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COMPONIMENTI POETICI
IMPROVVISATI
DA
GIANNINA MILLI
DI TERAMO.
FIRENZE
NELLA TIPOGRAFIACALASANZiANA
1858.
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POESIE IMPROVVISATE
NBL TEATRO DEL COCOMERO
laseradel7Dicembre1857.
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—
5—
li’
Amore
Aliale.Filiale
amor,
oh fervidoE
sacrosantoaffetto, Chelanatura provvida stilla all’uomnelpetto Insiem co'primibattitiDell’innocentecor;
Filialeamor, chel’anima Tuttaditem’accendi, Sola, pudica aureola Chesul
mio
frontesplendi.Scopo sublimeepremio Ditutti imiei sudor;
Deh!ne’miei versi effonditi, Siccome auragentile, Chesospirando aleggia All’apparir d’aprile Fra gliodorosi calici De’ variopintifior.
Col primo accentotenero Dellamaternabocca, Colprimobacio fervido Cheinfronte ella nescocca,
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Colprimo risoingenuo
Commisto
al pianto ancorCon
laprimiera ed ansiaSollecitasua cura, Con che ibisogni, igemiti Di prevenir procura Alpegno soavissimo Delsuofecondo
amor,
Delfiglio in sen,cheilvivereIgnora ancor,la pia Natura unsenso sveglia D’arcana simpatia,
Perleichein
grembo
accolselo,E
Ioprodussealdì.Nei lunghi sonni placidi Dell’età suafanciulla, Fra visionid’angeli Chelafiorila culla Soavemente ombreggiano
Con
lebell’ ali d’orDue
voltid’ ineffabileAffetto accesieimira;
E
quando risvegliandosi Ilumi intorno gira, Dique’due voltiincontrasi Nel piosorriso ancor;Ed
essiimparaa scorgere Fra centovolli ecento;—
7—
Peressi acqueta ii piangere, Peressi èil primoaccento.
Peressi il primocandido Suo priegoal Creator.
E
allorche giuntoal florido Mattinodellavita Framilleaffetti ondeggia L.irrequieta ardita Alma, che vedeinroseo DipintoI’avvenir,• Qual piùsecura sceglierePotriaguidaoconsiglio.
Qualcorper lui più tenero.
Qualpiùvegghiante ciglio.
Siacheil piacer sorridagli
0
locontristi il duol, Diquei,cheinlui rivivereSisente,ed agi,e sede Ingloriosa patria,
E
religiongli diede,E
colnome
trasmettegli Degli avisuoi1’onor?Oh
bello,ohsantoilgiubilo Cheinonda aunfiglio ilcore,Quando
in soavilacrimeImmerso
il genitore Vedeinudir1’encomio Ch’ei meritar cercò.DigitizedbyGoogle
Ah
no!nonsia chidicami Chespesso ilsol rischiara Mostri cheai padrirendono Tristelavitaeamara,E
maledirgli astringono Dilornascenzail dì.Udirnoi vo’;sacrilego
E
troppoempioè il reato;Nè
di sìtristaimmagineIl carme innamoralo Bruttar vogl’ io,nè pingerla Saprei, volendo,ancor.
Oh
!ame
1’amor
che ressemi Alla virtùfinora.Consolator benefico La vita irraggiancora;
•
E
quandopresso a sciogliere Sarò1’estremo voi Deh! eh’ iorimiri, ilanguidiOcchi volgendo intorno.
Quei voltichesorrisero Alla
mia
culla un giorno;Del bacio lornelgaudio Miaccoglierà il Signor.
—
9—
I
Fanciulli del Poveri.
Oh! nonfugate quei pargoletti,
A me
lasciateli tutti appressar;Dei Cielial regnoson essi eletti;
InCiel,chi spregiali,nonsperientrar.
Così,aiseguaci vólto,dicea Queicheperlutti venneasoffrir,
E
la divinadestraslendea Lebionde testea benedir.E
nondai ricchiadorni ostelli Veniangl’infantialRedenlor,Ma
dai tugurjpiùpoverelli, Là doveilpane bagna il sudor.Figli delpopolo crescean fra’stenti.
Ed
eipel popolovisse emori;E
neldiligerequegl’innocentiAd
imitarlotuttiammonì.Oh!
ipoverelli L. innudastanza Quand’essiilumi schiudonoal sol,
Non
ilsorrisodell'esultanza 11 lorvagito accoglier suol.Ma
il primo bacio,chelalanguente Madreal suofigliosulfronte dà,DigitizedbyGoogle
—
40—
L’
orma
vilasciad’unadolente Stilladitrepidaansiae pietà.Oh
chisa, pensa,seavrà ilsuopetto Pernutricarlofecondoumor?-
Chisa sesempre avrà queltetto Perricovrarviquelsuo tesoriOr
belloeroseoha il picciolvolto,Dorme,
eil dolorechesia nonsa;Ma
sedafieromorbo
fiacolto, Chiaitae farmacogli appresterà?E
se 1*assidue fatiche ei stentiLo
sposoopprimono, s’egroei riman.Oh!verrà giorno chefra’lamenti Quelfiglioun panele chieggainvanì
A
tal pensieroquellapietosa Trema, ed al senostrettoilbarobiu.Correa riprender la travagliosa Opera appena spunta ilmattin.
Ma
ohimè! che mentre suda il suonato Di scarso ciboa provveder, Queicresce all’ozio, abbandonato Pe’ trivj,ignarod’ognidover.Il ciecoistintosenza alcun freno Imoti suscitadel vergin cor,
E
ltristiesempj delviziooscenoLa
vesteadombrano
delsuocandor.Guai seilbisognoundìlo sprona
A
chiederI’obolo della pietà.—
14—
Oh
!non a lungola suacorooa Quell’ angiolettoconserverà!O
miei fratelli,pietà,mercede Pe’ fanciuleltiche Cristoamò!
