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Acquisizioni meno cessioni di oggetti di valore

9 La stima degli aggregati del conto del capitale 1

9.4 Acquisizioni meno cessioni di oggetti di valore

La voce “Acquisizioni meno cessioni di oggetti di valore” ha rapprentato la principale innovazione della struttura del conto del capitale introdotta dal nuovo sistema dei conti nazionali Sec95. Gli og-getti di valore sono beni acquisiti solo secondariamente per la produzione o per il consumo, che non sono soggetti a deterioramento fisico, e per i quali è previsto un apprezzamento reale nel corso del tempo. Si tratta pertanto di beni destinati essenzialmente a costituire una riserva di valore che, come tali, non sono oggetto né di una attività di consumo finale né di investimento. Per questa ragione gli estensori del nuovo Sistema dei conti nazionali hanno stabilito di classificare questa fattispecie di spesa in una voce specifica (paragrafo 3.125).

Come per gli altri aggregati del conto del capitale anche per gli investimenti in oggetti di valore la stima della ripartizione per settore istituzionale ha dovuto fare riferimento ad un vincolo, costituito dal dato per l’intera economia. Tale dato è stato calcolato con il metodo della disponibilità, stimando cioè il valore dei beni immessi sul mercato, determinato dalla somma della produzione interna e del-le importazioni nette.

Nella precedente versione dei conti nazionali (Sec79) gli acquisti netti di oggetti di valore erano clas-sificati come consumi finali nazionali delle famiglie nel caso fossero acquisiti da queste ultime o co-me investico-mento fisso lordo se acquisiti da imprese. Nella procedura di elaborazione della tavola di raccordo tra le stime effettuate sulla base delle definizioni del precedente sistema dei conti e quelle effettuate in base alle nuove definizioni sono state quantificate le quote relative alle due situazioni so-pra illustrate: ciò ha consentito di definire la ripartizione dell’aggregato tra i settori istituzionali. La tavola di raccordo mette in evidenza come una quota stabilmente prossima al 99 per cento degli ac-quisti di oggetti di valore fosse in precedenza registrato tra i consumi finali nazionali delle famiglie e come il restante 1 per cento fosse classificato tra gli investimenti fissi lordi delle imprese. La ripartizione di questa seconda quota tra Società finanziarie e Società non finanziarie è stata poi ot-tenuta a partire dal dato relativo agli acquisti netti riportato nel bilancio della Banca d’Italia che pre-senta una voce (relativa ad acquisti di oro non monetario) attribuibile alla spesa dell’istituto per gli oggetti di valore. In assenza di informazioni specifiche relative alle altre tipologie di unità comprese nel settore delle Società finanziarie, tale dato ha costituito la stima complessiva dell’investimento in oggetti di valore del settore mentre il residuo è stato assegnato alle Società non finanziarie.

La procedura finora illustrata ha determinato la stima delle acquisizioni nette di beni di valore prodotti nell’anno. La stima dell’aggregato deve però includere anche una valutazione relativa alla compravendita di oggetti non prodotti nell’anno. Il dato per l’intera economia, relativamen-SETTORI ISTITUZIONALI 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Società non finanziarie 5.645 1.755 4.338 6.359 4.714 3.973 -2.537

Famiglie produttrici 2.472 299 469 608 633 617 38

te al circuito dell’usato, riporta il saldo delle sole transazioni con il resto del mondo in quanto quelle tra unità residenti si compensano, tranne per il margine commerciale ottenuto dall’inter-mediario dell’operazione. Nel seguito si mostra come, anche per le valutazioni per settore, sia-no state adottate ipotesi per le quali l’impatto di questa tipologia di spesa sulla stima definitiva è risultato nullo.

In linea di principio questa posta dovrebbe essere valutata a partire dalla variazione delle scorte degli antiquari e degli altri intermediari di beni di valore. L’acquisto di oggetti di valore usati pres-so un antiquario può infatti essere visto come una riduzione delle scorte di quest’ultimo a fronte del quale si registra un investimento del soggetto acquirente (in prevalenza Famiglie consumatri-ci), per un ammontare che include anche il margine commerciale. Specularmente, quando l’anti-quario acquista oggetti di valore dalle Famiglie consumatrici si registra un aumento delle sue scor-te. Anche in considerazione delle carenti informazioni al riguardo, non appare improbabile ipotiz-zare che gli acquisti degli intermediari si consolidino con le vendite nell’arco dell’esercizio con-tabile e che le controparti dell’acquisto e della vendita siano in ogni caso le Famiglie consumatri-ci con un effetto nullo sulla stima dell’aggregato per consumatri-ciascun settore istituzionale.

