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Comune di Treviglio Consiglio Comunale del 22 marzo 2010 Apertura di seduta

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Comune di Treviglio

Consiglio Comunale del 22 marzo 2010 Apertura di seduta

Consigliera Bonfichi, Consigliere anziano, Presidente

Questa sera presiede il Consiglio il Consigliere anziano. L’avv. Gianluca Pignatelli ha presentato le proprie dimissioni, delle quali do lettura.

Con la presente, come preannunciato in sede di Conferenza dei Capigruppo, rimetto nelle mani del Consiglio Comunale l’incarico di Presidente del Consiglio Comunale. Ringrazio i Consiglieri Comunali per avermi accordato l’onore di rivestire questo ufficio, il Segretario Generale per la sua puntuale e preziosa collaborazione e non da ultimo il personale del Comune con cui ho lavorato. Con osservanza, avv.

Gianluca Pignatelli.

È stata presentata in data odierna, alle ore 18,12 e verrà acclarata al protocollo in data odierna. Facciamo l’appello.

Segretario Generale – appello nominale Presidente

C’è qualche Consigliere che vuole intervenire con riferimento alla comunicazione fatta in precedenza? Consigliere Merisi, a lei la parola.

Consigliere Merisi

Grazie Presidente. Mi sento in dovere di esprimere un ringraziamento, a nome mio personale e a nome del gruppo che questa sera ho l’onore di rappresentare all’ex Presidente e tuttora Consigliere Comunale avv.

Gianluca Pignatelli. Avvocato, la ringrazio per quanto ha fatto per questo Consiglio, le faccio tanti auguri per la sua nuova veste e benvenuto, bentornato su questi banchi. Grazie.

Presidente

Consigliere Brambilla, a lei la parola.

Consigliere Brambilla

Sì, grazie. Ripeto esattamente quello che ha detto il Consigliere Merisi e saluto tra i banchi l’amico Gianluca Pignatelli.

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Presidente

Consigliere Scarpellino, a lei la parola.

Consigliere Scarpellino

Grazie signor Presidente. Anch’io intendo associarmi ai miei colleghi, a nome della lista <Ariella Borghi Sindaco>, per ringraziare l’avv.

Gianluca Pignatelli per il compito che ha portato a termine in questi anni, ringraziandolo per la precisa e puntuale conduzione di questo Consiglio. Quindi grazie a lui e buon proseguimento per il suo incarico qui in Consiglio.

Presidente

Non ho altre richieste d’intervento, quindi diamo inizio ai lavori di questo Consiglio, con il primo punto iscritto all'ordine del giorno. Ho la percezione che non si senta, boh, non so. Comunque, diamo inizio ai lavori del Consiglio, con il primo iscritto all’ordine del giorno.

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Comune di Treviglio

Consiglio Comunale del 22 marzo 2010 Punto n. 1)

PETIZIONE POPOLARE AVVERSO LA VENDITA DELLE FARMACIE COMUNALI. DETERMINAZIONI DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE -

Presidente

Do la parola all'Assessore Stucchi, per una breve introduzione. Do per letto il testo della delibera.

Assessore Stucchi

Allora, la decisione di alienare le tre farmacie comunali di Treviglio si inserisce nell’ottica di creare nuove opportunità d’investimento senza pregiudicare né comprimere i vari servizi socio-sanitari gestiti dall’attuale società controllata, Igea S.p.A., e riflette un atteggiamento abbastanza diffuso nelle Amministrazioni Comunali italiane negli ultimi anni. Le varie esperienze nazionali hanno visto differenti modalità di gestione alternativa del servizio di farmacia, in alcuni casi si è proceduto ad una completa privatizzazione del settore, cedendo ad un unico compratore tutte le aziende, è questo il caso ad esempio delle farmacie comunali di Bologna, cedute in blocco alla società tedesca Ghee, il Comune di Milano ha invece effettuato la privatizzazione frammentata ai singoli farmacisti, il Comune di Treviglio invece ha individuato un ulteriore approccio, decidendo di alienare la maggioranza del proprio capitale, mantenendo una partecipazione minoritoria di una società mista pubblico-privata.

Le motivazioni che hanno indotto il Comune di Treviglio a procedere con questa operazione sono connesse alla impossibilità di reperire forme alternative di finanziamenti necessari alla realizzazione di opere di investimenti ritenute essenziali da questa Amministrazione Comunale. L’alienazione delle farmacie è un’operazione socialmente utile in quanto costituisce un’opportunità concreta di finanziamento di opere necessarie ed improcrastinabili, investendo risorse si creano nuove opportunità per far ripartire l’economia, il ricavato in questo momento risulta essere ancora elevato e non muta il servizio al cittadino, le farmacie comunali hanno svolto un’importante funzione sociale che continueranno a svolgere.

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Come dicevo, i proventi derivanti dall’alienazione delle farmacie saranno destinati alla realizzazione di importanti e improrogabili interventi, quali la ristrutturazione del Palazzo comunale ex Upim, per la cui realizzazione si prevede uno stanziamento di cinque milioni di Euro;

per l’ampliamento del Centro diurno anziani, per cui sono stimate spese per 500.000 Euro; la realizzazione della pista ciclabile di via Brignano, su cui verranno spesi 420.000 Euro; la ristrutturazione della scuola in frazione Geromina per 400.000 Euro; la ristrutturazione della scuola della frazione Cerreto per 200.000 Euro.

Inoltre, sempre con tali fondi sono stanziati investimenti per ristrutturazioni straordinarie delle case comunali per 530.000 Euro; la manutenzione straordinaria di palestre e impianti sportivi per 500.000 Euro; ed infine la ristrutturazione dell’edificio dell’ex caserma austro- ungarica, destinata a nuova sede del Tribunale, per 600.000 Euro, mentre la restante parte dell’intervento di riqualificazione, stimato in complessivi 1,5 milioni di Euro, quindi la differenza per 900.000 Euro sarà finanziata con devoluzione di mutui, cioè mutui già contratti in passato, che hanno generato economie, che vengono poi reinvestite.

L’attività svolta dalle farmacie inoltre non è un servizio sociale, perché operano come le altre farmacie che appartengono ai privato, tanto per chiarire, vendono farmaci ai prezzi fissati e non distribuiscono farmaci sottocosto. Non c’è dubbio sul fatto che quello farmaceutico debba essere annoverato tra i servizi pubblici locali, con una valenza funzionale a realizzare fini sociali, come quello della capillare distribuzione sul territorio dei farmaci, beni soggetti ad un regime di amministrazione controllata, ma occorre sottolineare la particolarità dell’Azienda farmacia, che è da considerarsi un complesso di beni organizzati per l’esercizio del servizio farmaceutico.

Si tratta di un’azienda commerciale, seppur necessariamente affidata ad un professionista intellettuale, il farmacista, nei confronti del quale si applicano le norme civilistiche e fiscali che riguardano per l’appunto l’azienda commerciale. Il servizio pubblico dell’impianto e dell’esercizio di farmacie, secondo la definizione fornita dall’art. 1, n. 6, del Testo Unico sulla municipalizzazione dei pubblici servizi, costituisce un significativo e problematico punto d’incontro tra le esigenze di un controllo e coordinamento professionale oggetto della tutela e della vigilanza normativa, quelle di farmacista e quelle della gestione dell’attività d’impresa, costituita appunto dall’azienda farmaceutica nella quale viene svolta la cessione di beni, farmaci e non solo.

Ora, ai Comuni spetta la facoltà di scegliere la modalità di gestione del servizio farmaceutico, tra quelli previsti dalla legge 8 giugno del 1990,

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n. 142, art. 3. Per quanto riguarda la presenza territoriale la legge 362 del ’91 regolamenta la pianta organica delle farmacie, consentendo che ne possano esistere una ogni 4.000 abitanti per i Comuni con una popolazione superiore a 12.500 abitanti, oppure una ogni 5.000 per i Comuni con popolazione inferiore ai 12.500 abitanti. Naturalmente ogni struttura di servizio e di vendita deve avere una determinata area di pertinenza, questa delimitazione non ha però impedito ai privati di dislocare le proprie strutture di vendita al limite dei territori di competenza, in zone più vicine ai centri cittadini, evitando aree periferiche.

