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Comune di Treviglio Consiglio Comunale del 18 marzo 2010 Seduta Aperta ESAME DELLO STATO DELL’ECONOMIA E DELL’OCCUPAZIONE A TREVIGLIO E NELLA RELATIVA AREA TERRITORIALE -

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Comune di Treviglio

Consiglio Comunale del 18 marzo 2010 Seduta Aperta

ESAME DELLO STATO DELL’ECONOMIA E DELL’OCCUPAZIONE A TREVIGLIO E NELLA RELATIVA AREA TERRITORIALE -

Presidente

Iniziamo i lavori di questo Consiglio Comunale aperto del 18 marzo 2010. Procediamo innanzitutto con l’appello dei Consiglieri presenti a cura del Vice Segretario, la dott.ssa Katiuscia Bugatti. Prego.

Vice Segretario Generale – appello nominale Presidente

Grazie. È raggiunto il prescritto numero legale e la seduta è legalmente valida. Ringrazio innanzitutto i dirigenti del nostro Comune, la dott.ssa Katiuscia Bugatti e il dott. Pietro Cervadoro, che sono presenti, il dott.

Pierluigi Giuliani e anche naturalmente i tecnici che ci assistono in questa particolare sede.

Il Consiglio Comunale si svolgerà in questo modo, sentiremo prima gli interventi e le relazioni dei rappresentanti degli Enti e delle Istituzioni che sono state invitate, dopo di che lasceremo la parola al pubblico che è intervenuto e che si è iscritto, fra cui, iniziando nell’ordine di adesione, i rappresentante delle RSU di alcune importanti aziende cittadine e poi altri soggetti che si sono iscritti. Hanno aderito a questo invito e sono quindi presenti e per questo motivo li ringrazio personalmente, ma anche a nome dell’intero Consiglio Comunale, il dott. Giampaolo Montaletti, che è il Direttore vicario dell’Agenzia regionale d’istruzione e formazione lavoro; il sig. Francesco Ghilardi e l’Associazione artigiani di Bergamo; il sig. Bertomaver della Confesercenti di Bergamo; il dott. Cofini per l’Unione industriale di Bergamo; il rappresentante della Cgil di Treviglio Edoardo Bano, della Cisl Salvatore Catalano e della Uil Giuseppe Fortarizza e credo…

(intervento fuori microfono)

… suggerirei di iniziare con l’intervento del rappresentante dell’Agenzia regionale, il dott. Montaletti, a cui cedo la parola. Prego, dottore.

Dott. Montaletti

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Buona sera. Si sente? Sì. Il Presidente del Consiglio Comunale mi ha chiesto di introdurre questa serata dando un po' di notizie e informazioni su cosa sta succedendo nella crisi a livello regionale e anche a livello del territorio, anche se sono convinto che a livello del territorio in realtà sono qui più per ascoltare che non per raccontare e cercare di capire anche quali sono gli strumenti che oggi sono a disposizione, come strumenti d’intervento, per cercare di affrontare…

Presidente

Dott. Montaletti, mi scuso se la interrompo, aveva già iniziato così bene, ma prima di lei devo fare parlare i due Assessori…

(intervento fuori microfono)

… per inquadrare la situazione locale…

Dott. Montaletti

… molto meglio…

Presidente

… mi scuso del…

Dott. Montaletti

… quindi poi vi dirò queste cose…

Presidente

… mi dispiace. Iniziamo con l’Assessore Rigon, prego.

Assessore Rigon

Pronto, si sente? Allora, una piccola premessa, e cioè che molti dati che ad esempio fanno riferimento a situazioni di cassintegrati e così via, l’Amministrazione non ne ha a disposizione, ma senz’altro i Sindacati hanno tutte queste informazioni, che metteranno poi in evidenza la situazione dell’economia del territorio. La nostra Amministrazione ha cercato di raccogliere i dati, ha raccolto i dati dal Centro per l’impiego, dalla Camera di commercio e dalla Provincia di Bergamo e ha messo assieme queste informazioni per dare un po' l’idea di come l’area di Treviglio sia, si trovi in una situazione di preoccupazione, ma nello stesso tempo abbastanza privilegiata. Non vorrei dare l’impressione che Treviglio sia un’isola felice, sono dati che fanno riferimento al 31

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dicembre del 2009 e quindi sono soggetti a ulteriori variazioni nell’arco del tempo.

Abbiamo visto, abbiamo raccolto da questi dati una serie di informazioni, soprattutto per quanto riguarda le imprese che sono presenti sul nostro territorio e che nella prevalenza sono ditte individuali, cioè, abbiamo fatto una cernita fra le varie tipologie di natura giuridica, 1.174 su 2.621 aziende presenti sul territorio sono di natura individuale. Anche in questo abbiamo cercato di esplodere la presenza dei vari settori e delle varie attività sul territorio; una cosa che rileviamo sono che le aree, ovvero le imprese e le attività più importanti, prevalenti, nella nostra area, sono il commercio, le costruzioni, le attività manifatturiere e poi abbiamo le attività immobiliari e i servizi alle imprese. Ma l’area che interessa maggiormente, o almeno, le aziende che interessano maggiormente e che sono più significative per il nostro territorio sono il manifatturiero, le costruzioni e il commercio.

Un dato che ci ha sorpreso è proprio il fatto della costante e continua crescita di aziende sul nostro territorio, noi arriviamo, rispetto al 2008, a un incremento di aziende che passano da 2.542 a 2.621; è chiaro che però queste aziende trovano delle contrazioni e l’abbiamo evidenziato prima, nelle aziende manifatturiere, sul terziario e sul commercio. Ecco, sul commercio, una voce importante ad esempio per l’area trevigliese e per la prima volta questo trend di crescita, per quanto riguarda il commercio, ha avuto un’inversione di tendenza. Crescono invece le attività relative alle costruzioni e ai servizi e ristorazione.

Per quanto riguarda la realtà manifatturiera, che è quella che è stata, che si vede più penalizzata sul territorio, dobbiamo dire che dal 2008 al 2009 ha avuto una flessione dell’8,67%, con una, fra virgolette, chiusura di aziende pari a 32. Però il saldo fra imprese nuove e cessate è costantemente positivo, l’abbiamo visto in precedenza, infatti anche per quanto riguarda il 2009 abbiamo un saldo positivo di 99 aziende, di cui ben cinque artigianali. Ecco, c’è una riduzione, una contrazione del numero di aziende per quanto riguarda l’artigianato. Se guardiamo appunto le imprese artigianali, dobbiamo dire che abbiamo attive al 2009 714 aziende, con un totale di addetti di 1.721, quindi pari a una presenza media per addetti di 2,4 addetti per azienda, quindi situazioni molto, addirittura quasi familiari si potrebbe dire. Per quanto riguarda invece gli addetti che sono distribuiti nei vari settori, troviamo 14.347 addetti impiegati alla fine del quarto trimestre, quindi un incremento di 1.455 dipendenti e qui particolare è che pur avendo visto le attività manifatturiere contrarsi in termini di aziende attive, quelle rimanenti hanno, diciamo, incrementato il numero di addetti di 150 unità, mentre l’unica flessione che riusciamo a vedere come addetti, ripeto, questi

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sono dati complessivi di impresa, dichiarati dalle stesse aziende al momento di apertura, cioè al momento di apertura vengono dichiarati un certo numero di addetti, poi è chiaro che nel corso della vita dell’azienda questi possono anche diminuire. Però la cosa che metteva, mette in risalto questa tabella, è che l’agricoltura è quella che in questo momento viene penalizzata.

Ecco, altro piccolo particolare, il 17% delle imprese individuali che abbiamo visto essere una quota importante delle aziende presenti sul territorio, il 17,2% è rappresentato da stranieri, cioè gli stranieri sono quelli che crescono, già dal 2007 con 157 stranieri che hanno aperto attività e che si ritrovano con 206 aziende individuali, imprese individuali ancora attive. In questa tabella ho voluto recuperare un po' la forza lavoro sulle fasce più critiche, cioè quelle che vanno dai 31 ai 60 anni, e ho, non volevo essere scortese nei confronti delle lavoratrici femminili, ho colto invece la parte dei maschi inteso come capofamiglia, abbiamo una forza lavoro di 6.688, diciamo, dipendenti o probabili, dipendenti in effetti, su 12.913 nella nostra area.

