3. La stima dell’input di lavoro per settore istituzionale *
3.2 La metodologia di stima
3.2.2 L’input di lavoro per settore istituzionale
La classificazione dell’input di lavoro per settore istituzionale fa riferimento strettamente alle de-finizioni Sec95 e prevede la disaggregazione nei seguenti settori:
1. Società non finanziarie (S.11) 2. Società finanziarie (S.12)
7Calzaroni, Manlio, e Claudio Pascarella. “Le Unità di osservazione del processo produttivo nella nuova Contabilità nazionale – Problema di interpretazione e misura”. Atti della XXXIX Riunione Scientifica della Società Italiana di Statistica. Sorrento: 16 aprile 1998.
8Per una descrizione più dettagliata del metodo di stima si veda Calzaroni, Manlio. “L’occupazione come strumento per la stima esaustiva del Pil e la misura del sommerso”. Convegno Istat “La nuova Contabilità nazionale”; Roma, 12-13 gennaio 2000; Eurostat, Inventario Pnl Sec95 Italia. Lussemburgo.
3. Pubblica amministrazione (S.13) 4. Famiglie (S.14)
5. Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (S.15).
Come illustrato nel Prospetto 3.1, i dati sull’input di lavoro per branca di attività economica sono già stimati distinguendo tre macro settori: le “imprese” - che racchiudono Società (S.11 e S.12) e Fami-glie (S.14) - la Pubblica amministrazione (S.13) e le Istituzioni senza scopo di lucro al servizio del-le famiglie (S.15). Dunque la stima degli indicatori con cui ripartire per settore istituzionadel-le i dati sull’input di lavoro già stimati per branca, ha riguardato solo il settore “imprese” allo scopo di indi-viduare al suo interno Società non finanziarie (S.11), Società finanziarie (S.12) e Famiglie (S.14). Così come avviene per i dati di branca, la stima dell’input di lavoro per settore istituzionale ha co-me obiettivo non solo l’analisi del fattore lavoro e la costruzione di indicatori di performance eco-nomica, ma anche la stima della produzione, del valore aggiunto e dei redditi. Questa avviene moltiplicando dati procapite di produzione, valore aggiunto e redditi (stimati da fonti specifiche)9 per le unità di lavoro a tempo pieno. Per poter tenere conto dei differenziali legati alla posizione nella professione, alla classe d’ampiezza d’impresa, all’attività economica e al settore istituziona-le in cui opera l’unità produttiva, assume particolare riistituziona-levanza il livello di dettaglio dei dati sulistituziona-le unità di lavoro e sui procapite. A questo scopo, l’input di lavoro per settore istituzionale, già clas-sificato come illustrato nel Prospetto 3.1, è stimato disaggregando ulteriormente ciascuno dei tre settori appartenenti alle “imprese”, come indicato nel Prospetto 3.2. Sono quindi stati individuati 10 sottosettori a partire dal macrosettore “imprese” cui si aggiungono i settori della Pubblica am-ministrazione e delle Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.
I dati di base sono ricondotti ai suddetti settori istituzionali sulla base delle caratteristiche del-l’impresa madre relativamente a forma giuridica, classe d’ampiezza, attività economica, presen-za e/o numero di addetti alle dipendenze, eventuale produzione per autoconsumo. Il Prospetto 3.3 riporta la riclassificazione delle unità rilevate dalle indagini in settori istituzionali secondo i criteri appena richiamati10.
Prospetto 3.2 - Settori e sottosettori istituzionali individuati per la stima dell’input di lavoro
Individuato il settore istituzionale di appartenenza dell’unità produttiva sulla base delle caratteristiche dell’impresa madre, l’occupazione da essa impiegata deve essere classificata in base alla Uael, come
9Cfr. capitolo 1, capitolo 4 e capitolo 6.