In generale l’intervento dei Comuni è volto a coprire il servizio in modo maggiormente uniforme, anche se meno redditizio, andando a posizionare le farmacie comunali anche nelle frazioni e nei centri abitati; tali esigenze risultano oggi superate nell’attuale posizionamento delle farmacie comunali trevigliesi. Nel processo di alienazione si prevede comunque che l’attività di servizi alla persona continui ad essere svolta come prima, nelle modalità e nella qualità del servizio.

Presidente

Grazie Assessore. Io devo scusarmi innanzitutto con questo Consiglio e poi con la sovranità del popolo, prevista dalla Costituzione, con riferimento all’aver semplicemente citato l’oggetto del presente punto all’ordine del giorno. Per cui ai Consiglieri e ai cittadini presenti, richiamo che la petizione popolare è stata presentata il 12 novembre 2009, acclarata al protocollo con il n. 54448, ed è stata promossa dal Circolo Nuova Italia di Treviglio e reca 1.001 sottoscrizioni.

Il testo della petizione cita testualmente: i sottoscritti cittadini si rivolgono con la presente petizione popolare promossa dal Circolo Nuova Italia di Treviglio, ai sensi del comma 38.3, dell’art. 38 dello Statuto comunale, approvato con deliberazione 22, del 28-2-2008, al Sindaco e alla Giunta e al Presidente del Consiglio, affinché blocchino la vendita delle farmacie comunali.

È indirizzata al Sindaco, al Presidente del Consiglio e alla Giunta e dichiarano: noi sottoscritti, cittadine e cittadini di Treviglio, premesso che è al vaglio dell’Amministrazione Comunale una proposta per vendere le farmacie comunali a società privatistiche; considerato che le farmacie comunali costituiscono un patrimonio della Città, un servizio sociale per i cittadini e una risorsa finanziaria per il Comune; chiediamo che l’Amministrazione Comunale non dia corso alla proposta di cui sopra, rinunciando a dissipare un patrimonio di così alto valore sociale ed economico.

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Mi sembrava corretto leggerla, proprio nel rispetto della sovranità del popolo, sancita dalla Costituzione e mi scuso di non averlo fatto prima.

Do la parola al Sindaco.

Sindaco

Grazie. Mi scuso per aver fatto qualche minuto di ritardo, ero qui, ero impegnata un attimo. Vorrei ringraziare il Presidente uscente Pignatelli, a nome mio e della Giunta e dell’Amministrazione tutta, so che altri Consiglieri l’hanno già fatto, le auguro buon lavoro per questo anno che ancora la vede Consigliere dalla parte opposta.

Io per il momento volevo solo ringraziare di cuore, esprimere riconoscenza e gratitudine all’ex Presidente Pignatelli, lascerei aprire il dibattito, io ho tante cose da dire, ma preferirei intervenire su sollecitazioni da parte vostra.

Presidente

È aperto il dibattito. Invito i Consiglieri ad iscriversi. Consigliere Mangano.

Consigliere Mangano

Allora, questa petizione popolare era stata presentata quando c’era l’ipotesi di vendita delle farmacie, dal Bilancio di previsione abbiamo visto che questa Maggioranza ha deciso di dar corso alla decisione, che all’epoca era ipotizzata, a venderle. Io condivido il contenuto, stringato, della petizione che è stata presentata, in quanto diversamente dall'Assessore e da questa Maggioranza, non condivido la scelta che è stata fatta o che verrà fatta a giorni, con l’approvazione del Bilancio 2010, perché è nel Bilancio 2010 che è stato appostato l’importo di nove milioni di Euro.

L'Assessore nella sua dichiarazione che ha fatto, ha parlato che queste di fatto, questa vendita viene fatta non per cassa, ma per opere improcrastinabili; allora, se queste opere, Assessore, erano così improcrastinabili, questa decisione poteva essere assunta prima, perché è un’operazione di cassa di fatto, perché sfido chiunque a vedere nei 24 milioni di investimenti previsti in questi otto mesi che sono rimasti, da marzo a dicembre, a che queste opere possano trovare non realizzazione, perché insomma, bisogna avere un senso della misura, ma che possano addirittura essere messe in fila, una dietro l’altra, per poter essere avviate.

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Mi fa specie dire che queste farmacie non abbiano svolto nessuna funzione sociale, e be’, la colpa non è né della farmacia né del Consiglio d’Amministrazione, l’ho detto in altra sede e lo ribadisco qua, è di questa Maggioranza, che detiene l’intero capitale sociale della società e spettava a questa Maggioranza, con la sensibilità che la contraddistingue sotto l’aspetto sociale, a porre gli obiettivi per raggiungere e per effettuare quei servizi sociali che possono essere fatti. Questo non è stato fatto e si dice, è stato fatto soltanto per il servizio notturno e per il servizio festivo; be’, non è poca cosa, cioè, per molti pensionati trevigliesi penso che sia una scelta e un aiuto non indifferente, ma non è solo questo.

E andiamo a fare, andiamo a destinare, virtualmente, teoricamente, questi importi per tutta una serie di strutture, di opere pubbliche, che di sociale, ad eccezione del Centro diurno, tutti gli altri valgono un minimo di riflessione, cioè il Tribunale e la Polizia locale sono una priorità di questi ultimi sette mesi? Fino a due mesi fa era prevista la Polizia locale, negli ultimi due mesi è il Tribunale nelle priorità. Su questo argomento abbiamo modi ed occasioni di parlare se effettivamente i Tribunali, questi distaccati, rimarranno o meno, però il recupero di un immobile pubblico è importante, però messo nelle priorità per la vendita delle farmacie mi fa riflettere non poco.

Io ribadisco che le farmacie, come i 1.000 cittadini che hanno sottoscritto, hanno una loro valenza sociale e una loro valenza economica, si è detto in più di un’occasione che bisognava vendere subito, perché non bisognava far perdere di valore le farmacie, perché poteva esserci la possibilità che queste potessero essere liberalizzate in termini di vendita; questo non è, non risulta nella maniera più assoluta, quanto meno, né nel breve né nel medio periodo. Poi una recente delega data al Consiglio dei ministri prevede che le farmacie possono svolgere una serie di funzioni nell’ambito del servizio sanitario nazionale, fornire assistenza domiciliare integrata a particolari categorie di persone, anziani e disabili, fornire gli strumenti diagnostici per le analisi di prima istanza, prenotare visite ed esami specialistici presso le strutture pubbliche e private convenzionate, partecipare ai programmi di educazione sanitaria e campagne di prevenzione; sicuramente si possono fare e non si possono fare, sono delle scelte che debbono essere fatte, come questa Amministrazione ha deciso che le farmacie svolgono una funzione solo commerciale e in quanto tale dice, per la legge di mercato io me le vendo, perché ho di bisogno.

Lo decide in questa fase, legittimamente, il Sindaco ha detto, 1.000 cittadini non sono d’accordo, ce ne sono altrettanto che sono d’accordo, cioè vogliono che si vendano, cioè rispetto alla petizione popolare. Noi diciamo che questa vendita è inopportuna e valuteremo, visto che già la

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scelta dalla Maggioranza è stata fatta, se avviare un referendum tra i cittadini trevigliesi in merito alla vendita delle farmacie. Per cui prendo atto, avendolo già preso quando è stato consegnato il Bilancio di previsione, è stato ribadito dall'Assessore in questa sede, non condividiamo queste scelte e altrettanto democraticamente ci opporremo per quanto è possibile farlo, con quelli che possono essere gli strumenti che abbiamo a disposizione, in maniera democratica.

Grazie.

Presidente

Grazie Consigliere Mangano. Non ho altri iscritti. Consigliere Manenti, a lei la parola.

Consigliere Manenti

Posso prima una domanda, Presidente?

Presidente Sì, certo.

Consigliere Manenti

Assessore Stucchi, mi vuole spiegare, in parole molto sintetiche, il perché si è scelto di non vendere l’azienda farmaceutica, di proprietà dell’Igea, e invece di, mi pare di capire, di vendere le azioni? Una migliore spiegazione su quella procedura…

(intervento fuori microfono)

… se mi dà delle spiegazioni su quella procedura qua. Poi intervengo.

Presidente

Grazie. Consigliere...

