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Cronache Economiche. N.002, Anno 1985

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(1)

• CONSIDERAZIONI SULLO STUDIO DELLA CONGIUNTURA PIEMONTESE • L'EXPORT DEL PIEMONTE VERSO I PAESI

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vanno d'accordo

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E accaduto un incidente

Sull'autostrada è accaduto un incidente. Tutti abbiamo il dovere di cooperare. Facciamo, per un attimo, attenzione al disegno e subito ci accorgiamo che superare sulla corsia di fermata di emergenza è manifestazione di incoscienza e di comportamento antisociale perché ritarda o addirittura impedisce l'arrivo dei soccorsi, della polizia e dei mezzi d'opera.

Per evitare tamponamenti ricordiamo che:

— gli errori dei conducenti nella valutazione delle distanze di

sicurezza si sommano e un automobilista può improvvisamente trovarsi dinanzi un'auto già (erma

=q u a n d o in una fila si produce un brusco rallentamento è inevitabile «un'onda di risonanza» che si propaga all' indietro, determinando una catena di tamponamenti che si fermano solo all'altezza di

quell'automobilista così intelligente da tenere una prudente esuberante distanza. Senza contare il grave spreco di carburante dovuto alla guida nervosa e temeraria.

Nella illustrazione sono evidenziate le cose da fare e

quelle da non fare.

Cose da fare

cominciare a rallentare già da

quando ci si rende conto che si sta formando una colonna; accendere il

lampeggio simultaneo di pericolo (se la vettura ne è provvista)

in vicinanza di un arresto; rimanere al centro della corsia e in fila; attendere con pazienza.

Cose da non fare

frenare bruscamente e all'ultimo istante tentare sorpassi per guadagnare pochi metri; formare una fila

in più, incuneandosi a

cavallo di una striscia discontinua (vedi freccia); superare tutti

sulla destra,

impegnando la

corsia di A emergenza (vedi

(4)

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L. 502.830 (+21,5%)

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degli Enti Partecipanti del 23.4.1985

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in circolazione L. 161.741

Patrimonio e fondi vari L. 91.363

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UN UTILE NETTO DI 6.026 milioni (+ 17,65 %)

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C R O M I C H E

O f l O m i C H E

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SOMMARIO

3 Atlante dei musei piemontesi. La Pinacoteca e il Museo civico di Alessandria Gianni Sciolta 11 Considerazioni sullo studio della congiuntura piemontese Giuliano Venir 15 1 processi di crescita e di trasformazione dell'economia piemontese e torinese M a u r o Zangola 19 Le esportazioni del Piemonte verso i paesi meno avanzati Marisa Gerbi Sethi

25 La tecnologia piemontese e i paesi meno avanzati Francesco Leone

29 L'industria piemontese e il credito Enrica Fulcheri

31 Alcuni criteri per la pianificazione agricola Adalberto Nascimbene

33 Importanza della coltura dell'orzo Elena Garibaldi

35 La Cee e i problemi delle eccedenze agricole Bruno Pusterla

37 Per vendere in Egitto Giorgio Pellicelli

43 La politica scientifica e tecnologica della Cee: programmi e problemi Alberto Baldissera 49 Il parco internazionale di attività innovative di Sophia Antipolis Carlo Beltrame

53 L'IMGC e la metrologia applicata Roberto Perissi

63 1 successi dello stile Pininfarina Cesare Castellotti

67 1 lettori di «Cronache Economiche» Bruno Cerrato

71 La santità piemontese Piera Condulmer

75 Economia torinese

81 Tra i libri

90 Dalle riviste

Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni debbono essere indirizzati alla Direzione della rivista. L'ac-cettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati o siglati ri-specchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano la Direzione della rivista né l'Ammini-strazione camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono essere inviate in duplice copia. È vieta-ta la riproduzione degli articoli e delle note senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

Editore: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino. Presidente: Enrico Salza

Giunta: Franco Gheddo, Alfredo Penasso, Giovanni Perfumo, Carlo Pipino, Enrico Salza, Giuseppe

Sca-letti, Cornelio Valetto.

Direttore responsabile: Giancarlo Biraghi Redattore Capo: Bruno Cerrato Impaginazione: Studio Sogno

Composizione e stampa: Pozzo Gros Monti S.p.A. - Moncalieri

Pubblicità: Publi Edit Cros s.a.s. - Via Amedeo Avogadro, 22 -10121 Torino - Tel. 531.009

Direzione, redazione e amministrazione: 10123 Torino Palazzo degli Affari -Via S. Francesco da Paola, 24 - Telefono 57161.

Aut. del Trib. di Torino in data 2531949 N. 430 • Corrispondenza: 10100 Torino -Casella postale 413 • Prezzo di vendita 1985: un numero L. 8000 • estero: il doppio •

(12)

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Sede: Palazzo degli Affari

Via S. Francesco da Paola, 24.

Corrispondenza: 10123 Torino

Via S. Francesco da Paola, 24. 10100 Torino - Casella Postale 413.

Telegrammi: Camcomm Torino. Telefoni: 57161 (10 linee). Telex: 221247 CCIAA Torino. C/c postale: 00311100. Servizio Cassa:

Cassa di Risparmio di Torino. Sede Centrale - C/c 53.

B o r s a V a l o r i 10123 Torino

Via San Francesco da Paola, 28.

Telegrammi: Borsa. Telefoni: Uffici 54.77.04 Comitato Borsa 54.77.43 Commissario di Borsa 54.77.03. B o r s a M e r c i 10123 Torino

Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi: Borsa Merci

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ATLANTE DEI MUSEI PIEMONTESI

Gianni Sciolla

LA PINACOTECA E IL MUSEO

CIVICO DI ALESSANDRIA

La Pinacoteca di Alessandria1 si formò a

se-guito del lascito della collezione del notaio An-ton Maria Viecha, avvenuto nel 1854. Il no-taio Viecha donava la sua ricca collezione di dipinti, disegni e stampe alla Municipalità co-me dichiarava, in «segno di affetto cittadino e per lasciare a questa città amorevole memo-ria dell'illustre mio amico il cav. Migliara, nel-la fiducia d'iniziare così una Pinacoteca che avrà poi il suo necessario incremento». La Pinacoteca si apriva nello stesso dicembre dello stesso 1854 in una sala annessa alla Bi-blioteca, e successivamente veniva ampliata e ufficialmente inaugurata ne! giugno del 1855, con nuove aggiunte e acquisti da parte del Co-mune.

Tra il 1856 e il 1864 la collezione alessandri-na si arricchì con doalessandri-nazioni ulteriori del con-te Lorenzo Cascon-tellani e del pittore Pietro Sassi. Nel 1866 la figlia del pittore Migliara, Teo-dolinda, arricchiva la collezione delle opere del padre, con una considerevole aggiunta di di-segni e di schizzi. Nel 1868 il Ministero della Pubblica Istruzione assegnò alla raccolta ci-vica quattro dei corali donati da Papa Pio V alla chiesa di Bosco Marengo, a cui, nel 1896, ne furono aggiunti altri trentasette. Sempre per donazione ministeriale pervennero al mu-seo, nel 1879, due dipinti, l'uno, con l'Imma-colata Concezione, attribuito a Valerio Castel-lo, l'altro, di scuola bolognese del Seicento, raffigurante il Cristo morto: entrambi le opere provenivano dal soppresso convento dei Cap-puccini di Tortona.

Nominato nel 1875 conservatore della Pina-coteca il pittore Mensi, il Museo, dieci anni dopo, si arricchì mediante la collaborazione della Società di Storia, Arte e Archeologia. Al nucleo iniziale si aggiunsero le sezioni di An-tichità, Numismatica, Arte Sacra e Storia Pa-tria. Alla sua morte, avvenuta nel 1888, il cav. Mensi, lasciò in dono, al Museo, numerosi suoi disegni e cartoni.

