LA
PIA MEMORIA
DEL PADRE
ANTONIO CESARI
VISIONE
DI
D. CESARE BRESCIANI.
CANTI IL
VERONA
DU
TIPIDIPAOLOLIBAim M.DCCC.XHlt.DigitizedbyGoogle
Digitized6yGoogle
AL
NOBIUSS. E CHIARISSIMO SIGNORCONTE
mmi
D.
CESARE
BRESCIANI.DigitìzedbyGoogle
DigitizedbyGopgle
NoBILISMMO SlCKOKE
Essendo cara
esantacosada
ricordarejo
piissimoSignor Conte,
t origine di quelcostume, che
ogniarmo
rinnovasi infrai Cristiani,iquali, al ricorrereilgiorno
delSanto Natale, un qualche manfesto segno
diallegrezzae d"amicizia vengonsiricambiando,
iocredo ben
fatto,a
questocostume prendendo
parte, lietamente(tun nome
aVoi troppo
caro,ed a me
vene- rato,venirvioggipresentando;
equestiè laPia memoria
delP. Antohio Cesari.
Sa Verona quanto
quell'Egregio
Spiritoamava
estimavaVoi;
equanto Voi con
DigitìzedbyGoogle
6 0t»
generoso ricambio amavate
j e tenevateLui per grande
nella bellaLetteratura;sa
che
fosteVoi, come
figliuolo solleci- tOjche
innanzi aglialtriportastelaParte nelpatrio Consiglio,perchè
le spoglie mortali di quello Spirito pellegrino,le- vatedalsepolcrodell'ospitaleRavenna,
fossero riposte nelPubblico
Cimitero no- stro;ilperchè bramo
ioora che
ilmondo
stesso
sappia, che a Voi,
meritevolissimo dell'onoro
dì. quelraro Ingegno,
e dei miei poetici studj eccitatore e conforto, dedico questiversi.La mia musa, qual è,
escesempre
ti-morosa
infaccia
aisoggettich'iolemetto
innanzi a lodare;ma
infaccia
delPadre
Cesari viene,nè
saprei direilperchè, piena
diriverente affetto,e dicandida
confidenza.Quella
suagrandezza
dimeri- to,anziché
renderlevergognosa
lafronte, glielarallegra c asserena.Forse rammen-
ta labontà, eh'
ebbe per
lei,et incorag-DigitizedbyGoogle
pimento
jeigravi precettijeilfacile ac- contentarsianche
de' suoimediocri
lavori.Ma
ione
voglioaccennare
un'altra,,che
agevolmente mi
sicrederà da
tuttiner
vera e sola;ed
è: ilpresentimento dol- cissimo^elacara speranza mia
deltro- varsi l'anima
dicjuelpioSacerdote
in Cielo,da
cui,non procedendo che
lietifantasmi,
e idee rallegrate disupemal
gioja,ilmio povero
spiritovestono diun
coloreconforme
alloro, e loalzano
erendono
confidatoed
allegro.Sì;
ioten-go
il nostroCesari
in Cielo, anzi nei seggipiù
luminosi dei sacriScrittori,eprincipalmente per
laVita
diGesù
Cri- sto,chiamata a
tuttaragione da più
dottepenne
italiane:Opera
suapiù eloquente,
eridondante
diogni
sorta di bellezze del nostromaterno
parlare; in cui sipuò
trovareun modello
diottimo
stile,edi altafacondia: operada
tenersiper
clas- sica, esuo Capolavoro,
in cnidifendoa
gloriosamente, e
con fuoco d’amore
e dieloquenza
la fede di Cristo, elalin-
gua
d'Italia:chiamata
dalle Ss.Mm.