Ecco, da qui invece riusciamo a vedere come dal 2007 troviamo l’ultimo dato favorevole nella parte delle assunzioni, dal 2008 si comincia a vedere un segno rosso, come saldo fra assunzioni e cessazioni della forza lavoro e nel 2009 questo chiaramente cresce, sia a livello di Provincia, sia a livello di Centro per l’impiego e sia a livello di Treviglio città. Un’altra, questa tabella invece fa riferimento alla differenza assunzioni-cessazioni per quanto riguarda gli apprendisti, mentre aveva tenuto nel 2008, ecco che nel 2009 abbiamo tutto rosso per quanto riguarda tutta la Provincia. Allora, qui poi ci siamo rivolti al Centro per l’impiego per avere notizie sugli iscritti a livello di Provincia, totale sono 52.355, parliamo sempre al 31-12-2009, suddivisi fra femmine e maschi, nell’area trevigliese abbiamo 1.605 iscritti al CPI, di cui 859 femmine e 746 maschi. Quanti sono quelli in lista di mobilità?

(intervento fuori microfono)

… il Centro per l’impiego. Quanti sono in mobilità per quanto riguarda le leggi 236 del ’93 e del ’91? Abbiamo 72 persone in mobilità totali, di cui 36 sono… no, chiedo scusa, 72 sono con la legge del ’93 e 36 per la legge del ’91, 223 del ’91, anche qui riusciamo a vedere che la parte maschile è quella più preponderante per quanto riguarda la lista in mobilità.

Questa è l’ultima slide, quindi non vi tedio più, la fascia di età che va dai 45 ai 54 anni è quella, è la fascia che maggiormente è colpita e che ha iscritto il proprio nominativo al Centro per l’impiego, sono ben 369 iscritti al Centro per l’impiego e quindi rispetto a tutte le altre età si può dire che è proprio la fascia a maggior rischio di sopravvivenza e di

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gestione della propria famiglia. Mentre per le aziende abbiamo visto che poteva sembrare rosea la situazione trevigliese, è chiaro che entrando in dettaglio per quanto riguarda la parte di coloro che sono in mobilità, ovvero in cassa integrazione, piuttosto che sono in attesa di trovare una nuova collocazione, è chiaro che comincia a crescere. Non dimentichiamo che siamo al marzo del 2010 in questo preciso momento, i dati sono riferiti al 2009, io lo dissi in Consiglio Comunale a settembre, che la vera crisi, ovvero il vero peso di questa crisi, anche in questa zona, l’avremmo vista comunque a partire dal 2010 e non credo e non penso di essere sconfessato dicendo questo. Ecco, io avrei terminato un po' l’esposizione dei dati che abbiamo raccolto, sia a livello delle aziende presenti e sia degli addetti che sono presenti sul territorio.

Grazie.

Presidente

Grazie Assessore. Procediamo con il Vice Sindaco, dott. Lingiardi.

Prego.

Vice Sindaco

Scusate, problemi tecnici. Allora, il mio intervento riguarda naturalmente i servizi sociali e tutto quello che si vede in questo periodo rispetto ai servizi sociali. Partirò dal dato di accesso al servizio sociale, che credo che sia interessante, anche per vedere qual è l’impatto dell’utenza rispetto ai servizi. Questi sono i dati degli accessi al front-office, noi da fine 2008 abbiamo istituito uno sportello di accesso immediato, di risposta immediata a chi viene ai servizi sociali e questa statistica praticamente fa vedere in totale quanti sono stati gli accessi al front- office, parlo di accessi e non di persone alle quali sono state date delle risposte; gli accessi, il totale degli accessi vuol dire le persone che sono venute, anche magari a consegnare dei documenti, a fare delle richieste. Il totale degli accessi al front-office sono stati 3.736 nell’anno 2009, quindi una percentuale piuttosto elevata, circa il 13-14% rispetto alla popolazione. Di queste persone chiuse allo sportello immediatamente, perché sono persone che hanno fatto domande particolari, di contributi, eccetera, sono state 2.061, gli accessi qui riguardano anche ad esempio il bonus metano, il bonus energia, tutte quelle proposte che lo Stato ha fatto e a cui l’Amministrazione Comunale deve dare risposte in termini proprio di acquisizione della domanda. Di queste 2.061, inviate al Segretariato sociale, cioè inviate alle assistenti sociali perché avevano dei problemi più gravi rispetto alla consegna di un documento, o per un documento, sono state circa 1.700.

Di queste 1.700 persone, 446 non si erano mai viste ai servizi sociali, cioè persone che nell’anno 2009 hanno avuto delle problematiche, poi

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vedremo che tipo di problematiche, quindi persone nuove, mai viste e di queste 1.700, 417 hanno poi, abbiamo fissato praticamente degli appuntamenti nelle aree, nelle aree s’intende l’area della disabilità, l’area anziani, l’area adulti, l’area famiglie; quindi questi 417 appuntamenti hanno avuto delle evoluzioni, quindi potrebbero essere stati anche degli appuntamenti poi che ci sono susseguiti nel tempo, perché le persone non hanno magari avuto risposta immediata, ma perché c’era bisogno di un percorso di accompagnamento.

In quest’area, che però questa slide che sicuramente voi farete fatica a vedere, dice del Segretariato sociale, cioè del ricevimento da parte delle assistenti sociali, quali sono le aree che sono state interessate, vi dico solo un numero veloce, sono dell’area minori 220 appuntamenti, nell’area adulti 76, nell’aria anziani 163, nell’area disabili 31 e, questo è un dato non rilevato, perché a volte gli appuntamenti riguardavano sia magari il disabile e la famiglia, il pensionato e la famiglia e via discorrendo, e così proseguendo. La prossima slide è una slide che riguarda i contributi distribuiti dal Comune e dalla Regione, perché parlo di questi? Perché su tutti gli altri servizi, che sono servizi a domanda individuale, le situazioni sono storiche, parlo dell’assistenza domiciliare, dei pasti a domicilio, quindi sono diciamo servizi che non hanno risalto rispetto all’attuale situazione di crisi, hanno invece più risalto le richieste che stanno facendo le persone che arrivano al servizio sociale e le richieste sono sostanzialmente di denaro, posto di lavoro e casa.

La prima risposta che si può dare, immediata, perché a volte è necessario anche affrontare il problema immediatamente, tante volte le persone arrivano e ci dicono che hanno o lo sfratto esecutivo o una bolletta, o bollette non pagate e quindi la lettera di stacco della corrente, del gas, eccetera, a queste situazioni si deve chiaramente dare una risposta immediata, la si dà attraverso dei contributi. Vi faccio vedere, questa tabella dice quanti sono stati i beneficiari ad esempio del Fondo sociale utenze domestiche, cioè questo fondo si distribuisce una volta all’anno, su bando, sono stati 226 nell’anno 2009 e distribuiti 92.000 Euro di contributi, negli anni passati facevano domanda molte meno persone, mi ricordo che due anni fa erano circa 110, si sono praticamente raddoppiate nel giro di tre anni, quindi è chiaro che essendo la cifra unica viene ripartita su più persone.

Sussidi a famiglie in difficoltà, questi sussidi vengono dati per l’integrazione al minimo vitale, integrazione al minimo vitale cosa vuol dire? Le persone arrivano con il dato Isee e si evidenzia, rispetto al minimo vitale, che è per legge incrementato, a Treviglio incrementato del 20% ancora una decina di anni fa e rispetto al minimo vitale il Comune integra, cioè si dà la quota parte per arrivare almeno al minimo

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vitale per legge. Sono stati distribuiti 87.000 Euro e i beneficiari sono stati 93.

Abbiamo poi istituito due anni fa un Fondo di solidarietà in convenzione con la Fondazione Cassa rurale, per 20.000 Euro all’anno, qui dentro ci sono dei residui dell’anno precedente e quindi sono 29.000 Euro, sono 131 i beneficiari di questo Fondo di solidarietà, cioè si dà 300 Euro massimo a persona per le emergenze e lo si dà nel giro di 24 ore, cosa che non si riesce a fare invece con gli altri contributi, perché c’è bisogno di una istruttoria più ampia.

Contributi per le spese farmaceutiche, sono 14 persone, 12.000 Euro.

Poi ci sono i contributi comunali in conto affitto di edilizia residenziale pubblica e sono 63 e sono stati distribuiti 32.000 Euro; perché si distribuiscono anche fondi a chi è nell’edilizia residenziale pubblica, cioè nelle case del Comune e nelle case dell’Aler? Perché la legge 27 del 2007, che prevedeva un aumento di canone, ha istituito in uno dei suoi punti fondamentali un ristorno alle persone che facessero domanda di contributo.

