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Vrangel' e la sconfitta dei bianchi

3. LE GRANDI BATTAGLIE (1919 – 1920)

3.3 Vrangel' e la sconfitta dei bianchi

La disastrosa evacuazione dal porto di Novorossijsk alla Crimea non mise la parola fine alle speranze dei bianchi di continuare la loro lotta senza quartiere al bolscevismo. Per loro fortuna, i rossi, sottovalutando l'importanza strategica della penisola e la tenuta dell'esercito nemico, decisero di non inseguire i bianchi in Crimea, attraversando lo stretto di Kerč: se lo avessero fatto, per le truppe bianche, demoralizzate e allo sbando, non ci sarebbe più stato niente da fare.

I bolscevichi commisero l'errore madornale di concedere ai bianchi superstiti un rifugio, nel quale poterono trovare riposo dopo mesi di combattimenti e riorganizzare le loro truppe esauste e in preda allo sconforto253. Il morale tra i bianchi era basso, le sconfitte subite nel corso dei mesi precedenti

avevano reso evidente che la possibilità di una vittoria contro i rossi era definitivamente svanita, e che la loro causa era destinata ad un inevitabile fallimento.

Quando il barone Pëtr Vrangel' assunse il comando di ciò che restava delle armate bianche, per i controrivoluzionari l'obbiettivo non era già più quello di sconfiggere i rossi, ma di creare le condizioni per poter trattare con loro nei migliori termini possibili254.

Come osservò Vrangel' appena assunto il comando, nessuna marcia trionfale dalla Crimea a

Mosca, ormai, avrebbe potuto salvare la Russia. Ciò che i bianchi potevano sperare di fare, era di creare, nel loro bastione crimeano, un angolo della Russia, che, per quanto piccolo, potesse offrire alla popolazione di tutta la nazione una forma di governo e un modo di vivere capaci di attrarre

coloro che adesso soffrono sotto il giogo rosso255.

Vrangel', a differenza del predecessore, si mostrò capace di accettare qualsiasi tipo di alleato, e di scendere ad ogni genere di compromesso, pur di portare avanti la sua lotta contro gli odiati bolscevichi, indifferente com'era alla politica e alle lotte di partito.

Aristocratico di idee monarchiche, Vrangel' fece propria una flessibilità volta ad aumentare le probabilità di sopravvivenza del suo regime e la forza del suo esercito.

Il peso esercitato dall'opinione pubblica ricopriva quindi, per Vrangel', un ruolo maggiore di quanto era stato nei regimi di Denikin o di Kolčak: in Crimea, Vrangel' si accinse a creare un ordinamento politico-economico capace di coinvolgere le masse, assicurandosene il sostegno.

251 Lincoln, ivi, pag. 371

252 I francesi inviarono in Polonia una missione di cui facevano parte cinquemila ufficiali istruttori, tra i quali il futuro eroe della resistenza francese nella seconda guerra mondiale e presidente della Repubblica Charles de Gaulle.

253 Kenez, cit., pag. 260 254 Lincoln, cit., pag. 377

La guerra civile andava combattuta, infatti, non solo con mezzi militari, ma anche politici,

adattandosi all'ineluttabilità della rivoluzione e venendo incontro alle richieste radicali di operai e contadini. A tale scopo, Vrangel' si avvalse della collaborazione di due brillanti uomini politici, delle cui capacità Denikin non aveva mai pensato di servirsi: l'ex membro del Comitato Centrale del partito costituzional-democratico Pëtr Struve venne richiamato da Costantinopoli per assumere l'incarico di ministro degli esteri. Dopo l'Ottobre, Struve aveva dapprima vissuto in clandestinità a Mosca, prendendo parte alle operazioni di un gruppo antibolscevico illegale, il Centro Nazionale, poi era fuggito all'estero, prima in Finlandia, e poi a Londra e Parigi, collaborando con le

rappresentanze diplomatiche bianche locali. Fu proprio Struve, profondo conoscitore della storia e della cultura russe, a spingere Vrangel' ad attuare una «politica di sinistra con la mano destra»256.

Come primo ministro del suo governo, Vrangel' scelse invece Aleksandr Krivošein, ministro dell'agricoltura durante gli ultimi anni di regno di Nicola II.

Convinto che le masse contadine andassero maggiormente coinvolte nella vita pubblica, anche al fine di migliorarne le difficili condizioni di vita, egli si era temporaneamente trasferito a Parigi, per poi tornare nella Russia meridionale, dove aveva contribuito all'allontamento di Denikin, che temeva stesse portando il movimento bianco verso un'irrimediabile disgregazione.