diPio yiJ
,eLeone XII = Egregium
opus, inquo cum
italicisermonis elegantiam
etsuavitatein,tum praecipue
Beligioniszelum
qui inuniverso opere
mirilìce elucet....summa
nostracum
voluptatesumus
edmìrati.= Quod ad
res ipsasnihil
adhuc visum
estnon maxime
lan-dandum
.In
qupstfOpera ha PgH
JattO vederequanto amasse,
anzi fosseinnamo-
ratodiGesù
Cristo,edellasua Religio-ne
; equanto
in quella sublimefilosofia sentisse avanti.Le
grazie della lingua, eh"eiciversò apiena mano, erano pure
luminose e soavi;ma non V erano meno
legravi discipline,icaldi affetti, ibei ritrattidellevirtù,gliesempli, ela
ben acconcia
erudizione emorale,
ondiè tut- to infioratoquel suo lavoro. Sulle quali lodi,pervenute a Lui
nellamassima
par-DigitizedbyGoogle
9
ftfdallavoce della Religione^ ragionan-
do
j ecredendo
di asserire fidatamentejche quanto
gli ascia dallapenna
^avea prima bene
sentito ejormato
nelcuore
,io
non poteva
ameno
dinon
coìichiude- rcjche
questo suo scritto glifosseun
dettato diCielo;che
quel suoGesù
Cristo loavesseaccoltocon grande amore
j e datogliper mercede
sè stesso.Se
queste treconseguenze non
discen-dono da
quellepremesse
^ne andrebbero
affatto impoverite di effettolepiù
belleopere
esperanze
cristiane.Ilmio
lavoro poetico giace qui; cioèjche
ilCesarisia in Cielojecisiaprincipalmente per
la scrittaepredicata Vita diGesù
Cristo.L’arte
e lafantasia^ usale dallamia mente
alt orditura e amplificazione dei versimieij lavoravano intornoad un
sog- getto,che
lorodallaReligione era pre- sentato affatto glorioso.Se
quelledue
servironomale quest
ultima,sidiràche
Digilized.byGoogle
IO
la
gemma fu
legata nettacreta dettasto- viglia;ma che non perderà mai
ilsuo
esser digemma;
cioèj laReligione
ci diràsempre:
ilPadre Cesari è
in Cielo.Ed
eccovijo
gentilissimoSig.Conte^
ilfine
che m'
ebbi dicomporre
^edipre- sentarviquesta Piamemoria. Vorrei non
illudermi sullasperanza delt
esserElla
beileaccoltadai concittadini,ed
estima- toridelCesari; ma certamente non posso
illudermi suibuon accoglimento, che
le fareteVoi, che avendola da me
sentita recitare,mi
confortastea
pubblicarla.Vivete felice degli
anni
assai, esivivapure con Voi
laMadre
vostra.Dama
disaggezza
everacevirtù.Tenetemi
racco-mandato
almio e
vostroD.
Santi,Fon-
tana,che onorerò sempre per mio
dottoed amorevol
maestro.DigitlzedbyGoogle
Languido
ilsoleall*ultimo occidente Scendeacarco dinubievaporneri,
La
terraeilciellasciandoall’ombra
algenteE
l’aura, di mestissimi pensieri Gravatel’ali,mi
feriaglispirti Del malinconicoestrolusinghieri.Fattoilmiocore
un mar
cupodisirti^
L’anima
pellegrina iva fra mille Sentieriattorti,eingombrisol dimirti.la
Fraitacitisospirlemiepupille.
Pronteaversartuttidelpiantoirivi, Apparianmolli dalleprimestille.
[iJQuand’iodaimortiadogni gioja,e vivi Soloall*inopia,edaimalor
mi
tolsi.Movendo
inparte, u’’lpiangermios’avvivi.Poichésolingoa ricercar
mi
volsi,
Dentroa quell’aura,ornailanguidaebruna
,
Di Lor, cheinervi
un
dìscuoteanoeipolsi.Ora,campatiallamortaifortuna
,
Giaccionoinpace,e*1ceneres’addorme NeiTempli,o al raggiodell’amicaluna.
E
bacierò,dicea, quelle sant’orme.Diròsalvatea quell’ esuvie intatte.
Fidatiostellidellediveforme.
Giàdelmiopiè le cigliamie piùratte
Menan
suquellenoteilpensiermio.Cuiveritade camoreeternehanfatte.
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Fisolemiro, e riverente c pio, Chiusa sulorol’unaall’altrapalma
,
Sciamai;.«anteossaabbiatepaceiuDìo.
Oh
sacriavelli!oh d'ognistancasalma Dolceriposo!ohdelle cureumane
Porto, esolaa’mortai speranzaecalma!Innanziavoi son
ombre
acerbeevane Quant’è in pregioquaggiuso,eivostri orroriEmpion
laluce delle età lontane.Struggeiltempo ogniavel, sfrondagliallori.
Ma
allevirth,cuinon danvitaimarmi.Non
metteildente,elascia eterniifiori,[*i]
O
Torelli,ogentilmastrodicarmi,
E
disaper, tudormiilqueto sonno.Parial tuoignotoallafortuna,eall’armi:
[3]
Tu
purdell’alteCifreonoreedonno; [4]E
tu diCelsoillustratorsolerte,
Che
inseguoncento, e superarnon ponno:«4
[5J
E
tu.Vegliode’Monti,e dellenperte Pendici almocultore, esommo
Mastro, Divostrepalmeall’ombre
piùconserteQuividormite: quiall’ascreo vincastro
Dormi
presso,oPompei;presso tue care Lenti,o Gagnoli, chepasseggiogni astro.Qui
latuaTomba
alberghi,equileamare Patrieventure,altopiangendo, conte.Va,Pellegrin, tuafamaoltrealpe emare.
Curvasti qui,delBen,ladotta fronte DisiodiMaro,eColumella;e’J'grave
Tuo
cipigliotogliendo al prato al fonte.Avesan, quitiposi,oveilsoave Cantode’ Grilli, e dei volanti arguti,
E
t’allegrailgarzondicarmi, ed’ave.Oh
nomil ohesuvie intatte!almen qui’nmutiMarmi
vioffriteaicittadinibaci.Allecupidebraccia,a’piisaluti!
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Ma Te,
bell’a$tro infra le eterne faci Delpatrio ciel, del ciel latino, e tosco.Te
cercoinvan, che lungecadi, e giaci.Te non marmo
natio,non
natitibosco Consolad’ombra, nè tuaspogliamorta Varcade’ tuoi col pianto almarmo
fosco.Altri,oimè!deltuofralsiriconforta.