Poi c’è il Fondo sostegno affitto, Comune e Regione, ogni anno c’è un bando per il Fondo sostegno affitto, la Regione dà una determinata cifra, contribuisce anche il Comune per circa il 20% o qualcosa di più, a volte. I beneficiari sono stati 236, spesa complessiva 60.000 Euro per il Fondo sostegno affitto del Comune e 230.000 Euro per il Fondo sostegno affitto Regione. In totale abbiamo 896 beneficiari, per circa 600.000 Euro distribuiti. Ho inserito anche le convenzioni alle Associazioni, non c’è, diciamo, c’è tutto qui, ci sono anche le convenzioni che sono state fatte ad esempio per i Centri diurni disabili, spendiamo circa 120.000 Euro e alcuni istituti fuori Comune, in più però ci sono convenzioni fatte con Associazioni del territorio e parlo con la Caritas, che a sua volta distribuisce questo che si dà, più ulteriori naturalmente fondi di denaro arrivati magari dai privati e sono 456.000 Euro. Ho messo anche la colonna del 2010, volevo farvi notare il Fondo crisi dell’anno 2010, che è stato istituito e poi verrà approvato nel prossimo Consiglio Comunale, a 200.000 Euro.

Passerei velocemente, ad esempio, per farvi capire quali sono le richieste. Sul Fondo di solidarietà anno 2009 del Comune, 58 persone hanno chiesto soldi per pagare le bollette del gas, energia e altre bollette, 28 per i beni di prima necessità, per 6.000 Euro, pagamento affitto per 3.252 Euro, spese trasporti per 1.000 Euro, acquisto farmaci 1.197 Euro, materiale scolastico e altro per 3.100 Euro. Scusate, per il Fondo crisi sono stati distribuiti 71 abbiamo detto buoni per 72.000

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Euro, distribuiti 30 buoni da 1.000 Euro, 36 buoni da 1.200 e, 8 buoni da 1.200, e 30 buoni da 1.200.

Volevo farvi vedere anche l’andamento del Fondo sostegno affitto negli anni, quello regionale, quindi questo è il contributo che la Regione dà per gli affitti privati, non per gli affitti di edilizia residenziale pubblica, si vede che nell’ultimo anno, nel 2009, anche se sono dati provvisori, abbiamo un totale domande di 236, quelli a cui vengono assegnati i soldi, ma una distribuzione di 227.000 Euro, contro i 320 dell’anno precedente e questo perché le risorse sono state meno rispetto all’anno prima, le risorse della Regione. Di queste domande, abbiamo 236 domande, di cui idonee 141 e le idonee riguardano nuclei familiari composti esclusivamente da persone anziane 30, un genitore solo con uno o più minori 24, persone sole anziane 28, nuclei familiari con la presenza di componenti invalidi 21, altro 38, ma quelle più importanti sono le domande di persone in grave difficoltà socio-economica e sono 67 e lo vedete sopra.

L’ultima slide riguarda la statistica del canone di locazione, non so se si vede bene, ma la prima cifra, sopra, 5.470, è la media del pagamento del canone di affitto di queste persone che hanno fatto domanda di sostegno, ma il valore medio del canone, cioè quello che loro praticamente potrebbero sopportare è di 2.386, praticamente meno della metà, cioè loro con il loro reddito potrebbero sopportare 2.386 Euro all’anno di affitto, ne pagano 5.470, il divario non sempre viene riempito, ma dovrebbe essere riempito dal Fondo sostegno affitto regionale, integrato con il Fondo sostegno affitto comunale.

Io ho finito con le slide, in questi giorni sto ricevendo ancora molte persone, ripeto, il problema della crisi c’è, perché lo si sente tutti i giorni, lo si sente da queste persone che chiedono lavoro, chiedono di poter sostenere l’affitto se l’affitto è da privato e chiedono contributi per poter proseguire nella vita di tutti i giorni. C’è veramente gente che ha bisogno dei 300 Euro del Fondo di solidarietà, perché non arriva veramente alla fine del mese. Grazie.

Presidente

Grazie Assessore. La parola al Sindaco.

Sindaco

Allora, buona sera e benvenuti. Io volevo inquadrare la ragione che ha indotto questo Consiglio Comunale a organizzare questo Consiglio aperto sulla crisi. Tempo fa dietro la sollecitazione di un ordine del

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giorno di un Consigliere, il Consigliere Zordan, il Consiglio Comunale ha approfondito con questi dati, oggi un pochino più aggiornati, questo argomento e la conclusione a cui si è arrivati è stata quella di intanto la necessità di fare sistema, perché come diceva adesso il Vice Sindaco, sia lui che la sottoscritta si trovano spesso di fronte situazioni di nuove povertà e la povertà è davvero in aumento per il nostro Osservatorio, situazioni di nuove povertà rispetto alle quali ci sentiamo assolutamente impotenti, perché ovviamente la cosa che più si richiede, soprattutto si richiede da parte di giovani, giovani o giovani coppie, è il lavoro e rispetto al lavoro le possibilità che un’Amministrazione Comunale ha, come tutti sapete, sono limitate, sono limitate quando non nulle, cioè nel senso che in Comune si assume solo attraverso concorsi, i lavori socialmente utili oggi è difficilissimo darli, cioè dare incarichi di questo tipo, perché intanto vanno ancora sulle persone che sono in mobilità, cioè noi possiamo chiedere lavori socialmente utili ma a persone che già sono in mobilità e per 20 ore, quindi dovrebbero, con lo stesso stipendio diciamo, lavorare 20 ore in Comune e quindi non c’è questa possibilità di andare oltre queste persone e quindi andare a dare lavoro a persone che non hanno neanche il sussidio della mobilità e poi anche perché la norma che dice che dopo tre anni queste persone potrebbero essere assunte più stabilmente è una norma che in questo momento cozza con altre leggi, che sono quelle del vincolo alla non assunzione di personale o della spesa del personale.

Quindi noi ci siamo detti chiaramente che per uscire da questo senso d’impotenza bisognava aprire il Consiglio Comunale a tutti quanti con noi in città possono fare sistema, anche con continue relazioni che possono, così, essere virtuose, fino al punto di poter intervenire per dare il lavoro ad alcuni membri di famiglie in difficoltà, davvero, passatemi il termine, spaventose, ma spesse volte abbiamo famiglie che non riescono a dar da mangiare ai bambini. L’assistenza che noi abbiamo sottolineato anche nel Consiglio Comunale precedente, perché ci siamo un po' lasciati anche con l’intenzione appunto di aumentare il Fondo di assistenza, il Fondo crisi per chi ha perso il lavoro per l’anno 2010, l’abbiamo raddoppiato, ma sappiamo che l’assistenza resta fine a sé stessa, cioè oggi diamo un’assistenza anche in termini finanziari a una famiglia, la quale però fa fronte ai problemi immediati e subito dopo ritorna a vivere i problemi che ha segnalato.

Quindi l’auspicio, io mi sono rivolta anche alle donne, al Consiglio delle donne, che è un organismo istituzionale, perché si crei una rete di solidarietà, è necessario dal mio punto di vista che questa rete di solidarietà si crei a tutti i livelli, quindi imprese, artigiani, commercianti, Consiglio Comunale, perché ripeto, abbiamo il dovere di uscire da questo senso d’impotenza e di stare al fianco e di sostenere, con le

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risorse che riusciamo a mettere in campo, le famiglie più deboli e fragili.

Grazie.

Presidente

Ringraziamo anche il Sindaco. Passiamo quindi ai nostri relatori e avevo già dato la parola al dott. Montaletti, che è Direttore vicario dell’Arifil, a cui avevo fatto fare una falsa partenza, ma adesso cedo definitivamente la parola. Prego i nostri relatori di mantenere i loro interventi nel termine di circa 20 minuti, non oltre.

Dott. Montaletti

No, io parlerò molto di meno. Allora, io sono Direttore vicario di Arifil, che è l’Agenzia regionale istruzione e formazione lavoro, che fra l’altro è anche il luogo dove si svolgono gli esami congiunti delle vertenze dei casi di cassa integrazione per tutta la Regione Lombardia per quanto riguarda le imprese di maggiore dimensione, quelli sottoposti alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria della legge 223 e anche per alcune delle imprese della cassa in deroga di maggiore dimensione. Per darvi un ordine di grandezza, normalmente l’Agenzia per cui lavori in un anno normale segue 2 o 300 vertenze, nel 2009 abbiamo seguito 1.200 vertenze, di imprese che hanno chiesto cassa integrazione, mobilità, a vari livelli.