In realtà le Famiglie consumatrici (o comunque i settori acquirenti) dovrebbero registrare un in-vestimento pari al margine commerciale. Coerentemente con l’ipotesi adottata per i conti nazio-nali si è ritenuto che l’entità dei margini commerciali, peraltro di difficile stima, sia trascurabile per cui, di fatto, i flussi di beni usati non hanno impatto sulla stima degli acquisti netti di ogget-ti di valore, se non per la piccola parte inclusa implicitamente nel saldo del resto del mondo.

Tavola 9.4 - Acquisizioni nette di oggetti di valore per settore istituzionale - Anni 1995-2001 (milioni di euro correnti)

9.5 Ammortamenti

La stima degli ammortamenti per settore istituzionale è stata effettuata utilizzando il metodo del-l’inventario permanente. Ciò ha reso necessaria la ricostruzione di serie storiche sufficientemen-te lunghe, sia a prezzi correnti sia a prezzi costanti, degli investimenti per settore istituzionale pro-prietario e per tipo di bene (costruzioni, macchine ed attrezzature, mezzi di trasporto, altri beni e servizi) e la determinazione delle durate medie di vita dei beni di investimento distinte anche que-ste per settore istituzionale e per tipo di bene.

Queste operazioni sono state effettuate a partire dalle serie degli investimenti per settore istituzio-nale a prezzi correnti per il periodo 1990-2001, la cui procedura di stima è descritta in un prece-dente paragrafo, e dalle serie degli investimenti per branca proprietaria a prezzi correnti e costan-ti ucostan-tilizzate per la scostan-tima degli ammortamencostan-ti riportata nel Conto delle risorse e degli impieghi. Come rilevato in precedenza il procedimento di costruzione della serie degli investimenti per settore istituzionale ha fornito, oltre ai totali relativi ai singoli settori, anche la ripartizione di SETTORI ISTITUZIONALI 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

Società non finanziarie 4 2 8 16 14 12 14

Società finanziarie 1 0 0 0 1 0 0

Famiglie consumatrici e ISP 1.087 1.259 1.377 1.641 1.737 1.579 1.774

tali totali per branca proprietaria. Le serie per il periodo 1990-2001 sono state così ampliate fi-no a coprire l’intero periodo necessario all’applicazione del metodo dell’inventario permanen-te (vale a dire a partire dal 1870 per le costruzioni e per gli altri beni e servizi e dal 1951 per mezzi di trasporto e macchine ed attrezzature) ricorrendo all’ipotesi che non si siano registrate, per gli anni precedenti al 1990, dinamiche di branca differenti nei diversi settori istituzionali (le serie degli investimenti delle singole branche presentano così, fino al 1990, gli stessi tassi di va-riazione in ognuno dei settori istituzionali).

Ottenute così le serie a prezzi correnti per branca e settore istituzionale, quelle a prezzi costan-ti (con base 1995) sono state ricavate ucostan-tilizzando gli indici implicicostan-ti di prezzo delle singole branche. Anche in questo caso si è preferito non introdurre ipotesi di differenziazione della di-namica dei prezzi nel caso di investimenti effettuati da unità locali della stessa branca ma ap-partenenti ad unità istituzionali relative a settori diversi.

La determinazione delle durate medie di vita per tipo di bene e per settore istituzionale è sta-ta realizzasta-ta a partire da quelle utilizzate nella stima degli ammorsta-tamenti per branca. Così la durata media di vita, ad esempio, delle costruzioni per il settore “Società non finanziarie” è stata ottenuta effettuando la media (arrotondata all’unità) delle vite medie delle costruzio-ni per le singole branche, ponderate con l’ammontare complessivo, per ciascuna branca pro-prietaria, degli investimenti sostenuti dalle Società non finanziarie nell’intero periodo 1990-2001.

La somma degli ammortamenti dei settori istituzionali così calcolati presentavano piccole di-screpanze, attribuibili essenzialmente all’arrotondamento delle vite medie, con il dato per l’intera economia ottenuto come somma degli ammortamenti delle singole branche. In parti-colare i dati relativi agli ammortamenti delle Amministrazioni pubbliche ottenuti dall’appli-cazione del metodo dell’inventario permanente differivano, ancorché per un ammontare non rilevante, dalla stima, ritenuta un vincolo, riportata nel conto economico consolidato delle Amministrazioni pubbliche e pubblicata sulla “Relazione generale sulla situazione economi-ca del Paese”. Una analoga situazione si è registrata per le Istituzioni non profit al servizio delle famiglie per le quali si disponeva di una stima degli ammortamenti per branca effettua-ta in occasione della compilazione della effettua-tavola delle interdipendenze settoriali. Tali discre-panze sono state attribuite agli altri settori in misura proporzionale all’ammontare calcolato con il metodo dell’inventario permanente. La Tavola 9.5 riporta i risultati della procedura di stima sopra illustrata.