S’è invoi d'unsecolo migliorla fede, Se
amor
dipatriamuover
vipuò, A’stenti,airischistrappar tentateIgramifiglidelpoverel;
0
miei fratelli,dilortremate Se inlor delvizios’insinuail fiel.D’
amor,
d’indomitafedee costanza Vi giovi i teneri pettiinformar;Cheinessi vivasiala speranza, - Se anoilefaustesorti mancàr!
La spemeèin essi;chi nonli cura, Lisoffre immersinelcieco error, Quei con satannotristocongiura, Perchèil suo regnosiestendaancor.
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—
12—
La Donna e
ilVangelo.
0
sorelle,chealfacilmio carme
Amorevoleorecchio prestate,0
sorelledeh!meco
intuonateUna
lodeall’eternoFattor.Egli, allor chea redimergli
umani
Scese interranel fragile velo, Noico’dommi
delsantoVangelo Doppiamenteredense einalzò.Quando
a morte,e agravosa fatica L’uom
dannavapel falloprimiero Diola donnasommise
all*impero Di coluieh’ ellaindussea fallir.Ma
nondisse:laluce iot’annebbio Delpensier chesorvolale stelle,E
a te 1’opremagnanime
ebelle Fia conteso nelmondo
compir.Einoidisse;chè mentreal servaggio D’
Èva
mesta lefigliedannava, Già Marianel pensiervagheggiava,Che
ilor nodiverrebbe a spezzar.—
*3—
Pur rorgogliodell’
uomo,
a misura Che incedeapel malvagiosentiero, Sulla dolcecompagna
V impero Qualtirannopiùsempreaggravò.Sol da’vezzicaduchi difesa, Qual strumentodifacildiletto,
O
frapompe
displendido tetto,0
frastenti dipoveroostel,Sempre
schiava,dell'uom,
chegeloso La cerchiavad’ignavia ed’errore.Ripeteaquasi dono 1’
amore
Chedivisoera forzasoffrir.E
pur Diodelsuo popoltaloraA
una donnacommise
loscampo;Formidabile Deborain
campo
D’Israello inemicifugò.E
Giuditta, ela maschiaGiaele Della patriafurgaudioe salvezza,E
d’Amano
allatrucefierezza Ester bellasue genti strappò.Nè
tra I’ombre
idolatrefur scarse Grecia eRoma
dieccelse eroine;Ma
sepoche ebber laudidivine Tutte schiavepursemprerestàr.Tutte schiave, finchésublimate NellaVerginReina delCielo, Quella voce che indisseil Vangelo Allaterra ilordrittibandì.
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— U —
Oh!
ilVangelo!lalegged’amore, Chefa tuttigliumani
fratelli,Che
delpovero icencifabelli Più delmanto
purpureode’ re;11 Vangelo chedice;Perdona Volenlier, seperdonovorrai.
Nè
invidiarchi intripudio vedrai, Chè Diosolo co’mesti sarà;Il Vangel chegl’ipocriti tristi Rassomiglia a sepolcri imbiancati,
Ed
i cieliaisuperbinegati Schiudeagliumili e mitidi cor;IlVangel ne tornava, osorelle, Di
Èva
puraneidritti primieri;Ma
il Vangelo asublimidoveriAd
un temponoidonne chiamò.Carità,cheinsè tutti gli assume, Sola vuol checi
avvampi
nelcore,A
noi fontedivita èI’amore E
sua leggefa santo Vamor.Non
Famor
chevigliacco,e snervato Ai piacer fuggitivi ne sprona,Ma
benquelchealmartirio ècorona,E
senz’armi
la terradomò.O
sorelle!èlaluceilVangelo!Non
periscon per tempo i suoidetti, Nel tesorde’domesticiaffettiEine affida 1’
umano
avvenir!— IS-
Santoedaltodeposito è questo:
Chiudeil fatodel suolonatio;
Oh! preghiamche il mandatodi Dio Possa alfinela donna compir!
Miehelanglolo e
Raffaello.0
dilettaal Signor terrafatale Meravigliosaallediverse genti,Siacheinte echeggil’innotrionfale
0
I’elegiadegl’ infelicieventi;Salve,oadorala
mia
terranatale, Ricca dionor,di affanni edi portenti;Salve,odelverso cheil dolormielice Invocataperenne ispiratrice!
Talmisonio, eh’ovealtri solt’appella Degnadipianto,edel tuoben dispera, Iodisperarnonso,
ma
dinovella Gloria confido rivederti altera;Ed aspettandopur chealla procella SuccedaIridi pace messaggera.
Glianimia rinfrancarnelprisco vanto, De'fasti tuoi piùintemerati iocanto.
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—
16—
O
Buonarroti, oSanzio! e voi concessiA
questa cara intempi fortunosi, Voi nonvilmente dal cordoglio oppressi Durarsapestein ozj ingloriosi;Ma
poi chestolta lasperanzafessi Di tributarleallori sanguinosi, Sudaste a ornarle lavetustachioma Del sertoonderegina ancorsi noma.D’ aspetto,ingegno ed’
animo
diverso, Grandi delpar,lastessaetàbeaste;Ma
r un,quasigigante,all'universo Parche severoin sua virtù sovraste;L’altroin etereevisioni
immerso
Passa com’Àngiol trale gentiguaste:L’un slupor, riverenzainduceai petti, L’ altrov*istillasol celestiaffetti.
