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9 La stima degli aggregati del conto del capitale 1

9.2 Investimenti fissi lordi

9.2.2 Società non Finanziarie e Famiglie

Per la determinazione degli investimenti fissi lordi di tali settori, si è fatto ricorso ai dati prove-nienti dall’indagine sul sistema dei conti delle imprese. Fanno eccezione le stime relative alle branche dell’agricoltura e della pesca, esterne al campo di rilevazione dell’indagine, per le qua-li la ripartizione tra i due settori è stata effettuata sulla base di informazioni relative alla dotazio-ne di capitale delle imprese agricole.

I dati dell’indagine erano già stati utilizzati per la stima degli investimenti per branca proprieta-ria e per tipo di bene, il cui ammontare ha costituito pertanto un vincolo nella ripartizione per

6Una tale ripartizione costituirà la base d’avvio per la prossima realizzazione dei conti patrimoniali secondo il Sec95: in essi il valore delle attività e delle passività di ogni settore istituzionale dovrà essere calcolato sarà presentato con un grado di disaggregazione maggiore (per tipo di bene o di strumento finanziario).

settore istituzionale. Si è infatti stabilito che, per ogni branca e per ogni tipo di bene, il totale de-gli investimenti delle imprese coincidesse con quello stimato in tale occasione. Tale dato era di-sponibile per otto classi dimensionali e per cinque tipi di beni (costruzioni, mezzi di trasporto, macchine ed attrezzature, macchine per l’elaborazione automatica dei dati e mobili) ed era il frutto di un’operazione di riporto all’universo del dato grezzo dell’indagine che ha previsto:

a) il calcolo degli investimenti procapite distinto per categoria della classificazione Ateco91 (codice di 5 cifre) e classe dimensionale (definita dal numero di addetti);

b) l’applicazione di tale procapite alle Unità di lavoro (Ula) stimate dalla Direzione di con-tabilità nazionale dell’Istat e suddivise secondo la stessa disaggregazione;

c) il “riempimento” di quegli incroci in cui risultavano Ula ma l’indagine non riscontrava alcun addetto, sulla base del pro-capite calcolato sulla classe Ateco superiore (codici di 4, 3, 2 o 1 cifra).

Come si può rilevare, tale calcolo non rende necessario l’utilizzo di dati relativi alle singole im-prese: l’unità minima di rilevazione è infatti data dall’incrocio tra la singola categoria Ateco ed una delle otto classi dimensionali.

L’attribuzione delle unità istituzionali ai settori rendeva altresì necessaria l’analisi della forma giuridica e del numero di addetti dipendenti delle singole unità. Ciò ha richiesto l’implementa-zione di una elaboral’implementa-zione sui dati dell’indagine che effettuasse il riporto all’universo a partire da una base dati nella quale il singolo record non fosse più la categoria Ateco incrociata con una classe dimensionale ma ciascuna impresa rilevata. Tale riporto all’universo è stato effettuato sul-la base di un peso, attribuito dai responsabili dell’indagine, che indica sul-la rappresentatività di ogni impresa rispondente: ciò ha consentito di pervenire ad una stima degli investimenti, totali e del-le singodel-le branche, che, dato il diverso criterio adottato, non coincideva perfettamente con i vin-coli assunti. La verifica che la discrepanza tra le stime ricadesse, per branca, tipo di bene e clas-se dimensionale, entro un margine tollerabile ha dato esiti positivi e ciò ha conclas-sentito di appli-care le proporzioni tra Società non finanziarie e Famiglie produttrici rilevate con questo secon-do metosecon-do agli ammontari rilevati con il primo, che si erano assunti come vincolo. In particola-re si è ipotizzato, coeparticola-rentemente con quanto effettuato per gli altri aggparticola-regati dei Conti naziona-li, che le Famiglie produttrici fossero da ricercarsi nell’ambito delle unità con meno di 10 addet-ti, ossia nelle prime due classi dimensionali7. Le unità appartenenti a tali classi sono state attri-buite al settore delle Società non finanziarie o a quello delle Famiglie produttrici sulla base del-la forma giuridica e del numero di dipendenti8.

La procedura sin qui illustrata è stata integralmente applicata alle stime per gli anni più recenti, mentre, per il periodo antecedente al 1995, l’assenza, nelle rilevazioni sui bilanci delle imprese, dell’indicazione della forma giuridica ha reso necessaria l’ipotesi che la quota delle Famiglie produttrici abbia seguito la stessa dinamica di quella delle imprese con meno di 10 dipendenti, delle quali costituiscono un sottoinsieme.

7In sostanza si è assunto che, nell’ambito delle imprese con 10 e più addetti, sia trascurabile il peso delle imprese in-dividuali e delle società semplici con meno di 5 dipendenti.

8Si ricorda che sono attribuite al settore delle Società non finanziarie le Società in nome collettivo, le Società in ac-comandita semplice, le cooperative, le Società a responsabilità limitata e le Società per azioni indipendentemente dal numero di dipendenti, alle quali si aggiungono le Imprese individuali e le Società semplici con più di cinque addetti dipendenti.