(intervento fuori microfono)

… sì, sì…

Assessore Stucchi

Allora, le operazioni che avevamo ipotizzato erano appunto queste due inizialmente, ne avevamo anche parlato in Commissione, prima avevamo, cioè la prima ipotesi era quella di cedere l’azienda farmacia, per cui tecnicamente restava Igea, si cedeva o il ramo d’azienda farmacie, oppure i tre rami d’azienda farmacie e rimaneva in Igea l’attività dei servizi sociali, che, diciamo così, resta come adesso.

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Mentre invece l’altra ipotesi era quella di dividere l’Igea in due rami, il ramo sociale e il ramo invece farmacie.

In questo caso, diciamo, abbiamo preferito questa seconda scelta, perché preferivamo tenere una forma di, così, di controllo, diciamo, una presenza comunque nell’azienda farmacia, quindi tenendo un 2%, un 5%, un 10%, una percentuale di queste quote e cedendo il resto, in modo da arrivare a una partecipazione mista pubblico-privata. L’idea di cedere le quote, la prima idea a cui avevamo pensato, di cedere le tre aziende farmacie separatamente, avrebbe probabilmente permesso una maggior monetizzazione, nel senso che c’è più concorrenza sul mercato, ci sono più probabilmente operatori che possono permettersi di partecipare a un bando per comprare una farmacia, quindi il singolo farmacista potrebbe partecipare, però il problema qui si poneva nei confronti dei dipendenti, nel senso che avremmo dovuto prendere i dipendenti delle farmacie, dividerli nelle tre farmacie, perché si sarebbero divise, avremmo fatto proprio una suddivisione; quindi l’azienda farmacia che è un complesso di beni e di cose organizzate, diciamo, per svolgere la funzione, l’attività, bisognava definire che cosa corrispondeva alla farmacia 1, che era l’azienda 1, che cosa l’azienda 2 e che cosa l’azienda 3, prima cosa e seconda cosa, nei confronti dei dipendenti ritenevamo che ci fosse una tutela minore, nel senso che se il singolo farmacista, supponiamo, vendiamo una farmacia, la compra il farmacista, non so, un farmacista, ovviamente, cioè probabilmente lui nella farmacia mette lui e la sua famiglia e lavorare nella farmacia e i dipendenti hanno un posto che secondo me risulta un po' più a rischio.

Questa formulazione invece, questa forma alla quale abbiamo pensato, tutelerebbe maggiormente i dipendenti, nel senso che chi partecipa a un bando per tre farmacie è un po' più strutturato, nel senso che comunque è, dovrebbe essere perlomeno un’azienda e poi al capitale, di questo 98% che andiamo a cercare, potrebbero partecipare, diciamo, associandosi i farmacisti. Per cui per noi, diciamo, il fatto che i farmacisti che sono dipendenti possono in qualche modo partecipare al bando, che ci sia una maggiore tutela per i dipendenti, che il fatto di tenere il 2 o il 5% ci permetta magari di avere un posto nel Consiglio d’Amministrazione e di incentivare in qualche modo l’attività, diciamo, qualche attività sociale che magari vogliamo che rimanga in Igea, , per noi è stato un passaggio sicuramente importante.

Colgo l’occasione per, magari poi risponderò in modo più completo al Consigliere Mangano, però rispondendo a questo volevo rispondere a un passaggio che ha fatto il Consigliere Mangano, dicendo che l’attuale normativa adesso attribuisce alle farmacie una serie di altri servizi e che comunque il servizio notturno e festivo ha un valore sociale molto

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importante. Sarà nostra cura mettere nel bando un sistema a punteggio, come si fanno un po' tutti i bandi di cessione delle quote, che preveda, diciamo, che il vincitore del bando che andrà a comprarsi, che si comprerà le quote, che non venga assegnato solamente in base all’offerta economica, ma che ci siano dei parametri, così come anche hanno fatto nel bando dell’Unigas Blue Meta, che è disponibile sul sito dell’Unigas, nel quale, diciamo, poiché i dipendenti hanno, sono comunque tutelati, nel senso che sono dipendenti dell’Igea prima e sono dipendenti dell’Igea dopo, quindi per loro non cambierebbe nulla;

noi comunque metteremo un sistema a punteggio nel bando che dà un maggior punteggio nel caso in cui c’è un impegno a, adesso non so se la formula tecnicamente è in modo corretto, c’è un maggior punteggio nel caso in cui si preserva per un certo numero di anni il posto ai dipendenti e lo stesso anche cercheremo di inserire un passaggio anche per quanto riguarda il notturno, che è un ruolo importante e cercheremo di fare il possibile perché il notturno e il festivo non si interrompa. Grazie. Sono stata chiara?

Presidente

Grazie Assessore. Consigliere Manenti, a lei la parola.

Consigliere Manenti

Ecco, se non ricordo male, in un’altra occasione, in questo Consiglio, che abbiamo parlato di farmacie e non mi ricordo perché, o forse in Commissione, ma penso più in Consiglio, o forse su un’interpellanza, Riganti, dei costi della perizia valutativa delle farmacie, si era parlato di un valore di circa 13 milioni di Euro o 12,5 milioni di Euro, io mi ricordo quelle cifre lì, forse rispondendo a un’interpellanza di Riganti e oggi…

(intervento fuori microfono)

… di 11?

(interventi in sottofondo)

… ecco, perché siamo scesi a nove?

(interventi fuori microfono) Assessore Stucchi

Allora, è una questione fiscale, nel senso che, allora se io sono, nel abbiamo parlato in Commissione l’altro giorno, allora se io sono Igea, sono una S.p.A., ho in pancia un’attività, se la vendo, vendo questa attività, realizzo una plusvalenza, ci pago le tasse, okay? Quindi se, supponiamo, facciamo a numeri tondi, se io ho un’attività che vale cento, io come Igea la vendo a cento, pago le tasse e praticamente l’utile è di 70 circa. Allora, che cosa succede? Che poi a me socio

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distribuisce 70, okay? Teniamo conto che in Igea c’è, diciamo, un avviamento iscritto che va detratto nel calcolo della plusvalenza, però questo non cambia ai fini del, mentre invece nel caso di cessione del, e quindi alla fine la perizia è cento, poi Igea ci paga le tasse, al Comune distribuisce 70.

Lo stesso ragionamento è stato fatto qui, nel senso che il valore è sempre lo stesso, però siccome chi compra, nel caso di acquisizione di azienda scarica l’avviamento e quindi è disposto a pagare cento, nel caso invece di acquisto di quote chi compra non può scaricare l’avviamento, nel senso, perché ha comprato le quote, cioè non può ammortizzare la partecipazione, okay? E quindi il valore è 70. Quindi abbiamo, il valore era 11,6, adesso non mi ricordo esattamente, l’equivalente, al netto, cioè calcolata la plusvalenza, l’effetto fiscale, tolto l’importo dell’avviamento, porta ad un valore che, come ho detto anche nella relazione, noi abbiamo messo nove in Bilancio, però varia tra gli otto e i nove milioni di Euro a seconda della quota che cederemo, se cederemo 100% di quote, se cederemo 98 o se cederemo 95 o se cederemo 90.

Questa grossa differenza di valore, in ogni caso, deriva dalla questione fiscale. In ogni caso cedere l’azienda, pagare le tasse e distribuire i dividendi al Comune, ti dà 70, nel caso in cui cedi le quote ti dà 70 uguale. Cioè, è equivalente, è solo una questione, un’operazione fiscalmente diversa, ma alla fine è la stessa cosa, nelle tasche del Comune vengono gli stessi soldi.

Presidente

Grazie Assessore. Vedo la prenotazione ancora accesa, è per l’intervento?

(intervento fuori microfono)

No, lo conteggio io, parte da zero.