Gli estremi tuoi sospirialtrisicoglie.
Altriall’Eterno Solt’aprelaporta.
Cesarimioi perchèlecare spoglie.
Preziosiavanzidituanobilpianta,
Che
quisparse le frutta, enon
le foglie;Perchèlalingua tua, che ancorricanta Ogn’ almabella,ancoin gelatapolve
,
Non
èdanoiqui benedettae pianta?Quel tuo morirsilungeinquantiiiivolve
La
tua patria pensieri! inquaisospiri Trasse que’diiquantoper tesidolveii6
£ran purmiti nei celestigiri
Le
stellealtaopartire!eran purcaldi Deltuo presto redir nostri desiri!Glistamiditua vitaeranpursaldi!
Fede,epietàcontrogl’indegnistrali T’ eranoalrettocoreusbergoe spalidi.
Delle frondefatidicheimmortali
Di
Tullio,eDante redimitohai stanchi Dell’ italicafamailsuono,el’ ali;£
laruga piùtarda, eicrinpiù bianchi Ti pregavanoitipi,eisantirostriLa
voce, chesolmuor
nei senil fianchi;Che
nostro erailtuosangue,eidettinostri,£
làapirardovei Talnia amorosa.Ove
dièvitaa’tuoidivini inchiostri.Qual navetrionfai,che,fattaannosa.
Aldolce porto,ovevarossi,enacque.
Dopo un
lungoaggirar torna, e riposa,DigitìzedbyCoogle
*7
La
qual, poiché controdileisen tacque L’iradelmar,del ciel,godeleaurette,£ 1
rincrespar delle pacifich’acque;£
aentirlesiadire,benedetteLe
antennee1’armi,che luH’ostecrudo Tante compier poteogloriee vendette;Rottadagliannialfin,neportaignudo Ilnocchiero devoto ognilacerto
Ad
ornarneilnavale,e’lmaiin ludo,
Perispirarsenpoi
quando
all’apertoLo
invitanmar
centoguerrieri abeti A’venti sconosciuti, ea flutto incerto;Così
Tu
di oratori e di poeti, Nobil campion,vinte lefierelotte.Onde
Etruriahasuoifiorpiù puri elieti:E
lebarbarevoci ornai distrutte,E
leciancecanorealventosparte,
Scosselefronde,e colte sol le fratte
,
a
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i8
Selatua patria al prisco aoniomarte Vedutoavesse ifiglisuoi levarse Valor cercando, esempi,eluce edarte,
Finle favilletue nell’ aer sparse, Finleceneripie baciando., e1’urna Quicondottiliavrebbe adispirarse. .
Ma
ilvotoè invano; invan perTe
laeburnaRupe
dellatuapatriaimarmi
chiude;Erraper
Te
laneniataciturna. . ,Son
lepareti deltuo busto ignude;E
sulletued’amor,favilleestreme Ilfebeo carme è ancortacente,ornde._Oh
lagriraevol fato!ohnostraspeme.Svanita in ombraieIppolitonon,vive?
Qui pià
non
è?Non
più lamentaegeme?L’ apediLesbo,chele palaie rive ,
Raddolcia,simoricolcarometro?
Qui piùlapennad’Erato nonscrive?
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O
Ippolito!seilfatoinvido e tetroNon
sirapìa solnontornabilpasso Deltuo Cesari appressoiltuoferetro,
Vedria
Ravenna
,chesiaccolse lasso Quelpellegrin,neltuosoavestile Rinfiorarsivedria1’ospitaisasso •A
queid’Albioneed’Adigesimile, • In cui per tesuogratoodordiffondeUn
sempre vivodiligustriAprile.Sìdicendo,ioradcalebassesponde Delpatriofiume,e ov’ egli, e pontiedarchi Corsi,siapplaudenelleliber’onde,
E
conocchi di dogliaombratieearehi,-Com’uom,
cui’ldisiospinga, affreniilpianto.Che,
par sospesoildubbiopièsivarchi.Vennidel
buon
FiUppoalTempio
santo:Entrosolingo;adorol’Uno,eTrino,
E
quelSol,chequi vesteazzimo ammanto,ao
Ilgran velamedell’aitardivino
,
Nell’ aer fosco,checostìs’accampa, Perdea l’aureocolore,eilporporino.
Tutt’
ombra
èilloco; e sol l’eternaLampa
Diffondeilraggiotremolosull’ara,
E
perlevolte illanguiditoilstampa.Quell’aurasacra;quella foscae chiara
Luce nou
spenta mai; quelsacro orrore Tosto m’apersegliocchiall’onda amara.E,
ov’ è, gridaiconnote di dolore, -• Ov’èlavocedieternai virtute.Che
quilargabeveanlamente,eilcare?Cesari ov’ èfperchèstanfredde e
mute
Quest’ aure, inch’Ei vibravaillampo,eilsuono.Cui sempre rispondeanluce, e salute?