Nel 1893 il Museo ricevette in dono numerosi pezzi di pittura dal senatore Rosazza (tra cui le due tavolette del Piazza con i santi Valerio e Baudolino; quindi le Nozze di Cana già col-locate nel convento di S. Bernardino) e una cospicua donazione di opere pittoriche da par-te del can. Spar-tefano Berta.

Tra la fine del secolo e l'inizio del successivo, il Museo fu ulteriormente incrementato con acquisti comunali (tra gli altri, gli arazzi

fiam-Fig. 1. Gandolfino da Roreto, Polittico.

Fig. 2-3-4. Gandolfino da Roreto, Circoncisione, Fu-ga in Egitto, Epifania.

minghi già nella Confraternita di S. Maria Ca-sa Grande di AlesCa-sandria), con doni del sec. Giuseppe Frascara e con dipinti provenienti dalla Promotrice di Torino.

Nel 1911 la Pinacoteca venne riordinata dal Filippelli che ne redasse il primo catalogo con intenti scientifici.

• • •

La Pinacoteca di Alessandria ristrutturata nel 1973, si articola in tre luoghi espositivi: il pri-mo è il salone Viecha, che prende il nome dal suo primo e illustre donatore; annovera ope-re compope-rese tra il secolo XV e il XX. Il se-condo è la sala detta Migliara, perché espone le opere del noto pittore dell'Ottocento per-venute e conservate dal Museo.

Il terzo infine, prende il nome di sala dei ci-meli, perché insieme a ritratti di illustri citta-dini alessandrini annovera corali, paramenti e oggetti sacri, provenienti da Bosco Maren-go e già appartenuti a Pio V.

Nella sezione dei dipinti antichi spiccano al-cune opere problematiche di notevole qualità. Si può iniziare da un piccola tavoletta (cm.

(14)

55 x 50) attribuita a Defendente Ferrari (pri-ma del 1497 - dopo il 1531) raffigurante le Tentazioni di Sant'Antonio2. Parte di

predel-la (o di un più complesso insieme pittorico), rivela i tratti tipici dello stile maturo dell'ar-tista di Chivasso dalla vastissima attività per ambienti e commissioni religiose delle zone di Vercelli, Chivasso, Casale, Torino: l'arcaismo del segno e il risalto degli effetti di luce e om-bra; l'ispirazione nordica e la finezza di fat-tura.

Sempre nell'ambito del primo Cinquecento piemontese è la grande pala dell'Incoronazio-ne, una delle opere più importanti di Gandol-fino da Roreto (attivo dal 1493 al 1515). La grande pala, che proviene dalla chiesa di Ri-varone mostra con molta chiarezza che il pit-tore attivo tra Asti ed Alessandria è molto at-tento alle esperienze della pittura padana, in particolare cremonese (Altobello Meloni)3.

Alla scuola di Gandolfino appartengono an-che tre tavolette, verosimilmente parti di una predella smembrata, provenienti dalla Confra-ternita dell'Annunziata che raffigurano rispet-tivamente: l'Adorazione dei magi (cm 20 x 45), la Circoncisione (cm 20 x 25) e la Fuga in Egitto (cm 20 x 25).

Fin dal 1966" pubblicai con la corretta attri-buzione a Callisto Piazza, nell'Archivio Sto-rico Lodigiano, due dipinti frammentari ora nel Museo Civico di Alessandria. I dipinti di 37,5 x 65 cm. entrambi su tavola, raffigura-no i santi vescovi Baudoliraffigura-no e Valerio. In pre-cedenza erano stati assegnati dalla Brizio a Giorgio So Ieri. I due santi appartengono al-l'opera del maestro di Lodi attivo nel Brescia-no e nel LodigiaBrescia-no (1500 ca. - 1561): soBrescia-no an-cora improntati al linguaggio del bresciano Moretto (in particolare ricordano la Madon-na e sei Santi del Museo di Francoforte e la Madonna di Mazzano) degli anni quaranta del Cinquecento. Per taluni riscontri morfologi-ci puntuali con opere di Callisto del 1545-46 (come gli affreschi di Postino Dovera) sono riconducibili con probabilità al periodo ante-riore al 1550. Va ricordato che Callisto invia ad Alessandria per il Duomo, nel 1546 una pa-la d'altare raffigurante San Pietro in trono. Quest'opera è un dipinto ormai stanco, invo-luto, privo di ispirazione. È probabile, come è stato ipotizzato5 che i due santi

frammen-tari della Pinacoteca facessero parte in origi-ne del medesimo complesso, anche se la dif-ferenza qualitativa tra questi e la pala del Duo-mo è notevole.

Degli anni quaranta del Cinquecento è pure una tavola (cm 152 x 129,5) già attribuita a

Giorgio Soleri, raffigurante la Madonna in trono con i Santi Giovanni Battista, Evange-lista e i donatori6.

L'opera non è di mano del Soleri attivo alla corte dei Savoia tra 1560 e 80, insieme con i pittori Caracca, Ardente, Vighi, Rossignolo. Appartiene invece giustamente, come è stato scritto «all'ambito genovese, in prossimità del momento giovanile di Luca Cambiaso»7.

Della seconda metà del Cinquecento è invece una Adorazione dei Magi firmata « Raphael Angelus Soleri», datata 1577.

Di Raffaele Angelo Soleri conosciamo un'al-tra Adorazione dei magi in S. Francesco di Ac-qui che risale aì 1589. Di lui, che era figlio di Giorgio Soleri, il Lanzi, nel manoscritto del « Viaggio del 1793 pel Genovesato e il Piemon-tese» ricorda nella sacrestia di S. Francesco

ad Alessandria: «S. Margherita, Santa Mad-dalena e Santa Chiara (...) opera assai debole di disegno con mani da 400 sca esili (...)»s.

Stilisticamente, questo dipinto su tela (cm. 152 115)' mostra riprese da Gandolfino e dalla «tradizione locale del primo Cinquecen-to»10, con «qualche parentela con le opere

(15)

par-Fig. 5. Defendente Ferrari, Tentazioni di S. Antonio. Fig. 6. Maestro Genovese, Madonna col Bambino, santi e donatori.

Fig. 7. Raffaele Angelo Soleri, Adorazione dei Magi. Fig. 8. Angela Bonacina Laudonio, Veduta del Lago di Como.

Fig. 9. Angela Bonacina Laudonio, Veduta del Lago di Como.

Fig. 10. P. Ghiglia, Disegno.

ticolare con l'Annunciazione di Guarene». In sostanza si tratta però di un pittore (e di un'opera) molto mediocre, come non era sfug-gito al geniale Lanzi, che ne evidenzava l'ar-caismo ritardatario e la qualità pittorica de-cisamente scadente.

Della raccolta del Quattro e Cinquecento van-no ancora ricordate le seguenti opere: un Trit-tico su tavola datato 1497, con splendida cor-nice in legn'o dorata e intagliata (cm 0,36 x 1,13) proveniente dall'oratorio di S. Giovanni, già attribuito a Defendente"; la Natività su tavola (cm 1,20 X 1,66) già attri-buita a Mazone12; due tavolette con

l'Adora-zione dei Magi e Gesù nell'orto (cm 0,50 x 0,39; 30 x 44) di Madonnero vene-ziano del XVI secolo».

• • •

Passando invece ora ai dipinti dei secoli XVII e XVIII, di particolare interesse risultano le seguenti opere.

Innanzi tutto Le Nozze di Cana di Giuseppe Vermiglio, quindi II Santo Sudario di Orsola Caccia e tutta una serie di copie da dipinti noti e identificabili.

Le Nozze di Cana è una tela a olio di grandi dimensioni (m 4,19 X 1,93). Proviene dal convento di S. Bernardino, demolito nel 1842, e di qui passato successivamente nella Con-gregazione della Carità1"1.