I dati, a parte quelli che avete già visto, in particolare su Treviglio, sono dati che anche a livello regionale testimoniano una difficoltà del mercato del lavoro, avete visto che il tasso di disoccupazione è cresciuto dal 3,2 al 5,2%, questo vuol dire circa 90.000 persone in più in un anno di crisi, circa il terzo trimestre del 2009, le ore di cassa integrazione anche sono cresciute, ordinaria e straordinaria, in Provincia di Bergamo hanno raggiunto circa 27 milioni di ore autorizzate nel 2009, il che vuol dire circa un equivalente di 14-15.000 persone a tempo pieno, ma naturalmente con i meccanismi di rotazione vuol dire che sono molti di più, spesso, i lavoratori che sono coinvolti.

Che cosa è successo durante questa crisi e cosa sta succedendo oggi, lo avete già visto dagli interventi che mi hanno preceduto. Io vi dico solamente quelli che sono stati i tempi fondamentali e quali sono le azioni e gli strumenti che ancora oggi si possono utilizzare in una logica di fare sistema, come richiamava prima il Sindaco, che è una logica importante per affrontare assieme una crisi di dimensioni mondiali, come quella che stiamo vivendo oggi. La prima fase della crisi, che è durata fino a febbraio-marzo, è stata quella dell’abbandono del territorio da parte delle multinazionali, i premi a reagire sono stati quelli che

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avendo magari testa e uffici in altri paesi del mondo hanno riorganizzato il loro gruppo chiudendo filiali italiane, spessissimo in questa Regione, per criteri non tanto di produttività locale o problemi con la mano d’opera locale o con, ma perché le decisioni di riaggregazione del gruppo andavano in direzioni prese come riaggregazione degli uffici o degli stabilimenti a livello mondiale, quindi una maniera in qualche modo indipendente. Sono stati i più veloci ad andarsene e hanno determinato il salto nel vuoto dell’occupazione e nella crescita occupazionale che c’è stato fra febbraio e giugno.

Poi hanno cominciato ad andare in crisi le imprese di media e grande dimensione del territorio, che spesso vivono il mercato internazionale come settore di sbocco principale, spesso vivono strette relazioni anche col sistema delle multinazionali, e oggi, da ottobre a oggi, è il momento della crisi di quelli che hanno resistito di più, cioè delle piccole imprese.

Per affrontare in particolare questo momento di crisi con tutte le forze sociali e le associazioni di categoria, a livello regionale abbiamo stretto un accordo per la concessione della cassa integrazione in deroga. Io voglio passare solamente alcuni minuti su questo strumento, perché mi sembra che sia importante in questo momento, soprattutto per le piccole imprese e sempre richiamandomi a una logica di sistema, fare uso più che si può del sistema degli ammortizzatori sociali, che ha una copertura molto ampia, e quindi vi ricordo quali sono i principi dell’azione degli ammortizzatori sociali; la cassa integrazione in deroga la si concede anche a imprese sotto i 15 dipendenti, anche a imprese associate in forma cooperative, anche a imprese che non sono nei settori tradizionali di concessione della cassa in deroga, della cassa ordinaria e straordinaria, ma vive nell’industria o nel commercio di grandi dimensioni, e consentono una copertura equivalente a quella della cassa, degli strumenti ordinari di cassa integrazione. Chiaramente si tratta di stipendi estremamente ridotti, nella realtà, perché teoricamente sono l’80% dello stipendio effettivo, ma hanno dei massimali, che sono 800 Euro e 1.050 Euro, a seconda degli scaglioni di stipendio effettivo percepito e spesso questo copre effettivamente poi solo il 60-70-50% di stipendio. Sono comunque strumenti che consentono di sospendere, anche solo parzialmente, anche a rotazione, i contratti di lavoro, in attesa che vi sia una ripresa dell’attività produttiva, o per un anno o due, 2009 e 2010 sicuramente, anche alternare periodi di sospensione dal lavoro con periodi di lavoro e quindi di attenuare gli effetti della caduta della domanda, che oggi soprattutto nell’industria sta determinando una caduta dei nuovi contratti di lavoro di circa il 30%. Quindi è estremamente importante mantenere comunque i contatti, i contratti di lavoro che sono attivi e cercare, con lo strumento della cassa integrazione, di ridurre al massimo il numero di licenziamenti o di messa in mobilità

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Gli accordi prevedono, lo strumento della cassa in deroga prevede che ci sia un accordo fra le imprese e lavoratori e quindi che ci sia un forte coinvolgimento delle Associazioni, delle parti sociali, dei Sindacati, di quanti possono meglio accompagnare l’impresa a fare le scelte difficili che in questo momento bisogna fare, sono strumenti che danno una copertura sufficientemente lunga, quattro, sei mesi, un anno, sono rinnovabili e quindi stiamo procedendo a molti rinnovi anche, le risorse ci sono, l’accordo di cui parlavo prima ha stanziato 1,5 miliardi di Euro per i due anni, 2009 e 2010, per dare copertura alla cassa integrazione in deroga, vuol dire per dare copertura a 70-80.000 lavoratori l’anno. Si tratta di numeri importanti, a tempo pieno naturalmente, quindi molti di più con i meccanismi della rotazione; si tratta di numeri importanti su cui la Regione, il governo, hanno fatto convergere fondi di varia natura.

C’è anche la possibilità, durante questi periodi di sospensione del rapporto del lavoro, di intraprendere dei percorsi di formazione, dei percorsi di reimpiego, perché il tempo che si passa nella sospensione non sia un tempo passato invano.

Quindi, con questi tre principi, una copertura lunga e ampia, un accordo fra le imprese e le parti sociali e una politica di formazione o di reimpiego, vi invitiamo a usare e a tenere in considerazione la possibilità di usare, di aiutare tutte le imprese a valutare bene come usare questi strumenti, per affrontare la crisi e questa era la prima cosa che volevo dirvi, il primo messaggio che volevo darvi. Il secondo è che la crisi è lunga, ne vediamo oggi gli effetti, facciamo fatica a vedere quali sono oggi i risultati della ripresa, comunque anche quando ci sarà magari una ripresa molto forte tutti i lavoratori che sono in cassa integrazione saranno i primi ad essere riassorbiti e quindi prima che la disoccupazione si riduca effettivamente di nuovo dovrà passare ancora necessariamente del tempo, perché chi è in cassa integrazione è il primo poi a ritornare al lavoro.

Per fare questo ci sono anche delle politiche però di sviluppo che sono oggi in campo, c’è il bando macchine per l’acquisizione comunque di impianti, ci sono gli interventi che stiamo programmando per gli investimenti della banda larga, nei piani di sviluppo per quanto riguarda le politiche ambientali…

(cambio cassetta)

… cito solamente questi quattro punti, perché sono i punti su cui pensiamo si possano innestare alcuni momenti di sviluppo anche sul territorio e alcuni strumenti di sviluppo che invitiamo tutti quanti a seguire, perché oggi c’è effettivamente non solamente il problema di

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resistere, ma anche di cominciare a pensare a come far ripartire l’economia, a come creare nuovi posti di lavoro.

Gli strumenti quindi che ci sono vi invito ad usarli, quelli che mano a mano usciranno e saranno messi a disposizione nei prossimi mesi vi invito a seguirli assieme, a monitorarli, come forze sociali, tutti assieme, assieme anche al Consiglio Comunale, agli Enti locali, in modo da poter essere al meglio informati e poter approfittare di tutte quante le occasioni che verranno messe a disposizione, che comunque già oggi consentono di aumentare la copertura sociale e di affrontare questa crisi in maniera meno drammatica di quanto non sarebbe successo senza questi strumenti. Quindi l’invito di nuovo è, raccolgo di nuovo l’invito che faceva il Sindaco, fare sistema, se c’è bisogno chiaramente da parte dei Sindacati, da parte delle forze sociali, di capire meglio, anche per determinate situazioni di crisi, come affrontarle assieme, l’Agenzia regionale fa anche questo di mestiere, cioè nelle situazioni più difficili interviene direttamente, anche come mediatore, per spiegare quali sono gli strumenti che si possono utilizzare e quindi per aiutare a trovare accordi che consentano al meglio di affrontare questo periodo.

Con questo invito quindi, ad usare al massimo gli strumenti, volevo concludere il mio intervento. Grazie.