Dove
gliocchi brillanti? edove sono L’alteministre diquelsaldo petto Parole ord’aura,or d’oricalco, etuono?DigitizedbyGoogle
Ebbe
venagiammai d’auro piùschiettoL’Arno
antico?ebbeilTebrounqua
mai vene,Onde
inpiù limpid’acqueornasseilletto?Fioripiùbellidalle ajaolepiene Spuntaegliaprii?dan piùcbiaror lestelle Nellenottipiùplacide e serene?
Eranle veritàdonne, edancelle
Le
parole; e nel caroaccoppiamentoLe
idee, leforme divenian piùbelle.Risonavannel liberoardimento
Le
gravinoteall’nmilcore, e algrande.Come
alviburno, edal cipressoilvento.L’iniquosofo,eh’empietàsiprende, Feodibaldanzaraso, el’animale,
Che
sommetteragion,dannòalleghiande.Capovolseglienceladi,enell’ale Dell’ aquilon, caliginosoilfoco Scagliò vendicatordell’Immortale.
99
Alle inopiemani,smantellantiilloco Sacroalla deità, l’iraceleste Profetòminacciando:alfinc’è poco.
Quando
Italia fraTorridetempeste Ingannatas’avvolse, e,imbelleserva, In cortagonna limutòlaveste;E
dello effimer’ astroaltaeproterva Delirando-invanì,porsegliorecchi Dicrudispirtiall’infernalcaterva;Ahi!gridò, Italia,trastullando invecchi.
Pargoleggiassennando:Ahi,stolta,vedi
Come
lepiume
tueticambiin stecchi!Giàlibertatet’haferratiipiedi,
T’ba
impoverital’eguaglianza; e ridi Ditueferite,e’ltuovedernon
credi.^ m ^ • Y
Italia,Italia!eperchè ancort’affidi Del vanprestigio?emolle,esenzaschermo L’addormentatocor poltrendo uccidi?
DìgitizedbyGoogle
OdiilSignornell*inmmtabil sermo
Di
Giovannie diMarco:odilo,e togliLa
fredd’aspe checovi al pettoinfermo.
Ma
ilgridoè invan:diBenedettoifogli Sprezza, e’lpianto de' Pii; quell’aspealseno Scaldossi,e ratto lemenò
cordogli.Vibralalinguain ciel;l’empio veleno
La
feogridareforsennata, eacerba.TorneràPietroall*amo,' e Cristo al fieno:
E
pari aiTemplidiCiunon
superba,Di
Giove,eMarteinVaticanvedremo Sorgereilpruno inseminatoe l’erba.L’ultimosacerdote al regeestremo Darà l’ultimovale, e anili fole Saranl’Averno,iCicl,l’Ente Supremo.
Torneràl’aureaetà;l’aule,ele scole Saranleselve,cne verrannoin frotta
L’uomo,
latigie,ilserpe ai fonti al sole.r
Va4
Ognionestate e legge infranta e rotta.
Ha
centosposeun uom,
con centosposiLa
belvarazionais’accoppiae annotta.Son suoilettiletane, eigorghiondosi
Tumuli
suoi:siuccidaallorcheaffanna,Ed
alnulla primiertomie riposi.Non
c’è virtute, e, sepurc’è, inganna:Seguipiacer; seguinatura,e fato;
Coscienzaè crudel seticondanna.
Vanne: predaognifior,sfioraogniprato:
Chi s’opponealtao piè,siapadre, ofiglio.
L’uccidi:è
un
van timor pena,epeccato.Taidal sovvertitor folle consiglio
^,
XJscianparole,cheallabella terra.
Cui
chiudonl’Alpieilmar,furnemboe
artiglio.Guerraalleleggi;guerraaitroni;guerra.
Gridòdispirtiaverniilbulicame,
^
Ch’ oveè
meno
lafè,più impazzaederra.DigitizedbyCoogle
[6]Surgea,
ma
vecchioalle sopitebrame
IlMitrato di
Parma
profetando.Come
Ezzecchielsull’insepoltoossame.Surgea,
ma
esterrefattoun
venerando DrapeldiVatie Sofi; e diedeun
grido.Ma
fu timidotroppo,o troppo blando.Che
alfinealtriblasfemo,altrimalfido,O
tace,o,come
augeld’auradiversa.Altruis’accordaalcanto,oappiatta al nido.
Senon che,frailterror,chesiriversa
Or
dimortevestito,or di lusinga.Frairottichiostri,e la pietà dispersa:
Fra
magnanimi
pochiun
chesitin^
D'onorato pndorchifie?chil’angue Traedisfidando' nell’apertaarìngaf
Chifie?,
Tu
germediquelpriscosangue.Che
dell’Italiasualo strazioindegno Pianse,eilvalor,che impoverisce elangue.a6
Tu
delMelicoetruscoalma ed ingegno.Tu, Antonio, amorediquel
sommo
Audace, Che, ancor mortai,s’aperseilTrino Regno.O
santo petto!oItaloverace!Tu
immacolatoinsegniituoi dettami ,Sconosciutoal timor,cheignoraetace.