Forse è l'opera citata dal Lanzi nel suo

Viag-gio pel Genovesato e il Piemontese del 1793

« Una delle sue opere migliori (del Vermiglio) è in Refettorio de' Rocchettini ora Olivetani ed è una gran Cena di Nostro Signore con qualche testa imitata dal Vinci; nel resto ha molto del caraccesco. L'averci voluto collo-care oltre gli Apostoli altre figure fa la pittu-ra un po' affollata; ma è ben colorita»15.

Giuseppe Vermiglio è attivo ad Alessandria dal 1585 ca. al 163516. Documentato a Roma

nel 1604 e nel 1611 si allinea al caravaggismo del Borgianni, come dimostra il quadro in S. Tommaso de' Cenci, rintracciato dal Longhi. La sua presenza successiva in Piemonte deve essere stata fondamentale per la diffusione del caravaggismo. L'opera di Alessandria come la nota Samaritana al Pozzo ora alla Sabau-da, indica che il pittore, come già ben intense il Lanzi abbandonò il caravaggismo iniziale per un classicismo, nel fare dei bolognesi. Di Orsola Caccia (? - 1676) figlia di Moncalvo17 «pittrice fresca e men buona del

padre nelle figure» come la definì il Lanzi18,

è nella Pinacoteca di Alessandria una tela con il Santo Sudario (cm. 62 x 49). A lei è anche attribuita una Vergine che legge (cm. 62 x 49), ma più probabilmente «da ricon-durre in ambito centro italiano»19.

Nella notevole serie di copie da dipinti noti conservati in questa collezione sono inoltre da ricordare: la Testa di Giobbe dall'analogo di-pinto dello Spagnoletto nella Pinacoteca di Parma (cm 0,33 X 0,39); la Madonna con S. Antonio genuflesso di Van Dyck a Brera (cm 0,76 X 1,06); Due Teste di giovani di Parmi-gianino alla Galleria di Capodimonte a Na-poli (cm 0,47 x 0,36); la Presentazione al Tempio di Tiziano nella Galleria dell'Accade-mia di Venezia (cm 0,44 x 0,37)20.

Infine, sempre nella raccolta dei dipinti del-l'età barocca, sono da segnalare: l'Immaco-lata Concezione di Valerio Castello (m

1,72 x 2,56), proveniente dal Convento dei Cappuccini di Tortona; la Maddalena dell'am-bito di Luca giordano (cm 0,70 x 0,94); e un Gesù morto di Scuola bolognese del 600, pro-veniente dal soppresso convento dei Cappuc-cini di Tortona (cm 1,90 x 0,65)21.

Del Primo Ottocento, la recente esposizione sui Musei Piemontesi22 segnalava tre dipinti

poco noti ad Alessandria, di notevole qualità. Il primo è la Veduta di un convento dei cap-puccini nella campagna romana del Chauvin, gli altri due sono invece due Vedute attribui-bili alla Bonacina Landonio.

La Veduta romana è una tela incollata su zinco (cm 41 x 58). È opera di Pierre-Athanase Chauvin (Parigi, 1774 - Roma, 1832) durante il suo lungo soggiorno romano (fu a Roma dal 1804 alla morte) e di cui una variante fu espo-sta al Salon del 1824 datato 1811. «Costitui-sce un esempio tipico del gusto dei paesaggi-sti francesi attivi a Roma nei primi decenni dell'800, di cui con Chauvin sono esponenti Jean Joseph Xavier Bidauld e soprattutto Jean-Victor Bertin, aggiornato nel senso di un maggiore naturalismo, rispetto al modello del paesaggio classicistico di Valenciennes»23.

I due dipinti successivi sono due pendents. Il primo, firmato e datato 1825 raffigura la Ve-duta del lago di Como con Villa Olmo; il se-condo, di analogo soggetto, è semplicemente firmato (non è datato). Angela Bonacina è moglie del pittore Carlo Giuseppe Landonio (1780-1845), presidente dell'Accademia di Bre-ra dal 1832 alla morte, è una pittrice dilettan-te attiva nel primo quarto del XIX secolo in Lombardia.

« Le due vedute mostrano nella tipologia e nel-la stesura pittorica nel-la conoscenza del paesag-gio lombardo degli anni '20, sia nella versio-ne più tradizionale di Marco Gozzi, sia in quel-la requel-lativamente innovativa di Giuseppe Bisi, in connessione quindi con l'ambiente artisti-co milanese gravitante intorno all'Accademia di Brera»24.

I Landonio, che possedevano una villa a Bor-govico sul Lago di Como, dove soggiornava-no in autunsoggiornava-no, erasoggiornava-no legati con vincoli d'a-micizia al Migliara che eseguì anche i ritratti dei due amici pittori (ora in collezioni private milanesi).

• • •

(16)

Migliara nacque ad Alessandria nel 1765 e mo-rì a Milano nel 1837«. Trasferitosi a Milano nel 1801 o nel 1802 frequentò l'Accademia di Brera e lo studio dello scenografo e vedutista Gaspare Galliari. La sua attività di scenogra-fo teatrale iniziata con il Galliari fu interrot-ta tra il 1808 e il 1810 per una grave malattia polmonare che lo costringe a dedicarsi esclu-sivamente alla pittura di cavalletto. Dal secondo decennio dell'800 alla fine della sua attività il pittore si afferma come maestro di vedute, e interni monastici. Dal 1823 è do-cumentata l'esistenza di una scuola privata, simile a quelle di Hayez e Palagi, e frequen-tata da numerosi allievi. Dal 1825 sono anche documentati numerosi viaggi dell'artista: nel 1825 in Toscana ed Emilia; nel 1828 in Ligu-ria; nel 1832 in Piemonte e Savoia; nel 1834 nelle Marche, Lazio e Campania. Nel 1831 è nominato da Carlo Alberto Cavaliere dell'Or-dine al Merito Civile e nel 1833 suo «Pittore

di genere». 1

Il Museo di Alessandria conserva un numero notevole di opere dipinte e grafiche di Giovan-ni Migliara. Si tratta di dipinti a olio, di ac-querelli, matite, incisioni (litografie). Le tematiche affrontate dal Migliara nelle ope-re conservate ad Alessandria compope-rendono i vari aspetti della sua feconda attività artistica. Si parte dagli studi giovanili che rivelano l'e-sperienza dell'Accademia. Si tratta di opere copiate e ispirate da statue famose o da inci-sioni, da dipinti esemplari «classici» a cui i pittori secondo la tradizione accademica di studio dovevano rifarsi per impostare il loro linguaggio. Accanto a queste derivazioni si an-noverano nei dipinti e disegni giovanili acca-demici esercitazioni da modelli viventi, di com-posizioni di figure e infine di ornato. Un secondo gruppo di opere di Migliara è co-stituito dalle immagini scenografiche. L'atti-vità di scenografo di Migliara è limitata al pe-ricolo giovanile, quando lavora nello studio del Galliari, ma anche in rapporto con altri scenografi: Giovanni Perego, Alessandro San-quirico, Paolo Landriani. La sua tecnica sce-nografica è molto simile specialmente a quel-la delquel-la tradizione dei Galliari. Le sue sceno-grafie sono interni architettonici e fondali pae-sistici. In questa produzione l'artista rivela l'interesse per le ricostruzioni medievali e re-vivalistiche proprie della tradizione teatrale tardo settecentesca, unitamente al gusto per il pittoresco e il bizzarro.

Il genere della veduta fu accostato e svilup-pato dal Migliara a partire dall'inizio degli

an-ni dieci dell'Ottocento. Le prime vedute di Mi-gliara furono vedute costruite secondo gli schemi compositivi della tradizione venezia-na e gli esempi illustri di Cavenezia-naletto, Bellotto e Guardi. Si tratta di vedute di invenzione, fantastiche, dove ambienti reali sono uniti a monumenti e rovine immaginarie a costituire quelle immagini dette capricci.