(intervento fuori microfono)

Ma io non vedo la prenotazione…

(interventi in sottofondo) Consigliere Manenti

… no, ma non parlo molto, parlo pesante ma poco. Allora, parto dal concetto preliminare, che non sono contro la vendita delle farmacie, sono contro questa metodologia e sono contro a vendere le farmacie per le medesime argomentazioni che diceva Mangano, non vedo un reinvestimento di un bene così importante del Comune di Treviglio in beni altrettanto importanti. Come ho già fatto presente all'Assessore,

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sulla vendita delle farmacie si giocherà la prossima campagna elettorale, perciò stasera ufficialmente entriamo in campagna elettorale, da una parte c’è chi vuole vendere le farmacie per realizzare determinate opere, secondo noi importanti ma non indispensabili, o comunque non al medesimo grado di quello che oggi rappresentano le farmacie di Treviglio, e dall’altra parte ci siamo noi che diciamo no, non vogliamo vendere le farmacie sulla base di questo programma e perciò, anticipando quello che ha detto Mangano, ci opporremo con tutti i mezzi, sia mezzi politici, che sono quelli più consoni a noi, che sono quelli di andare in piazza, Mangano c’è già andato, ha raccolto mille firme, non sono poche, ne raccoglieremo altrettante per indire il referendum e sia per utilizzare tutti gli strumenti, anche legali e giuridici, per impedire che questa operazione venga portata a termine e che comunque questa Maggioranza sospenda questa operazione, avendo il coraggio di portarla nella prossima campagna elettorale e per vedere se i cittadini di Treviglio, dando il voto a chi presenterà nel programma la vendita delle farmacie, dando il voto legittimerà un passo così importante per la Città di Treviglio. Farmacie che sono storiche e che perciò, secondo me, devono avere un passaggio nella cittadinanza trevigliese, sia esso il passaggio elettorale, o sia il passaggio referendario, è comunque un’operazione importante.

Lei, Assessore, ha fatto due affermazioni che secondo me forse in parte si contraddicono o dimostrano una certa, diciamo, incertezza, cioè dimostrano il fine, ma non dimostrano la vera motivazione. Lei da una parte ha detto, noi, nella prima parte dell’intervento, poi io le ho fatto una domanda specifica perché mi sembrava che avesse dimenticato qualcosa, nella prima parte dell’intervento lei ha detto, noi vendiamo le farmacie, vendiamo le quote delle farmacie e ci riserviamo una quota che va dal due al 10%, perché vogliamo mantenere un determinato controllo delle farmacie, torno poi sul controllo. Nella seconda parte, rispondendo a una mia domanda, invece ha fatto un discorso secondo me molto più realistico, che ha detto, no, noi dobbiamo utilizzare questo sistema, perché se vendiamo l’azienda, una, due o tre, se vendiamo le aziende, pur ricavando la medesima somma, ma con un prezzo inferiore, molto probabilmente facilitiamo maggiormente l’acquisizione delle farmacie.

Allora mi permetto di ricordarle che il suo ragionamento è soggetto a una grave critica, perché noi dobbiamo ricordarci e ci ricordiamo e io me lo ricordo tutti i giorni, che io sono cittadino trevigliese prima di tutto, ma sono cittadino lombardo e ancora di più sono cittadino italiano e ho giurato per questa benedetta Italia, più volte, purtroppo o per fortuna, nella mia vita, vista anche la professione che faccio.

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Allora, lei ha fatto un discorso dove noi non vendiamo le farmacie, le singole farmacie, che darebbero sicuramente un introito maggiore al Comune di Treviglio, perché dobbiamo difendere i dipendenti, ma dall’altra parte secondo me non li difendiamo, e perché dobbiamo evitare di pagare le tasse…

(intervento fuori microfono)

… dopo vedo sulla, vedo…

(intervento fuori microfono)

… se mi lascia concludere…

(intervento fuori microfono)

… se mi lascia concludere, dobbiamo evitare di non pagare la plusvalenza, uso il suo termine, noi dobbiamo evitare…

(interventi fuori microfono)

… dopo la leggiamo; allora, la sua, quello che ha detto lo rileggiamo, avremo modo di rileggerlo o mandarlo alle autorità competenti, perché lo leggano, non compete a me giudicare su quello.

Allora, evitiamo la plusvalenza, allora e mettiamo in moto un’operazione complicatissima che è quella della scissione delle aziende, la scissione delle aziende le quotiamo, perché diamo a ognuno la sua valutazione, vendiamo le quote sociali, perciò vendiamo le azioni, non vendiamo il 100% delle azioni, perché sennò qualcuno potrebbe metterci l’orecchio sul 100%, ci manteniamo una piccola quota, che non sappiamo bene se la nostra rappresentanza può essere il due, il cinque, il dieci, perché permettiamo due cose, da una parte che non ci sia la plusvalenza e perciò alla fine ci vengono i soldi in tasca nel medesimo modo e dall’altra parte chi compra non ha la possibilità di porla in detrazione quale costo, di porlo in detrazione.

Allora, la seconda parte non è vera, se compra una società comunque se la pone nei costi di acquisizione dell’azienda, se una società ha nel suo oggetto sociale di poter acquisire altre società se la pone comunque nelle provenienze passive, perciò la spesa comunque la imputa. Diversa è l’altra operazione, se lei pone in essere questa operazione e poi andiamo a leggere quello che ha scritto, ma poi vedremo l’operazione, se non è come dico io, mi sbaglio e me ne scuso, ma se l’operazione è quella di non pagare le tasse e mettiamo in moto tutto questo tipo di operazione per non pagare le tasse, con l’idea di non pagare le tasse allo Stato Italiano, si chiama elusione, elusione fiscale, se vuole le porto le normative sull’elusione fiscale, non faccia, dopo di che, è registrato quello che lei ha detto e vedremo l’operazione fiscale.

Allora, vendendo le quote mi dica lei come Igea quante tasse paga, vendendo le aziende paga la plusvalenza, è vero o è falso che

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paghiamo la plusvalenza? Così non paghiamo plusvalenze, okay, non paghiamo plusvalenze, la differenza fra i nove e i 13 milioni, e gli 11,5 milioni di Euro, 11,8, sono tasse, le tasse vanno pagate, le tasse vanno pagate, anche il Comune di Treviglio deve pagare le tasse. Se non è così mi sono sbagliato e chiedo scusa, ma è così, perché gliel’ho fatto ripetere stasera e l’aveva detto anche in Commissione, molto più chiaramente l’aveva detto, anche in Commissione, lo stesso concetto, bisogna evitare di pagare le tasse o pagare meno tasse, o pagare meno tasse…

(intervento fuori microfono)

… o pagare meno tasse, la vedremo alla fine, vedremo alla fine l’operazione.

La seconda considerazione che faccio e non sono un esperto in farmacie, però sono andato a vedere gli atti del convegno del 23 gennaio 2010 sugli effetti applicativi dell’art. 15 della legge 166 del 2009, e scopro dagli atti di questo convegno, dove c’erano i più grossi luminari italiani che trattavano in tema di farmacie, organizzato dalla Farmacom con il patrocinio dell’Assofarm che, e forse anche qua mi sbaglio, che il tipo di operazione che vuole fare lei è illegittimo, perché non è consentito dalla legge, nei tipi di gestione delle farmacie dal punto di vista societario, dove il Comune rimane socio, leggo testualmente, la legge di riordino del settore farmaceutico, con la quale è stato modificato l’art. 9 della legge 475 del 1968, disciplinante le forme gestionali delle farmacie comunali, ha limitato la possibilità di costituire società di capitali per la gestione del servizio farmaceutico, alla sola ipotesi di costituzione con i farmacisti, fra parentesi comunali, in servizio al momento della costituzione della società. Forse si sono sbagliati anche in questo convegno, però sarà uno di quei motivi che ci indurrà a qualsiasi passo che voi farete, non solo di opporci dal punto di vista politico, ma di opporci anche davanti ai Tribunali amministrativi.

Grazie.

Presidente

Grazie Consigliere Manenti. Assessore Stucchi, non ho altre prenotazioni di Consiglieri Comunali.

Assessore Stucchi

No, allora, Consigliere Manenti, lei a chiusura dell’intervento mi ha detto, se ho sbagliato chiedo scusa, io le scuse le accetto, nel senso che, allora, fiscalmente l’operazione è neutra, i soldi che entrano nelle casse dello Stato sono gli stessi, nel senso che se io cedo l’azienda, come dicevo, le ripeto quello che ho detto, magari faccio un passaggio

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in più, in modo che lei possa capire, allora, imponibile per lo Stato, imponibile Ires, che cosa c’è? Se io cedo, come Igea, cedo le quote, il mio imponibile è cento, lasciamo per semplificazione, non parliamo dell’avviamento che c’è in Igea, che va detratto, eccetera, facciamo finta che non ci sia neanche l’avviamento, così è ancora più semplice.

