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Capitolo 5. Il lato dell'offerta Pratiche e modelli di Audience

5.4. Cercasi non pubblici disperatamente

5.4.1. Adolescenti e giovani adult

Tra i diversi profili di utenza poco propensi a entrare in relazione con le organizzazioni culturali spiccano gli adolescenti e i giovani adulti, considerati dalla maggior parte degli intervistati come il target più desiderato e allo stesso tempo più difficile da coinvolgere. Se si escludono le occasioni di incontro mediate dalla scuola, le organizzazioni concordano nel ritenere che se messi nella condizione di scegliere autonomamente, i giovani preferiscono altre forme di intrattenimento e altri modi di trascorrere il proprio tempo libero:

“non devono esserci solo accompagnati dalle scuole. Per me il museo avrà successo quando gruppi di adolescenti si daranno appuntamento al museo, cioè sceglieranno il museo invece di altri luoghi di ritrovo perché riterranno divertente venire al museo” (Museo 10).

Non stupisce, infatti, che secondo i dati raccolti dall'XI Rapporto Civita sui consumi culturali dei Millennials – ossia di coloro che appartengono alle generazioni Y (18-32 anni) e Z (15-17 anni) – le proposte culturali del proprio territorio di appartenenza esercitino un fascino decisamente limitato: solo quattro giovani su dieci dichiarano di apprezzare l'offerta della propria città e la metà non ne fruisce appieno sia per scarsa conoscenza sia per disinteresse (Civita, 2018). In uno scenario così caratterizzato, le organizzazioni culturali coinvolte nella nostra indagine si servono di un sistema di azioni diversificato che spazia tra le diverse funzioni organizzative per stimolare una reazione da parte dei cosiddetti “nativi

digitali”.

Considerando il costo uno dei principali ostacoli alla fruizione, sono numerose le organizzazioni che scelgono di mettere a disposizione dei giovani abbonamenti, programmi di membership, convenzioni e biglietti a prezzi agevolati, prevedendo in alcuni casi anche la gratuità per determinate fasce d'età (come chi ha meno di 18 anni). Se in termini di strategie comunicative si cerca di adottare uno stile meno formale e più diretto, ibridando i linguaggi e prestando particolare attenzione all'interazione attraverso l'uso dei social media (in particolare Instagram), è soprattutto negli ambiti della programmazione e del coinvolgimento che si sviluppano le pratiche di Audience Development pensate per avvicinare gli adolescenti e i giovani adulti. Tuttavia, in ambito comunicativo un approccio sicuramente originale è stato adottato dal Teatro Comunale di Bologna, che ha deciso di usare una forma espressiva tipica della contemporaneità e dell'universo giovanile per rinnovare la propria immagine, affidando l'ideazione e la realizzazione della campagna comunicativa delle ultime due stagioni dell'opera a un'associazione che promuove la street art come strumento di rigenerazione urbana e indagine del territorio:

“collaboriamo con CHEAP che è un'associazione che raggruppa diversi street

artists nel mondo della street art e che fa riqualificazione delle bacheche storiche

abbandonate del centro di Bologna, facendo delle affissioni artistiche all'interno di queste bacheche. Li abbiamo conosciuti così e adesso è già il secondo anno che le nostre campagne le seguono loro. L'anno scorso era un writer molto famoso che si chiama Daniele Tozzi. La campagna [di quest'anno] di Alice Pasquini ha funzionato moltissimo, per esempio, e su questo c'è anche molto interesse. [La campagna] di Alice, poi, è 'l'opera è donna' perché sono dieci immagini di donne che rappresentano le protagoniste di dieci opere, tutte donne”.

Il disallineamento tra le proposte offerte e gli interessi personali, che spinge i giovani a considerare le attività culturali come noiose e distanti dal proprio sistema di gusti e preferenze, viene contrastato in alcuni casi tramite l'organizzazione di eventi e rassegne dedicati al rapporto tra arte e tecnologie digitali, concerti di musica elettronica, dj-set, aperture serali straordinarie e incontri con gli studenti in classe e nelle sedi universitarie:

“una piccola rassegna all'interno del Festival dedicata al rapporto tra arte e nuove tecnologie e quindi a tutti i creativi che lavorano con i nuovi media, con i nuovi strumenti tecnologici. Il risultato è una tre giorni di progetti molto particolari, dal collettivo che suona la campana a i Quiet Ensemble che hanno fatto suonare le luci,

ad alcuni progetti che erano solamente online o fruibili attraverso visori ottici. È ovviamente una rassegna che incontra un pubblico molto giovane, quindi tendenzialmente un pubblico che va dai 18 ai 25 anni. È una rassegna che attira un pubblico molto giovane perché è molto cutting edge, particolare, divertente, c'è tutta una parte di clubbing” (Festival 5).