Successivamente le vedute di Migliara si spe-cializzano nella raffigurazione ispirata all'am-biente lombardo dove vive e opera. Nelle ve-dute di questo periodo prevalgono infatti le rappresentazioni di monumenti lombardi ri-costruiti fedelmente: il Duomo, S. Lorenzo,

S. Ambrogio, l'Ospedale Maggiore, San Naz-zaro, il Duomo di Monza, il Castello di Trez-zo, di Cassano, ecc.

Il vedutismo di Migliara di questo periodo di tempo da fantastico e immaginario diventa og-gettivo e naturalistico, nel tentativo di ripro-durre fedelmente con verità e rigore prospet-tico le parvenze dei monumenti e degli scorci dei paesaggi che riproduce e fissa sulla carta 0 sulla tela.

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4

Fig. 11. G. Pelliza da Volpedo, L'annegato. Fig. 12. G. Migliara, Cascina.

Fig. 13. G. Migliara, Donne e bambino. Fig. 14. G. Migliara, Processione in riva al lago. Fig. 15. G. Migliara, Morte di Adelaide di Comminge. Fig. 16. G. Migliara, Costumi per «Clari».

(18)

milanese dell'inizio dell'Ottocento. 18 I modelli figurativi olandesi e anche

fiammin-ghi da cui parte il Migliara per costruire le sue vedute lombarde gli offrono suggerimenti per composizioni attenti al mondo contadino e campestre: numerosi sono infatti i fogli di al-bums e i dipinti dedicate a cascine, animali e attrezzi agricoli, costumi agresti. Non si deve dimenticare a proposito di quest'ultimo filo-ne considerato, e che largo spazio trova filo-nella produzione del Migliara, che l'artista, nel 1818 espone a Brera un quadro dal titolo Diverti-mento campestre definito nel catalogo « qua-dretto ad imitazione de' Fiamminghi»26.

Un posto centrale nella produzione artistica di Migliara è costituito dagli interni monasti-ci. Si tratta della rappresentazione di ambienti claustrali e monacali sia in chiave di genere sia in chiave di ricostruzione storica e roman-zata.

Le fonti di questo repertorio che conobbero una grande fortuna presso i committenti lom-bardi del tempo sono per un verso la lettera-tura romantica e religiosa, per un altro le rac-colte grafiche europee dei monumenti archi-,9

tettonici medievali, i Voyages, pittoresques et romantiques, la pittura troubadour francese che si sviluppa dall'età napoleonica alla Re-staurazione.

La tematica storica viene sviluppata dal Mi-gliara sulla scia di Hayez e di Pelagio Palagi a livello di illustrazione di opere letterarie (co-me ad esempio l'Ildegonda di Tommaso Gros-si), con chiare interferenze culturali con il tea-tro musicale e il melodramma, che, com'è no-to, occupa un posto chiave nella cultura del revival storicistico e del primo eclettismo ot-tocentesco.

Nel complesso la notevole produzione del Mi-gliara conservata ad Alessandria ci presenta-no un artista dalla cultura assai complessa, mi-surata sulle correnti europee romantiche (spe-cie quelle francesi dell'età della Restaura-zione).

Soprattutto il suo corpus grafico mantiene in-tatta nella varietà delle tematiche e dei formati proposti, una freschezza esecutiva immedia-ta, un'abilità grafica non comune, una peri-zia tecnica raffinata, nonché doti inventive molto originali.

Nella sezione della pittura dell'Ottocento della Pinacoteca di Alessandria va segnalata anche la presenza di un'opera importante di Pelliz-za da Volpedo: l'Annegato eseguito nel 1894. L'Annegato è un olio su tela di carattere e di ispirazione sociale come Speranze deluse, Sul fienile, Processione, tutte eseguite fra il '92 e

il '95. In L'annegato «l'immagine naturale, primo punto di partenza di tutte le rielabora-zioni pellizziane, tendeva a definirsi in un ri-goroso impianto geometrico dello spazio, ac-centuato anche da un'analisi approfondita del-la scomposizione del colore e da una applica-zione scientifica del divisionismo, che

raggiun-geva eccellenti risultati di verità luminosa»27.

(19)

socia-lista, La lotta di classe, delle opere di Mor-belli, Segantini e Longoni, a cui anche Pelliz-za si accosta con interesse.

• • •

Nell'ambito delle collezioni che costituiscono invece l'insieme del Museo Civico il visitato-re dovrà soffermarsi in particolavisitato-re sulle scul-ture del Filiberti, sui corali miniati provenienti da Boscomarengo, sui vasi di farmacia e infi-ne sulle raccolte archeologiche.

«Ad Alessandria, personalità ragguardevole è Francesco Filiberti, tra l'altro col Bell'an-gelo annunziante già a San Marco — scrive-va Luigi Mallé28 — con baldacchino e

basa-mento a ornati "flamboyants" congiungen-do in slanciata eleganza e delicato timbro poe-tico il goticismo milanese del primo Quattro-cento a quello pavese del secolo avanzato; la

Fig. 18. G. Migliara, Camposanto di Pisa. Fig. 19. G. Migliara, Santa Cappella di Chambery. Fig. 20. G. Migliara, Porto di Ripetto a Roma. Fig. 21. F. Filiberti, Angelo annunziante (particolare!. Fig. 22. F. Filiberti, S. Bernardino da Siena (particolare). Fig. 23. Fornello con putto tra fogliami, sec. XV.

grazia leggera vi riscatta qualche prolissità. L'angelo che è in terracotta doveva far parte di un intero complesso di portale o facciata di chiesa e della decorazione interna d'una cappella e completarsi con un'Annunciazio-ne perduta. Ma al Museo stesso rimaun'Annunciazio-ne, in uguale dispositivo architettonico di nicchia, un secondo rilievo con S. Bernardino da Siena, trattato dal Filiberti con più attento verismo, superando certa genericità di formula dell'an-gelo».

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vi-scontea alla metà del secolo X V , conosciamo anche una Madonna in trono con il bambi-no, terracotta firmata e datata 1462, ora nel-la Galleria Sabauda di Torino.

Quella del Filiberti, come già ben notava la Griseri29 è «un'anti scultura» di tipo ancora

gotico internazionale, sottilmente involuta. Il Museo Civico di Alessandria conserva del secondo Cinquecento una rara collezione di ben 41 corali (graduali e antifonari) provenien-ti dal convento di Boscomarengo30.

Quattro di questi codici miniati pervennero al Museo nel 1868, i restanti nel 1896. Di questi corali 34 sono originali, 3 imitazio-ni e 4 «collettari», parte manoscritti e parte a stampa. I primi 34 contengono preziose mi-niature e sono di grande formato (cm. 70 di altezza e 45/50 cm. di larghezza), sono rile-gati in cuoio e ornati di borchie in rame. Da-tabili agli anni '80 del Cinquecento, in loro « il linguaggio del manierismo romano trova nel gusto minatorio un'acutizzazione lineare e luministica: le scene sacre prendono carat-tere vero e proprio di pitture; le bordure si complicano di elementi illusionistici portati ad una vera esaltazione visiva»31.

Il Museo conserva inoltre una splendida rac-colta di 230 vasi di farmacia di manifattura savonese del 700 proveniente dall'Ospedale dei Santi Antonio e Biagio di Alessandria. La parte archeologica infine, comprende una cospicua serie di oggetti e di manufatti pro-venienti dagli scavi di diverse località del ter-ritorio alessandrino: Villa del Foro, San Giu-liano, Castel Ceriolo, Tortona. Inoltre, una notevole raccolta numismatica appartenente a L. Bordes33 con monete greche, romane,

orientali e di zecche italiane medioevali e mo-derne. Infine una collezione di stemmi di va-rie famiglie alessandrine.

rino, 1970, p. 21-22; L. Mallé, Le arti figurative in

Pie-monte, Torino 1973, pp. 151 sgg.