Se io come Igea cedo le quote mi viene in tasca, cedo l’azienda mi viene in tasca cento, cento, pago le tasse per 30, semplifichiamo anche qui, supponiamo 30, il mio utile è 70, distribuisco al Comune 70, primo passaggio. In questo caso che cosa succede? Che chi la compra ha un avviamento che fiscalmente si detrae, okay? Quindi per lo Stato, diciamo, ai fini dell’imponibile generale Ires di tutto lo Stato Italiano, io pago le tasse e chi compra si deduce l’importo, quindi cosa vuol dire?

Che io pago e quello si deduce, quindi diciamo, l’operazione si pareggia. Perché c’è dentro l’avviamento che mi deduco, okay? Questa è l’operazione per lo Stato Italiano.

L’operazione che vogliamo fare noi che cos’è? Si cedono le quote, quindi si cedono le quote, chi compra non può detrarsi, chi compra che gestisce, diciamo, chi compra, una società che gestisce farmacie, che è operativa nella gestione delle farmacie e che se le mette nelle partecipate, che è un titolo che è…

(interventi in sottofondo)

… chi compra, essendoci un passaggio di quote, non può dedursi l’avviamento, quindi alla fine l’imponibile generale dello Stato è lo stesso. O paghi da una parte o paghi dall’altra, non è assolutamente un’operazione assolutamente elusiva, questo è il passaggio. Proprio perché non è un’operazione elusiva si vede proprio da che cosa? Si vede dal fatto che il valore è diverso, no!

(intervento fuori microfono)

… non se ne deduce…

(intervento fuori microfono)

… non so, forse…

(interventi in sottofondo)

… allora, se non sono stata chiara io, lascio la parola a Cervadoro magari…

(intervento fuori microfono)

… magari, sì, sì.

Presidente

Dirigente, a lei la parola.

Dott. Cervadoro

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Buona sera. Giusto per chiarire alcuni aspetti tecnici, visto che nella vicenda come dirigente del Settore finanziario sono stato attivato da parte dell'Amministrazione per seguirne le particolarità diciamo tecniche. Innanzitutto volevo tranquillizzare il Consigliere Manenti sul fatto che ovviamente non si sta cercando di valutare nessuna operazione di tipo evasivo o elusivo d’imposta, ma si tratta semplicemente di modalità affatto differenti, entrambe legittime, di alienazione delle farmacie; sono modalità tecniche diverse, in un caso il soggetto che vende è la S.p.A. che realizza attraverso un’operazione tecnica che si chiama cessione di azienda, di ramo d’azienda, delle plusvalenze, che in quanto tali sono tassabili e in capo all’acquirente si configura un credito d’imposta per l’avviamento, che a sua volta è ugualmente deducibile.

Tenga presente che comunque qualsiasi operazione, che non è come diceva il Consigliere Mangano in questo momento deliberata, secondo me, ma io, da come la vedo io, poi questo lo dirà anche il Segretario comunale…

(intervento fuori microfono)

… ritengo che questo Consiglio approvi il Bilancio nel quale è inserita anche l’alienazione delle farmacie e la destinazione di questa fonte di finanziamento ad opere pubbliche che sono state indicate dall'Assessore, e che con questo strumento oggi si vada, oggi, cioè dopodomani, poi quando sarà discusso, si vada a definire quelli che sono gli strumenti programmatori e il Bilancio di previsione dell’anno, mentre secondo me è opportuno che poi successivamente si deliberi, questo Consiglio si esprima nel merito su operazioni tecniche che sono di competenza del Consiglio Comunale, quale l’eventuale scissione della società e il Piano di alienazione delle farmacie, nello specifico.

Comunque, nessuna operazione, visto che ne rispondo anche io, viene fatta che non sia perfettamente rispondente alle normative fiscali, tributarie e alle normative civilistiche ovviamente, sono due modalità sulle quali un perito esperto in materia…

(cambio cassetta)

… che comunque in qualche misura è stata anche accennata dall'Assessore, per l’Erario. Questo dal punto di vista diciamo degli aspetti fiscali. Ah, ecco, poi qualche altra nota in relazione agli aspetti che ha richiamato il Consigliere Manenti, in relazione al convegno che recentemente si è tenuto, in relazione alla novità introdotta dall’art. 15 e 20 del Decreto 135, poi convertito nella legge 166 del 2009, relativamente al riordino dei servizi pubblici locali, nella misura in cui effettivamente sono state introdotte novità nella normativa, andando a scorporare sostanzialmente da quelle che sono le previsioni dell’art. 23 bis della 122, quindi della disciplina attuale di riordino dell’affidamento

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dei servizi pubblici locali, quelle che sono il settore delle farmacie e in questo caso parliamo delle farmacie. Andando sostanzialmente a ripristinare la legge del ’68, che prevede quattro forme sostanzialmente di gestione del servizio pubblici locale farmacie, che sono appunto la gestione diretta, l’affidamento ad un’azienda speciale, il Consorzio tra Comuni e da ultimo l’azienda per azioni con partecipazione del Comune e dei farmacisti dipendenti.

Questo quadro, a detta di anche autorevoli esperti, che però io le dico anche le motivazioni per le quali si sono espressi in un certo senso, diciamocela tutta, anche voluto forse dall’Associazione che ha promosso quel convegno, era più che altro finalizzato e orientato a dare un certo tipo d’interpretazione del quadro normativo attuale, volto a dire sostanzialmente che nel diritto di prelazione che i Comuni possono esercitare in relazione all’apertura di nuove farmacie, questo era limitato dal fatto che queste farmacie dovessero assumere connotazioni previste in queste quattro forme, era più che altro finalizzato a questo.

Sul problema di con quali strumenti e se è possibile ancora avere situazioni del tipo quella che si è qui ipotizzata, cioè di gestione attraverso una società mista sostanzialmente, nella quale il Comune ha una partecipazione affatto minoritaria e c’è come socio economico un altro soggetto che poi vediamo chi possa essere, può essere una società, può essere dei privati, possono essere gli stessi dipendenti consorziati, la questione è un po' più complessa, nel senso che anche su questo chiederemo e ci faremo assistere da consulenza legale che ci faccia confermare la piena legittimità di questa previsione.

Presidente

Grazie. Non per sottrarre il dibattito, ricordo ai Consiglieri che comunque…

(interventi in sottofondo)

… ricordo ai Consiglieri che comunque questo argomento, per il momento trattiamo la petizione e l’argomento poi verrà trattato nel Bilancio, che è una delle azioni del Bilancio nel suo complesso, insieme alle altre, e poi ci sarà anche una seduta ad hoc, in cui assumeremo una deliberazione con riferimento alle modalità di alienazione. Per cui di questo argomento tratteremo approfonditamente anche in seguito. Do la parola al Consigliere Dozzi.

Consigliere Dozzi

Grazie Presidente. Prima di entrare nel merito vorrei fare una piccola premessa, cioè probabilmente, anzi certamente le cose che io andrò a

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dire in questo mio intervento, forse anche all’interno della mia Maggioranza troverà qualcuno che non sarà perfettamente d’accordo, però siccome ritengo che il Consiglio Comunale sia la sede più opportuna per dibattere le questioni, a mio modo di vedere, politiche, ma con la P maiuscola, perché personalmente non ho mai, diciamo così, diffidato dal confronto anche aspro, ho sempre visto con un certo scetticismo e per non dire magari anche la confusione, io preferisco sinceramente la contrapposizione alla confusione.

Entrando nel merito della questione, debbo dichiarare che avrei firmato anch’io la petizione popolare avverso la vendita delle farmacie comunali, alla condizione però che i suoi tre punti fossero veri. Il primo punto, si dice, sono una risorsa finanziaria per il Comune; scusate, ma dove si vedono queste risorse? Non certamente la lettura dei Bilanci passati e presenti, guardando i quali si vede chiaramente che quando c’è stato hanno garantito al suo proprietario pubblico un guadagno, o se preferite un profitto, assolutamente irrisorio in relazione al fatturato e neanche lontanamente comparabile con i guadagni delle farmacie private e se non è stato per il passato presumibilmente non lo sarà per il futuro.