Una commissione appositamente formata, tentò di rimediare gli errori di Denikin, che si era sempre sforzato di rimandare la risoluzione della questione contadina a dopo la fine della guerra civile, elaborando il progetto di una riforma agraria. Secondo lo stesso Vrangel', la terra doveva

appartenere, in base al principio della proprietà privata, a coloro che la coltivavano, e, a coloro che ne avevano poca o non ne avevano affatto, doveva essere distribuita dallo stato a prezzi speciali257.

Queste politiche, ritenute eccessivamente radicali dai proprietari terrieri, ma di scarsa incisività da parte dei contadini, segnarono comunque una svolta nella storia del movimento bianco, che per la prima volta osava sfidare la volontà del ceto aristocratico e tentava di costruirsi una solida base sociale in grando di contrastare la presa che i programmi dei bolscevichi avevano sulla popolazione. Il vasto progetto riformatore di Vrangel' coinvolse anche le forze armate: l'ordine e la disciplina andavano pienamente restaurati, tanto nell'esercito che nelle retrovie.

Venne creato un corpo di polizia e un servizio di controspionaggio capaci di eliminare le cellule spionistiche bolsceviche che operavano sul territorio. Una disciplina ferrea doveva prendere il posto della corruzione dilagante e dell'arbitrio esercitati in precedenza da funzionari e militari bianchi. Pur contrario ad ogni attività partitica, lo scopo di Vrangel' era di far sì che il senso civico e il patriottismo prevalessero sul cinico interesse personale di ognuno.

Per ristabilire l'efficienza e il senso del dovere nell'esercito, Vrangel' ordinò di ridurre il personale militare che lavorava nelle retrovie, richiamando al fronte quei numerosi ufficiali che andavano ad ingrossare le fila della burocrazia, rendendola lenta ed inefficiente.

Allo stesso modo, ai soldati feriti o malati, ormai ristabilitisi, che però continuavano ad imboscarsi nelle città, venne imposto di raggiungere i commilitoni al fronte258.

In sostanza, Vrangel' ebbe cura di imporre severi regolamenti, atti a ridare alle sue forze armate il contegno, sia morale che esteriore, di un esercito in guerra, in modo tale da rafforzare lo spirito di corpo dei soldati. A differenza di Denikin, Vrangel' non ripose alcuna fiducia in ufficiali e

comandanti corrotti, e si adoperò affinchè comportamenti brutali e saccheggi da parte della truppa, che tanta parte avevano avuto nell'allontanare le masse dalla causa bianca, venissero punite in maniera esemplare, fino al ricorso alla pena di morte. Le regole dovevano essere poche, ma chiare ed applicate con fermezza. L'armata a disposizione di Vrangel', con brillante intuito

propagandistico, venne ribattezzata Esercito Russo. Al suo interno, quei disertori e prigionieri dell'Armata Rossa che avrebbero volentieri messo le proprie capacità al servizio dei bianchi, non subivano più quei demoralizzanti periodi di reclusione nelle retrovie e quegli atti di scherno e violenza che subivano sotto Denikin a causa dei sospetti nutriti verso di loro dagli ufficiali bianchi.

256 Lincoln, ivi, pag. 380 257 Lincoln, ivi, pag. 381 258 Lincoln, ivi, pagg. 382-383

Per Vrangel' era necessario eliminare quella stolta e spietata politica che suscitava l'ostilità di

quanti erano pronti a diventare nostri alleati e trasformava in nemici coloro che avrebbero voluto la nostra amicizia. Durante l'avanzata su Mosca, i bianchi erano stati, secondo le parole di Vrangel', non portatori di pace e perdono, ma di una spada crudele e vendicativa259.

Vrangel' era convinto che, dato che sia l'esercito bianco che L'Armata Rossa si erano trasformati in eserciti di leva, in entrambi gli schieramenti sarebbe stato logico trovare uomini costretti a

combattere, ma privi di alcuna dedizione ad una qualche causa o ideale.

Egli, quindi, non solo aprì le porte del suo Esercito Russo agli ex soldati e ufficiali rossi, ma li incoraggiò apertamente a disertare per unirsi alla sua armata, che, del resto, aveva disperatamente bisogno di essere ampliata con nuove reclute, difficilmente racimolabili nella sola Crimea260.