4 G.C. Sciolla, Un'aggiunta a Callisto Piazza, in

«Archi-vio Storico Lodigiano», 1966, pp. 103-104. Non citato da Spantigati in «Musei», 1978, p. 140. Questa mia attribu-zione è stata ripresa nel saggio: L'arte dei Piazza, in A. Novasconi, / Piazza, Milano 1971, p. 27. La Spantigati ignora anche il riferimento anteriore di A.M. Brizio a Gi-rogio Soleri per questi dipinti (La pittura in Piemonte

dal-l'età romanica al Cinquecento, Torino 1942, pp. 251-252). Si affretta invece a riferire l'opinione orale di A. Dalerba

(Musei, 1978, cit., p. 140).

5 Cfr. Musei, 1978, cit. p. 140. Per questa mediocre pala

cfr. ora; Novasconi, I Piazza, 1971, cit..

6Cfr. Musei, 1978, cit., p. 140. 7 G. Romano, in Musei, 1978, cit., p. 21.

8 Cfr. Lanzi, Viaggio del 1793 pel Genovesato e il

Pie-montese, ed. critica a cura di G.C. Sciolla, Treviso 1984 p. 80.

9 Cfr. Romano, in Musei, 1978, cit., p. 24-25 10 Cfr. Romano, 1978, cit.

11 Cfr. Musei, 1978, cit., p. 140. 12 Cfr. Madaro, 1925, cit. 13 Cfr. Musei, 1978, cit., p. 140. 14 Cfr. Filippelli, 1915, cit.

14 Luigi Lanzi, cit., ed. Sciolla, Treviso, 1984, p. 90. 16 Per il Vermiglio cfr. A. Griseri, Pittura, In «Catalogo

della mostra del Barocco Piemontese», Torino 1963; A. Moir, The Italian Followers of Caravaggio, Cambridge 1967; N. Gabrielli, Galleria Sabauda. I Maestri Italiani, Torino 1971.

17 Per Orsola Caccia cfr. Dizionario Biografico degli

ita-liani, ad vocem; Lanzi ed. 1984, cit. p. 29

19 Cfr. Musei, 1978, cit., p. 140. 2 0 Cfr. Filippelli, 1915, cit. 21 Cfr. Filippelli, 1915, cit. 2 2 Cfr. Musei, 1978, cit., pp. 25-27. 2 3 Cfr. Musei, 1978, cit., p. 25. 2 4 Cfr. Musei, 1978, cit., p. 26.

2 5 Sul Migliara cfr.: L'opera grafica di Giovanni

Miglia-ra in Alessandria, Alessandria 1977; Giovanni Migliara.

Catalogo della Mostra, Alessandria, 1977.

2 6 Cfr. Giovanni Migliara, 1977, cit., sezione M. 27 Cfr. A. Scotti, Giuseppe Pel/izza da Volpedo. Il

Quar-to StaQuar-to, Milano, 1976, pp. 31-33.

2 8 L. Mallé, Le arti figurative, 1973, cit., p. 82. 2 9 A. Griseri, Jaquerio e il realismo gotico in Piemonte,

Torino, 1965, n. 100.

3 0 Cfr. G. leni, Il cinquecentesco complesso

monumenta-le di S. Croce a Bosco marengo, in « Itinerario artistico nel-l'alessandrino», Alessandria, 1984, p. 150 sgg. Di recente ad Alessandria si è tenuta una interessante esposizione sulle opere d'arte di Bosco Marengo. Il preannunciato catalogo non è stato ancora stampato.

31 L. Mallé, Le arti figurative, 1973, cit., p. 183. 3 2 L. Madaro, 1925, cit.

33 L. Madaro, 1925, cit.

NOTE

' Sulla Pinacoteca e il Museo Civico di Alessandria si ve-da: E. Filippelli, Notizie storiche sulla Pinacoteca Viecha

e Civico Museo di Alessandria, in « Rivista di Storia Arte e Archeologia della Provincia di Alessandria », XXI, fase. XLV; Id., Catalogo della Pinacoteca Viecha di

Alessan-dria con brevi notizie sulle origini, sugli artisti e sulle ope-re che possiede, Alessandria 1915; L. Madaro, La

Biblio-teca Civica, la PinacoBiblio-teca e il Museo di A lessandria. Cen-ni storico illustrativi, in « Guida generale della Provincia di Alessandria», 1925; A. Panizza, in: «Musei del Piemon-te. Opere d'arte restaurate»; catalogo della Mostra, Tori-no, 1978; Capire l'Italia. I Musei Schede, Milano 1980

2 Cfr. Musei, 1978, cit., p. 140.

3 Per Gandolfino cfr. G. Romano, Casalesi del

(21)

To-CONSIDERAZIONI SULLO STUDIO

DELLA CONGIUNTURA PIEMONTESE

Giuliano Venir

Di recente si è aggiunto un nuovo contributo agli studi sulla congiuntura piemontese che merita attenzione per le novità che ha appor-tato nell'approccio a tali problematiche. Si tratta della pubblicazione «Fattori e ten-denze della congiuntura economica piemon-tese e torinese. Un'analisi attraverso dati rea-li e finanziari nei primi anni '80», rearea-lizzata congiuntamente dall'Ufficio Studi della Ca-mera di commercio di Torino, dalla Direzio-ne Studi dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino e dall'Ufficio Studi dell'Unione Indu-striale della provincia di Torino.

Gli aspetti originali del suddetto lavoro sono molteplici e si estrinsecano da un lato nella messa in comune dell'ormai lunga esperienza dei componenti del gruppo di lavoro in mate-ria di analisi congiunturali locali e dall'altro nello sforzo di dotarsi di nuovi e più potenti strumenti d'analisi e quindi di «andare oltre» i risultati finora conseguiti.

Come è noto, l'esame di tali fenomeni, anche perché reso particolarmente arduo dalla cro-nica mancanza di una gamma completa di dati statistici significativi per aree geografiche re-gionali e subrere-gionali, presenta un insieme di problemi di non agevole soluzione. D'altro canto la necessità di una maggiore co-noscenza dell'andamento dell'economia pie-montee e delle sue province nel breve-medio termine è una realtà ben precisa per il mondo degli operatori locali e lo sarà anche di più in futuro. È vero che il Piemonte è solo una parte dell'Italia che a sua volta è fortemente condi-zionata dagli avvenimenti mondiali, ma non bisogna dimenticare che permangono delle si-gnificative differenze, temporali e di intensi-tà, tra i cicli economici delle diverse aree. Si può a tal proposito ricordare che la matrice input-output dell'economia piemontese, co-struita per l'anno 1980 dall'IRES e dal grup-po di lavoro Federpiemonte, Fiat, Istituto San Paolo, mette in luce tra l'altro che quasi un terzo degli approvvigionamenti delle imprese manifatturiere piemontesi (circa 4.200 miliardi di lire 1980) proviene dall'interno della regio-ne e una situazioregio-ne più o meno analoga è pre-sumibile in termini di mercati di sbocco. Naturalmente le percentuali sono destinate a variare di molto tra settore e settore, ma nel-l'insieme è innegabile il grande rilievo degli scambi all'interno dell'area regionale sul to-tale del giro d'affari dell'economia piemon-tese. Ne consegue che una previsione sull'an-damento delle principali variabili dell'econo-mia locale (consumi, produzione industriale, evoluzione del terziario, ecc.) è un elemento

fondamentale delle decisioni di molte imprese. Per soddisfare queste esigenze si sono mossi in passato diversi organismi. In particolare, attualmente vengono condotte due indagini congiunturali campionarie a livello regionale e sub-regionale per il settore industriale, una a cura delle Camere di commercio e l'altra del-le Associazioni di categoria. Inoltre la Came-ra di commercio di Torino svolge a cadenza trimestrale rilevazioni presso altri settori, co-me il trasporto su strada, il comco-mercio, sia al-l'ingrosso che al minuto, e l'artigianato. Nella pubblicazione sopra citata sono ripor-tati i principali risulripor-tati di tutte queste inda-gini tra il 1981 e il 1983 con le opportune no-te metodologiche e un breve commento. Non è qui il caso di dilungarsi sulle differenze di impostazione tra i due sondaggi campionari svolti in Piemonte, l'uno (C.C.I.A.A.) volto essenzialmente a stimare la variazioni a con-suntivo delle principali variabili economiche, l'altro (Federpiemonte) con intenti soprattutto previsionali. In ogni caso questi due strumenti consentono di individuare i principali punti di svolta del ciclo economico e costituiscono una fonte conoscitiva che in Italia è all'avanguar-dia. Infatti, ancora oggi per quasi la metà delle regioni non si dispone di studi di questo tipo e ci si deve limitare ai pochi dati di fonte ISTAT disponibili con tempestività a livello locale.