Si dice che è un servizio sociale per i cittadini, in realtà attualmente le farmacie comunali non fanno nessun servizio che non possa essere fatto dalle farmacie private; ad esempio per quanto riguarda il servizio notturno e festivo, è chiaro che sarà garantito a turno da tutte le farmacie, con un impegno contrattuale particolare per gli acquirenti delle farmacie comunali. Se quanto affermato sopra è la pura realtà dei numeri e dei fatti, è evidente che le farmacie comunali rappresentano attualmente un patrimonio infruttifero, che non produce ricchezza né servizi.

Passo ora a due brevi considerazioni politiche. Io capisco che la destra, diciamo così ex Alleanza Nazionale, la destra diciamo così corporativa, possa essere contraria alle privatizzazioni, al riguardo basta ricordare il Presidente della Provincia di Roma, Simone Moffa di A.N., quando nel maggio 2003, poco prima delle elezioni amministrative, entrò in rotta di collisione con Veltroni, Sindaco di Roma, bloccando le 300 nuove licenze per i nuovi taxi che il Comune stava per rilasciare, però a me, ex comunista, sembra che per far uscire dalla stagnazione nella quale si trova l’Italia dobbiamo abbattere le barriere tra l’economia privata di mercato e l’economia protetta del pubblico, in questo credo di non essere isolato, se solo penso alla riforma del commercio, iniziata dal governo Prodi, con ministro Bersani, nel 1998, riaffermando con forza il principio di uguaglianza di tutti i lavoratori e non della difesa corporativa di settori privilegiati di lavoratori.

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Invece mi meraviglia molto che la destra liberale, in realtà più liberista che liberale, come di fatto sembra l’ex Forza Italia e la Lega, possa essere contraria alle privatizzazioni, se non in modo molto ma molto strumentale, detto brutalmente, si mette di traverso per impedire alla Giunta di trovare le risorse necessarie per le opere fondamentali per la nostra Città, per renderla più bella e più vivibile e qui non sto a sottolineare quello che hanno sottolineato sia l’Assessore che, negando le risorse sarà poi molto più facile accusare la Maggioranza di non fare nulla per i propri cittadini. In ogni caso e questo mi dispiace che non ci sia la Consigliera Siliprandi, valuterò attentamente le considerazioni con le quali l’illustre farmacista rappresentante della Lega si oppone alla eventuale concorrenza di altre tre farmacie. Grazie per la vostra attenzione.

Presidente

Consigliere Brambilla, a lei la parola.

Consigliere Brambilla

Grazie Presidente. Io farò un intervento molto più raso terra, perché entro nel discorso dei numeri magari e anche un po' di quello tecnico.

Va be’, una premessa, io rispetto la petizione del Consigliere Mangano, anzi, del suo gruppo politico, e d’altra parte sono strumenti democratici che giustamente devono essere utilizzati quando, diciamo, c’è una sensibilità verso un certo problema. E un po' meno d’accordo, nel senso, sono d’accordo con il Consigliere Manenti quando dice che lui è d’accordo di vendere le farmacie, però poi fa delle valutazioni che sono completamente diverse dalle mie, a parte l’aspetto delle tasse che poi magari riprendo, nel senso che, e qui concordo con l’intervento precedente, la valutazione della bontà dell’investimento pubblico, dell’investimento del Comune, è chiaro che può essere soggettiva, ma può anche essere strumentale, nel senso che se io non voglio fare questa cosa perché chi la fa magari ottiene un risultato positivo, che a me non va bene, cerco di strumentalizzare il ragionamento, ma questo non è obiettivo, e io cerco, dal mio punto di vista, di essere obiettivo, nel senso che io dico che le farmacie rispetto all’Upim, io preferisco l’Upim, ma molto chiaramente, per un discorso che se facciamo magari una valutazione di numeri può anche darmi ragione, ma se facciamo una valutazione di come è conciata la città al giorno d’oggi, degli anni che stiamo aspettando di risolvere un problema, del valore aggiunto che ha anche da un punto di vista commerciale, dell’afflusso dei turisti in città, o comunque delle persone, eccetera, sicuramente questa è

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un’opera importantissima, che deve essere realizzata. Così come tutti gli altri investimenti che, diciamo, ci stanno dentro in questa cifra.

Per quanto riguarda invece il ragionamento delle tasse, è una compensazione, io mi meraviglio che l’avv. Manenti non lo capisca, o forse fa finta di non capire, perché la compensazione e d’altra parte se c’è un acquisto su cui si deve pagare le tasse, è chiaro che pago di più perché le tasse le verso dall’altra parte, se non devo pagare le tasse è chiaro che pago di meno, perché non posso recuperare. Cioè, voglio dire, mi sembra un discorso talmente ovvio che, ecco, cioè girarci attorno, dopo non lo so, i cavilli, certamente gli avvocati sono bravissimi a trovare cavilli da tutte le parti, per cui probabilmente sarà in grado anche di trovare i cavilli.

Ecco, ma per concludere, allora, io ribadisco…

(interventi in sottofondo)

… io ribadisco l’importanza di questa operazione, che a mio modo di vedere rientra anche nel programma elettorale della lista che io rappresento, perché finalmente si prende una decisione, sulla quale sicuramente non tutti saranno d’accordo, ma soprattutto credo saranno d’accordo nel dire, finalmente si è presa una decisione, ecco. Da questo punto di vista credo che anche l’avv. Manenti, che all’inizio ha detto che personalmente gli può andar bene anche la vendita delle farmacie, valutando diciamo il corrispettivo da un punto di vista degli investimenti, ognuno avrà la sua valutazione, ma da questo punto di vista credo che Treviglio avrà dei benefici, e io parlo di Treviglio, non parlo di parti politiche, perché questi discorsi mi danno anche un po' fastidio, nel senso che o siamo qui per fare il bene di Treviglio, o siamo qui per aspettare che l’anno prossimo ci sono le elezioni e allora vinco io, vinci tu, però Treviglio continua a naufragare, come sta naufragando da tanti anni. Grazie.

Presidente

Consigliere Scarpellino, a lei la parola.

Consigliere Scarpellino

Grazie Presidente. Anch’io, come il collega Bruno Brambilla, voglio fare un intervento che sia sicuramente non tecnico, ma abbastanza vicino allo spirito di questo argomento, che appunto è la petizione promossa da oltre mille cittadini e di fronte alle petizioni pubbliche abbiamo il dovere di analizzarle, valutarle e decidere di conseguenza, con grande attenzione. E qui non voglio parlare né da ex comunista né da ex fascista, perché non mi riguardano questi passati, ma proprio da

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cittadino, che quando si è trasferito in questa amena cittadina dieci anni fa ha notato proprio, oh, perbacco, ci sono le farmacie comunali, che strano, nella mia città non ce n’erano e ho provato a capire la differenza fra quelle private e quelle comunali. Devo dire che pur avendole frequentate abbastanza per problemi connessi, diciamo, a problemi di salute dei miei suoceri, non ho trovato nessuna differenza, quindi quando parliamo di servizio sociale per il cittadino dobbiamo chiederci, ma quale servizio sociale?

Avevamo bisogno di aver recapitati grossi quantitativi di pannoloni e le farmacie comunali non effettuavano questo servizio, avevamo bisogno di veder recapitate le bombole di ossigeno e le farmacie comunali non effettuano questo servizio, quindi quando poi parliamo di patrimonio della città, è giusto, le farmacie comunali entrano nel patrimonio della città, ma come tutti i patrimoni vanno amministrati.

Allora, se io nel mio programma di mandato ho degli interventi utili alla collettività e quindi a tutta la cittadinanza, è il mio portafoglio, perché quando parliamo di patrimonio parliamo di portafoglio, è questo, per cui io ho poche alternative, o vendo una parte del patrimonio, adesso non entro negli aspetti tecnici, pur condividendo appieno la linea scelta dall’Amministrazione che mi sembra quella più a salvaguardia dei dipendenti e poi dei servizi della collettività, potendo assicurare nella convenzione la continuità di certi servizi veramente utili, come quelli del turno notturno e festivo. Pertanto ci sono poche alternative, o si continua a vendere il proprio territorio, come è stato fatto dalle passate Amministrazioni e avevamo un impegno preciso con i nostri elettori di non continuare su questa strada, quindi di salvaguardare il territorio, o di aumentare le tasse; c’è poco da fare, è un discorso molto semplice, aritmetico, abbiamo scelto di alienare parte del nostro patrimonio, è stato considerato con attenzione, proprio guardando gli utili, sempre ripetendo quella scarsa differenza fra pubblico e privato che dicevo prima, che le farmacie tutto sommato sono un patrimonio di questa città che potrebbero continuare a svolgere il proprio ruolo verso la cittadinanza, però gestiti da privati.