I provvedimenti che Vrangel', con il suo carisma, impose alla società civile e all'esercito diedero ottimi risultati, ma a livello internazionale la situazione era più complicata: già prima delle dimissioni di Denikin, il ministro degli esteri britannico, Lord Curzon, aveva dato istruzione di rendere noto ai bianchi che il sostegno inglese alla loro causa poteva considerarsi concluso: a Denikin venne data assicurazione che Londra avrebbe aperto delle trattative con i bolscevichi al fine di ottenere un'amnistia generale per tutti gli abitanti della Crimea e per i soldati dell'armata bianca, ai quali veniva offerto asilo politico nel Regno Unito. Se però i bianchi avessero deciso di

continuare la loro lotta, ormai senza speranza, gli inglesi avrebbero ritirato ogni forma di sostegno e assistenza. La proposta britannica venne poi riferita anche a Vrangel': questi, insieme ai suoi comandanti, si rese conto che la fine del sostegno alleato avrebbe significato il venir meno di ogni residua speranza. Vrangel', però, rifiutò la resa incondizionata chiesta dai britannici: se avesse accettato, i bianchi avrebbero dovuto trattare direttamente con i bolscevichi, mentre gli inglesi ne avrebbero approfittato per tirarsi da parte e disimpegnarsi completamente dai negoziati.

Al contrario, bisognava far sì che gli inglesi facessero da mediatori, continuando a far parte della partita: in tal modo, dato che i bolscevichi erano degli interlocutori molto meno disponibili di quanto i britannici si aspettassero, i tempi si sarebbero dilatati, dando la possibilità ai bianchi di rafforzarsi, rinsaldare le difese, e preparare con calma l'eventuale evacuazione261.

Finchè per i bianchi c'era anche solo un barlume di speranza, ogni tentativo andava fatto: i rossi avrebbero potuto ancora subire gravi colpi a causa di attacchi esterni o di un'esteso moto di ribellione interno, perciò era ancora possibile sperare in una loro vittoria soltanto parziale, che permettesse ai bianchi di negoziare in base a termini più favorevoli, e di mantenere una loro base in Crimea262. Mentre trattava con gli inglesi, Vrangel' si rivolse anche ai francesi, sperando di poter

ottenere da loro armi e rifornimenti. Confinato in Crimea, Vrangel' non disponeva di grandi somme di denaro o risorse da utilizzare come moneta di scambio, ragion per cui si vide costretto a

promettere ai francesi lo sfruttamento delle notevoli risorse offerte dalla Russia meridionale: il carbone del Donbass, il petrolio del Caucaso, e i cereali delle pianure del Mar Nero.

Egli non possedeva ancora nessuno di questi beni, ma contava di procurarseli nei mesi successivi263.

Vrangel', a differenza di Denikin, che controllava un territorio vasto e variegato dal punto di vista sociale, nella piccola Crimea poteva contare su di una base sociale piuttosto omogenea: i contadini locali non avevano mai vissuto la povertà e i soprusi subiti dagli agricoltori della Russia centrale, gli operai erano molto pochi, e i cosacchi che lo avevano seguito nella penisola non potevano più appellarsi ai loro rappresentanti politici per far valere le loro istanze autonomiste.

Ciononostante, quella di Vrangel' restava comunque una dittatura militare, e, in particolare per quanto riguarda la questione centrale della riforma agraria, la soluzione proposta da Vrangel', per quanto fortemente progressista rispetto alle proposte dei suoi predecessori, non avrebbe mai potuto competere con il radicalismo delle politiche sovietiche, a causa della complessità e dei lunghi tempi

259 Cit. in Lincoln, I Bianchi e i Rossi, pag. 384 260 Lincoln, ibid.

261 Lincoln, ivi, pag. 385 262 Kenez, cit., pag. 262 263 Lincoln, cit., pag. 386

che essa richiedeva prima di mostrare risultati soddisfacenti.

L'avanzata polacca nei territori occidentali costrinse i bolscevichi a dirottare un gran numero di soldati su quel fronte, cosa che permise a Vrangel' di sfruttare l'occasione e di crearsi delle teste di ponte nell'Ucraina meridionale. L'Esercito Russo era composto da circa 32.000 uomini, e disponeva anche di carri armati ed aeroplani. Ma, soprattutto, il morale delle truppe bianche, riorganizzate in base alle iniziative e alle riforme di Vrangel', era alto.

Dopo aver lanciato, nelle settimane precedenti, dei falsi segnali per confondere il nemico, l'Esercito Russo di Vrangel', all'inizio di giugno del 1920, diede inizio al suo attacco: il generale Slaščëv sbarcò con i suoi seimila uomini a Kirilovka, mentre i generali Pisarëv e Kutepov attaccarono dalla laguna del Sivaš e l'istmo di Perekop, che separano la penisola di Crimea dal continente.