I sondaggi d'opinione non sono

necessaria-mente il punto finale dell'esame della congiun-tura locale, ma possono essere affiancati ed integrati da altre metodologie statistiche al fine di migliorare la conoscenza generale del feno-meno indagato.

Nel lavoro a tre di cui sopra viene sperimen-tato un approccio del genere tramite un'ana-lisi fattoriale. Per tutto quello che riguarda gli aspetti strettamente metodologici, a partire dalla stessa definizione di analisi fattoriale, si rimanda alla suddetta pubblicazione. Si ricor-da solamente che tale procedimento statistico-matematico consente di effettuare una « sin-tesi » dell'informazione contenuta nelle varia-bili di partenza. In questo caso si sono utiliz-zati 17 indici, desunti in parte da dati statisti-ci uffistatisti-ciali (es. i consumi di energia elettrica per usi industriali, l'indice dei prezzi all'ingros-so, i depositi e gli impieghi bancari) e in parte dai risultati delle rilevazioni congiunturali, e da essi si sono estratti cinque fattori, cioè cin-que nuove variabili in grado di spiegare oltre il 90% della varianza totale. Si sono cioè ri-dotte le variabili da 17 a cinque perdendo me-no del 10% del contenuto informativo globa-le. La congiuntura piemontese sarebbe così spiegata sulla base di cinque variabili, i « fat-tori» appunto, di cui una riassuntiva degli an-damenti « strutturali » (qui tale termine è da intendere in senso relativo, visto che l'arco temporale esaminato è di tre anni solamente) e quattro di breve-medio periodo, cioè più strettamente di carattere congiunturale. Un altro aspetto interessante dello studio è co-stituito dall'esame congiunto di indicatori reali dell'economia (produzione, domanda, ecc.) e finanziari, cioè depositi e impieghi presso il sistema creditizio, sia ordinario che speciale. Il fattore «strutturale», ove si prescinda da-gli effetti monetari del deprezzamento della li-ra, è individuabile soprattutto nella continua riduzione delle giacenze, sia di prodotti finiti che di produzione, il che viene interpretato co-me segno delle profonde ristrutturazioni azien-dali intervenuti negli ultimi anni. Inoltre, le previsioni di investimento di ampliamento si sono venute riducendo, altro sintomo questo di profonde modifiche nei sistemi produttivi e nelle strutture organizzative.

I quattro successivi fattori estratti sono stati «battezzati», in ordine decrescente di poten-zialità esplicativa, nel seguente modo: livelli produttivi, previsioni di produzione, previsioni di investimenti e gestione della liquidità. Non intendendo certo riassumere in questa se-de quanto se-detto nel volume edito dai tre Uf-fici Studi, ci si limita porre in rilievo qualche (AMEBA DI COMMERCIO iiTralw

i s t i t u t o b a n c a r i o S paoio ai % t i o

UNIONE INDUSTRIAI* «U Kmiacto il Turno , ìj,

(22)

aspetto particolarmente significativo. Qualo-ra si prescinda dalla stagionalità tipica dei de-positi bancari (messa in luce dal quinto fatto-re), si possono sintetizzare i più interessanti aspetti congiunturali dell'industria piemontese in pochi elementi fondamentali, e precisa-mente:

1) produzione, misurata dai consumi di ener-gia elettrica o da altri indicatori segnalati nel volume in oggetto. A tale proposito sono emerse interessanti relazioni tra livelli produt-tivi e ricorso al finanziamento bancario da parte delle imprese. In sintesi si è notato che ad alti livelli produttivi fanno riscontro rien-tri nelle esposizioni creditizie e viceversa; 2) clima previsionale a breve termine, che nello studio non risulta collegato, se non in modo trascurabile, ai livelli produttivi del momen-to in cui viene rilevamomen-to, ma piutmomen-tosmomen-to a vari altri elementi, quali il ricorso al credito, le varia-zioni dei prezzi e i livelli dei inagazzini; 3) previsioni di investimenti, a loro volta le-gate al credito, in questa circostanza fonte di finanziamento non dell'attività produttiva, co-me al punto due, bensì dell'espansione dell'a-zienda. È questa un'ottica di medio termine e non di breve periodo.

Sulla base del lavoro svolto è poi possibile sti-mare, mediante opportune estrapolazioni, il possibile futuro andamento dei diversi fatto-ri e quindi avere un'idea generale della presu-mibile evoluzione dell'industria piemontese a tre-sei mesi.

Sempre al fine di meglio indagare gli anda-menti congiunturali a livello locale, le Came-re di commercio stanno svolgendo una ricer-ca sui principali indiricer-catori economici piemon-tesi e delle singole province che si presume ver-rà ultimata entro il corrente anno. Anche in questa circostanza il metodo d'indagine è co-stituito da una serie di analisi fattoriali, ma con alcune varianti nei criteri generali d'im-postazione dello studio. Infatti, in questa cir-costanza si analizza innanzitutto un lasso tem-porale più ampio (dieci anni, dal 1974 al 1983) rispetto alla pubblicazione sopra citata (un triennio) ed inoltre si è partiti da un diverso gruppo di variabili. Un'altra differenza fon-damentale è costituita dall'estensione dell'e-same a settori diversi da quello industriale, in conformità con i criteri delle indagini congiun-turali trimestrali delle Camere di commercio. Questo lavoro è ancora in corso e non si pos-sono per il momento trarre conclusioni

defi-nitive. Tuttavia sembra interessante anticipa-re qualche primo elemento emerso dalle ela-borazioni finora condotte, rinviando sia per gli aspetti metodologici che per i dettagli vari alla pubblicazione in fase di allestimento. Quanto all'estensione territoriale del campo d'indagine, essa è prevista regionale e provin-ciale, mentre in queste brevi note ci si limita al Piemonte nel suo insieme.

Iniziando dalle indicazioni relative alle più ri-levanti modifiche strutturali, si osserva che se ne sono evidenziate alcune, in parte prevedi-bili e in parte meno. Esse si possono sintetiz-zare a grandi linee nei seguenti aspetti: 1) modifiche nel mercato del lavoro, riassu-mibili in una crescita costante della disoccu-pazione e del tasso d'attività da un lato e in un rilevante spostamento di occupati dal set-tore secondario al terziario dall'altro. È inte-ressante rilevare che a una conclusione ana-loga si arriva anche dall'esame dei risultati del-le indagini congiunturali camerali del decen-nio analizzato;

2) costante tendenza dei prezzi a crescere; 3) aumento strutturale del « disagio » del mon-do economico, misurabile dalla dilatazione dei protesti, espressi a valori costanti e cioè de-purati dagli effetti dell'inflazione, e, seppure in misura minore, dei fallimenti;

4) modifica del rapporto di concorrenzialità tra il trasporto merci su strada e quello su ro-taia a svantaggio del secondo;

5) mutamenti nei modelli di consumo alimen-tare a scapito della carne bovina;

6) tendenza alla crescita del rapporto impie-ghi/depositi bancari.