10I criteri qui richiamati sono stati definiti nell’ambito del “Gruppo di lavoro avente il compito di classificare per set-tore e sottosetset-tore istituzionale le unità statistiche secondo i criteri stabiliti dal Sec95”, costituito da esperti di diversi enti e istituzioni tra cui Istat, Ministero del tesoro, Banca d’Italia, Uic, Isvap, Ministero delle finanze.
definita nel paragrafo 3.2.1. A questo scopo è necessario disporre di una fonte che rilevi congiuntamen-te per ciascuna impresa le informazioni sull’impresa madre e le attività economiche principali e secon-darie svolte in ciascuna sua unità locale (Ul). Tali informazioni sono reperibili esclusivamente attraver-so le fonti lato impresa; in particolare un’informazione così dettagliata attraver-soprattutto riguardo all’attività economica della Uael è rilevata soltanto dal Censimento industria e servizi del 1991. Esso ha costituito, infatti, la fonte principale per la stima dell’input di lavoro per branca di attività economica (ad eccezio-ne della pubblica amministrazioeccezio-ne e con riferimento al campo di osservazioeccezio-ne del Censimento) e, rile-vando anche la forma giuridica d’impresa, è stato utilizzato per la stima degli indicatori di ripartizione dell’input di lavoro per settore istituzionale. Gli indicatori di ripartizione stimati a partire dai dati cen-suari, sono poi aggiornati con altre fonti informative per tenere conto della dinamica delle forme giuri-diche nel tempo. Il paragrafo 3.2.2.1 descrive la metodologia di stima degli indicatori di ripartizione per l’anno 1991; il paragrafo 3.2.2.2 descrive invece la metodologia di aggiornamento di tali indicatori.
3.2.2.1 Stima per l’anno 1991
L’obiettivo delle elaborazioni svolte sui dati individuali del Censimento industria e servizi del 1991 è stato quello di stimare indicatori di ripartizione dell’occupazione per i 10 sottosettori isti-tuzionali (elencati nel Prospetto 3.2) da applicare alle stime già esistenti sull’input di lavoro del macrosettore “imprese”, già classificate per posizione nella professione, attività economica dell’ Uael, classe d’ampiezza (come mostrato nel Prospetto 3.1).
Prospetto 3.3 - Criteri di classificazione delle unità statistiche in settori istituzionali
L’aggregazione dei dati individuali del Censimento industria e servizi per sottosettore istituzio-nale è avvenuta sulla base dei criteri indicati nel Prospetto 3.3. I dati sulle posizioni lavorative rilevate dal Censimento industria e servizi sono stati quindi classificati congiuntamente per i 10 sottosettori istituzionali, la posizione nella professione, l’attività economica dell’ Uael e la clas-se d’ampiezza. In particolare sono state elaborate tre tabelle a doppia entrata - ciascuna conte-nente dati su dipendenti, familiari coadiuvanti, altri indipendenti - e aventi in colonna la disag-gregazione per classe d’ampiezza e settore istituzionale e, in riga l’analisi per attività economi-ca dell’ Uael. Per ciascuna tabella sono state economi-calcolate le frequenze relative dei relativi addetti al fine di stimare la distribuzione per settore istituzionale all’interno di ciascun incrocio di classe d’ampiezza e attività economica. Se si indica con A le posizioni lavorative del Censimento indu-stria e servizi, con p (1,..,3) la posizione nella professione (dipendenti, familiari coadiuvanti, al-tri indipendenti), con i (1,…,873) l’attività economica dell’ Uael, con j (1,…,8) la classe d’am-piezza e con z (1,…,10) i settori istituzionali, la frequenza relativa Wpijz è ottenuta
W p i j z = A p i j z / A p i j.
Dunque la frequenza relativa è pari ad 1 sommando gli addetti con posizione nella professione pima, nella attività economica iima e nella classe d’ampiezza jima.
Una volta stimata la matrice degli indicatori di ripartizione W, è stato possibile effettuare la sti-ma dell’input di lavoro classificato congiuntamente per i 10 sottosettori istituzionali, posizione nella professione, attività economica dell’ Uael, classe d’ampiezza. Indicando con L l’input di la-voro, la stima in formule è:
L p i j z = L p i j. * W p i j z = L p i j. * A p i j z / A p i j.
ovvero l’input di lavoro per posizione nella professione, per attività economica, per classe d’am-piezza e per settore istituzionale (Lpijz) ha come vincolo i dati sull’input di lavoro già stimati per posizione nella professione, per attività economica, per classe d’ampiezza (Lpij), ed è otte-nuto in base al peso del settore istituzionale z quale risulta dai dati sulle posizioni lavorative ri-levate dal Censimento industria e servizi, data la posizione nella professione p, l’attività econo-mica i e la classe d’ampiezza j.