Il successo dell'operazione fu enorme, e in Crimea si diffuse l'entusiasmo. Vrangel' era più cauto nel valutare le vittorie ottenute, e scrisse: I russi sono portati a passare in un istante dalla più profonda

depressione all'ottimismo più euforico (…) coloro che solo poco prima avevano visto la Crimea quale una tomba, adesso la considerano un'imprendibile fortezza264.

I bianchi avevano comunque conquistato un'ampia testa di ponte nella fertile regione della Tauride settentrionale, raddoppiando il loro territorio in sole due settimane e catturando ottomila prigionieri. I francesi, che avevano adottato la dottrina del Cordon sanitaire, videro nell'armata di Vrangel', piccola, ma combattiva e disciplinata, un ulteriore, valido contributo alla vittoria polacca sui rossi265. Ma l'Armata Rossa aveva già superato i cinque milioni di effettivi, e la realtà era che le

vittorie di Vrangel' nascondevano un'enorme fragilità. Sapendo che, se la guerra con la Polonia fosse finita, i rossi avrebbero annientato il suo esercito, e memore di quanto accaduto durante l'offensiva su Mosca, quando i reparti di punta si erano trovati troppo lontani dalle loro linee di rifornimento, Vrangel' non cedette alla tentazione di continuare la sua avanzata verso l'interno dell'Ucraina. Non avrebbe potuto addentrarsi nell'entroterra, data la carenza di uomini, armi e munizioni a sua disposizione. La Tauride settentrionale era in grado di offrire rifornimenti

alimentari sufficienti per la sua base in Crimea, ma un'ulteriore avanzata lo avrebbe esposto a troppi rischi. Vrangel', però, aveva bisogno di più risorse, da poter barattare all'estero in cambio di armi e munizioni: l'unico territorio che sembrava prestarsi per una nuova offensiva era il Kuban'.

In quel territorio cosacco, alle pendici del Caucaso, si era sviluppato un forte movimento di

guerriglia antibolscevico, e Vrangel' contava di unire le sue forze ai ribelli per riconquistare l'intera regione, ancora più ricca e fertile della Tauride settentrionale.

I cosacchi del Kuban' profughi in Crimea, desiderosi di riprendersi le terre natie, vennero posti al comando del generale Ulagaj, apprezzato da Vrangel' soprattutto per la sua determinazione nell'impedire la pratica del saccheggio. La campagna del Kuban', però, venne organizzata malamente, e, già prima dello sbarco, i piani per l'invasione erano noti in tutta la regione.

Le false informazioni diffuse dallo stato maggiore relative al luogo dello sbarco non furono prese sul serio, sicchè i rossi, al momento dello sbarco, già erano a conoscenza delle intenzioni dei bianchi. Il 13 agosto, 16.000 persone, di cui circa metà costituita da profughi civili speranzosi di potersi ristabilire nelle proprie terre di origine, giunsero a Primorsko-Achtarskaja, sulla costa del Kuban'. Ulagaj dapprima si addentrò nell'entroterra, e parve davvero potesse ricongiungersi ai ribelli attivi sulle montagne. Poi, però, cambiò idea, preferendo tornare alla sua base di Primorsko- Achtarskaja, dov'erano rimasti i civili, nel tentativo di reclutare nuove forze tra la popolazione locale266. A causa delle esitazioni di Ulagaj, i bianchi persero il vantaggio iniziale, e i rossi

passarono all'offensiva: dopo sole tre settimane, i cosacchi furono costretti a tornare in Crimea. Dopo il fallimento nel Kuban', Vrangel' dovette affrontare l'eventualità che i polacchi, una volta liberata Varsavia dalla minaccia dell'Armata Rossa, potessero concludere un accordo di pace con i bolscevichi, lasciando questi ultimi liberi di concentrare le loro forze contro di lui.

264 Cit. in Lincoln, I Bianchi e i rossi, pag. 388 265 Kenez, cit., pag. 266

Per scongiurare questa possibilità, Vrangel' progettò un'offensiva che portasse i suoi uomini sull'altra sponda del Dnepr, nel tentativo di unire le proprie forze a quelle dei polacchi in marcia verso est. Nel tentare la sua azione, Vrangel' era solo: gli alleati gli fornirono talmente pochi aiuti che i suoi uomini erano sempre a corto non solo di armi e munizioni, ma anche di cibo e indumenti. Machno era tanto ostile ai bianchi da aver fatto impiccare un loro messaggero giunto a proporgli un'alleanza, e inviò i suoi uomini a combattere le truppe di Vrangel', già in grave difficoltà267.

