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Chi accompagna i personaggi che popolano il mondo d

Nel documento A lonely Man (pagine 193-196)

Bellas mariposas? Appartengono a una società, a una comunità o a qualche nucleo ancora più ristretto?

Per rispondere a queste domande sarà innanzi tutto necessa- rio osservare che il racconto è una lunga confessione fatta dalla protagonista ad un personaggio identificabile attraverso un es- senziale ritratto: “questa storia la racconto a te che hai buona memoria e dicono che sei buono a raccontare e scrivere mankai sias unu barabba de Santu Mikeli”240

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Atzeni costruisce, in quest’ultimo racconto, l’immagine di un autore che condivide con i suoi personaggi luogo di nascita e condizione sociale: Santu Mikeli, evidentemente, non può dista- re molto dal “quartiere di Santa Lamenera periferia di Kasted-

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“La terra su cui hai i piedi [...] appartiene alla nostra gente da molto prima che Roma nascesse e sarà nostra anche quando Roma sarà morta (ivi, p. 87); “Questa città e i monti, le paludi di settentrione e gli altopiani ci appartengono da prima che il primo imperatore romano nascesse e ci apparterranno anche quando l’ultimo imperatore morirà” (ivi, p. 88).

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“Indicherò all’assemblea dei maiores un nome. Più di cinquanta dovranno sce- glierlo perché sia il nome del giudice” (ivi, p. 88).

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ivi, p. 168. 240

du”241

dove abita Cate e colui che ne raccoglie la confessione è “unu barabba”, né più né meno degli abitanti di via Gorbaglius e dintorni dei quali la favola narra.

Viene annullata, così, ogni distanza tra autore e personaggi e si forma una comunità elettiva, una sorta di aristocrazia che ten- de a identificare se stessa distinguendosi fra gli abitanti del quar- tiere e caso mai riconoscendo come possibile interlocutore chi, pur provenendo da un altro rione, abbia caratteristiche culturali giudicate apprezzabili: “hai buona memoria”, “sei buono a rac- contare e scrivere”.

Il quartiere di Is Mirrionis che, fin dalle prime prove dell’Atzeni giornalista sempre era stato descritto con notevole adesione e contrapposto, nella sua unitarietà, agli altri quartieri cagliaritani abitati dalla borghesia, si è trasformato in un universo variegato che contiene al suo interno distinzioni certo non sociali o eco- nomiche ma, piuttosto, di ordine spirituale, riguardanti cioè le visioni del mondo, le aspettative e i relativi comportamenti dei singoli.

Non basta abitare a Santa Lamenera per appartenere alla co- munità di cui Cate è portavoce. Occorre avere delicatezza di sentimenti e, per questo, la capacità di opporsi al degrado cui tutte le società condannano i propri quartieri periferici e gli in- dividui appartenenti ai gradini più bassi della scala sociale. Cate percepisce con fastidio e descrive con disapprovazione non pochi aspetti del proprio mondo: in primo luogo la perdita dei valori connessi con il riconoscimento della personale identità/dignità e l’accettazione di tutti i disvalori che la società, mediante rigide stratificazioni che umiliano gli abitanti di Santa Lamenera e una regressione culturale che forse supera i confini del quartiere, ro- vescia su Mandarina, su signora Sias e su Federico suo marito, su Battistina Puresciori, sul padre di Cate e sulla greffa di Patrick Merdonedda.

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Sergio Atzeni: a lonely man 195

Con tutti questi personaggi Cate convive, per necessità, nello spazio ristretto della palazzina 47 C, di via Gorbaglius, del giar- dino che arriva sino a piazza Giorgio Sirboni: con loro, però, non forma comunità.

Il suo orizzonte ideale è diverso: vuole studiare242ed ha un metro preciso per valutare le persone (e, di riflesso, dare un qua- dro delle proprie aspettative): “Malcom Puddu mi piace e mi piace tutta la greffa fighi chi non lo sa il mestiere che fanno? Pe- rò la giusta non li cucca sono gli unici che si muovono della gente di Santa Lamenera vanno a Barcellona parlano spagnolo e catalano una volta Malcom è stato in Marocco in un posto che si chiama Ketama e ha imparato a fare il fumo e a dire leila Alla illa Alla Muamad resul Alla o Alla akbar o Alla rakman u rakem/ e dice che se parli in arabo ogni tanto dire Alla è obbligatorio/ passano frontiere fanno sport Giulietto Conkebagna ha vinto i campionati sardi di corsa campestre sono forti e coraggiosi/ in- vece Massimo mio fratello di sedici anni è finito nella greffa di Patrick Merdonedda e si vede la differenza no sciri kistionai mancu su casteddaiu altro che spagnolo”243

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Ancora una volta quello che emerge è un modello di com- portamento basato sul confronto, l’acquisizione di conoscenza, il passaggio delle frontiere, l’apprendimento dei linguaggi.

Al polo negativo stanno, in tale ottica, i più rozzi fra gli abi- tanti del quartiere, coloro che l’incultura condanna a vivere sen- za un’identità: non conoscono il mondo, non conoscono il luo- go in cui sono nati e vivono, non sanno parlare lo spagnolo e neppure la lingua materna. Dalla grossolanità di questo am- biente Cate si distacca, con grande determinazione, attraverso le

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“Io voglio andare a scuola e se non mi fai finire l’obbligo vado dai carabinieri e ti denuncio” (ivi, p. 69).

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ivi, pp. 69-70. La traslitterazione delle parole arabe -che rappresentano la testi- monianza di fede e l’invocazione alla divinità della religione islamica- è sbagliata: Atzeni, come spesso accade, è interessato all’effetto sonoro più che all’esatta grafia dei vocaboli.

vie di fuga della violenza catartica, da un lato, della poesia e del sogno, dall’altro.

La violenza (improbabile nelle sue dimensioni reali, onirica o, meglio, resa irreale da una tecnica di ralenti cinematografico, scomposta e analizzata nella sequenza dei singoli segmenti: niente di pulp in tutto questo, poesia alla West side story, piutto- sto) è diretta contro due uomini che, per le pretese sessuali in un caso, per il censo in un altro244, sembrano simbolicamente rap- presentare la parte più cospicua dei mali da cui è afflitta Santa Lamenera, i principali ostacoli che Cate incontra nella realizza- zione del progetto esistenziale dichiarato fin dalle prime righe del racconto: “voglio diventare rockstar dopo che sarò rockstar sceglierò l’uomo”245

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Violenza dilatata fino all’inverosimile e poesia. La poesia è nel luogo (nel vento di levante che rende leggere le due fanciulle, nell’acqua del mare e nelle onde su cui è possibile giocare), o nella percezione che ne ha Cate, nella perfetta sintonia che esiste fra lei e l’ambiente naturale ed urbano (con la discreta compli- cità di Luna e nella totale assenza dei maschi, fino a che è possi- bile intravedere una comunità, gentile e affettuosa, fatta di don- ne, nella quale non entrano gli individui di sesso maschile).

Il sogno è, insieme, un progetto esistenziale e un modo di percepire la realtà, anche la più squallida, con occhi che scopro- no, e inventano, il meraviglioso.

Nel documento A lonely Man (pagine 193-196)

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