Tu
ilfieldeglieruditiempi«clan»».•Tu
’lepoma,
purbellealiaicorteccia,
Ma
cheassenziohannoin sen, scuoti dairami:Tu
sfidi,epremisull’apertabreccia...InemicidiCristo,eipraviingegni Condannia bere del livor la feccia..
Erano lampiigeneroeisdegni
Di
sue tempeste, chespacìanoaun
raggio.Qual
nembo
all’apparir dei miglior segni.L’udiva lagrimandoilvecchiosaggio.
Finilfanoioll’udiva,e nepiangea:
Miseroerede
d’un
cotal retaggio!DigitizedbyCoogle
Parlò profeta, e’lveroaicompiea,
E
nellostile,edarringarsuoforteAnco
quest’ aeredisdegnandoardea.Ma
poiche,
qn^
iltelo,apria le porto Alla piotatecheconambe mani
Frangedel cor lemisereritorte}E
dellaChiesalacerataìbraniCon
caldoamor
ritesse,e lerimena.>Sogli‘omeride’£gli>e-degli strani
Dei Padriil Pio;tal larga -vena D’eloquenzaversò,che
Talme
schiveE
le ferine fanoor sentian la piena.Dolci, leggiadre, pie,robuste,evive.
Sempre' d’amore,edignità condite,
E
qnairnbin, cniFoto
circoscriveFurolevoci, eimmaginiinfinite De’suol pensier,,cniprimaordianatura, Poi l’arte ritesseacare6 gradite.
38
Ed
orquell*onda zampillanteepnra.Che menò
per tant*anniaffettoesenno, Fiesempremuta
abbandonata escura?Nè
mai piòsentiràsovrano.ilcenno Deltuograncorquella tuapenna,acui Riverenti le grazieognorsifenno?SolTu, nud* ombra, dabegli ozjtui Verraifraquestetetreauresilenti Spessoiterandoilmesto suon: quifui?
Volea piùdir:
ma
’isospirosiaccenti Tantainterruppe di pietàgravezza.Che mi
cadderglispirtieisentimenti,Com’uom,
cuiprendedirammarco
ebbrezza.DigitizedbyGoogle
»9
» .. 1, . *»l.lf .' •J .*
'
' . t ;.' *.l t.•i
Qual
peBegrin,cui dottal^ama'ha
scorto Mirargliavanzidi cittate antica, ‘Che,tistiappena,eiparteafflittoesmorto;
E
dai massi, cuicoprealtal’ortica Tratto losguardoèilpiè,1*almarallegra Airapparir di Cittìnova,eamica,Ch’ividappressoindolce vetta e allegra Sorgesibella,chelemesteciglia
Con
dolceusuraalpellegrin lintegra;DigitizedbyGoogle
3o
Tal
mi
fececonaltamaravigliaNovo un
portento quiviall’almaapparso,Che
ancorgodeilpensier se lo ripiglia.Giàsento agliocchi e al cordivounosparso Foco:giàtentodiGiovanniilratto,
£
delsupernovolator diTarso.IlTempio,inch’io
m’
avvenni, un’ampiaè fatto Basilica celeste, esplendeintorno D’auro,digemme,
e di cristallo intatto.Fuggìlanotte;quisispande
un
giorno,Che
maipiù bellosull’aeria bal2aNon
vide l’alpigian dalsuosoggiorno.Largaun’ apside s’apre: inmezzos’alza Un’ara: aldestro latoin velpudico Religlon, precintailombi,e scalza.
Un
Genioalato,delle graaieamico.Maravigliandoeìpur,pingealemolte Scienze,edArticon pennelloantico.
DigiiizedbyGoogle
3i
Di
semprevivi &>iiornalevolte, D’angei sapwnìispecchi; e’nlarghegonne, Lunghessogliarchi, in mille snella accolteLe
vaghetrecce, oneste altereDonne,
£ Sommi
Viri,inognietà famosi,D’Arno,
d’AteneeRoma,
e diSionne.Ma
vivi,e algranpiacer caldi e giojosi, Vid’io,quelFiorentin,cheinparadiso Potè,appena calmargliestrisdegnosi;£
a Luid’ accanto, confidentein viso, Quel,cheallaVerginbellaillauro sacra,E
Qnel, che novellando acconciailriso.£
chi laPcnitenzia,echi lamacra
,Deldeserto
F
amiglia,e.chiripunse L’errante vulgo conbilealtaedaera.Tj]Que’duo che’n pallio,e’nporporas’aggiunse L’Etrariaantica,van conloro;ed
hanno
Que’ due, cheIgnazio alsnoGesh
congiunse.DigitizedbyGoogle
3a
Ma
innanziatuttialternamentevanno QueiSommi
Quattro,cheladiaQuadriga Quisfolgorògiùdalsuperno scanno.£
iQuattrohandietro,ondeilgiardinsiriga Cattolico discienza, e incriigermoglia Del frumentodivinparalaspiga.Aldestro Iato dell*aperta soglia' •
Sta’lPescator,chetiene
ambe
lechiavi Del gaudioeterno,edell’eterna doglia;Alsinistro,conviviattie soavi ' T Quel gran Persecutor chetimìlrichiese"
AlPerseguitosuol’onda cheillavi. I
Tuttisplendeandibelleveglie accese, , '
E
presagianoaicenni,ea
leparole Cose' dame
non più vedute •intese.O
tardapenna mia, perchèd
dole L’altotrattarsoggetto orache splende,Sultuopovero
acume
ilDiodelsole?DigitizedbyGoogle
33
Vola;che indugiornai?già l’aerfende Schiera d’almebeate, e d’angeletti, Ch’ogni liquida via rinfiora eaccende;
£
parchedolce, in aprir l’ali,affretti Gesà:giàvien;l’albagliaccerchia.ilfronte, L’irideipiè co’ suoi colorpiùschietti,Parea queldi,quand’ Eiraggiava'ilmonte
Di
schietto sole,e
’llargovestimento Dellaneveeternaibianchivaalfonte.Se
non
cheallorduevati,edorneha
cento, Trediscepoli allora,edorneha
milleDai din
d’ebanoe d’or, dai crin d'argento.Entranel
Tempio
;eun
subito.di squille ‘ Sonava Osanna,e s’alaantuttialGrande, Dritta lapuntainLuidellepupille. ..Ariad’amor, d’ainoresguardiEi spande.