QueidiFiorenzaalterocittadino Nelverso eterno, e nella sacra bile S’ ispirò delpoetaghibellino,
E
conformovviil grandiosostile;Questi,nelriso della molle Urbino Nato, dal
carme
angelicoegentile Del buonPetrarcaI’idealmodello Trassedel vero ed immulabilbello.Però nei
marmi,
nelle moliardite, Nei dipintieneiversi, il suo vigore Buonarrotitrasfuse, ele infiacchiteAlme
scuoterpensòdal vii torpore;E
chi non fremenel fissar leignite Lucidel grandeEbreolegislatore?O
lascena inchetulliil Re supernoChiama
a eternomartire oapremioeterno? Certo ancorei,fra i reprobie glieletti,Nuovo
Alighieri colpennelpossente Veri dipinse conosciuti aspetti Diqueiche Italiafean lietaodolente.Edei purdifendeva i pairiitetti Neiperigliconsortealla sua genie;
Ei
come
Dante ognorgeloso e pio Al predilettosuonido natio!In lui,giàascesoa gloriosa altezza, Sanzio mirandointerrogòil suocore;
E
quel rispose:A
talsublimeasprezza Aspiriindarno,a lesia duce amore.Ama
e dipingi;scalaè la bellezza Chel’uom
conduceaChidelbelloè autore;Per diversosenlier,daun solozelo Accesi entrambipoggerelealcielo!
E
Sanzioudì delcorla voce, epinse'Mentred’
amor
loardeanfiamme
immortali;E
coleiche persempre asè lostrinse Informeritraeacelestiali;Alfinnell’opra in cuisè stessovinse,
Non
che quanti famosiebbe rivali, Ilpiùgranded’amor
volleeternato Prodigionell’Uom-Dio
trasfigurala—
18—
0
gloriosi,o grandi, oforti,o invero Del cultochevi èresoentrambi degni!Oh! un doppioraggio all’italopensiero Scenda per voidagl’immortaliregni:
L’unloriscuotainsua grandezza altero, L’altro fiducia e caritàgl’insegni;
Chèsetanto da Diovoine ottenete
Non
indegni diVoi posteri avrete.7
—
19—
Qual parole volgerebbe Dante Alighieri
agl’Italianidel secolo declmonono.
Ed
obliastevoiI’immenso
amore Chesublimommi
in suavirtù severo Ahi piùnon veggo il popolo, cheausteroUn
dìbrillòne lacittà del Fiore!A’ mieicarmi plaudivail
mondo
intero:Or
de la patriamia sento rossore;E
voi saettasol I’alatoArderò Che ognifortesentirquasi ha inorrore.Vergognandodi un popolodi stolli Di patriacarità nel beldisio Grido:
Oh
nonsialepiùsìmollieincolli!E
orche tornoal fulgor delseggio mio Grido ancora:Oh
nonsianconme
sepolti 1vantiondequiinterraein cielm
indio!DigitizedbyGoogle
—
20—
Parlili.
Solo einerme,ei mosse acerba guerra Altralignato popolo
Lombardo
;E
il virilcarme
che il suolabbrosferra Benlo mostraitaliano edegnobardo.Solo edinermeei combattè laterra La terracol suosecolobugiardo.
EdoracheI’avellolorinserra, Suonailsuoversoancorbelloe gagliardo.
Con quantedisciogliea paroleamare, Con tantesaettavail reocostume Che signoreggiainquestespondecare.
Edeibrillòsiccomeetereolume
E
lasuagloriaè vastoimmenso
mare, Su cui I’eternità ballelepiume.nell’atto
che
leveniva
offertoun masso
difiori.Inquesti fiorche congentil pensiero Offrite inpremioal
mio
spontaneo canto.Ilsimbolo ioravvisounico e vero Di quelche a
me
siaddiceumile vanto;Ch’oltre la gloria
mia
durinonspero Deltempo chedeifior dural’incanto;Ma
dei fiorchemi donail vostroaffetto L*olezzo eternoiosentirònel petto.POESIE IMPROVVISATE
KEL TEATRO DELLA PERGOLA
la sera del 28 Marzo 4858.
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—
25—
li’
ultimo canto
«ilSaffo.Ed
ancordel tuo fatoinfelice Eia che suoni il mio poverocanto.Ed ancora unastilladi pianto Per te,oSaffo,dalcor verserò.
Perte incauta, che,infidaallagloria, Fosticintad’indegneritorte,
« Ed orsolodalgelo dimorte
»Speriestintala
fiamma
diamor.» Sulfunestodi Leucadesasso,Alcui pièl'ondairatas’infrange, Fra unaturba chepalpita epiange Sordi
Numi
invocando per te;Iotiveggo,colcrinedisciolto, Conleguance mestissime esmorte.-.
<( Ahisoltantodalgelodi morte
»Speriestinta la
fiamma
diamor!
»Oh
tacete!,sullauro immortale, Sullacetrail suo sguardosiposa..Diquell’anima ardente,amorosa Essi ungiorno furpremioedesir;
Oh
tacete!, nell’estrogiàsente Lepotenzedell’animaassorte.-.DigitizedbyGoogle
—
26—
Come
cignovicinoallamorte Scioglie1’ultimo cantodiamorfa—
O
gentil,melanconicaluna,E
voistelleamorose,salvete!Voi, cui spessoletenere eliete Mie canzonirivolsi dalcor;
Voi,cheluce piovestee armonia Suquest’almaaicelesti consorte,
Rischiarale quest’oradimorte
Con
un ultimo raggiodi amor!Neldeliriodeicarmi rapila Le bellezze intravididelcielo;
Poi nel
mondo
lospirito anelo Di quel bellounaimmago
cercò;Di quelbelloche,ohimè, contendeva Al
mio
voltoadirata lasorte..~Ah
perchènonmi
colselamorte Pria cheardessi nel focod’amor?-.Era bello,qual solenascente, 11garzone che il petto
mi
accese, Il suo sguardoqual stralediscese Nelmio
pettoeper sempreilferì;Ma
era crudo, bugiardo, elegioie Sospiratefurlabiliecorte;E
fuinfaustodecreto dimorieIl
mio
primo sospirodi amor.Che giotomnji 1*alloro acquistato Nella prova sublime del canto?-
E
cheil plauso edil nobilevanto Dellegrechecommosse
città?- Nell’ebbrezzadel collotrionfoTese
amor
Yartiperfide eaccorte~
Spengadunqueagghiacciata la morte Questa
fiamma
voracediamor!Schiudi,omare,ituoigorghi,ed accogli L’abbattuto ed inutil
mio
frale,E
voi,stelle,lospirtoimmortale Accoglietenellucidosen.E
sieterninle voci che estreme Dal mio labbro tremantefur porte:« Chesoltanto dal gelodi morte
>» Speroestintala
fiamma
diamor!