La metodologia di stima dell’input di lavoro brevemente descritta nel paragrafo 3.2.1, prevede l’utilizzo integrato delle fonti esistenti. Lo stesso Censimento industria e servizi è stato integra-to con dati dell’Anagrafe tributaria sulle partite Iva, con i dati sui Collaboraintegra-tori coordinati e con-tinuativi, con fonti puntuali in alcune attività economiche e con i dati sui dipendenti delle Am-ministrazioni pubbliche, al fine di cogliere in modo esaustivo la popolazione di riferimento dal lato della domanda di lavoro. Prima di procedere alla costruzione della matrice contenente gli in-dicatori di ripartizione per settore istituzionale si è provveduto ad effettuare le stesse integrazio-ni avendo cura di classificare opportunamente per forma giuridica i dati da integrare. Di partico-lare rilevanza per la disaggregazione del macrosettore “imprese” per sottosettore istituzionale è la classificazione dei Collaboratori coordinati e continuativi nel settore delle Famiglie Produttri-ci e la spaccatura degli indipendenti colti dalla sola Anagrafe tributaria sulle partite Iva, tra Fa-miglie produttrici, Quasi società e Società di persone. Un ulteriore intervento sui dati di base ha riguardato, come per la costruzione delle stime per branca di attività economica, l’esclusione dal-l’ammontare degli indipendenti di circa 42 mila posizioni imputate nel Censimento industria e servizi 1991. L’imputazione è stata effettuata in risposta alla prassi per cui ogni unità produttiva rilevata dal Censimento deve avere almeno un lavoratore indipendente: questa prassi non si
spo-sa con la definizione di input di lavoro posta dal Sec95 e pertanto si è provveduto ad eliminare questa quota di indipendenti ai fini delle stime di contabilità nazionale.
Accanto a questi aggiustamenti richiesti dalla necessità di coerenza con le stime per branca sul-l’input di lavoro, sono state introdotte specifiche ipotesi legate alla ripartizione dell’occupazio-ne per settore istituzionale.
Diverse ipotesi riguardano le attività secondarie svolte dai settori analizzati (a titolo di esempio, nel settore delle Famiglie produttrici non sono presenti unità di lavoro dipendenti impiegate in attività secondarie contraddistinte dal codice 65, 66 e 67 – servizi finanziari). Tutta l’occupazio-ne classificata con codice Ateco 75 afferisce al settore della Pubblica amministraziol’occupazio-ne, mentre tutta l’occupazione classificata con codice Ateco 91 afferisce al settore delle Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie; entrambi questi settori non presentano occupazione in-dipendente. L’input di lavoro dipendente attribuito alle Famiglie consumatrici è individuato dal-l’intera attività economica 95 (servizi domestici) e dalla parte “imprese” dell’attività economica 70200 (servizi di portierato); riguardo agli indipendenti, le Famiglie consumatrici includono l’in-put di lavoro sottostante l’autoconsumo agricolo e l’autoproduzione legata alla manutenzione straordinaria dell’abitazione effettuata in proprio da un componente della famiglia.
Una stima ad hoc è stata effettuata per il settore dell’agricoltura. L’input di lavoro per branca di attività economica del macrosettore “imprese” è stata realizzata utilizzando come fonte dal lato dell’impresa il Censimento dell’agricoltura del 1990; questa stessa fonte, rielaborata tenendo conto della forma giuridica dell’azienda agricola, ha fornito gli indicatori di ripartizione per la stima dell’input di lavoro agricolo per settore istituzionale.
Gli indicatori di ripartizione stimati a partire dalla fonte sulle imprese sono, in linea teorica, co-erenti con le sole posizioni lavorative regolari. Come più diffusamente esposto nel paragrafo 3.2.2.3, la mancanza di informazioni sulla ripartizione del lavoro non regolare per settore istitu-zionale, ha portato a distribuire questa componente dell’input di lavoro sulla stessa struttura per settore istituzionale del lavoro regolare. Nella costruzione del modello dell’input di lavoro per settore istituzionale sono state comunque assunte delle ipotesi sulla distribuzione del lavoro non regolare. In primis, coerentemente con quanto avviene nella stima dell’input di lavoro per bran-ca di attività economibran-ca, il lavoro non regolare è presente soltanto nelle prime quattro classi d’ampiezza (1-19 addetti), non è presente nel settore delle Istituzioni senza scopo di lucro al ser-vizio delle famiglie e della Pubblica amministrazione. Inoltre non sono state inserite unità di la-voro non regolare nel settore delle aziende municipalizzate e nelle società finanziarie del setto-re assicurazioni.