L'Esercito Russo, nonostante le difficoltà e le privazioni, fu comunque capace di conquistarsi una testa di ponte sulla riva destra del fiume, e Trockij stesso dovette ammettere che i bianchi sarebbero potuti sopravvivere all'inverno268. Ma dopo soli due giorni, il 13 di ottobre, i soldati di Vrangel'

furono respinti dai rossi. I polacchi, intanto, avevano firmato la pace con i sovietici, e Vrangel' dovette prepararsi ad utilizzare ogni risorsa disponibile per organizzare le difese.

Le vittorie estive erano costate al suo esercito numerose perdite, compresi alcuni dei suoi

comandanti migliori. Ora Vrangel' poteva disporre di appena 23.000 fanti e poco meno di 12.000 cavalleggeri, comprendenti prigionieri dell'Armata Rossa e reclute prive dell'esperienza e della volontà di combattere dei primi veterani, caduti in gran numero nei mesi precedenti.

In Crimea la situazione andava deteriorandosi: si diffondevano l'egoismo e il disfattismo, i prezzi delle merci salivano costantemente, e molti dovevano ormai fare la fame.

L'iniziativa dell'attacco, nel mentre, era passata ai bolscevichi, che avevano affidato il comando delle loro forze al generale Frunze: le sue forze erano quattro volte più numerose dei bianchi, e avevano più armi e di migliore qualità. Migliaia di attivisti e propagandisti bolscevichi raggiunsero il fronte, per spronare le truppe in vista dell'attacco finale269.

Vrangel' decise di tentare di tenere la Tauride settentrionale, per non perdere le preziose riserve di cereali, consapevole che, una volta asserragliatisi in Crimea, per i bianchi non ci sarebbe stato scampo. Dopo aspri combattimenti, gli uomini di Vrangel' cominciarono a poco a poco a perdere terreno: le forze bolsceviche di Frunze, Bljucher e Budënnyj tentarono di tagliare la strada ai bianchi in fase di ripiegamento, per evitare che riuscissero a riparare in Crimea accerchiandoli a nord della penisola, ma grazie alla loro strenua resistenza, gli uomini di Vrangel' furono in grado di evitare la trappola e trovare riparo in Crimea, impedendo ai rossi di sfondare la prima linea di difese sull'istmo di Perekop. Frunze, ammirato dal coraggio dimostrato dai bianchi, scrisse: Sono

stupefatto dall'enorme energia con cui il nemico resiste (…) è indubbio che il nemico ha combattuto più validamente e tenacemente di quanto avrebbe fatto ogni altro esercito270.

All'inizio di novembre, Frunze aveva schierato, di fronte alle difese bianche della Crimea, costituite da 26.000 regolari e 16.000 riserve, 180.000 uomini, supportati da un gran numero di pezzi di artiglieria. Vrangel', preparandosi a subire l'urto dell'Armata Rossa, fece fortificare con cannoni e mitragliatrici il «vallo turco», una fortezza ottomana del XVIII secolo posta a difesa dell'accesso alla Crimea dall'istmo di Perekop. La fortuna, però, girò dalla parte dei bolscevichi: la notte tra il 7 e l'8 novembre 1920, anniversario della rivoluzione, la combinazione tra l'imperversare di un fortissimo vento e le temperature straordinariamente rigide, fece sì che avvenisse un fenomeno molto raro: le acque basse e salmastre che coprivano le saline della laguna del Sivaš vennero sospinte lontano, lasciando scoperto il fondale melmoso, che gelò, in modo tale da poter essere attraversato a piedi. La nebbia fitta di quella notte impedì alle sentinelle bianche di avvistare i soldati rossi impegnati nell'attraversamento dei sei chilometri del Sivaš271.

Il vento, nel corso della nottata, cambiò poi direzione, favorendo il rifluire delle acque, ma ormai alcuni reparti rossi avevano attraversato il braccio di mare fangoso, assaltando le deboli difese che Vrangel' aveva lasciato in vista di un'improbabile attacco anfibio.

Le truppe rosse isolate dai compagni dalle acque ormai rifluite del Sivaš, furono poi raggiunte da

267 Lincoln, ivi, pag. 393 268 Lincoln, ibid. 269 Lincoln, ivi, pag.395

270 Cit in Lincoln, I Bianchi e i Rossi, pag. 396 271 Lincoln, ivi, pagg. 398-399

altri soldati bolscevichi, che ebbero ragione delle difese del vallo turco dopo alcuni assalti