L’applicazione del metodo sopra esposto ha consentito di stimare la ripartizione per settore isti-tuzionale degli investimenti delle singole branche relativamente alle costruzioni (con l’eccezio-ne dell’edilizia residenziale), ai mezzi di trasporto ed alle macchil’eccezio-ne ed attrezzature (voce che in-clude le tipologie “macchine ed attrezzature”, “macchine per la elaborazione automatica dei da-ti” e “mobili” previste dall’indagine). La descrizione completa della procedura di stima adottata richiede che si analizzino in dettaglio anche i metodi adottati per gli investimenti in abitazioni e per quelli relativi ai cosiddetti “Altri beni e servizi”.

Per quanto riguarda gli investimenti in edilizia residenziale, la stima per branca proprietaria co-stituiva un vincolo relativamente al solo totale in quanto ad essa sottostava l’assunzione che le unità istituzionali proprietarie di abitazioni presentassero al loro interno una unità locale appar-tenente alla branca della locazione di fabbricati che si occupava della gestione del patrimonio abitativo: conseguentemente la totalità degli acquisti era registrato in un’unica branca.

La ripartizione per settore istituzionale di tale voce è stata effettuata ricorrendo ai dati puntuali disponibili per la Pubblica amministrazione, per le Società finanziarie e per gli Istituti autonomi case popolari (che nell’ambito della ridefinizione dei settori istituzionali dovuta all’applicazione delle regole introdotte dal sistema dei conti nazionali Sec95 sono stati definiti come unità di ti-po market e pertanto riclassificati dal settore della Pubblica amministrazione a quello delle So-cietà non finanziarie) mentre i dati dell’indagine trimestrale condotta dall’Istat sui consumi del-le famiglie sono stati utilizzati per determinare del-le quote relative agli altri settori9. Riguardo i da-ti di quest’ulda-tima indagine, nella cui sezione dedicata alle abitazioni è richiesta l’indicazione del titolo di godimento e della tipologia del proprietario (Famiglia, Ente pubblico, Impresa, eccete-ra), sono stati analizzati i risultati delle indagini svolte negli anni dal 1997 al 2001, individuan-do le abitazioni costruite nei diversi anni e rilevanindividuan-do, per ogni anno, la ripartizione della super-ficie per settore di appartenenza del proprietario.

In mancanza di informazioni adeguate si è dovuto ricorrere all’ipotesi che le abitazioni costrui-te in un dato anno non abbiano mutato di proprietà (o più precisamencostrui-te che non sia mutato il set-tore istituzionale del proprietario dell’immobile) fino al momento della rilevazione10. si è potu-ta così determinare l’attribuzione ai diversi settori delle abipotu-tazioni acquispotu-tate in ogni anno. La sti-ma effettuata presenta un ulteriore elemento di approssisti-mazione dovuto alla non perfetta coinci-denza tra i settori istituzionali e le tipologie di proprietario previste dall’indagine. La validità del metodo utilizzato è stata tuttavia verificata confrontando le stime puntuali di cui si disponeva con le quote che sono emerse applicando a tali settori la procedura sopra illustrata: il confronto for-niva discrepanze contenute entro margini ritenuti rassicuranti.

Rientrano, invece, tra gli investimenti in “Altri beni e servizi” le spese che il Sistema dei Conti nazionali classifica nella formazione di capitale fisso ma che non sono identificabili nelle tipo-logie finora illustrate: tra queste le voci più rilevanti riguardano l’acquisto di software, le spese

9I dati dell’Indagine Istat sull’attività edilizia (in particolare quelli relativi alla distribuzione della superficie delle abi-tazioni secondo la figura del concessionario), e quelli dell’Indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie han-no costituito un importante termine di confronto per le stime ottenute.

10La limitazione dell’analisi alle imprese che sono state occupate dall’attuale inquilino nell’anno di costruzione del-l’immobile da un lato avrebbe contenuto il margine di errore ma dall’altro avrebbe ridotto eccessivamente il numero di osservazioni disponibili per ciascun anno. Le quote rilevate con questa procedura, per gli anni in cui il numero di osservazioni garantiva una sufficiente attendibilità, non si discostavano comunque in misura significativa da quelli del metodo effettivamente utilizzato.

per le riparazioni di autoveicoli e quelle per i servizi di intermediazione e di consulenza che in-cidono sui costi di trasferimento della proprietà degli immobili e dei terreni. La suddivisione per settore istituzionale di tali spese è stata effettuata, in assenza di informazioni dirette, sulla base di quella registrata, per ogni branca, per gli investimenti in beni ad essi connessi: per il softwa-re la spesa in macchine per l’elaborazione automatica dei dati, per le riparazioni di autoveicoli la spesa per investimenti in mezzi di trasporto, per i costi connessi al trasferimento di proprietà gli investimenti in costruzioni e gli acquisti netti di terreni.