3.2.2.2 Aggiornamento degli indicatori di ripartizione
Al fine di cogliere come la demografia d’impresa influisce sulla composizione dell’input di la-voro per settore istituzionale, si rende necessario stimare per ciascun anno la matrice degli indi-catori di ripartizione. La fonte informativa che consente di aggiornare i dati sull’occupazione per attività economica, classe d’ampiezza e forma giuridica è l’Archivio delle imprese attive (Asia), disponibile dall’anno di riferimento 1996. Per quell’anno, grazie alle informazioni raccolte dal Censimento intermedio dell’industria e servizi, l’archivio è stato costruito sia per le imprese che per le Unità locali. E’ stato quindi possibile costruire anche per il 1996 le stesse tabelle a doppia entrata stimate per il 1991, inserendo i dati sugli addetti registrati nell’archivio Asia, ed effet-tuando gli aggiustamenti necessari a rendere i dati coerenti con quelli del 1991. A differenza di quanto realizzato con i dati censuari, non è stato possibile individuare le attività secondarie a
li-vello locale (Uael): gli addetti sono stati quindi classificati in base all’attività economica preva-lente dell’Unità locale (Ul).
Attraverso l’interpolazione delle matrici del 1991 e del 1996, è stato possibile stimare le matri-ci per la ripartizione dei dati di branca per settore istituzionale per gli anni 1992-1995.
Per il 1997 è stata implementata una procedura che, a partire dall’archivio Asia - disponibile so-lo per attività economica d’impresa - ha stimato la classificazione dell’occupazione per attività economica prevalente dell’Unità Locale. La procedura è risultata particolarmente onerosa rispet-to ai risultati conseguiti e non è stata replicata per gli anni successivi.
A partire dal 1998 l’aggiornamento della matrice di ripartizione per settore istituzionale è stata stimata a partire dall’archivio Asia per attività economica d’impresa. La procedura consiste nel-l’analisi della dinamica delle forme giuridiche a livello delle 59 divisioni dell’Ateco 91 (2 cifre). Infatti, a questo livello di dettaglio si riducono le differenze tra i dati classificati per attività enomica dell’impresa e i dati classificati per attività ecoenomica dell’Unità locale. La dinamica co-sì stimata viene applicata alla matrice degli indicatori di ripartizione dell’anno precedente. Que-sto consente di mantenere comunque memoria della distribuzione originaria per attività econo-mica a livello di Uael e settore istituzionale.
Le stime sono annuali e come per i conti di branca ogni anno viene realizzata la stima per l’an-no t-1 e la revisione degli anni t-2 e t-3. Al momento della stima, l’archivio Asia più recente di-sponibile è quello t-3. E’ stata, quindi, valutata la possibilità di utilizzare altre fonti informative per gli anni t-2 e t-1, soprattutto al fine di cogliere la dinamica della forma giuridica nelle picco-le imprese e, conseguentemente effettuare una ripartizione più accurata dell’input di lavoro tra Famiglie e Società. A questo scopo le fonti analizzate sono state: l’indagine annuale svolta dal-l’Istat su un campione di piccole e medie imprese e l’archivio sulla demografia d’impresa pub-blicato annualmente dall’Unioncamere.
Per quanto riguarda l’indagine sulle piccole e medie imprese è stata valutata la possibilità di sti-mare indicatori sintetici sulla dinamica dell’occupazione per forma giuridica nelle classi d’am-piezza 1-9 e 10-99. Tuttavia, trattandosi di una indagine campionaria non stratificata rispetto al-la forma giuridica, si è ritenuto preferibile, nel caso delle stime dell’input di al-lavoro, utilizzare l’archivio Asia seppure relativo all’anno t-3. Peraltro al momento della elaborazione delle stime per settore istituzionale, l’indagine è disponibile per l’anno t-2 dunque, per l’anno t-1, la struttu-ra per forma giuridica non potrebbe comunque essere aggiornata.