»Disse,eschiusead untrattole braccia Si slanciòdalla rupe funesta;
Per trevoltela candida vesta SopraT onda sconvolta apparì.
Poid’ognunole luci atterrite
Da
quel loco funesto furtorte.E
diSalto piangendolamorte Trnprecàro Y infaustosuo amor.—
—
28—
Pensieri di una giovine Madre mentre
allatta11suo primo bambino.
Oh
m’ispirasseil genio Chearrisea Raffaello,A
luicheseppeesprimere Colcreator pennello La voluttàineffabile Delmaternaleamor,
Nella celesteVergine Che stringe ilFiglioal cor!Cosìsoave eangelica Di giovinetta
madre
Vi pingereiYimmagine, Sorellemie leggiadre, Ch’iovi udireiripetere Con tenero sospir:«Trista colei che niegasi
» L'esempio suoseguir! » Eccola; avvoltain candida
Succinta veste, siede Delverecondo talamo Tacitamente alpiede.
—
29—
Penetrai vetri unlanguido Raggio del solcherauor,
E
al crindiffuso emorbidoForma
un’ aureolad’or.Ma
il raggiodell’occiduo Sole èmen
vivoebello Delguardo suo,cheaflfìggesi Sul caro bambinello, Chesui ginocchi tremuli Dolce cullando vien.Mentregliporge il nettare Delsuo maternosen.
Pegnoprimiero e tenero Dell’
amor
suofecondo Di doppiavitavivere Parieda eh’ eglièal mondo.Conlui, tuttorainconscio.
Vuol rider, lagrimar.
Vuol di suamentevergine Laprimaideaspiar!
Nessunpiùafeste videla
O
a danzelusinghiere;Diquella cunaastudio Passale lungesere;
Nè
bada,se pervigili Notti, olargitoumor,
Splendamen
frescoevivido Di sua bellezza ilfior.DigitizedbyGoogle
—
30—
D’ orror,disdegnoun subilo
Lampo
1'ingenuafaccia Pingeall’udirdelbarbaro Uso, chea stranie braccia Fidagl’infanti teneriIn
ermo
casolar, Dicompro
latteestranio Lorvitea nutricar.MiseriL.ahinonle assidue Cure,ei materniamplessi,
E
gliagiavitiabbellano Iprimi giorniadessi;Ma
scarse,rozze, egelide CarezzeporgealorDonna
venal,cheil proprio Figlioposposeall’or!E
forse il brunoeflorido Sembiante a occulto maleÈ
velo,chenei pargoli S’insinua poi ferale.Grami
crescendo e deboli, Quai fiorcheilgel colpì.Oh
qualsaran rimproveroMuto
allamadre
undi!Oh
questa cara!.- pavida Soloal pensarne,al petto Stringe conineffabile Ànsia ilfigliuoldiletto,—
3i—
E
sciama:Ab
se DiodiedeiiDa
questo fianco uscir,É
questoil sen chedeveti,0
figliomio,nudrir!Non
io,noniodividere Conaltravo’iltuo amore~«A me
sidebbeil palpito Primierodeltuocore.Con altra,chesol fingere Può isensi miei conte,
Non
mai dateconfondere Lamadre
tuaside’!—
Cosìparlando, rorido Di carestilleil ciglio, Copredibaci il roseo Voltodel picciolfiglio.
E
quei,come
rispondere Volesseal suopensier, Levagli occhietti,e schiudeteUn
risolusinghier.0
voi,cheillatteai teneri Partinegar poteste, Dite, qualgaudiosimile' Algaudio mai godeste Di questapia,cheintacita Stanza, innegletto vel
,
Adempie alsacro uffizio
Commesso
alei dalciel?*.DigitizedbyGoogle
—
32—
0
mieSorelle-- oltraggiasi Pervoinatura e Dio!- Tnvoi mirando, attristasi, Disperail suolnatio.Ch’ovemollezzae incuria Bruttaalledonne il cor, Molle e incurante il popolo Vegeta, eserveognor!
—
Pietro Micco.
Oh
patria,oh primoassiduo, Sospir dell’alma mia, Bella, vetusta martire Sullacui frontepia, De’fati ad onta,unmagico Sertoscintilla ancor;Oh
patria!-A
te nell’estasi Dell’improvviso cantoSempre
a te guardo,eall’inclite Tueglorie, eaifalli,eal pianto:La tuafuturaindomita
Speme
vagheggia ilcor!—
33—
E
icaldivotiesprimere Tentonel versomio;Chè non perfermoasterile Altrui diletto, Iddio Questafatai mirabile
Fiamma
largivaa me.Questa, ondesoll’italico PensieroEi privilegia;
Questa,cheilciecoJMevio
O
disconosceospregia, No, nonfia ver che a fatuo Focosomiglioguor!Oh
poless’ io rispondere All’immorlal mandato!*.Alme
inviliteetorpide Scuotermi
fossedato Con generosinumeri Devoti al patrio onori*.Potessiaitardiposteri, Bellodi eccelsagloria, Nel versomio trasmettere Il
nome
elamemoria
Di Micca,invittomartire Dicittadinoamor!