Per cui la risorsa finanziaria per il Comune secondo me è essenziale ai fini della gestione di un’Amministrazione corretta, abbiamo una crisi che sempre di più incide nel ramo sociale e la gente va aiutata, perché prima ancora dei farmaci dobbiamo fare in modo che questa gente possa mangiare, dobbiamo fare in modo che le opere per la città, che non sia solo il centro, ma siano anche le periferie, vengano realizzate, perché troppo lontano è il tessuto fra centro e periferia e quindi io credo che la scelta condotta, devo dire con grande attenzione, con grande discussione, non è una scelta che abbiamo preso a cuor leggero, vada

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fatta, vada fatta quando ce n’è bisogno, quando bisogna far quadrare il Bilancio e quindi con tutto il rispetto per le petizioni popolari bisogna avere anche il coraggio di difendere queste scelte, di fronte a tutta la cittadinanza.

Pertanto io, come mia abitudine, visto che ho portato via più tempo del mio consueto, anticipo già la dichiarazione di voto e quindi il mio gruppo respingerà questa petizione. Grazie.

Presidente

Prima di proseguire un attimo il dibattito e dare la parola al Consigliere Zordan, consentitemi un commento istituzionale, con riferimento all’assenza della Consigliera Siliprandi. Credo che vada apprezzato il gesto di delicatezza istituzionale della Consigliera Siliprandi, con riferimento alla sua assenza, data e in considerazione della sua posizione imprenditoriale. Detto questo do la parola al Consigliere Zordan, che si era prenotato.

Consigliere Zordan

Ecco, volevo sottolineare una considerazione che ha fatto il Consigliere Manenti nel suo intervento, quando ha detto che su questa questione della vendita delle farmacie si giocherà buona parte della campagna elettorale futura. È vero, non c’è niente di definitivo, si possono vendere le farmacie, si può vendere anche questo palazzo comunale se c’è la necessità, tutto si può vendere, il problema è con quale obiettivo. Ora, mettendo, brevissimo eh, mettendo sul piatto della bilancia la vendita delle farmacie comunali da una parte e con tutte le complicate questioni di architettura societaria che non sempre danno garanzia del mantenimento dei valori, però dunque, mettendo sul piatto della bilancia la vendita delle farmacie comunali e sull’altro piatto della bilancia, si può dire, la realizzazione del programma del Sindaco, il Sindaco ha tutti i diritti di dire, io voglio realizzare il mio programma, per cui metto in vendita le farmacie comunali. E ci azzecca?

E cioè, ciò che ricava da questa vendita, pare destinandone buona parte anche all’Upim, per cui viene facile il confronto, vendita farmacie comunali, realizzazione dell’Upim, giustifica la perdita di questo bene, che attenzione, non è da valutare solamente come un bene economico qualsiasi, come sarebbe ad esempio questo edificio comunale, ma ha per Treviglio un significato anche storico, un significato politico, storico, oltre che economico, le farmacie comunali sono una faticosa e complessa costruzione che è stata fatta dai trevigliesi, è entrata a far parte della vita comune del cittadino trevigliese, va alla farmacia

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comunale, magari la coda è più lunga che dalle altre parti, ma insomma, andiamo lì, è la farmacia comunale.

Venderle, al di là del significato stesso del gesto, è un qualche cosa che tocca, in pratica, la storia, i modi di vivere, i modi di fare, le convinzioni dei trevigliesi, è per questo che secondo me è da valutare molto attentamente e secondo me non vale la pena, mettendo sul piatto della bilancia da una parte la vendita delle farmacie comunali, dall’altro quello che si può realizzare, ad esempio Upim, non vale proprio la pena di alienare le farmacie comunali. Ci fosse un motivo preciso, un’opera sicura, fondamentale per i trevigliesi, che diventa una necessità assoluta, si vendono anche le farmacie comunali, ma per realizzare l’Upim, tra l’altro con un progetto che gira che non entusiasma molto e con una utilizzazione, una destinazione che non è ancora convincente, non è ancora del tutto convincente, ecco, è una decisione che voi potete prendere, evidentemente, come Maggioranza, che intendete prendere, perché il Sindaco vuole realizzare evidentemente il suo programma e poter dire, ho fatto quello che avevo promesso, però, però per me e penso per molti cittadini trevigliesi, l’alienazione delle farmacie comunali è un qualcosa che peserà molto sulle simpatie che questa Amministrazione porterà a casa. È per questo motivo, lo dichiaro già subito, che io sono per le iniziative che possano fermare questa decisione.

Presidente

Consigliere Reduzzi, a lei la parola.

Consigliere Reduzzi

Quanto tempo ho, Presidente?

Presidente Dieci minuti.

Consigliere Reduzzi

Grazie. Ma, stasera mi sento in una situazione kafkiana, cioè, io che non essendo un ex comunista, ma continuando ad essere comunista, mi trovo a confrontarmi, mi trovo a confrontarmi su una questione come questa con delle forze politiche che a livello nazionale e locale, intendo regionale, provinciale e comunale, hanno sempre portato avanti una politica di privatizzazione di quelli che noi chiamiamo i beni comuni, dall’acqua al gas, alla nettezza urbana, eccetera e appunto perché li

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ritenevamo beni comuni ci siamo sempre opposti e continuiamo ad opporci, vedi l’ultima manifestazione a Roma, a una politica di questo tipo. E qui invece trovo queste forze politiche che sono contrarie a una privatizzazione. E il mio sentirmi estraniato in questa situazione dipende da questo.

Dopo di che le altre considerazioni le ha già fatte l’amico Bruno, cioè che o certe cose non si capiscono o certe cose non si vogliono capire e allora dietro c’è un legittimo interesse politico a utilizzare questa, come tante altre questioni, per fare campagna elettorale, tra l’altro la campagna elettorale è ancora in corso, per le regionali, però è ancora in corso e quindi anche in questa situazione i conti da questo punto di vista tornano, ma qui ognuno fa la sua parte e quindi la cosa non mi stupisce più di tanto. Se invece si vogliono fare delle considerazioni serie, be’, io comincio a chiedermi se le farmacie siano un bene comune, come l’acqua, l’energia, il metano, eccetera, potrebbero essere un bene comune a certe condizioni, se realizzassero diciamo non un profitto, perché la parola non mi piace, se realizzassero un utile pubblico, in termini finanziari, con delle entrate finanziarie, che poi possono essere spese per altre iniziative o se realizzassero degli interventi di carattere sociale e sono quelli che, insieme alla difesa dei posti di lavoro, mi preoccupano di più.

E allora la mia domanda è, alle critiche anche giuste che il Consigliere Mangano ha fatto a questa Maggioranza, che non ha saputo incrementare l’intervento sociale delle farmacie, io mi chiedo, ma non è possibile recuperare il terreno e per esempio appunto mettere nel bando delle clausole precise per quanto riguarda… e dei punteggi precisi per quanto riguarda si diceva i lavoratori, si diceva il servizio notturno o festivo e io aggiungo anche le altre richieste o possibilità d’intervento che sono state fatte e che potrebbero, e che sono state messe nella legge ma non realizzate, e che potrebbero essere invece richieste? A questo punto si ovvierebbe a quella carenza di utilità sociale che qui è stata più volte denunciata.

Se è questo quello che si intende fare, magari le strade ci sono per poterlo realizzare, dipende dalla volontà politica e mi sembra che alcune, diciamo, espressioni, sia da parte del Sindaco, sia da parte dell'Assessore Stucchi, vanno in questa direzione. A questo punto chiedo che nel bando il punteggio in più venga dato anche, oltre che per chi difende i posti di lavoro, poi oltre per chi garantisce il servizio notturno e festivo, anche per gli altri servizi di cui si parlava prima e di cui è stato fatto l’elenco, in base all’ultima legge. Questo se si vuole andare in una direzione di questo tipo.

