di proposito i tempi della loro degenza293.

I soldati, a causa delle difficoltà nel far pervenire i viveri dalle retrovie, erano spesso costretti a procurarsi il cibo presso le popolazioni locali, talvolta con metodi violenti.

Il tutto degenerava in saccheggi incontrollati e conflitti tra le varie unità per contendersi le magre risorse disponibili. A volte fabbriche e fattorie venivano occupate dai soldati, che così si

assicuravano il controllo di una sicura fonte di sostentamento.

Anche i granai e i depositi di stato, dove sostavano le granaglie destinate a sfamare i civili,

venivano prese d'assalto dalle unità dell'Armata Rossa affamate, causando grandi proteste da parte degli organismi che si occupavano delle requsizioni di generi alimentari294.

Tutti questi problemi influivano gravemente sulla disciplina dei soldati dell'Armata Rossa:

l'ubriachezza era un male diffuso, e talvolta i soldati non esitavano a ribellarsi, a rifiutare di eseguire gli ordini, e persino ad aggredire fisicamente i loro superiori, se questi venivano sospettati di

trattenere per sé il cibo o i salari dei militari. La corruzione dei comandanti era in effetti diffusa, e particolarmente odiata era la tendenza di alcuni di loro a restaurare i metodi disciplinari del vecchio esercito imperiale, che comprendevano punizioni corporali, ed anche la pena capitale.

Le rivolte potevano assumere dimensioni notevoli, culminando nell'occupazione del quartier generale, l'arresto o l'uccisione di ufficiali e commissari, e l'elezione di nuovi comandanti. Se ai soldati giungeva voce che i funzionari sovietici trattenevano i viveri destinati alle loro famiglie, la città più vicina veniva occupata, depositi militari e negozi saccheggiati, e i funzionari bolscevichi uccisi. Spesso un nuovo soviet dei soldati prendeva il potere in quella data città295.

Tra il giugno 1919 e il giugno 1920, le autorità sovietiche registrarono un numero di disertori pari a 2.638.000 uomini: questa cifra corrisponde grossomodo ai 2.700.000 soldati arruolati durante lo stesso periodo. Ciò significa che l'Armata Rossa perdeva, attraverso la diserzione di massa, quasi la stessa quantità di uomini che riusciva a arruolare. Tra l'estate del 1918 e la seconda metà del 1920 il numero di disertori registrati fu in totale di 3.714.000, cui va aggiunto probabilmente un altro milione di disertori non registrati296. I soldati disertavano principalmente per motivi economici:

molti raggiungevano le loro famiglie, per provvedere al loro sostentamento, dato che le autorità spesso non fornivano ai familiari dei soldati il denaro e i generi alimentari promessi durante le campagne di reclutamento. Altri si recavano nei villaggi per scambiare le loro armi e il vestiario con

291 Figes, ivi, pag. 192 292 Figes, ivi, pag. 193

293 S. Ščegolichina, O Voinskoj discipline v Beloj i Krasnoj armijach, Voprosy istorii, 2, 1996, pag.173 294 Figes, cit., pag. 195

295 Figes, ivi, pagg. 197-198 296 Figes, ivi, pag. 199

pane e altre fonti di cibo. Molte reclute di origine contadina, inoltre, disertavano temporaneamente durante l'estate per prendere parte ai lavori agricoli.

In effetti, nelle fasi iniziali della guerra civile, quando gli scontri erano condotti da milizie operative su base locale, erano i villaggi stessi a fornire ai propri soldati, che vi facevano ritorno nelle pause tra i combattimenti, cibo, scarpe e vestiti. Successivamente, quando la guerra assunse le

caratteristiche di un grande conflitto su scala nazionale, la pratica di inviare le reclute su fronti lontani dalle proprie zone di origine divenne parte della politica di lotta alla diserzione messa in pratica dagli alti comandi sovietici. Questa soluzione, tuttavia, non diede i risultati sperati: se soltanto una piccola percentuale dei soldati disertava direttamente dalle prime linee ( tra il 5 e il 7% della reclute), molti lasciavano le proprie unita mentre queste erano ancora in marcia lungo il tragitto che dalle retrovie portava al fronte297. A contribuire a questo fenomeno, c'era la tendenza,

sempre più marcata nel tempo, di inviare al fronte uomini che avevano ricevuto un addestramento scarso, o addirittura nullo: la penuria di personale e strutture che potessere fornire un adeguato addestramento nelle retrovie, unita alla costante domanda di rinforzi da parte dei comandi di prima linea, fece sì che, fino all'estate del 1919, solo 800.000 reclute su 2.177.000 ( il 37%), avesse ricevuto una formazione militare prima di essere impiegata al fronte298.

I soldati dell'Armata Rossa erano poco preparati anche dal punto di vista politico: alcuni non avevano idea del perchè, o contro chi, stessero combattendo. Le assemblee convocate per portare avanti il lavoro di educazione politica delle reclute, spesso si trasformavano in luoghi di

contestazione dell'autorità di ufficiali e commissari politici, contestati da soldati ancora legati allo