Il principale problema che si è posto nella classificazione delle unità istituzionali è quello delle unità produttive prive di personalità giuridica per verificare se esse dovevano essere considera-te una quasi –società.
Tra le unità cui il sistema fa ricorso per analizzare le relazioni di comportamento tra gli agenti economici sono infatti definite le quasi-società. Si tratta di organismi che dispongono di una contabilità completa ma che non sono dotati di personalità giuridica; il loro comportamento eco-nomico, tuttavia, si differenzia da quello dei loro proprietari ed è analogo a quello delle società, pertanto si attribuisce loro autonomia di decisione e le si considera unità istituzionali distinte. In altri termini, devono comportarsi come se fossero società di capitali.
Le famiglie, invece, secondo il sistema sono considerate unità istituzionali anche se non dispongo-no di una contabilità completa, poiché gododispongo-no sempre di autodispongo-nomia di decisione nell’esercizio del-la loro funzione principale; il settore delle famiglie (Sec95 paragrafo 2.75) comprende gli individui e i gruppi di individui nella loro funzione di consumatori e nella loro eventuale funzione di impren-ditori che producono beni e servizi non finanziari e finanziari destinabili alla vendita (produttori di beni e servizi destinabili alla vendita) purché, in quest’ultimo caso, le attività corrispondenti non sia-no quelle di entità distinte trattate come quasi-società. Il settore include anche gli individui e i grup-pi di individui che producono beni e servizi non finanziari esclusivamente per proprio uso finale. I criteri guida esplicitati nella definizioni poc’anzi riportate e che andavano ricercati per indivi-duare il carattere di quasi-società in una unità produttiva sono, ancora una volta, la presenza di una contabilità completa e il comportamento economico simile a una società di capitali e distin-to da quello dell’unità proprietaria.
Lo Sna93 sconsiglia altri criteri, in particolare il criterio della dimensione aziendale al fine di classificare un’impresa in un settore istituzionale piuttosto che in un altro, in quanto “ tali criteri non aiutano in pratica se l’impresa in questione non è di fatto gestita come un società di capitali e non ha un set completo di conti” (Sna93 paragrafo 4.53); anche il Sec95 non menziona tale cri-terio, mentre il Sec79 faceva espresso riferimento a determinate soglie espresse in termini di clas-si di addetti e attribuiva alle imprese di maggiori dimenclas-sioni (oltre 20 addetti secondo la Conta-bilità nazionale italiana) non costituite in forma di società di capitali il carattere di quasi-società mentre non riconosceva a quelle di minori dimensioni il carattere di unità istituzionale autonoma. L’indicazione dello Sna93 è stata tuttavia interpretata nel senso di considerare il criterio dimen-sionale come supporto alla decisione nei casi dubbi, essendo verosimile che un’unità di una cer-ta dimensione sia gesticer-ta indipendentemente dalle esigenze della famiglia del propriecer-tario. In base all’analisi fin qui condotta sono considerate unità istituzionali e classificate nel sottoset-tore delle società non finanziarie, in quanto dispongono formalmente di una contabilità comple-ta e docomple-tate di personalità giuridiche le seguenti unità:
1. Società di capitali private e pubbliche 2. Società cooperative
3. Gli enti produttivi pubblici dotati di personalità giuridica in forza di disposizioni di leg-ge
4. Gli organismi senza scopo di lucro dotati di personalità giuridica al servizio delle società non finanziarie
5. Le quasi-società.
Possono attribuirsi al sottosettore quasi- società le società di persone per le quali è rispettato il requisito della contabilità completa ma è rispettato anche il requisito della distinzione del com-portamento economico rispetto all’unità proprietaria, in quanto imprenditori commerciali e
quin-di tenuti tra gli altri alla redazione quin-di un conto economico in cui è inquin-dividuabile un flusso quin-di red-dito (utile prelevato) fra unità produttiva e unità proprietaria. Tale flusso di redred-dito è segno di una separazione anche se non completa fra la gestione dell’azienda e la gestione della vita fami-liare13.
Andrebbero inoltre classificate nelle quasi-società gli imprenditori commerciali diversi da quel-li già classificati nel settore delle società: gquel-li imprenditori individuaquel-li commerciaquel-li. Per esclusio-ne, infiesclusio-ne, andrebbero classificati nel settore delle famiglie tutti gli imprenditori non commercia-li in quanto non tenuti a una contabicommercia-lità completa.