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Io personalmente poi ho dei problemi che dipendono dal fatto che nel programma del Sindaco questo passo non era previsto, d’altra parte mi rendo conto che essendo d’accordo invece con gli interventi a cui dovrebbero essere destinati i fondi che si dovrebbero ricavare da questa cessione di quote, se fossi un bravo amministratore dovrei dire, va bene, non sono d’accordo che si facciano questi interventi con questi proventi, faccio l’emendamento e vi dico dove andare a prendere i soldi per fare comunque quegli interventi che ritengo utili e che, mi dispiace Consigliere Mangano, sono di carattere culturale, di carattere sociale, riguardano le frazioni, riguardano le case comunali, riguardano il centro anziani, insomma non definirli importanti per Treviglio mi sembra un po' una boutade che lascia il tempo che trova.

Poi, Consigliere Zordan, se il progetto Upim, l’armadillo non va bene, questo non vuol dire che non si possa trovare un altro progetto che vada bene alla cittadinanza, se comunque si intende mantenere il discorso della utilità dell’intervento per il recupero dell’Upim. Detta in termini pacati, a me la questione sembra questa, poi voglio dire, che sia una tradizione che, tutte le considerazioni che faceva il Consigliere Zordan mi possono trovare d’accordo, ma purtroppo bisogna scegliere e Machiavelli diceva che non si può evitare un inconveniente a zero inconvenienti, eviti un inconveniente, ma te ne puoi trovare un altro, speriamo minore, ma insomma, un inconveniente comunque te lo trovi sul tuo cammino.

Per quanto riguarda invece le considerazioni politiche, preelettorali eccetera, il Consigliere Manenti dice che farà tutte le opposizioni possibili e immaginabili, è nel suo diritto, se abbiamo sbagliato a livello politico, a livello funzionariale, ovviamente risponderemo a questi livelli, se avremo avuto ragione il Consigliere Manenti ci ripeterà le scuse, a questo punto posticipate, non più anticipate. Però una cosa mi sembra strana, visto che ogni tanto il Consigliere Manenti ci dà delle lezioni di diritto costituzionale, io ho sempre saputo che un referendum su una questione di Bilancio non è prevista da nessun Regolamento e neanche dalla legge istitutiva. Siccome questo va a definire il prossimo Bilancio, non vorrei sbagliarmi, insomma, non vorrei salire in cattedra io a mia volta, ma un referendum di questo tipo lo vedo difficile…

(intervento fuori microfono)

… come appunto ammissibile. Però, insomma, abbiamo tutti i consulenti del caso.

Un’ultima considerazione, ed è questa, è cominciata la campagna elettorale, l’anno prossimo ci saranno le elezioni, ecco, io cerco di vedere un futuro di questo tipo, il centro destra che farà campagna elettorale dicendo che questa Giunta Borghi, di centro sinistra, ha

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venduto le farmacie eccetera, e a quel punto mi chiedo, ma metterà anche nel proprio programma il riacquisto delle farmacie? Perché coerenza vorrebbe che se vogliamo le farmacie a tutti i costi, io mi aspetto nel programma elettorale del centro destra, il recupero, il riacquisto delle farmacie…

(intervento fuori microfono)

… perché a questo punto, a questo punto non siamo coerenti; certo, in campagna elettorale si dice di tutto e di più, si mettono i Pinocchi dove non ci stanno e non mi riferisco al suo, che quello era sbagliato, mi riferisco a qualcun altro della Lega, che ha messo i Pinocchi ben sapendo di sparare falsità eccetera, però voglio dire, c’è un limite comunque, un’asticella di decenza, oltre alla quale, sotto la quale non si può scendere. Se siamo coerenti, centro destra, io l’anno prossimo vi aspetto a mettere nel vostro programma il riacquisto delle farmacie, sennò dico, non eravate seri quando vi siete opposti alla loro vendita.

E dirò di più, e dirò di più, potreste rallegrarvi, perché il lavoro sporco l’ha fatto il centro sinistra.

Presidente

Non ho ulteriori richieste d’intervento. Sindaco, a lei la parola.

Sindaco

Sì, farò alcune osservazioni sugli interventi fatti in aula e poi vi darò ancora alcune motivazioni che ci hanno indotto a questa scelta di alienazione delle farmacie. Per quanto riguarda l’elusione, così mettiamo il cuore in pace a tutti, lontano da noi ogni desiderio di andare in questa direzione, anzi, dovrei dire che tutto ciò che abbiamo fatto è andato, anche quando la politica avrebbe voluto fare scelte diverse, è sempre andata nel rispetto delle norme. È andata anche nel portare a casa tutte le tasse non pagate, se andate a vedere, tra Ici, Tarsu e scarichi industriali, eccetera, abbiamo portato a casa tre milioni di Euro, per cui mi sembra proprio che non abbiamo assolutamente bisogno di tappare buchi in Bilancio, abbiamo pagato debiti, abbiamo tolto crediti non esigibili, abbiamo portato nelle casse del Comune evasioni che non erano state perseguite e quindi sicuramente non vendiamo le farmacie comunali per pagare debiti scoperti, ma per favorire il bene e il benessere dei nostri cittadini.

Allora, il fatto sta in questa cosa, nella vendita dei tre rami di farmacie c’è la tassa da pagare e chi la deduce, quindi per lo Stato è pareggio, nella seconda ipotesi lo Stato è a pareggio fin dall’inizio, quindi lo Stato non perde nulla; poi il Consigliere Manenti se vuole va da Cervadoro che glielo spiega per bene, perché non credo che sia tema da

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Consiglio. Dopo di che, mi spiace, io continuo a ritenere che comunque Minuti, il mio primo Sindaco, sia stato per me un grande maestro e Minuti mi ha insegnato una cosa, sono stata con lui Capogruppo dell’Ulivo e sono stata con lui Consigliera Provinciale, mi ha sempre detto che quando una forza politica, una coalizione governa, va lasciata governare, mi criticava quando facevo emendamenti al Bilancio, eccetera, diceva, no, sono i cittadini che poi decideranno e sceglieranno se ha fatto bene o no, lui parlava di correttezza democratica in questo senso.

E poi mi pare che anche Minuti avesse come punto abbastanza centrale del suo programma l’Upim. È vero, per la Minoranza quello che propone come obiettivi la Maggioranza ovviamente non va bene, sono obiettivi di Maggioranza e non di Minoranza, però, non ripeto quello che hanno già detto i colleghi Consiglieri, questa Maggioranza che pensava di dover andare a un project financing sull’Upim, quando ha visto che avrebbe svenduto un bene pubblico di grande valore, di grande valore, ha deciso che quel bene pubblico dovesse restare ai cittadini e sarà davvero un patrimonio di tutti i cittadini e credo che tutti i qui presenti avessero nel programma l’Upim.

Dopo di che se voi ritenete che non sia utile, potete anche venire alle assemblee della Geromina, riqualificare per dare un punto di aggregazione alla scuola della Geromina, riqualificare la stessa cosa al Cerreto, non riqualificare le case ERP, vi faccio vedere il pacco di lettere che giustamente sollecitano interventi, le palestre che abbiamo ereditato, ma che da anni sono così, non voglio pensare che la Giunta precedente potesse fare tutto quello che c’era da fare, abbiamo ereditato con grosse carenze rispetto alle manutenzioni e rispetto alla sicurezza; volete, ritenete che non sia, come diceva Mangano, importante il Tribunale? Ma guardate che Tremaglia era qui con noi Sindaci due anni fa a sostenerla questa necessità del Tribunale a Treviglio e voi, io non ho il coraggio di andare davanti ai miei cittadini a dire che il servizio sarà spostato a Martinengo o a Caravaggio.

Dopo di che, sono vent’anni o trent’anni che si parla di sopprimere le sedi circondariali, ma non l’hanno mai fatto, sono andata a vedermi tutta la normativa. E allora! Se non sarà il Tribunale quei 600.000 Euro andremo a ristrutturare una caserma asburgica che sicuramente comunque per gli scopi che abbiamo avrà una funzione.

Ecco, io credo che le scelte che stiamo facendo siano proprio sociali, l’Upim è un bene sociale, lì metteremo una Biblioteca, una Biblioteca che vuole diventare piazza del sapere, con caratteristiche anche d’informazione, di prima informazione ai cittadini, oltre a tutte le altre funzioni, commerciali, di aggregazione, per i giovani, eccetera. Ditemi

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