Si osserva che si è provveduto a

disinflazio-nare le variabili misurate in moneta (es. im-portazioni, esim-portazioni, protesti) utilizzando un indice dei prezzi al minuto (l'unico dispo-nibile a livello locale). Altrimenti l'analisi fat-toriale introdurrebbe tra le variazioni struttu-rali anche quelle relative al commercio inter-nazionale.

Passando agli aspetti strettamente congiuntu-rali, se ne sono messi in luce alcuni e ora se ne anticipano i più significativi.

Un primo elemento, che mediamente tende a spiegare circa un quarto della varianza tota-le, è riconducibile ai livelli produttivi, come del resto era già emerso nello studio più volte citato in precedenza. Esso è caratterizzato da un'alta stagionalità estiva ed è misurato da un insieme di variabili quali i consumi di energia elettrica e indicatori di specifiche produzioni industriali (cuscinetti a sfera e acciaio grezzo), nonché dalle indagini congiunturali. Altri aspetti, anch'essi fortemente legati alla stagio-nalità, sono riconducibili alla domanda, sia in-terna che estera, ai fallimenti, ai passaggi sulle autostrade e ai trasporti per ferrovia. Sono tut-ti indicatori con puntut-ti di minimo in corrispon-denza del terzo trimestre dell'anno. Per inciso si osserva che nella tabella pubbli-cata nel presente lavoro sono indicati i prin-cipali risultati di una prima analisi fattoriale su un insieme di indicatori, sulla cui natura e caratteristiche si rinvia alla prossima pub-blicazione dell'Unioncamere del Piemonte. Si osserva solamente che alcune variabili sono desunte dalle indagini trimestrali camerali (in-dice ordini interni, esteri, di produzione indu-striale, variazione produzione sull'anno e sul trimestre precedente, livelli di utilizzazione del-la capacità produttiva, indice di occupazione), mentre le altre sono ricavate da fonti ufficia-li. Vi sono poi due variabili di «comodo», l'u-na per individuare i movimenti strutturali (in ordine crescente dal valore 1 al valore 40, cioè quanti sono i trimestri analizzati) e l'altra per la stagionalità (valore 0 o 1 a seconda dei tri-mestri: 1 per il terzo e 0 per gli altri). Oltre ai fattori indicanti il trend e la stagio-nalità ne sono stati estratti altri quattro e, pur con le cautele d'obbligo trattandosi di elabo-razioni ancora in corso e quindi provvisorie, se ne può dare la seguente spiegazione:

(23)

FATTORI ESTRATTI VARIABILI • < < H _ z < 2 o o LiJ CC < <-> N oc 2 S z 1-N ZI z <-> N oc 2 S z o o Z I- o <-> N oc 2 S z to LU O 3 z 5 o < I- ° £ 2 UJ cc cc o u y -J I- (/> c/) CJ ? cc < O O 5 -J o w z Qo .< u t w o <

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o co O q Q_ £ => O O PRODUZIONE

INDUSTRIALE Prod. accaio grezzo

Consumi energia elettrica 4 0 56 62 4 9 36 37 3 7 4 1 82 98 Prod. cuscinetti a sfera 59 4 9 4 7 91 Var. prod. ind. su trim. prec.

(Fonte URCC) 97 98

Var. prod. ind. su anno prec.

(Fonte URCC) - 65 52 72

Livello utilizz. cap. prod.

(Fonte URCC) 51 31

DOMANDA Indice ordini interni (Fonte URCC) Indice ordini esteri (Fonte URCC) 82 6 6 32 79 58 OCCUPAZIONE Disoccupati Tasso attività Indice di occupazione nell'industria (Fonte URCC) Occupati industria (ISTAT) Occupati terziario (ISTAT)

91 88 - 4 1 - 95 8 6 - 58 97 92 70 94 83 COMMERCIO ESTERO Import Export 82 8 0 - 3 0 8 3 84 Rapporto impieghi/depositi per le famiglie 53 72 89 Rapporto impieghi/depositi per le imprese 6 5 - 3 2 3 2 81 DIFFICOLTÀ

DELLE IMPRESE Protesti Fallimenti

6 4 50 62 - 33 58 71 TRASPORTI MERCI FFSS Spedizioni Arrivi - 53 3 8 34 71 59 3 5 3 5 8 5 91

CONSUMI Bestiame macellato - 8 5 3 5 89 Passaggi autostrade 50 - 64 - 3 3 8 4

Indice costo vita 9 3 31 99

Iscrizioni di nuove imprese 8 3 87

Variabile trend 96 99

Variabile stagionale - 86 - 3 2 86 Varianza spiegata dai fattori 3 3 , 6 % 2 5 , 9 % 1 2 , 1 % 6 , 7 % 3 , 9 % 3 , 5 % N.B. sono stati riportati solamente i valori uguali o superiori a 30. Per semplicità di presentazione i coefficienti sono stati moltiplicati per cento.

Per una completa definizione delle variabili impiegate si vedano la pubblicazione richiamata nel testo e le pubbli-cazioni periodiche della Camera di Commercio di Torino e dell'Unione regionale delle Camere di Commercio del Piemonte.

e

Vi è poi una connessione con i livelli produt-tivi, anche sotto forma di elevati utilizzi degli impianti. Sembrerebbe questa una conferma del carattere «trainante» dei traffici interna-zionali sull'economia piemontese;

2) un altro fattore pone l'accento sul rappor-to impieghi/depositi delle famiglie. Si osser-va subito che le statistiche di fonte Banca d'I-talia considerano facente parte di tale settore non solamente le famiglie e le istituzioni sen-za fine di lucro, ma anche le imprese familia-ri di produzione e commerciali. Inoltre il fat-tore è correlato negativamente all'andamen-to dell'occupazione nell'industria. È interessante rilevare che il ricorso al credi-to, in quanto caricato su un fattore diverso rispetto alla produzione industriale, non è cor-relato all'attività produttiva e quindi alti livelli operativi non significano necessariamente maggiori richieste di finanziamenti bancari. Questo aspetto concorda con quanto emerso nello studio sopra ricordato ove si è verifica-to come il crediverifica-to costituisca una fonte di fi-nanziamento della produzione e presenti un andamento crescente nelle fasi recessive e de-crescente in quelle di espansione, probabil-mente a seguito delle rinnovate possibilità di autofinanziamento delle imprese. È da nota-re a tale proposito che i rapporti impieghi/de-positi delle imprese sono caricati negativamen-te sul secondo fattore;

(24)

percentua-le, a valori costanti, rispetto al corrisponden-te trimestre dell'anno precedencorrisponden-te.

Questi primi elementi emersi dall'analisi fat-toriale, pur largamente incompleti e provvi-sori, consentono di integrare in una qualche misura quanto ricavato dallo studio prima menzionato, nonché di confermare alcuni dei suoi aspetti salienti. Si osserva soprattutto che da entrambi gli schemi emergono:

1) una serie di profondi mutamenti struttura-li avvenuti in questi anni sia nell'industria che in altri settori di attività economica; 2) il rilievo nel breve termine assunto dalle va-riabili che misurano la produzione industria-le e la loro relazione inversa con il ricorso al credito bancario, che invece investe diretta-mente un momento successivo, individuato nel lavoro condotto dai tre Uffici Studi nelle de-cisioni strategiche d'impresa e di investimento; 3) sempre in un'ottica di medio periodo, le ela-borazioni di fonte camerale tendono a porre l'accento su una serie di vari elementi, tutti legati a un maggior ricorso al finanziamento bancario. Essi sono riconducibili a un risve-glio generale delle attività economiche, sia in-dustriali (maggiore produzione) che dei servizi (trasporti ferroviari), senza dimenticare l'ef-fetto delle variazioni dei prezzi. Il maggior dre-naggio di capitale di credito è poi destinato agli investimenti sostitutivi di mano d'opera, visto che l'indice di occupazione nell'industria assume valori negativi. In questo caso cioè le analisi fattoriali mettono in rilievo due aspet-ti dello stesso fenomeno, ovvero le ristruttu-razioni aziendali, con investimenti tendenti ad accrescere la produttività per addetto; 4) il momento previsionale non è stato preso in esame dall'indagine camerale, mentre è sta-to ampiamente sviscerasta-to nell'altro studio, sia quanto ad attese sulla produzione, sia sugli in-vestimenti;

5) viceversa, l'analisi fattoriale delle Camere di commercio affronta anche aspetti al di fuori dell'industria e individua almeno un elemen-to nuovo, costituielemen-to dalla dinamica azienda-le, misurata dalle nuove iscrizioni in tutti i set-tori di attività nei registri camerali. Anche ta-le momento pare collocarsi nel medio perio-do, legato in ultima analisi allo stato dell'e-conomia regionale nel suo insieme.