Relativamente ai dati pubblicati annualmente da Unioncamere sulla demografia d’impresa (Mo-vimprese), questi riguardano soltanto il numero di imprese e non l’occupazione. E’ stata quindi realizzata una stima dell’occupazione attribuendo alle imprese un numero medio di addetti di-stintamente per forma giuridica: questo indicatore medio è stato stimato dall’ultimo archivio Asia disponibile. I risultati di questa elaborazione inseriti nella procedura di aggiornamento del-le stime non sono stati valutati utili. La serie storica dell’input di lavoro per settore istituzionadel-le evidenzia una riduzione progressiva del peso del settore Famiglie. In particolare, nelle revisioni annuali, l’inserimento dei dati di Asia t-3 ha finora determinato una riduzione del peso del set-tore Famiglie rispetto allo stesso dato stimato l’anno precedente in assenza dei dati Asia t-3. L’o-biettivo dell’analisi della fonte Movimprese era proprio quello di verificare la possibilità di an-ticipare la riduzione del peso del settore Famiglie dovuta all’inserimento di una fonte informati-va più aggiornata. In realtà l’inserimento delle stime desunte dall’archivio Movimprese per la sti-ma relativa agli anni t-2 e t-1, ha mostrato un incremento del peso del settore Famiglie. Pertan-to si è deciso di mantenere la struttura di Asia t-3 anche per gli anni t-2 e t-1: in primo luogo per-ché l’informazione fornita da Movimprese non è direttamente espressa in termini di occupazio-ne e pertanto gli indicatori stimati sono basati su una assunziooccupazio-ne a priori non verificabile sul
nu-mero medio di addetti per forma giuridica; in secondo luogo per limitare l’entità della revisione delle stime per settore istituzionale che si effettua nell’anno t+1, la quale incorpora gli indicato-ri di indicato-ripartizione deindicato-rivati dall’archivio Asia t-2 e dalla quale ci si attende una indicato-riduzione del peso del settore Famiglie.
Dunque per gli anni t-2 e t-1 la struttura per forma giuridica viene mantenuta quella stimata per l’anno t-3 e la composizione per settore istituzionale viene ad essere determinata soltanto dalla dinamica dell’occupazione per branca, per classe dimensionale e per componente dell’occupa-zione (regolare e non regolare).
3.2.2.3 Unità di misura dell’input di lavoro per settore istituzionale
Le stime dell’input di lavoro per settore istituzionale sono espresse in termini di unità di lavoro a tempo pieno; gli indicatori di ripartizione sono, cioè, applicati direttamente alle unità di lavo-ro. In linea di principio tali indicatori, calcolati a partire dai dati rilevati presso le imprese, sono coerenti con i dati sulle posizioni lavorative regolari, non con i dati sulle unità di lavoro totali (regolari e non regolari). Al fine di operare il passaggio da posizioni lavorative a unità di lavoro a tempo pieno per ciascuna componente dell’occupazione (regolare e non regolare)11 sarebbe pertanto necessario disporre, in primo luogo, di informazioni sulla distribuzione per forma giu-ridica del lavoro non regolare e, in secondo luogo, di informazioni sulla quantità di lavoro sia re-golare che non rere-golare distintamente per forma giuridica.
Riguardo al lavoro non regolare, la stessa metodologia utilizzata per la sua misurazione mo-stra la difficoltà di effettuare una stima di indicatori di ripartizione per settore istituzionale ad hoc per questa componente di occupazione. Il lavoro non regolare infatti non è stimato in mo-do diretto, bensì è frutto del confronto di diverse fonti informative; prevalentemente esso è ri-levato dalle fonti dal lato delle famiglie ma non in modo separato; peraltro, qualora lo fosse, sarebbe necessario rilevarlo distinto per forma giuridica, ma questa informazione non è pre-sente nelle fonti famiglia.
Riguardo all’informazione sulla quantità di lavoro, è stata effettuata una ripartizione per forma giuridica soltanto per i dipendenti in part-time e per le ore di cassa integrazione: ciò ha consen-tito di differenziare l’abbattimento da posizioni lavorative ad unità di lavoro a tempo pieno per i dipendenti regolari. In tutti gli altri casi (indipendenti regolari e non regolari, dipendenti non regolari e in seconde posizioni lavorative regolari), l’assenza di informazioni congiunte sulla for-ma giuridica e le ore lavorate ha portato ad utilizzare, per ciascuna componente, classe d’ampiez-za e attività economica, il coefficiente di “abbattimento” da posizioni lavorative a unità di lavo-ro utilizzato nelle stime per branca.
3.3 I risultati