Presidente

Dottore, la ringrazio per il suo intervento. Procediamo con il relatore successivo, do la parola al dott. Cofini, per l’Unione industriale di Bergamo. Prego.

Dott. Cofini

Grazie e buona sera. Io non ho dati particolari sulla situazione di Treviglio, se non quello relativo al ricorso alla cassa integrazione guadagni, che è il dato più facile da localizzare sul territorio, sostanzialmente Treviglio non sta peggio, ma non sta nemmeno sostanzialmente meglio del resto della Provincia, la crisi è stata pervasiva, ha toccato tutti e quindi anche una zona certamente privilegiata qual è questa, ne ha pagato gli effetti. La crisi ha prodotto nel punto di massima una caduta della produzione industriale, parlo di industria manifatturiera, del 25%, una riduzione delle esportazioni del 23% e quindi, ed è stata caratterizzata da un fenomeno che congiunturalmente si trascura, ma che invece bisogna tenere ben d’occhio, che è un fenomeno di caduta dei prezzi dei prodotti industriali, vuol dire che c’era un’eccedenza di capacità produttiva in giro per il mondo e che per vendere bisognava vendere a prezzi più bassi, spesso e volentieri sottocosto o comunque avendo margini decrescenti, questo

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ha indebolito moltissimo il tessuto produttivo, perché questa è una delle situazioni peggiori che possono capitare a un’impresa, l’inflazione è brutta, ma chi è bravo sa o può approfittarne, la deflazione è per tutti e non c’è niente da fare.

Le imprese cos’hanno fatto? Essenzialmente, io ne ho girate tantissime in questi 18 mesi, hanno ridotto i costi all’osso, tutti i costi, è un’operazione incredibile per intensità, veramente incredibile, speriamo che serva perché effettivamente questa razionalizzazione dei costi può essere una buona arma competitiva quando agganceremo la ripresa. La crisi come caduta è finita, è finita quattro mesi fa, tre, quattro, cinque mesi fa, nel senso che il profilo di declino si è arrestato e l’economia ha ricominciato a crescere, cresce tanto in alcune parti del mondo, cresce poco nei paesi sviluppati, cresce pochissimo in Europa e in Italia e quindi la ripartenza sarà faticosa, sarà comunque lunga. Soffrono meno quelli che sono più vicini al mercato finale, perché quello è un mercato comunque che è caduto meno, che mano a mano che si risale per la catena della produzione e si va ai produttivo di beni d’investimento, agli artigiani che lavorano in conto terzi, per le imprese che producono beni d’investimento, troviamo che la crisi è ancora ai livelli di qualche mese fa, quindi meno 20, meno 25%.

Ha detto bene il Direttore dell’Agenzia regionale, per fortuna il sistema degli ammortizzatori sociali, peraltro vituperato, non so come dire, posso dire, messo in discussione più volte negli ultimi anni, ha funzionato e ha funzionato, questo va detto assolutamente, in Italia assai meglio che in tutti gli altri paesi d’Europa. Noi, parlo di industria manifatturiera, che è uno dei punti più acuti della crisi, come diceva giustamente prima chi mi ha preceduto, ha perso in termini di posti di lavoro un 2%, che vuol dire poi, rapportato sulla media di quanto conta l’industria sulla Provincia, un po' meno di un punto percentuale dei due e rotti che sono la caduta dell’occupazione, quindi un po' meno dell’1%, quasi tutto derivante da chiusure aziendali, quindi sono quei numeri che nel trevigliese riteniamo una mobilità, una per l’altra, invece le riduzioni di personale in imprese che non hanno cessato l’attività sono state, a tutt’oggi, modeste, zero virgola.

Perché? Mah, perché il sistema della cassa integrazione, usato con criterio, astuzia, con alcune semplificazioni legislative che sono state apportate, che sembrano banalità, ma sono state decisive, di fatto non si è, le difficoltà economiche hanno avuto un effetto ancora relativamente trascurabile sul mercato del lavoro, tenete conto che in tutta Europa la disoccupazione è, uno per l’altro, raddoppiata, così ci capiamo insomma cosa è successo. Oggi l’Italia ha uno dei tassi di disoccupazione più bassi del mondo, quindi il sistema funziona.

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Ma non è l’unico ammortizzatore sociale che ha funzionato, ce n’è stato un altro, di tipo legislativo, che è stato il sostegno al credito, questa crisi nasce nel mondo del credito, o comunque nel mondo del credito ha avuto la maggiore intensità, il sistema dei confidi, insomma, il sistema associativo ha finanziato le imprese non per fare investimenti purtroppo, ma per sostenere la liquidità e quindi questo consente di spiegare perché una crisi così intensa non ha depresso il numero delle imprese, le imprese sono state sostenute dalla loro rete di protezione, dal loro ammortizzatore sociale, l’equivalente della cassa integrazione sul versante delle imprese.

Il terzo ammortizzatore sociale che ha funzionato, quello che ha funzionato meglio di tutti, per la verità, è il sistema familiare, da noi, il sistema familiare in Italia è molto forte e sostanzialmente la mutualità familiare ha consentito di avere una situazione di difficoltà che non si è tramutata in crisi sociale e che non si è tramutata in difficoltà sociali proprio in senso pieno, al di là di un aumento della povertà, che prima veniva ricordato.

Ora, noi abbiamo ancora un anno molto duro, perché la ripresa è lenta, perché gli effetti occupazionali rischiano di manifestarsi con un certo ritardo e quindi l’abbassamento che abbiamo visto delle ore di cassa integrazione non è certo che continui per tutto quest’anno, non sappiamo se la ripresa, che abbiamo visto nell’ultimo trimestre, piccola ripresa nell’ultimo trimestre, sia una vera ripresa o una, così dicono gli economisti, ricostituzione del ciclo delle scorte, che ormai dopo 18 mesi di acquisti zero, le imprese e il mercato ha deciso di fare. C’è un segnale positivo, che contestualmente a questa piccola ripresa, sono risaliti i prezzi, quindi la deflazione, quella caduta dei prezzi dei beni industriali sembra attenuarsi e se noi vedremo consolidarsi una ripresa dei prezzi dei prodotti industriali potremo allora dire che la crisi è finita.

Sapete che gli economisti hanno fatto una pessima figura in questa crisi qui, no! Gli è arrivata, non l’hanno capita, non l’hanno prevista, eccetera, vi dico che circa sette-otto mesi prima che la crisi iniziasse sul versante del bond, dei derivati, dell’edilizia e della finanza, c’era stato per la prima volta o per una delle prime volte nella storia di questo paese, una riduzione dei prezzi dei prodotti industriali, se quello è stato il segnale che l’ha fatta, che ha segnalato che il mondo doveva riorganizzare la sua produzione, speriamo che questo ritorno a una crescita dei prezzi dei prodotti industriali segni che la crisi è finita e che in tempi relativamente brevi, dico relativamente brevi, perché non saranno sei mesi, riprenderemo un profilo espansivo.

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A raggiungere il livello del maggio 2008, punto di massimo storico della produzione industriale italiana e lombarda e bergamasca, insomma un paio di annetti ci vorranno tutti, credo, un paio d’anni ci vorranno tutti, e questo anche sul versante dell’occupazione, come correttamente ha detto prima il Direttore.

Va be’, questo è il quadro che vi posso fare, possiamo parlarne insomma, i numeri sono abbastanza consolidati un po' ovunque, il problema è cosa fare adesso per agganciare prima la ripresa; ci sono delle cose che vanno dette al Fondo monetario internazionale, altre cose vanno dette a Bruxelles, qualcun'altra va detta a Roma, altre ancora vanno dette a Milano, le togliamo perché questa è la sede di un Consiglio Comunale e ci fermiamo su quelle che si possono fare in sede locale, evidentemente il Comune non ha il compito della politica industriale e della politica economica, quindi può fare relativamente poco, ma qualcosa secondo me lo può fare, anzi, sono convinto, noi incontreremo i candidati alle elezioni regionali, non so, settimana prossima, e uno dei temi che affronteremo, tutte le organizzazioni di datori di lavoro bergamasche diranno, i territori possono dare una grossa mano alla ripartenza. Lei ha citato, come si dice a Roma, a fagiuolo, la cosa delle multinazionali, perché è vero, i primi che alle prime avvisaglie di crisi hanno detto, andiamo via, l’Italia non è più competitiva, sta male, ci sono problemi, insomma sono state le multinazionali e Bergamo questo l’ha sentito pesantemente, non tutti sanno che Bergamo aveva 109 multinazionali con stabilimenti in Provincia di Bergamo prima della crisi ed era dopo Milano la Provincia che ne aveva di più, come multinazionali per abitante noi siamo tra i migliori d’Europa, se questo conto ha un senso.