Tuttavia, la esclusione dagli obblighi di tenuta di una contabilità completa vale anche per talune categorie di imprenditori che sono sottoposti a speciali regimi agevolativi tra cui spiccano gli ar-tigiani ed è probabile che un’impresa qualificata artigiana il cui numero di dipendenti non supe-ra determinati limiti fissati dalla legge, variabili da settore a settore, ma comunque piuttosto ele-vati, pur avendo i requisiti di piccolo imprenditore e quindi non soggetta all’obbligo di tenuta delle scritture contabili, sia gestita almeno in parte indipendentemente dalle esigenze del proprie-tario e che scritture contabili complete vengono redatte da queste imprese se non altro ai fini fi-scali; d’altra parte lo spirito del Sec95 sembrava doversi interpretare nel senso di isolare quelle unità che, pur non costituite in società, hanno un comportamento distinto da quello del proprie-tario14. Alla luce di tali considerazioni, per gli imprenditori individuali commerciali e per gli im-prenditori non commerciali si è quindi deciso di discriminare in base alla rilevanza economica della impresa definita in termini di unità di lavoro dipendenti a tempo pieno che rappresentano la quantità di lavoro effettivamente impiegato dall’impresa nel corso dell’esercizio; ciò non-ostante, vari motivi di opportunità e di semplicità di utilizzo degli archivi consigliano di espri-mere la linea di demarcazione in termini di numero di lavoratori dipendenti presenti nell’impre-sa in media nell’esercizio. La soglia che è stata adottata per le imprese non finanziarie è di 5 di-pendenti, in considerazione di processi labour saving sviluppati dalle imprese che accrescono le possibilità di realizzare un giro di affari più elevato con un minor numero di addetti e che sono tali quindi da richiedere generalmente una contabilità completa e una gestione aziendale sepa-rata da quella familiare. Tale criterio potrebbe essere invero migliorato proprio considerando congiuntamente al numero di addetti anche il fatturato come ulteriore linea di demarcazione del-le soglie di ridel-levanza economica, pur non ignorando del-le difficoltà operative che tadel-le ultimo crite-rio comporta. Per le imprese che esercitano attività ausiliaria dell’intermediazione finanziaria (agenti di assicurazione, brokers, promotori finanziari eccetera) invece è stata considerata la so-glia di almeno un dipendente in quanto si ritiene che tali categorie essendo sottoposte al control-lo degli organismi di vigilanza e a un regime vincolistico dell’attività che richiede l’iscrizione ad appositi albi di categoria, devono redigere una contabilità di tipo complesso, inoltre si tratta di attività caratterizzate da un basso tasso di utilizzo del fattore lavoro e elevato volume di affari. Pertanto, si possono considerare quali quasi-società finanziarie le unità non costituite in società con almeno un dipendente; in assenza di dipendenti l’unità andrà invece classificata nelle famiglie.
13È importante sottolineare che tra le quasi-società per convenzione sono da considerare le unità residenti fittizie (Sec95. par.2.25).Queste ultime sono:
1. le parti di unità non residenti che hanno nel territorio economico del paese un centro di interesse economico 2. le unità non residenti proprietarie di terreni o fabbricati nel territorio economico del paese per le sole operazioni connesse a tali terreni o fabbricati
14Cfr Istat. Relazione conclusiva: sintesi dell’attività e dei risultati raggiunti, nel Gruppo di lavoro avente il compi-to di classificare per setcompi-tore e sotcompi-tosetcompi-tore istituzionale le unità statistiche secondo i criteri stabiliti dal Sec95. Roma: Istat, 1997.
In definitiva nel settore delle società e quasi-società (finanziarie e non finanziarie) sono state classificate:
- le società di capitali, le società cooperative e tutte le unità fornite di personalità giuridica e inoltre le istituzioni senza scopo di lucro economicamente rilevanti15;
- le società di persone;
- tutti gli intermediari finanziari;
- le imprese individuali, le imprese familiari, le società semplici e di fatto se occupano più di cinque dipendenti;
- le imprese individuali, le imprese familiari, le società semplici e di fatto produttrici di servizi ausiliari finanziari con almeno un dipendente.
Nel settore delle famiglie sono classificate: - le famiglie in senso stretto;
- i liberi professionisti e i lavoratori autonomi;
- le imprese individuali, le imprese familiari, le società semplici e di fatto se occupano fino a cinque dipendenti;
- le imprese individuali, le imprese familiari, le società semplici e di fatto produttrici di servizi ausiliari finanziari senza dipendenti.
15Cuicchio, Stefania, e Riccioni, Susanna. “Le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie”, in La dis-tinzione market e non market. La delimitazione della produzione per i settori istituzionali delle Amministrazioni pub-bliche e delle Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, (Daniela Collesi cur.). In convegno Istat “La nuova Contabilità nazionale”. Roma: Istat, 12-13 gennaio 2000. http://www.istat.it/Eventi/contabnaz.html