Dovunque mova
e guati, e sullabocca' Tutteibalegrazie, in atto gravi eblande.3
DigitizedbyCoogle
3 ^.
Già
monta
igradi dell’ Aitar:già tocca IlLibrodelsettemplice suggello.Che
tuttodisaver fulgee trabocca.D’avorio èiltrono,ed’ambralosgabello, IIpadiglione èporporaadormista,
Lo
emblema,invelsanguigno,un
biancoagnello.Siede; eiSenioriaquell’amatavista Sedonglia cerchio:stan lebocche
immote;
Stan
mute
l’arpe, eguatailcitarista.Quando Gesù
sciolse lecarenote:Mio
fido,vieni.£imove
aidivi accenti Dallepie delsuo Neri alme devote.Quel
buon
Vecchioilmirò con queiridenti Occhi, ondeun
Figlio dicotantagloria Rimiraun
padrecollebrame
ardenti.SegnilloilKempis;egliaccresceanvittoria.
IlGiglio diGonzaga,e’lpioSorano,[8]
Che
degliAmuli
sacriordì la storia.DigitizedbyCoogle
Venian purdietroaLui,strettalamano, [9] IIprode
amor
dell’AligbierMorando, Dionisiildotto,edilsottilZeTiano.Allaspianata fronte, alvenerando Portamentoecipiglio, alguardovivo, S*^udia:Cesari,Egli è,com’era,
quando
Dal suo‘chiaro,e
d’amor
fluenterivo DissetavadiCristoildolce ovile,0
gliporgeadairostriilsanto ulivo.Ma,
quantoè rimutato!ilcrinsenile Fluivaargento,ilvolto risplendea Deifiotpiùbelli,ondes’ingemma
aprile.La
vestonero-lucida metteaFiamme
dì schietti antraci; e fra lemani.Ben
serrato sul córe,un
Libro area.Di
Cristo era la Vita.Or
foranvani 1mieiconcettiatutta dirqual'era:Chiagguagliaopradi cielcondettiumani?
36
D’un
agnellinlalisciapelleintera Copriasil’unacl’altraesteriorfaccia;Oliadicedro, earde»difiammavera.
Nel mezzodiforbitoorovitraccia L’aiTgelico scalpaicon formeespresse, Quanto l’augusto témaentrov’abbraccia.
Qui’l
buon
Pastor,chelasmarrita elesseAgna
asuodolce incarco; e,oh quanto amasti!L’arteficedivin sottov’impresse;
DilàRèligion,che
rompe
ivasti Fluttidelmare;e larigirailmotto:Tu
deidragonlafronte inabissasti.Altreinlietisembianti,altreindirotto Pianto, vid’iocolpiùsottillavoro Medaglieailati;edibeimotti
han
sotto.Quilafarfallaangelica,che d’oro Spandelepenne;elàlaSapienza, Cuivezzeggiailpiù bianco augelcanoro.
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Educa
ilfiorpiùcandido Innocenza;E
porgeatuttibella CaritateDelle sue
mamme
ilmele, edellaèsenza.Stainguardia
un
agnellindellaUmiltate;Stal'Armonia beandosiallestelle,
E
inbeigruppileGrazie rannodate.Nell’ultimascolpìa la vintaimbelle Invidia; e giàledital’attenterò;
Invan:le roseivisorgeanpiùbelle;
Che
l’acconito,ilfiele,ilcardo amaro, Di magnanimitatealsoffiarforte.Come
agliaustriilvapor,sidileguare.Fraibegliintagli,diramateaattorte.
Palme
avilis’intrecciano,ed bauscritto:Vìnseleinfermità, vinse la morte.