E allora, secondo me, per valutare quello che il territorio può fare è più che opportuno guardare perché una multinazionale se ne va, una multinazionale non se ne va per questioni che gli siamo antipatici, insomma che si sono stufati di sentir parlare italiano, una multinazionale se ne va perché qui l’insediamento è costoso, fastidioso, perché non ci sono le strade, perché non ci sono operai qualificati, perché le persone non parlano le lingue straniere, noi abbiamo un credito delle multinazionali nella nostra Associazione, che se andiamo a vedere la lista della spesa, dell’elenco delle lamentele che loro presentano, trovate tantissime cose che gli Enti locali possono fare. Primo, ne dico uno, la semplificazione. Non sembra ma guardate che l’Italia, che sta molto meglio di quanto noi diciamo che stia, non so come dire, è un paese in realtà migliore di come noi lo dipingiamo, però nell’Ocse è ultima per complessità burocratica, la complessità burocratica passa anche per i Comuni, per le Province, per le Camere di commercio, per

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la Regione Lombardia, per, se volete anche per le Associazioni, per i Sindacati, questo è uno sforzo comune …?...

Un altro elemento, abbiamo un sistema insediativo territoriale troppo complicato, il Sindaco di Treviglio lo sa già, lo sa anche il vecchio Sindaco di Treviglio, …?... ho detto vecchio, a quello di prima e a quello prima ancora, insomma il nostro sistema di rapporti fra un’impresa e il territorio non è competitivo, dobbiamo intervenire e questo lo possiamo, io non lo posso fare, ma i Sindaci lo possono fare, prima di tutto facendo una cosa che io di solito non predico, ma su questo predico, insomma, mettendosi d’accordo fra Enti locali; io giro tutti i 244 Comuni della Provincia e trovo 244 stati diversi, costi insediativi diversi, servizi diversi, costi diversi. Non va bene, non è questo un modo per fare buona politica territoriale.

Il trevigliese ha la fortuna che indipendentemente dal momento in cui questa crisi finirà, sarà l’area di questa Provincia che si svilupperà più velocemente, ma non di questa Provincia, probabilmente di tutta l’alta Italia e quindi vorrei tranquillizzare, in una prospettiva di medio periodo questo è un territorio fortunatissimo, diventa veramente il baricentro dell’Italia settentrionale e il baricentro del Corridoio 5, cioè di una delle grandi, delle due grandi trasversali, corridoi che attraverseranno l’Europa; se non arriverà sviluppo vuol dire che è finito tutto, cioè che la Sicilia è sprofondata, il Monte Bianco è crollato; cioè, voglio dire, non ci sono motivi perché questa zona non abbia questa possibilità.

Però attenzione, queste opportunità vanno usate bene, vanno usate bene e bisogna puntare a uno sviluppo di qualità. Poi ognuno di noi può dare un’interpretazione diversa di qual è la qualità attesa, uno pensa a una cosa, uno pensa a un’altra, però l’obiettivo qualitativo deve essere essenziale. Andando in giro per le strade della bergamasca vedo già arrivare investimenti molto importanti e molto consistenti di operatori stranieri o anche italiani, ma prevalentemente stranieri, che puntano tutto sulla qualità della comunicazione, quindi la futura autostrada, l’alta capacità, queste cose qui e poco sulla qualità del bene prodotto, sul valore assoluto del bene prodotto e questo è un altro compito, secondo me, che attiene agli Enti locali, oltre a mettersi insieme e a semplificare.

Il lavoro, la Regione, non mi sembra che lei l’abbia ricordato o ne ha appena accennato, comunque ci sono le famose doti, sistemi per aiutare i lavoratori in difficoltà a trovare un nuovo impiego o per riqualificare quelli che non sono tanto in difficoltà, ma in cui l’impresa deve crescere, questo è il sostegno al lavoro. Ecco, quando parlo di qualità delle imprese immagino anche che debba esserci almeno una corrispondente qualità del lavoro, sarebbe meglio se il lavoro fosse

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l’elemento trainante, non so come dire, di questa qualità e non solo una necessità del rapporto domanda offerta.

Allora, le risorse ci sono, però vi devo dire che ho affrontato il problema dell’utilizzo delle doti per i lavoratori, si chiamano dote formazione, dote lavoro, ne arriveranno delle altre adesso di nuovo modello, le ho guardate in Valle Seriana, dove hanno agito particolarmente, be’

insomma, queste doti necessitano di un orientamento. Dato che la dote è un patrimonio del lavoratore e non dell’impresa o del Sindaco, o del Direttore, è il lavoratore che sceglie dove spenderle, ho visto, lì ci sono anche le pubblicità, mi sembra, lì in fondo, però non va bene fare danze afrocubane, questo ai lavoratori bisogna dirglielo, cioè se vogliono fare i ballerini possono fare un corso di danze afrocubane, il mercato del lavoro richiede qualcosina di diverso, richiede specializzazione tecnica, richiede qualità tecnica.

Allora, nessuno vuol togliere ai lavoratori, perché è sacrosanto, che scelgano loro l’area dove intendono formarsi, però l’Ente locale, le Associazioni, i Sindacati, la Regione, tutti quanti, le imprese, tutti quanti, secondo me devono fornire ai lavoratori indicazioni su quali profili professionali, quali sbocchi, quale formazione, quale qualità bisogna conseguire, altrimenti butteremo, o meglio, la Regione butterà un sacco di soldi, ma poi alla fine i soldi la Regione non è che piovono dal cielo. Quindi, un altro compito per i sistemi locali, censire i fabbisogni, indirizzare con cura e attenzione queste cose.

L’altro modo, chiudo, per uscire dalla crisi, che attiene alle competenze locali, è un altro tipo di orientamento, questo è un orientamento formativo, è l’orientamento alla nuova imprenditorialità; mi fa molto piacere che a Treviglio le imprese siano aumentate e ciò conferma che questo è un territorio privilegiato, la nuova imprenditorialità è una delle risorse su cui dobbiamo usare sul futuro, e anche qui le nuove imprese che nascono vanno accompagnate in quel periodo perinatale, che è il più pericoloso di tutti, chi usa le statistiche sul mercato del lavoro, sul sistema delle imprese, nuove imprese che citava prima l'Assessore, lo sa, la gran parte delle imprese muoiono intorno alla nascita, quanto più noi riusciamo a evitare questa mortalità, che era un tempo quella dei bambini, in Italia adesso oggi è sconosciuta ma un tempo esisteva in maniera intensa, tanto più noi avremo prospettive di sviluppo.

E queste imprese si salvano attraverso il sistema dei servizi alle imprese, quindi, che ci sono i commercialisti, i notai, queste cose qui, ma anche l’Ente locale, perché l’Ente locale spesso di queste imprese, che molte sono, diceva prima l’Assessore, imprese individuali, quindi molto deboli, hanno bisogno proprio di un accompagnamento nelle loro

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prime attività. Quindi direi l’anno prossimo, quest’anno anzi, quest’anno, ammortizzatori sociali come l’anno scorso, questa è la terapia, con l’avvertenza che quest’anno forse possiamo permetterci di usare gli ammortizzatori sociali non solo per tamponare un’emergenza planetaria come l’anno scorso, inaspettata e sconosciuta, emergenza planetaria, ma anche per indirizzare un nuovo percorso di sviluppo, che qui comunque non mancherà, anche se tutti noi sbaglieremo, secondo me qui non mancherà. Grazie.

Presidente

Dottore, la ringrazio, la ringrazio anche perché è stato preciso con i tempi…

Dott. Cofini

… ha visto che cronometro?

Presidente

… perfetto, un orologio, dottore. Procediamo con il sig. Francesco Ghilardi, dell’Associazione Artigiani, a cui cedo la parola. Prego.