Di Micca, chedel popolo Semplicetìgliooscuro,
Quando
a morirvolavasi Con animo securo—
3*—
Gli Eroidi Grecia e Lazio Nel merlosorpassò.
Cbè nontra’lcaldo e1’impeto Dimarziale agone,
Ove
sidesta l'emula Virtù cheagloria èsprone,E
a'raidel solrisplendono Igesti delvalor;Ma
incupo, sotterraneo Senliereh’eistesso aperse.Volenterosavittima Di propria
man
siofferse,Da
straniogiogoiproprj Fratelli a liberar.Ecco,di polvebellica Lunga omicidatraccia Sterminio emorte al gallico Assalitor minaccia.
Chelacittàsabauda D* assedio circondò.
Difesa estrema edunica
È
dei rinchiusiquesta;Assidui all’opra sudano, Pocoa compirla resta—
Ma
qualconfuso strepito Sulcapolorsuonò?Ahi! furtraditi,esperdono La mina iFranchiaccorti;
—
35—
Oli
come
mulie pallidi Guardatisi in visoi fortiL
Dunque
curvar dovrannosi Quai vinti alloslranier?No!
Miccasorge;unvividoLampo
di ciel sfavilla Nel volto suo,nel rapido Girardisua pupilla;Glialti,lavoce improntansi D’arcanamaestà:
FuggiteL.ei gridaaipavidi Compagni,iosol quiresto.
Io cbea salvarla patria Col
mio
morir miappresto.Nuovo
Sanson, con l’empia Oste ioqui solcadrò.Fuggite!-,al Prence, alPopolo Recaleil dello
mio—
La sposa, i figliL.Ahi miseri, Trovin sostegno!-.Addio!-.
1tuoi nemici,o Italia, Diosperda ognorcosì!
—
Sìdice,e tosto orribile Scoppiod’incesa polve Tralemacerieei laceri Corpi nemiciinvolve L’Eroe, che conY intrepida Sua destrail provocò*
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—
36—
Olisalve, invino Spirito, Di eternoonor ben degno!...
Non
afugace cantico Difeminile ingegno L’esempio tuomagnanimo
Siaddice celebrar!
Ma
un italoSimonide Dio nedarà,lospero.E
questi trai piùsplendidi Fattidiardirguerriero Delpopolano intrepido La morte esalterà!—
.Luigi Camoens.
Nostronon sei;questa fatalee bella Terranudrice del valor latino
Nè
la cunaatediè,nèla favella Cheal ciel levava il VateGhibellino;Purfin dall’albadell’etànovella Ebbiun mesto perteculto,odivino Canlor,che eterni ne’beiversi tuoi
L’armie1’ardirdeilusitani Ere».
—
37—
Nè
sol perchècosìsublime ilcanto, Cheamor
dipatriati dettò, risuona, Così spessodite penso cdel vanto Che incontrastatoilmondo
alfmtidona.Ma
t’amo
purperchè miserotanto Fosti, vestendola mortai persona, Ciraltrinon fu,chepiùterribilguerra Di tedurassecol destino in terra.Vale eguerriero, sopra suol lontano
Sconti,esulando,1'
amor
tuoprimiero.Ma
talorvagoinrivaall’oceano Ti brilla in mente un immortaipensiero.Quelleson1’onde pur che con sovrano Ardir solcava il lusilannocchiero;
Dilà si mosse, edoporischiestenti Nuoveterrescopersee nuovegenti!
Oh
diquaivaghe fantasienovelle Tivedi popolar la menteaccesa!O
splendailsole,oincieloardanlestelle, D’ altronon pensi chedell’ardua impresaE
vanti,e pugne, estoriemesteebelle Lungo tema aituoi cantiamor
palesa;Amor
di patria, che più ferve inseno Dichisospira ilsuonatal terreno.In
ermo
loco, almar
da presso,ascosoAd
ogni sguardointerigiorni vivi,freme
il turbo talor, con procelloso Mugghiol'ondailtuo speco investe arivi,—
38—
E
(u assorto,nell’estroportentoso, Deibaleni al fulgor ineditiescrivi;E
unmacignot’èseggio, emusa
aicanti Glielementi sdegnaliinsiem cozzanti.Or
che son mai per le dei vilio ignari Losprezzo,efontedel destili tiranno?Lelue vigilinotti,e igiorni amari Del plausodella terra il premioavranno.
11 dono chealla tua patria prepari
È
tanto,etal,cheinvidiar dovranno Lecolle genti lafelicesedeChe asìgran vale undì laculladiede!
E
di speranza pienoalmar
ti affidi, Almar,
chequasi sennoavesse emente.Ti contrastagran tempoi patrjlidi
E
in tempestacrudelscoppia fremente.Giàlevele son predaai venti infidi, Già rottearboriesarte, la stridente Eolgor scoscende, eognuns’agita epavé Sullasbattuta perigliantenave.
Tra il lamento
comun
tacilo, immoto, Con fermo aspetto lavicina morte Guardi dal ponte, avventuriero ignoto Dal crineincolto, e dalleguance smorte.Come
sacroamuleto, con devoto Fremitoappressi al cor,chebalteforte,•r
Picciolo involto di vergatecarte Incui vivedi tela miglior parte.