A
riguardarquel Libro ognuns’è dritto;Ma
sovraglialtri,insulleapertepiume, Stava con occhio immobilmentefitto38
QuelfulvoAngel, chedellaluce aliìume
Le
cigliaallegra, e nel volarnon queta.Fin chedelVerbo
non
sigirtiallame.Ed
eccoilSerafin,chedel profeta Sovranoilabbri collabraceappura.Tocca quel Libro; edolezzanteelieta
N’escein vorticibei
nube
sìpura.Qual
non
maidallelagrimed’amomo’
Ilmeriggianosoldeliba e fora.
Cotalritocompiuto,il
Verbo
edUomo
ToccaEglipur quel Libro;ilquals’aprio.Dove
ilguastofatainarra delpomo;
E come
ailaccidel serpente rio ' TolseilmortaipiìimiserolaCroce;TalladolCe^naturaaradi Dio.
Alfn;leggis’intese;eqnalveloce
Fiume
reai,che più ingrossandomove.
TaleiquelGrandefuormettealavoce.
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Lnce, sentenze, amor, gran tèmi,eprove.
Alto ingegno,artemira, ed armonia
Sa
qoe’celestiorsidilaga, or piove.Era
un
baciod’anretta,ches’avvia Dalcalicede'fiosridentiinCieloSe
fea sentir lanotadiMaria.
E
dolcenn
focoperlevene,eun
gielo Sentian queiSpirti,sel’eternoGerme
Cingeanelsen vimineoilmortaivelo.'Quand’ Eilo*mostrapargolettoinerme
,
Ti
rubai
baci; e suggiamor, s’Ei sugge 11latte,etremiall’orme suemal
ferme:E
quandoilfarrotirannescofu^e,
.Fremi
di.orror; se vituloinnocente>Eimuor, tu'gemi:Einel dulor
non
magge.Quando
ilfremir 'della spietatagente,E
l’infamia delGolgota dipinge,E
ilPadreiratochea. pietà dissente;Così
r
animamia
tocca e distringe,Che
indeliquiopiùamaroe dilettoso Feritaalmad’amor non
maisifinge.Ma,
seGesù
dall’esserPadrecSposo, Anzir Uom
de’ dolori, el’Uomo
estremo, Pimutiilvolto infieroedisdegnoso;E,
tocco di pietà l’orlosupremo.Cangiin folgoriisguardi,eipianti in gridi,
Rendendo
l’empiodisperanzascemo;Qualselva inospitai, qualiermilidi.
Qual rupeircanaebbelionche frema Piùforte, e’ltuonoinsuomugghiardisfidi?
Non
pur Sion,ma
ilCiel, la terratrama,E
icongregati nell’augustavalle Gridanoalmugghio
dellatromba estrema.Quelvorticoso orror,queldrittocalle.
Quincidegliempi,equindide’beati.
Queivivaepianti,equelvoltar di spalle:
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Quei noviSerafiniinnamorati
Che
poggiansiisullafioritanube.Queilucentiastri,e<|ueicarbon dannati:
Quel puroCiel,ches’inzafifiraerube AiBenedetti, equel pozzo cheassorbe 1fulminati dalle eterne tube:
La
struggitricesillaba,cheforbe D’ogni animailaterra;e terra ecieli Stemprain faville' vorticosee torbe.Sì
mi
blandirò,edarricciareìpeli.Che
queiri/e,e venite infiereluttoM’
«ranbacid’amor, morsicrudeli.Iopiangeva,ioridea;con
meco
tutte.Ma
nonso diqualpianto, equalsospiro.Quell*alme
non
teneanlecigliaasciutte.
Ma
d’infra lorpiangerdi gioja iomiro [io]Francesco,onordei porporatiPadri,E
ilpio Lirati,eilGrandi, ingegnomiro.4»
£
lepalme batteanmille leggiadri ' * Spirti;ma
ijaattroeransiallegriin volto.Che
più sùifiglinonsarien lemadri.IlBevilacquaèl’un,che Beppe molto,
£
moltoamò;
1'altr’è queldementino, Che
coimigliorToscanlepalme hacolto.£
questièilTrevisan, chealSold’Aquino Tenne
fortel’acume;
equeidelBene,Che ingemmò Turne
d’ognifiorlatino.Con
atti,chedi farpiùnon
convieneA
celesteamistà,colnuovo SaggioLa
patria gloriaognun
partendo viene.Chiuse quelGrandeilLibro,e feceomaggio
Al
divin Sol,che pur segno d’amore Dall’ apertosuosenglifalseun
raggio.Ed
eccoun
dique’quattro,ilnobilfiore' DeifiglidiFilippo,ilLibrotoglie;£
cosa eradaluicotantoonore:DigitizedbyGoogle
£
fraidivioVolami,
oves’accoglie De’sacriitaliscrittiilbel tesauro 11pose,edallegròquelle alte spoglie.Del
Gusman,
delLojolailsanto lauro Lietiscuoteanoifigli;e assaipiùbella Grandeggiòl’ombradelgranBoccad’auro.Àrdeanel volto di gentilfiammella Antonio,e in atto stava di cedei, i
Che,
elettaMadre
a Dio^ehiainossiancella;E
disse altuoSignor:Tu
vivi,eimiei Inchiostrivedan pur l’ultimanotte;Cb’io nulla,etuttonelsapertusei.