Sig. Ghilardi

Buona sera a tutti. Io sono Ghilardi Francesco e faccio parte dell’Associazione Artigiani di Bergamo, in qualità di capo-polo. Noi abbiamo sul territorio una vasta casistica di imprese ritenute micro, piccole e medie imprese al di sotto dei 15 addetti e questo ci dà proprio il polso della situazione in cui vive l’artigiano, in cui vive l’economia dell’artigiano. Noi abbiamo di fronte una crisi che si sta protraendo da questi due anni, 18 mesi circa, che ci ha sfinito, ci ha travolto, e ci fa soffrire tuttora. Bene dice il collega Cofini quando dice che la ripresa è iniziata, però dobbiamo un pochino vedere se la ripresa è veritiera o se un fuoco di paglia. L’artigiano non avverte questa ripresa e ha raschiato praticamente sul fondo tutto quello che è il suo potere d’acquisto, chiamiamolo così, il suo voler tenere in piedi a tutti i costi l’impresa, la tenacia che ha l’artigiano è indubbiamente riconosciuta da tutti e in questo periodo è ancora più valorizzata, è ancora più messa in evidenza, perché cerca di affrontare i problemi uno per volta, perché comunque non è un lavoratore che si butta in finanziamenti o quant’altro azzardati, è una persona che comunque cerca di mantenere il proprio lavoro, i propri clienti e il proprio mercato.

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Allora, ben vengano gli ammortizzatori sociali che riescono, come hanno già detto prima, negli interventi precedenti, ad ammortizzare e diciamo a tappare un buchino in quello che è il momento di crisi, però secondo noi non è sufficiente, secondo noi serve una partecipazione a tempo pieno e con delle regole nuove, una partecipazione di tutti gli attori sociali, che permettano una ricrescita più veloce, una ripresa più rapida rispetto a quelli che sono i tempi tecnici che tutti si danno, tutti si aspettano. Noi pensiamo che comunque il sociale dovrebbe essere come un artigiano che pensa al proprio orticello, deve pensare a andare avanti con la famiglia, ma andare avanti col proprio lavoro, cercando sicuramente l’innovazione, sicuramente usando, utilizzando gli ammortizzatori sociali per fare della formazione, per aumentare la tecnologia, per qualsiasi cosa che potrebbe aprire comunque il mercato più rapidamente rispetto a quelli che sono, come ripeto, i tempi tecnici dettati un po' da tutti.

Ben vengano anche quelle iniziative regionali alle quali abbiamo assistito nei giorni precedenti, come per esempio il pacchetto fiducia, che riguarda appunto le piccole e micro imprese, con degli stanziamenti a fondo perduto, però tutto questo deve essere accoppiato a una sorta di inizio di movimento sociale che diventa un tessuto pratico e che cominci a muovere questo volano che si sta fermando secondo noi; dal punto di vista dell’artigiano non è ancora finita la crisi, stiamo ancora scendendo, perché siamo riusciti ad ottenere tutto questo e quindi il valore dell’impresa che ha tenuto, i numeri che hanno tenuto, perché abbiamo avuto a disposizione questi ammortizzatori sociali, però l’ammortizzatore sociale purtroppo non ci dà il lavoro, non ci dà il cliente al quale possiamo consegnare il nostro servizio, il nostro prodotto.

Quindi una maggiore attenzione da parte di tutti i componenti sociali, mirata ad aprire il mercato. Per esempio, porto un esempio molto banale, la banca, dal nostro punto di vista, predica bene ma razzola male. Perché dico questo? Perché promette di mettere in campo forze e quant’altro, aiutare, ma poi quando il misero artigiano si presenta davanti allo sportello bancario gli viene negato tutto. Allora qui possiamo entrare in gioco noi con i nostri confidi, tipo il nostro ufficio Confiab, che si è visto quadruplicare gli stanziamenti in un anno, perché la banca chiede il 70, l’80% di copertura finanziaria, cosa che invece, dal nostro punto di vista, dovrebbe fare anche la banca il suo lavoro e quindi mettere a disposizione, naturalmente dietro una meritata indagine e quant’altro, un approccio e un aiuto più concreto, visto che comunque l’artigiano è una persona concreta, mira ad andare avanti, mette in gioco la sua famiglia per poter andare avanti. Quindi l’Associazione Artigiani si mette nella posizione di aiutare i propri

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associati e non, in modo da poter saltar fuori da questa crisi e mettere in moto un meccanismo, facendo rete, cercando di trovare dei contratti di rete, proponendo associazioni di vario livello, mi viene in mente un Consorzio di meccanica di precisione, quindi tutte queste cose mirate a una concretezza, a un qualcosa che non sia solo l’idea, ma che sia concreta. Quindi la formazione, utilizzata nel quadro dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, potrebbe essere uno strumento che qualifica il personale e ci può far migliorare la specializzazione dei nostri dipendenti o di noi stessi. Quindi questo sicuramente è positivo.

Io direi che gli attori che ci sono devono intervenire per la loro parte in modo concreto, noi ribadiamo il fatto che la concretezza deve essere al di sopra di tutto, non possiamo aspettarci che l’impresa, la micro impresa chiuda i battenti, per poter avere su una slide un numero in negativo, noi dobbiamo cercare di prendere queste imprese e giustamente, come diceva l’intervento precedente, accompagnare questa impresa in tutte le sue difficoltà, sia finanziarie, sia logistiche, sia qualitative e di formazione e quant’altro.

Per cui noi ci poniamo questo obiettivo e chiediamo l’aiuto di tutti gli attori, come l’Amministrazione, come le banche e come tutti gli attori, i Sindacati naturalmente. Quindi noi pensiamo che il modo più veloce per poter uscire da questa crisi e comunque far ripartire il famoso volano che si sta fermando, ma non è ancora fermo, e non è fermo per scendere, quindi stiamo ancora andando oltre la crisi, sicuramente l’industria ci mette meno tempo perché forse ne ha risentito un po' prima dell’artigiano, quindi è, diciamo, è un movimento asincrono che non ha una sua logicità, ma che comunque invece secondo noi è agganciato, quindi se riparte bene l’industria sicuramente anche l’artigiano che fa l’indotto, che si trova a far l’indotto riparte più velocemente.

Speriamo non sia un fuoco di paglia, speriamo che questi strumenti che ci vengono proposti dalla Regione e dalla Provincia e dalle varie Associazioni di categoria, servano per poter avere una ripresa più rapida. Quindi noi ci auspichiamo questo, ci auspichiamo il fatto di procedere a passi un pochino più rapidi, magari saltando quelle che sono le, chiamiamole, passatemi il termine, le gelosie di settore, che sono quelle che dicono, io faccio il mio perché non posso fare anche quello dell’altro e cercate di barcamenarvi un po' come credete; no, come Associazione noi pensiamo che dobbiamo saltare il nostro cortiletto e aiutare un po' tutti e aiutarsi. E chiudo il mio intervento, abbastanza breve, con lo slogan che mi identifica, nell’<Aiutiamoci per aiutarci>. Grazie.

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Presidente

La ringrazio. Procediamo con l’intervento successivo, per la Cgil Edoardo Bano, a cui cedo la parola.

(intervento fuori microfono)

Ah, prego, uno per tutti e tre, benissimo.

Sig. Catalano

Sì, sono Catalano della Cisl e intervengo appunto a nome anche dei colleghi della Cgil e della Uil. Be’, a questo punto del dibattito penso che parecchie cose siano state dette e vorrei soffermarmi poco sui dati, sui numeri, perché sono stati già declinati e perché da molti mesi a questa parte in dibattiti come questo si continua a parlare di dati e di numeri, che sono tristi; i dati per esempio che ci ha presentato l'Assessore Lingiardi rappresentano la situazione drammatica che si vive sul territorio, gli attori che operano nel campo del sociale naturalmente conoscono le problematiche che lui ha rappresentato e offrono, così, una fotografia che va oltre i numeri nelle tabelle delle schede, perché si intercettano le facce cioè, si vede il disagio in modo profondo che naturalmente tocca dentro.