—
39—
Oh
ramor
delpoeta!~ilvivo amore' Affissoall’opradelfecondoingegno!».Teneroèpiùdi quelcheungenitore Siringealprimierdellesue nozze pegno;
ÈincfTahil,sublime,intensoardore Chedel sensomortai trascendeilsegno;
Provarnoi puòchinonsortìilretaggio Del creatoreonnipossenteraggio!
Ma s’inabissaillegno.»,ohchièchesbalza Nell’onde,elolla conla rea tempesta?».
Dell’una
man
fende i marosi,einnalza L’ altraconsforzoestremooltrelatesta.Tra ’lperiglioferalcheil premeeincalza Del viversuonon unpensier gliresta,
Ma
sol gliscritti disalvarprocura Unicosuo tesoro, unica cura!Oh
mira,mira!Ei viuce;eccolariva Afferra,e allabbro ilsuo tesoroappena Reca,che perdelavirtù visivaE
restasenza moloinsull’arena..
Oh
meglio orfora se dallamalviva Salma,spezzatalamortai catena,Il tuospirtodivinoalla verace Patriavolasseed all’eternapace!
Chenondell’egrapovertà nelloco Accolloio li vedreigramo,languente, Chiedereall’
uom
diDio condettofioco, Ch’ ultimo don,ti rechi untizzoardente;DigitizedbyGoogle
— lo-
finon vedreiper le preda delfoco Que'scrinichestrappasti al
mar
furente...Que’scritti,ohimè, chedallebelve
umane Non
li oltennermercèdi scarsopane/—
Addio a Firenze.
Bella, ospitale,edinclita Patriadell’Alighieri, Chea voipiù franco, e libero Drizzavi i miei pensieri Colgenerosoplauso Chetu largivi a
me,
Vedi!-,li volgoin lagrimeL’accentodell’addio:
Come
il pensier dolcissimo Del caro suolnatioSempre
la tuamemoria Avrò
scolpila incor!iof
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Crediamo cheleparolediCarloBottacircaalfatto diPietroMicca elabrevebiografiadiLuigiCamoens scrittadallacelebreBaronessadiSlaelsaranno vedute con piacere dallettoreuniteallepoesie improvvisate su questiduetemidallanostraammirabile GianninaMilli, la qualeavendofattodonodiquestisuoiCantiallaIstitu- zionedegliOspizj Marini lasceràfranoiuntalfruttodel suoingegno edellasua beneficenzachel’ammirazionee lagratitudine farannoagaranel ricordarla.
Emilio Ceccherini.
Nel1706 quandoiFrancesiassediavano Torino.ilBottacosira- giona dellatto diPietroMicca:
•Ordinarono(«Francai)un assaltopei30d'Agosto,maai!9 poco
»mancòche per sorpresa non conseguisserociòchecoll'armi procurare
•agognavano. Un’azione rarafra lepiò rare,virtuosafra lopiù virtuo-
»se,meritoriafra le piùmeritorieedegnadiesserecon ogni onore per
•tuttiisecolicelebrata,fudellaloroingannatasperanzabellaedalta
»cagioneUomoplebeolafece,perciònonfustimatané pregiatacome
•equantovalse.Essendolemuralacerepeipassatiassalti, gliassediati
>temevanodiqualchesorpresa notturna;onde grandi fuochilanottenel
•fossoedanzi allebrecceaccendevano;ilche serviva eziandio ad impe-
»direinquei luoghil'operede'minatori nomici sotto terreni datanti
>incendiaffocati.Matalecautelarsinon giovò tanto chelanottede'39
» d’Agosto(forse Iddiovolleper speciale decreto cheinquelmomentoil
»coraggio francese elavirtùpiemontesemaravigliosamente spiccasse-
»ro)cento granatierifrancesinon riuscisseronelfossodellapiazzasenza
»esser veduti nèsentitidalleguardiedellamuraglia,onon s'accostas-
•seroalla porticcioladellacortina peropprimervilaguardia esternaed
»occuparnel'entrata.Illuogo era statominato primapelcasodiun as-
»saltogenerale,malaminabenché carica non era ancora munita del
«»necessarioartifizioondel'accenditore avesse tempodisalvarsi.Ilpe-
• ricoloeragrave e imminente.Unufficialeed un soldato minatore per
»nomePietroMiccadellaterrad'Andomonel Bielleseintentiali'opre
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42»stavano nella galleria dellaminanell'attostessocheiFrancesiminac-
»ciavanolaporta.Credetteroperdutalapiazza aeinemicia’impadroni-
»vanodi quell’entrata;perciocchéveramenteperleinell’interno del
»recintos’aprival’adito.Già la guardia sorpresa e dalnumerosopraf-
»fattaeraandatadispersa, e giàigranatieridiFrancia cresciuti d’ardire
»eilinumero,rottalaprimaportaocancello di quella sotterranea via,eon-
»troiaseconda, ultimo e solo ostacolo che restava,sitravagliavano,elei
•scotevanoeconloscurieconleve,e coi conj di schiantares’argo-
»mentavano;manonPietroMiccasistette.In quell'estremomomento:
»Salvatevi,all’ufficialechegliera vicino,disse,Sdentatiemesolo qui
»lasciate,che questamiacitaallapatria consacro; solo ei prego di pregare
»ligovernatore,perchè abbia perraccomandati,imieifigliuoli,e lamia
»moglie,iqualinonjarannopochiminutiscortipiùpadreni marito
»avranno.L' ufficiale,l'eroicarisoluzioneammirando,siallontanò. Poiché
»ildevoto minatoreinsicuroilvide,diede fuocoallamina,edinaria
»mandòilterreno soprapposto, e sé stesso e parecchie centinaia digra- natiorifrancesiche già l’avevano occupato.Miccafutrovatomortosotto
»lorovine della mina,edinpocadistanza dal fornello.»