Molti diffusi tra le azioni basate sul coinvolgimento, i laboratori creativi si configurano come occasioni in cui offrire attività formative di diverso tipo con una finalità pratica e non solo teorica, tramite l'utilizzo di tecniche di apprendimento informali:

“quest'anno abbiamo scelto di mettere sul campo una serie di laboratori che potessero essere connessi tra di loro, quindi un laboratorio teatrale, uno di musica, uno di grafica con l'obiettivo di costruire uno spettacolo.[...] Tra l'altro quest'anno siamo riusciti a far inserire questo spettacolo […] all'interno della stagione culturale istituzionale fatta dalla Regione che ha anche un certo prestigio ed è il primo anno che riusciamo a farlo” (Centro Culturale 2);

“ci sono stati dei progetti didattici, dei laboratori fotografici. Adesso abbiamo in essere un progetto che si chiama “Opening art”, rivolto ai giovani inoccupati tra i 18 e i 29 anni che faranno un laboratorio fotografico con Antonio Beaciucci. Quindi c'è sempre l'idea di coinvolgere il pubblico tramite un approccio dialettico e quanto più operativo possibile con il museo” (Museo 2).

Le iniziative che puntano sul coinvolgimento attivo dei giovani nella progettazione, ideazione e gestione di formati specifici all'interno della programmazione ufficiale di un'organizzazione, si contraddistinguono invece per una elevata specificità. Sebbene diverse nella forma, tali azioni rispondono in maniera innovativa alla “grande voglia di partecipazione” espressa dalle giovani generazioni, dedicando del tempo all'ascolto dei loro bisogni e cercando di “renderli protagonisti”:

“quello di cui, secondo me, loro hanno molto bisogno è questo: sentire di avere una voce in capitolo, di avere un peso rispetto a quello che succede intorno a loro” (Impresa

Sociale 3).

In linea con questa visione, Emilia Romagna Teatro ha sviluppato il progetto “Sistema Solare”, a partire dall'organizzazione di alcuni incontri preliminari di conoscenza reciproca con un gruppo di una sessantina di ragazzi provenienti dall'ambito universitario e non, raccolti sotto il grande cappello degli under35, a

cui è stato chiesto per quale motivo non andassero a teatro e quali tipi di attività avrebbero voluto trovare in un luogo in cui non si sentivano pienamente a loro agio:

“la risposta è stata che […] se dentro questi spazi ci fossero delle attività a noi più affini, come per dire le feste oppure degli eventi un pochino più simili a quello che noi cerchiamo in altri luoghi dell'intrattenimento e anche del mondo culturale che frequentiamo, sicuramente quello potrebbe essere un elemento facilitatore. Questa è stata un po' la premessa. Da lì è partito un progetto che ha previsto alcuni step importanti, tra cui per esempio l'analisi con loro della nostra programmazione del teatro Arena del Sole. Loro hanno scelto una serie di spettacoli – scelti quindi autonomamente da questo gruppo di ragazzi – che hanno individuato essere più interessanti o comunque più affini […]. Hanno scelto cinque titoli della programmazione dell'Arena e intorno a quei titoli hanno costruito, stanno costruendo, un palinsesto di appuntamenti collaterali che vanno nella direzione appunto della festa, della musica per promuovere il teatro come luogo di aggregazione […]. Loro stessi sono stati gli ideatori del nome di questo progetto, appunto 'Sistema Solare' il titolo che loro hanno scelto. Loro stessi hanno individuato, con il supporto dei nostri grafici, l'immagine coordinata di questo progetto. Cioè il gruppo è diventato un po' autore di questa attività e sta svolgendo un'attività di promozione diretta, quindi rivolta a quel pubblico che noi non raggiungiamo ma che loro raggiungono perché è una promozione dal basso, quindi una promozione che traccia delle traiettorie orizzontali da studente a studente. […] Quindi questo è un esperimento in corso. Questa cosa l'abbiamo fatta partire a Bologna e gli stessi cantieri progettuali sono in corso anche a Modena e a Cesena”.