Sono ancora molti gli interrogativi che

pon-gono queste elaborazioni, che occorrerà per-tanto in futuro riprendere e affinare. Nel com-plesso appare innegabile l'interesse che esse presentano e gli stimoli che offrono ad un maggiore approfondimento degli studi sulla congiuntura locale, vuoi per settore che terri-torialmente.

(25)

I PROCESSI DI CRESCITA E DI TRASFORMAZIONE

DELL'ECONOMIA PIEMONTESE E TORINESE

Mauro Zangola

Lo studio su «Fattori e tendenze della con-giuntura economica piemontese » curato da-gli Uffici Studi della Camera di commercio di Torino, dell'Istituto Bancario San Paolo e del-l'Unione Industriale, ha permesso di raggiun-gere due obiettivi:

— disporre di un patrimonio comune di in-formazioni statistiche sulla congiuntura tori-nese e piemontese a misurare l'affidabilità dei dati disponibili, per definire una metodologia di analisi che consentisse di capire gli anda-menti passati e, soprattutto, contribuire a ca-pire meglio quelli futuri;

— approfondire le caratteristiche strutturali e le tendenze di fondo dell'economia torinese e piemontese.

1. NUOVI CRITERI DI ANALISI

DELLA CONGIUNTURA

L'esame dell'evoluzione della congiuntura a livello locale pone infatti problemi comples-si, dovuti alla limitatezza dei dati disponibili e alla mancanza di schemi e metodologie di analisi.

Rispetto alle analisi condotte su scala nazio-nale, quelle riferite ad ambiti più ristretti (re-gionale e provinciale), scontano la mancanza di taluni dati significativi (riferiti, ad esempio, alla produzione industriale e ai consumi) e l'as-senza di una metodologia che consenta di co-gliere gli aspetti caratteristici dell'evoluzione della congiuntura a livello locale.

Alla carenza di dati si supplisce, in molti ca-si, con il ricorso a valutazioni « qualitative » raccolte attraverso indagini di opinione, che offrono spesso risultati soddisfacenti. Più dif-ficile è, invece, supplire alle carenze di tipo me-todologico, data la complessità delle intera-zioni che agiscono a livello locale e la pecu-liarità delle variabili che occorre prendere in considerazione.

Dal confronto dei risultati delle indagini con-dotte dalle Camere di commercio e dalle As-sociazioni Industriali, lo studio ha consentito di verificare la buona capacità delle indagini previsionali degli imprenditori, di prevedere i punti di svolfa del ciclo congiunturale, per-lomeno quelli più rilevanti nell'ambito degli andamenti di medio termine.

Ha posto tuttavia in luce l'esigenza di presta-re particolapresta-re attenzione a due fenomeni as-sai rilevanti ai fini dell'interpretazione dell'an-damento congiunturale dei prossimi anni. Questi fenomeni sono: la modifica intervenuta nella gestione dei livelli delle scorte; la

diver-sa natura dell'investimento che spesso sfugge alle analisi correnti.

Nel periodo indagato si è notato, infatti, una propensione sempre minore delle imprese a la-vorare per il magazzino ed una attenta razio-nalizzazione delle giacenze di materie prime e semilavorati. Questo fatto altera notevol-mente la significatività di una delle fonti più utilizzate dagli analisti economici per valuta-zioni sull'andamento dei livelli produttivi. In parallelo alla riduzione delle giacenze dei prodotti e delle merci, si evidenzia una gestio-ne assai più rigorosa delle giacenze liquide presso il sistema bancario, in vistosa riduzio-ne riduzio-nel periodo, in una liriduzio-nea di assestamento che non pare essere stata ancora raggiunta. Contemporaneamente, la nuova natura del-l'investimento, caratterizzata dal rilevante pro-gresso tecnico incorporato nei nuovi beni ca-pitali, indica una riduzione sistematica delle previsioni di investimento di « ampliamento » a favore di quello di «sostituzione», alteran-do anche in questo caso la natura « preditti-va» di questa variabile a fini di analisi eco-nomica.

L'investimento, infatti, si è fatto diverso: mol-to spesso è «leggero», porta risparmio di ca-pitale, si indirizza verso beni (si pensi all'elet-tronica) con prezzi unitari decrescenti; non di rado figura come costo di esercizio, anziché come immobilizzo patrimoniale.

Il nuovo investimento, si rivolge in misura maggiore alle attività di ricerca e sviluppo, al-l'acquisizione di know-how, alla formazione e qualificazione del personale, alle importan-tissime innovazioni organizzative che stanno cambiando il modo di essere del sistema im-presa, alle strutture di servizio e di commer-cializzazione.

Entrambi questi fattori modificano la signi-ficatività di alcune delle fonti più utilizzate per valutazioni sull'andamento congiunturale e devono, quindi, essere considerate in modo di-verso rispetto al passato.

2. I CARATTERI STRUTTURALI

E LE TENDENZE DI FONDO

DELL'ECONOMIA TORINESE

E PIEMONTESE

Rispetto al secondo obiettivo, l'analisi ha con-sentito di confermare le caratteristiche di «orientamento all'esportazione» delle produ-zioni piemontesi e torinesi e, quindi, la con-notazione «export led» dell'attuale fase di ri-presa congiunturale.

Ha consentito inoltre, di misurare le profon-de trasformazioni intervenute nella struttura produttiva piemontese e l'intenso sforzo di rin-novamento attuato dal sistema industriale. Vediamo nel dettaglio i caratteri specifici di queste tendenze e trasformazioni.

2.1. L a vocazione esportatrice dell'industria piemontese

In sintonia con le principali aree industrializ-zate, l'economia piemontese ha vissuto, a par-tire dal 1980 e fino alla seconda metà del 1983, una delle crisi più lunghe e più intense del do-poguerra; seconda in ordine di gravità (ma non di durata) a quella del 1974-'75. L'andamento negativo della congiuntura ha cominciato ad avvertirsi nella seconda metà del 1980, dopo due anni di espansione anche intensa, connessa con la sostenuta domanda di beni di consumo (in netto recupero rispet-to agli anni precedenti) e con il vivace rilan-cio degli investimenti.

Dal punto di vista congiunturale, il 1980 è sta-to al tempo stesso l'anno di apice e di inver-sione del ciclo di recesinver-sione che è subentrata in fine anno alla forte espansione iniziale. La crescita complessiva del prodotto interno lor-do è risultata ancora eccezionalmente forte ( + 4,1%), in linea con quella nazionale ( + 4%) e superiore a quelli di tutti gli altri paesi industrializzati dell'Europa, ma si è con-centrata nei primi mesi dell'anno.

Anche il 1981 si è chiuso senza che l'attesa in-versione congiunturale si manifestasse. Dopo aver ristagnato nel primo trimestre sui livelli di fine 1980, il prodotto lordo ha subito con-trazioni relativamente marcate nel secondo e nel terzo, tali da condizionare negativamente i risultati dell'intero 1981. Il PIL piemontese ha infatti accusato nella media annua una fles-sione rispetto al 1980 dell'ordine dell'1,3% cir-ca (la seconda del dopoguerra, dopo quella del

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