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Carlo Botta, Storia<TItalia,lib.XXXV.LuigiCamoens,ilpiò celebre dei poeti portoghesi,nacqueinLisbona nel1517.Dinobilfamigliaera suopadre,esuamadro appartenevaah- P illustrocasa di Sé. Egli feceisuoi studjinCoimbra.Quelliche gover- navanol’educazionehicotestacittà,non pregiavano,nollaletteratura, altrocheP imitazione degli antichi.IlsommoingegnodiCamoensera in- spiratodall’istoria dellasua patriae daicostumidelsuo secolo.Lesue poesieliriche,soprattuttoappartengono,del parichelooperedi Dante, delPetrarca,dell’Ariosto e del Tasso, alla letteratura rinnovata dal Cri- stianesimo, edaigonio cavalleresco, anzicheallaletteraturameramente classica Ondoav vienecheisettatori diquesta,assainumerosialtempo diCamoens, nonapplaudironoaiprimi suoi passi nolla carriera de’ versi.
Finitiisuoi studj, egli sen tornò a Lisbona.Caterina di Attaydc,damadi, palazzo,loaccese di vivissimoamore. Lepassioniardentivannospesso uniteallealtissime doli naturalidoli'intelletto.LavitadiCamoensfual-
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ternativa mente consumatada'suoiaffettiedalsuo ingegno. Rilegatoegli venne aSantarem,perloconteseche sopradi luitrassel'amore chea Caterinaeiportava.Quivi, nella solitudine, eglicomposemoltepoesie, le qualiesprimevanolostalodellasuaanima;ed uno puh seguireilcorso dellasuaistoria,riguardandoa'diversigenerid’impressione chene*suoi scrittisipingono.Mossoadisperazionedallasuasorte,entròcome sem- plicesoldatonellamilizia,oservi nell'armata navale cheiPortoghesi mandaronocontro que'diMarocco.Eglicomponevaversiinmezzoalle battaglie;edoraipericoli dellaguerra eccitavanoilsuo poetico estro, orailpoeticoestroinfiammavailsuo guerrierovalore.11Camoensperde l’occhio destro per un'arcbibugiata ricevuta dinanziaCeuta.Tornato che fuaLisbona,eglisperavaalmeno chelesueferitoriporterebberomer- cede, se pregiata non eralavirtùdelsuoingegno;maquantunque dop- pio titoloavessealfavoredelsuore,tuttaviagrandiostacoli loattraver- sarono.Gl*invidiosihanno spessol'artedidistruggereun meritocoi mezzodell'altro,incambiodifarlispiccareamenducnelmutuoloro splendore.Camoensgiustamente crucciatodelladimenticanzain cuigia- cereillasciavano,s’imbarcò perleIndionel1553.e disse,comeScipio- ne,un addioallasuapatria,protestando chelestessosue cenerinon avrebberoinessalatomba.Egligiunsenell'India,aGoa, celeberrimatra lostazioni de'Portoghesi.Commossafu lasuaimmaginativaall"aspetto delleimpresede’ suoiconcittadini in quell'anticapartedelmondo;e seb- bene avessediche lagnarsidiloro,vollonulladimeno farne eternala gloria inunpoemaepico.Malastessavivezzadi fantasia, laquale forma
isommipoeti,rendeassaimalagevoliIriguardiche una condizionedi- pendenterichiede.Camoenss’irritòcontrogliabusichecommctlevansi nelmaneggiodellecosedell'India,ccompose intornoaquest’argomento unasatira, dellaqualeilVicerédiGoaprese tanto sdegno, chelomandò in esilioaMacao. Colòeglivisse più anni,nonavendo per suacompa- gniache unciclopiùsplendidoancora cheilciclodellasua patria,o quelbell’Oriente,giustamente denominatolaculladelmondo.Egli vi composelaLusiade(1),eforse,incosìpellegrinafortuna, questopoema dovrebbe mostrarsidiun divisamente anche più audace. La spedizionedi VascodiGamanelle Indie,l’iutrepidezzadiquella navigazione,chenon eramai s’ala intrapresa perloinnanzi,formal'argomentodelsuopoe-
( I
jSolevaritirarti da' tuoicompagni,evrivertletueport e inunagrotta vicino almare.