Attinsi,èver, de’Santi. alle incorrotte Fonti; aaailrivo?...Ah,
Tu mio
Ben,Tu
regna.Poidi,pietà fralagrimedirotte; , .
Nel tuosanto, cospetto
unqua non
vegna, Dicea,l’inchiostro,incheilmio
corfupago, Or,temirandoi,sicontristae sdegna.44
Mirollo, eudìdelPadreeDio l’Imago
Con
quelsembiante,ondesivolseall’Astro,Che
fu d’AquinoeSapienzailvago.Mirarlo tutti;
ma
d’Assisiilmastro Dipovertate,e’lSaulidiumilfede Daidesirpareanfiammein alabastro.Aspettando quaidetti,equal mercede Si avesseAntonio,cheinattimodesti Gli occhiavvallavadelsuo
Nume
alpiede.Ilqual proruppe:
Mio
fedel, scrivesti Benedime
;ora dispiegailvolo Alle tuebrame
,e chiedi;e rattoa questiAccentieirispondea:cheggio
Te
solo.E
piùr
almaaccendeasia puroorgoglio,Che
piùsublimeripetea:Te
solo.
Te
vollisempre;tevorrò;tevoglio:A
tes’alzanmiebrame
ardenti epure.Come
all’astroilnocchierrottoalloscoglio.DigitizedbyGoogle
Vediconi’ iocampaidall’aureoscure Perte,cessando1’artiingannatrici Dellesirene, e1mardell’ondeimpure:
Pertede’mirtiilbosco,elependici De’lauriefior,cenpiede egual calcai:
Pertedispiacqui al
mondo,
e a’ tuoi nemici.Tu
solm’
hai vistoilcor;tu’lvedi,esai';E
puoi cercarmiaqual mercedeiopensi?Te
solo,amitesol,qual sempre amai.Che
mai v’hain terra,e in ciel,chemi
compensi Solaun’oradite,solouno
sguardo?Qual voce più
m’
inebbria1’almaeisensi?SuoniToscana purdi
me Lombardo
Eccelsenote, cun
lauro allamia
chioma PongaTrevigi,e’lgenio Insubre,e Sardo;ChiamiVerona'pur'mia morta
soma
Dall’Emiliaospitai:mi
esaltie abbracci [>]Nelmarmo
eternoilCampidoglioeRoma;
46
Senzat«,che
mi
vale? a tem’
affacci ' DeisolioSol;tumi
rischiarailcome, QueirIpostasiTrinaun
nodoallacci.
Vegga, perchèvestitohai lemie some
Tu
ìmniortalVerbo;e lacagionmi
mostra.Perchèdi
me
meschinrammentiilnome.Mentr’estaticaudlalasanta chiostra
,
Gesù
alzò1’arco delle ciglia,e tosto Mosserglispirti,come
araldiin giostra.Un
bisbigliar dipenne,un
farsiaccosto Vidid’AngelieDivi;eisommi
attarsi Al grancarroAnimai:l’ordine è posto.
S’alzargliAngeliin pria,quindilevarsi GlielettiSpirti;eiprimialSoldeisoli
,
Qnaipianetialmaggiorastro, accerchiarsi.
Rideanlietolespere, elietiipoli;
E
Antonio perdisio,leciglia inarca ,Qualfìemirando1’ultimechevoli
.
DigitìzedbyGoogle
Eifa.Già
ua
nuvìlettocheaivarca.Levee anello del ciel tutte le vie.
Del novo alunnosifabeilo, e corca.
Rapillo; eancoraripetealepie Voci;
Te
sol.Te
solo aspetto ebramo;£
findall’ altodell’eterno dieGliAngeli,
come
augei per suo richiamo, Ripeteanlieti,ed accennarcol dito:..Mio
Ben!Te
sol.Te
solaaspettoedamo.Ilpensiermio,
mal
attoalPinfinito Volo,ritorna allamortaisuastanza.Tattoalla caraviston rapito.
Sparì quel
Tempio:
Io rìmutai sembianza;Ma
lamia.mente
,ancorrapita,accenna, Colgrido,cheInaccende la speranza:Padremio, deh,
T
tuo Core, elatua Penna!48
ANNOTAZIONI
«
[i]L'AutoreèpostoaHaDirezionespiritualeJella due Case,delloSpedale,edelRicovero.
[o]Traduz.dell'Elegia diTommasoGray.
[3]IlPadre TeatinoCessali .
[4]IlCeleb.medico Targa, [5]L’Ab. BartolommeoLorenzi.
[6]Mons.Adeodato Turchi
.
[y]IICasa,ilBembo,ilSegneri,ilBartoli.
[Sj11Card.Cesare Baronie,chefiiSacerdotedel- l'Oratorio,natoinSoranellaterradiIjivuro.
[g]FilippoRosaMorandoVeronese, Giovanecoltis- simo,efortedifensore diDanteAlighieri.
[10]IlCard. Francesco Fontana-
[11] NcllàProtomoter*«liCampidogliofu locatail 38 diMaggio rErmadelPadre AntonioCesari.
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