E allora, intanto un plauso all’iniziativa dell’Amministrazione Comunale, perché parlare di lavoro in questa stagione non è facile, c’è un po' d’imbarazzo, ma quando si parla di lavoro si deve anche parlare di gente che oggi vive già la condizione che ha perso il posto di lavoro, che ha già utilizzato magari anche tutte le fasi degli ammortizzatori sociali, di tante piccole aziende invisibili che magari non vediamo a risalto dei giornali o del mondo della comunicazione, ma che comunque soffrono e hanno comunque subito i disastri di questa crisi. Allora, non so, dire per esempio che in Provincia di Bergamo i lavoratori che utilizzano la cassa integrazione sono oltre 25.000, che era il dato che prima aveva chiesto chi mi ha preceduto, cioè ci dice poco se non si fa una riflessione che vada oltre il mondo chiamiamolo dell’assistenza, perché se è vero che la cassa in deroga ha esteso, diciamo, la possibilità di un mantenimento di un minimo di reddito a lavoratori che prima non la potevano utilizzare, se è vero che anche i Comuni si stanno dando da fare e Treviglio, anzi, avevamo chiesto di integrare il Fondo anticrisi e mi pare che, se non ho capito male, sia stato realizzato, perché va incontro alle esigenze delle famiglie e condivido chi mi ha preceduto quando ha detto che un importante ammortizzatore sociale, di cui si parla poco, è rappresentato dalla famiglia, l’anno scorso, a fronte di una diminuzione dei livelli reddituali non è corrisposta, in proporzione, una diminuzione dei consumi, cioè i consumi sono diminuiti meno di quanto sia diminuita la situazione

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reddituale. Questo perché probabilmente parecchi non hanno avvertito il peso e la difficoltà della crisi, ma perché soprattutto, nell’ambito delle famiglie, dei legami della famiglia, direi anche dei legami della comunità, ci sono lavoratori che sono stati aiutati, non sono pochi quelli che vengono da noi e ci dicono, con tre, quattro figli a carico, dice, guarda il mutuo me lo stanno pagando i miei genitori o i miei nonni, che vivono magari in casa e aiutano la famiglia.

E allora gli interventi di aiuto anche delle Amministrazioni locali per la famiglia è naturalmente un elemento importante che serve per mantenere il tessuto sociale e quindi non disgregarlo. Però accanto a questo, è stato detto, ma io lo ribadisco, bisogna ragionare di cosa, di come vediamo lo sviluppo del territorio; in ambiti così grandi si parla di progetto industriale, nell’ambito locale si può parlare comunque di scelte che ogni attore, che la politica, che il Sindacato, che le Associazioni datoriali, si devono mettere insieme per definire quali sono le regole e perché il mercato non si autorganizzi, perché quando il mercato si autorganizza probabilmente succede qualche disastro. E allora, individuare regole significa pensare a che tipo di occupazione noi vediamo da domani andare in avanti, cioè che tipo di risposta, che tipo di speranza diamo ai lavoratori che oggi utilizzano ammortizzatori sociali, ma che magari perderanno anche il posto di lavoro, perché dopo gli ammortizzatori sociali si arriva comunque alla mobilità, che tipo di prospettiva diamo, che tipo di futuro possiamo immaginare per i lavoratori che rappresentiamo.

E allora se c’è questa condivisione è evidente che bisogna lavorare in questa parolina che è stata richiamata, che si chiama sistema, qualcuno lo chiama rete, perché si individui, si ricerchino delle scelte di sviluppo del territorio. Io, non so, faccio un esempio, questo territorio sarà interessato da importanti infrastrutture, che naturalmente hanno attinenza alla mobilità, è evidente che queste infrastrutture richiameranno qui imprenditori che sono naturalmente interessati dalla capacità di mobilità che questo territorio offrirà e probabilmente so che ci sono già alcuni che sono interessati a capannoni di logistica su questo territorio. Non so, io pongo una domanda, la logistica è una risposta di cui ha bisogno questo territorio? La logistica, guardate, porta bassa professionalità, bassa scolarità, grandi capannoni e poca occupazione, probabilmente questo territorio ha bisogno anche di manifatturiero, magari di una riconversione del manifatturiero, perché manifatturiero significa intelligenza, significa professionalità, significa dignità del lavoratore che ci mette del suo nella produzione in cui è impegnato.

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Allora, questo lo può fare solo un Comune, lo può fare solo il Sindacato, lo può fare solo l’imprenditore? Assolutamente no, questo lo deve fare un sistema di relazioni che bisogna innescare sul territorio, dai Comuni interessati, da tutti i soggetti che vivono naturalmente il territorio, perché il domani, che è quello che naturalmente ci attende, richiede delle risposte da parte dei soggetti, ma soprattutto secondo me richiede delle risposte da parte della politica. L’attività formativa che fa parte, è stata richiamata prima, sono state richiamate le doti che fanno parte di quel pacchetto che si chiamano politiche attive del lavoro, guardate che sono importanti, sono importanti perché la formazione, come dire, mantiene ancora quel legame tra il lavoratore e il mondo del lavoro, lo fa sentire ancora dentro, inserito dentro comunque il mercato del lavoro.

È vero che ha bisogno di essere rivista, perché fare un corso di formazione d’inglese a un tornitore per cultura personale serve a poco, servirebbe probabilmente fare formazione rispetto a un piano industriale, a un progetto industriale, quindi una formazione specifica rispetto a quello che il lavoratore domani mattina naturalmente può andare a fare, perché altrimenti è vero, magari diamo anche qualche quattrino a queste Agenzie che lavorano nel campo della formazione, però di fatto non si fa quel salto di qualità, di riqualificazione dei lavoratori, per poter essere reimpiegato in un nuovo lavoro.

L’ultima cosa e chiudo, è l’attenzione al territorio, le opere infrastrutturali probabilmente creeranno grossi disagi al territorio, a questo territorio interessato dal passaggio di queste opere e secondo noi anche nel mondo dell’agricoltura bisogna, con il mondo dell’agricoltura bisogna studiare e individuare delle scelte che attraverso una riconversione possano riqualificare il territorio e possono dare e offrire occupazione e quindi possibilità di occupazione nuova, perché è evidente che questo territorio porterà qui tanta gente, porterà nuove aziende, porterà probabilmente anche un aspetto che potrebbe essere, questo qui, molto valutato, che è quello del turismo o comunque della capacità attrattiva del territorio rispetto alle, naturalmente a quello che può offrire.

Ecco, noi come Sindacato siamo disponibili per continuare questo dibattito, per approfondire gli aspetti, sapendo che sui due temi, su quello di aiuto alle famiglie e quello di aiuto rispetto alle scelte che da domani bisogna fare per recuperare e quindi per riconvertire l’occupazione sul territorio, secondo me sono due scelte prioritarie e noi siamo disponibili a collaborare.

Presidente

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Grazie. Procediamo con l’ultimo intervento, del sig. Alberto Maver per la Confesercenti. Prego.

Sig. Maver

Allora, buona sera a tutti, sono Alberto Maver e rappresento la Confesercenti della Bassa bergamasca. Allora, io sento dopo queste, dopo i vari interventi, ho sentito tante parole belle e…

(cambio cassetta)

… io sinceramente, a me sinceramente piacerebbe vedere dei fatti, nel senso che le Amministrazioni Comunali dovrebbero integrarsi di più e favorire questa rete, di cui tanto si parla, per cercare di favorire lo sviluppo e l’unione tra i vari paesi. Io per esempio faccio il lavoro, da una parte è sporco, tra virgolette, commerciale, entro nei locali pubblici, cioè, bar, ristoranti…

(interventi in sottofondo)

… e tutti i pubblici esercizi, e noto che la gente è abbastanza diffidente, diffidente perché a parte il clima congiunturale vedono nel nuovo, nel cercare, nel favorire l’associazionismo, qualcosa di politico, pubblico e poco percepito, ma in realtà le Associazioni, io parlo di Confesercenti, ma anche Ascom, che è la nostra dirimpettaia, hanno la prevalenza soprattutto per questo territorio, che è rappresentato fortissimamente da piccole e medie imprese, di favorire il commercio, il turismo, a livello locale, che per noi il turismo non è grandi parchi di divertimenti o che, ma il turismo è rappresentato dalla ristorazione, dagli eventi sul territorio, dalle sagre e dalle fiere.

E purtroppo ancora oggi io denoto e anche dai miei capi mi viene detto, che c’è troppa illegalità all’interno dei nostri paesi, della nostra area territoriale, circa persone che operano nella nostra terra e non sono in regola, queste sicuramente vanno a danno di coloro che sono in regola e questo è un importante problema che sento quando mi approccio con le varie tipologie che noi seguiamo, i vari tre comparti. Voglio essere serafico nel mio intervento e mi interessava sottolineare che per quanto riguarda il commercio Confesercenti ed Ascom stanno portando avanti, insieme ad alcuni Enti locali della Provincia, e Treviglio ne è un esempio, il Distretto urbano del commercio. Il Distretto urbano del commercio diciamo che ha un costrutto nato negli ultimi anni per cercare di favorire una regia unica del commercio all’interno dei piccoli Comuni, o dei Comuni che non raggiungono i 15.000 abitanti. Noi con Treviglio, insieme all’Ascom, stiamo lavorando da circa un annetto e a poco, a breve avremo una riunione serale con i rappresentanti delle Associazioni del <Centro delle botteghe> e speriamo che coloro che sono interessati possiate partecipare, perché è importante esserci e non

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