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ma.Ipassi piùgeneralmenteconosciutisonol'episodiod'Ines diCastro, e l'apparizione di Adaraaslorre, quel gonio delletempeste,ilqualevuole fermarGamaallorchéquestièinprocinto disuperareilCapodiBuona Speranza.Ilrimanentedelpoemavicnsostenuto dall’artificioconcui Camoens ha saputotramischiareiraccontideli’istoriaportoghesecollo splendideimmaginidella poesia,cladivozione cristiana colle favole del paganesimo.Questo accozzamentofurimproveratoalpoeta;manoinon portiamoavvisoche esso produca, nella Lusiade,una impressionediscor- de; imperciocchésisente assai bene, nel leggerla,cheilcristianesimo è la realtàdellavita,edilgentilesimoò1'adornamentodelle feste;anziewi uncerto che di delicato innonservirsi diciòcheè santo agliocchi stessi del genio.Camoens,d'altronde,avevaingegnosi motiviper introdurre la mitologianelsuo poema. Loattalentavailricordare laromanaorigine de'Portoghesi;eMarteeVenereconsideratinon eranosoltantocomele tutelarideità de'Romani,macomegliantenati di loro eziandio.Lafavo- laattribuisce aBaccolaprimaconquista delle Indie:eraquindinatu- raleilrappresentarlocomegeloso delleimpresodeiPortoghesi;nulla di menoquest'uso della mitologia,cdalcuno altre imitazioni delloopere classiche,danneggiano1'originalità dellescene'cheillettoresiaspetta dirinvenireinunpoemanelquale T India el’Affricasonodescritteda quelmedesimochelebatrascorse.UnPortoghesedebboessereimpres- sionatomenodinoidall'aspetto delle bellezze della meridionalenatura; ma ewialcunacosa disìportentoso nei disordini c nelle bellezze delle antiche parti delmondo, che avidamente nericerchiamoleparticolarità edicapricci, oforseCamoenssiò troppo conformato,nellesue descri- zioni,allateorica delle belle artiche piùcomunementeè ricevuta.La ver- sificazione dellaLusiade hatantapompae tanto .vezzonell'originale fa- vella,cho nonsoloiPortoghesi di colto ingegno,maeziandio que’ delpo- polminuto, ncsannoamentemoltissime ottave, clecantano congran- dissimoamore.L'unità d’interesse nellaLusiadeconsisteprincipalmente nelsentimento diamordipatriachetutto interoloravviva.Lagloriana- zionale dei Portoghesi vicomparisceadogni istante sotto tutteleforme chel'immaginazionelopuòconferire.Quindié naturalocheiconcitta- dini diCamoensloammirino, anchepiùdeglistranieri.Igratissimie- pisodj di cuilaGerusalemme vafregiata, locompartiscono un buon suc- cesso universale; equand'anchefosse vero,comealcunicriticitedeschi hannoipreteso,chenellaLusiadeciabbiauncolorito istericopiùfermo e piùverochenoilavoro del Tasso, contuttociòlefinzionidelpoetaita—
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limopilisplendidane farannosempreepifipopolarelafama.Camoens venne finalmente richiamato dal misero suoesilio,posto all’estremodel mondo;manelritornareaGoa,lanaveincuiera,ruppealiafocodel fiumeMeconinCochinchina,odeglisalvossia nuoto,tenendofnmano, co- meCesare,fuoridell'acquaifoglidelsuopoema, solo tesoroeh’ egli involassealmaro, edacuiportava piùamorechoa’proprjsuoigiorni.
Questa coscienzadellagrandezza del proprio ingegno è pur bellissima cosaquandolaconfermano1posteri.Equantomeschinaavedersi èla vanitimal fondata,altrettantoè nobileilaentìmentochetidà sicurezza diciòchetufai,amalgrado deglisfòrzichealtrifaper conculcarti ed opprimerti.Nello sbarcaresul lido, eglicomcnlò,inunadellosue poesie liriche,ilfamoso salmodelle figlie diSionneinesilio
(tuper/luminaBa~
bylonit).Camoenssicredevagiù diritornoalsuo natale paese,nell'atto ditoccareilsuolodell'IndiaincuiiPortoghesieranostabiliti.Difatti lapatriasicomponede' concittadini,dellalingua, ditutto ciòcheram- mentailuoghi,dove ritroviamolememoriedeidolcissiminostrianniprimi.
Gli abitatori delMezzogiorno sonoaffezionati aglioggettiesterni,equelli delSettentrionealleabitudinijmatutti gliuomini,e specialmenteipoeti esiliatidalpaese chegliha voduti nascere, appendono, cornoledonne diSion,lalorarpaaisalicididolore,che cresconosullerivestraniere.
Camoens,tornatoaGoa,vi fuperseguitatoda un nuovo Viceré, e chiuso inprigione perdebiti.Alcuniamiciperòsiobbligarono perlui,ondefu in grado d'imbarcarsi ediricondursi aLisbonanel1569,sediciannidopo lasua partenzad'Europa.IlreSebastiano,uscitoappenadallafanciul- lezza,presea riguardare con benevolenzailpoeta. Egliaccettòladedica dellaLusiade,e trovandosiinprocintod'imprenderelasua spedizione controiMoridell’Affrica,conobbe megliodiognunol'eccellenzadell'in- gegnodiquesto poeta,ilqualeamavanon roeuodi luiipericoli,allorché potevano esserediscalaallagloria.Madetto avresti cheilfato sinistro, di cuiiiCamoensera bersaglio, sovvertiva perfinolafortunadellasua patriaperischiacciarlosottopiùvastorovine.11reSebastianofumorto dinanziaMarocco,nellabattagliadiAlca^ar l'anno 1578. Laregalefa- migliaaispense insiemeconlui,odilPortogallofuprivatodellasuain- dipendenza. Ogni bagliordisperanza dileguossialloraperl'infelicepoeta lacuipovertù erasigrande che,nell’oscuritàdellanotte,uno schiavo che condottoegliavevacon sòdall'India,mendicava perlecontrade onde provvedergliilvitto.Inquesto misero statoegliscrissèancora alcune canzoni;edipiùbellifraisuoi componimentiliricicontengono'
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46dolentiquerelesopralamiserabilesuasorte.Diquantaeccellenza
d'ingegno non dovevaessere dotato coluiche unanovella inspirazione sapevaattignereinquo’ patimenti stessichetutteletintedellapoesia avrebbero pur dovutodistruggere!FinalmenteF eroe della letteratura portoghese,ilsolo diquellacontradalacuigloriasianazionaleadun tempoc siaeuropea(1),morìnellospedale diLisbona(8),1'anno1579, sessagesimo secondodellasuavita.Quindici anni dopo,inalzatoglifu unmonumento. Questo breveintervallo divideilpiù crudeleabbandono dallo più splendidemanifestazioni dientusiasmojmainquesti quindici annilamortesiera collocata qual mediatrice tralagelosia de’contem- poranei e la segreta loro giustizia.
(I) IlnotiraTorquatoTauoprimadiporrein luce latua Gervtalemme.gli scritteun umettoinsegno di onore.
(8)Contorni avanti di morirefecebruciare molle tuepoeti enon ancora pub- blicale.
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