Altrettanto interessante l'iniziativa lanciata dal MUSE, il Museo delle Scienze di Trento, che ha deciso di offrire agli studenti delle scuole superiori la possibilità di organizzare l'assemblea di istituto all'interno del museo, affidando alle ragazze e ai ragazzi la gestione dell'evento:

“cosa vuol dire però fare l'assemblea di istituto qua? Quel giorno il museo è gestito in co-gestione completa con gli studenti, quindi loro acquisiscono anche delle capacità organizzative-gestionali, che poi vanno ad incidere sulle loro soft skills, perché capiscono che cosa vuol dire dover gestire una struttura del genere, scegliere le attività, quali ricercatori coinvolgere, non soltanto del museo ma anche delle altre istituzioni di ricerca del nostro territorio […]. Quindi andare a elaborare un management insieme ai ragazzi. Questo li permette di vivere il museo senza il filtro della scuola, se non coinvolta alla fine. Cioè, volete fare le assemblee di istituto qua? Ok, decidete cosa fare, però poi vi serve l'appoggio del vostro istituto, della preside, ecc. Quindi non è più l'insegnante che decide, ma sono gli studenti che decidono e

poi coinvolgono gli insegnanti. Quindi abbiamo un po' rovesciato il paradigma. […] Non è stato semplice, è stato molto complesso […] riuscire a intercettare in maniera diretta gli studenti e coinvolgerli. C'è voluto il suo tempo. Direi che i primi sei, otto mesi è stato un lavoro proprio di ascolto, di comprensione rispetto a in che termini potersi inserire in questo network, non facile. [...] La cosa più importante che facciamo non è tanto l'assemblea di istituto, che sicuramente ha una visibilità assoluta, vengono i giornalisti, perché non è semplice far capire che la gestione è loro. Non è tanto l'evento in sé, ma è il processo che porta all'evento. Cioè questi ragazzi si incontrano qui al museo una volta alla settimana per tre mesi per capire cosa fare, che iniziative scientifiche scegliere, chi invitare [...]. Cioè è tutto il processo che poi fa crescere le competenze anche delle giovani generazioni”.

Nello stesso ambito territoriale, Museion, il Museo di arte contemporanea di Bolzano, promuove l'iniziativa Museion Young Friends con l'obiettivo di “sviluppare non qualcosa per i giovani, ma di progettare qualcosa assieme a loro”:

“sono proprio un pool di giovani che lavorano con noi dietro le quinte e sono protagonisti, sono parte delle nostre attività culturali. Hanno, per esempio, realizzato una mostra stupenda, essendo coinvolti in tutti i reparti di Museion. Hanno realizzato questa mostra che si chiamava Idioma, come evento finale di un progetto europeo che abbiamo fatto due anni fa. Hanno lavorato con il curatore per mettere in piedi la mostra; con la comunicazione per comunicarla, per i testi, per la grafica; con noi della mediazione per lavorare con il pubblico nell'ambito della propria mostra ed è stata una bellissima esperienza, forte anche per loro. Attualmente stiamo facendo un progetto simile, sempre con loro, che si chiama Light

connections, nel contesto di un'opera dell'artista Liliana Moro”.

Particolarmente sfidante l'iniziativa curata da Officine Culturali, l'ente che gestisce il Monastero dei Benedettini di Catania, che ha deciso di intraprendere un percorso triennale con alcuni studenti per elaborare un progetto finalizzato al recupero e allestimento di un rifugio antiaereo abbandonato, ubicato al centro del Liceo Scientifico E. Boggio Lera e contiguo al Monastero. Grazie alla possibilità di agire su un arco temporale di lunga durata, è stato

“prodotto un lavoro molto graduale con questi ragazzi, che ci ha permesso non tanto di convincerli che il lavoro che facevamo era un buon lavoro, non era questo l'obiettivo, ma innanzitutto di farli lavorare in gruppo fuori dalla dimensione strettamente curriculare della scuola. Quindi noi avevamo queste novanta ore, ottanta ore all'anno di progettazione, analisi, studio negli archivi e nelle biblioteche, ragionamenti sui servizi al pubblico, perché l'idea era quella di far diventare questo

ex rifugio un museo della memoria, perché era un rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale. Ma soprattutto la cosa più interessante è stata che il lungo tempo – i tre anni – ci ha permesso di: superare le assolute resistenze iniziali da parte dei ragazzi; avere anche degli scontri con loro e riuscire ad avere il tempo di risanare queste rotture; acquisire fiducia, cioè chiedergli fiducia e acquisire fiducia da parte loro e quindi costruire rapporti più duraturi. [...] Tutto questo è stato un tempo sufficientemente lungo per fare sì che con questi [...] quaranta ragazzi abbiamo potuto lavorare lentamente”.

Un coinvolgimento attivo all'interno della vita dell'istituzione viene promosso dal Polo del '900 di Torino, grazie alla creazione di un gruppo di trenta ragazzi che affianca la Fondazione nelle sue attività. “900 Giovani” è un progetto che nasce nel 2016 in seno al bando “OPEN”, ideato dalla Compagnia di San Paolo e legato a progetti di audience engagement. Si tratta di un'iniziativa sostenuta e portata avanti fin dall'inizio dal Centro Studi Piero Gobetti, uno degli enti partner del Polo del '900, con l'idea di costruire uno young board, ossia un gruppo di giovani che progettasse iniziative per il Polo del '900 con l'obiettivo finale di organizzare un festival chiamato “900 G-Days”:

“questo progetto [...] dall'anno 2017 è diventato un progetto del Polo audience-

oriented, quindi specifico, sempre gestito dal Centro Studi Piero Gobetti come

coordinamento, ma in cui il Polo ha una parte rilevante sia come spazio sia come attività. Siamo al terzo anno. È partita la call per l'arricchimento del board con nuovi arrivi e adesso, proprio questo weekend, facciamo un weekend di lavoro in montagna con loro per lavorare, insieme a loro, sia sulla progettazione ma anche sul senso del partecipare allo young board del Polo del '900”.

Un percorso di collaborazione nelle pratiche decisionali caratterizza anche il progetto “Direction Under30” del Teatro Sociale di Gualtieri, che

“oltre a essere un concorso e una vetrina per le compagnie emergenti, è anche una piattaforma dove fare engagement del pubblico giovane attraverso dei percorsi che stiamo cercando di qualificare sempre di più. [...] 'Direction' rappresenta […] la strategia più curata dal punto di vista dell'Audience Development, soprattutto del pubblico giovane. [...] 'Direction Under30' sono sei spettacoli di compagnie con una media d'età sotto i 31 anni, che vengono selezionati da una direzione artistica under30. Questo è appunto il progetto in cui tutto è nelle mani dei giovani e noi semplicemente curiamo l'organizzazione generale. Gli obiettivi di 'Direction' sono sostanzialmente valorizzare, sostenere e promuovere le giovani compagnie e farlo attraverso dei processi decisionali e artistici che rimangono nelle mani dei loro

coetanei e quindi nello stesso solco generazionale: under30 in scena e under30 a guardarli e a giudicarli in qualche modo”.

Simile negli intenti e nelle modalità operative, l'iniziativa “Dominio Pubblico” alla cui realizzazione ha collaborato Kilowatt Festival proponendo

“di provare a costruire un progetto che riguardasse gli under25, ma in maniera un po' radicale, nel senso anche gli artisti solo fino agli under25 e anche il gruppo di spettatori che fa la selezione che abbia fino a 25 anni massimo. E […] siccome credevo che in un contesto come Roma avremmo intercettato soprattutto soggetti già in qualche modo interessati al discorso artistico […] allora ho detto perché non proviamo a fare anche un percorso professionalizzante? Cioè vale a dire proviamo a chiedere ai ragazzi di organizzare tutto il festival, non solo di scegliere gli spettacoli, ma di essere proprio loro a fare l'organizzazione, la promozione, la comunicazione. E quindi da lì è nata l'idea di 'Dominio Pubblico'. Poi dopo un paio d'anni siamo riusciti a coinvolgere anche il Teatro di Roma e quindi adesso è un progetto che abita stabilmente al Teatro India e le riunioni, gli incontri dei ragazzi durante l'anno vengono sempre fatti al Teatro India”.

Sul fronte delle azioni basate sulle tecnologie digitali, sono soltanto due le istituzioni che hanno sfruttato in maniera più strutturata le potenzialità offerte dal digitale per avvicinare adolescenti e giovani adulti, commissionando in entrambi i casi la realizzazione di un videogioco. In particolare, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli-MANN nel 2017 ha prodotto il videogioco “Father and Son”, sulla base di un'idea del prof. Ludovico Solima (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”) e realizzato dalla Associazione “Tuo Museo” di Milano, con il coordinamento di Fabio Viola, con l'obiettivo non solo di migliorare la visibilità e l'immagine del museo, ma anche di creare un legame emozionale e sviluppare la capacità di attrazione dell'istituzione, grazie alla possibilità di sbloccare alcuni livelli di gioco e attivare contenuti addizionali, legati alla presenza fisica del visitatore nella sede del museo. Al contempo, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto ha sviluppato

“un videogioco che si chiama 'Past for Future', che ha vinto il premio come miglior progetto digitale applicato ai beni culturali nel 2018 secondo la classifica di Artribune e che [...] è questo racconto fra passato, presente e futuro in cui l'archeologia e il patrimonio sono visti come radici, come identità, ma anche come motori per costruire un proprio futuro attraverso l'innovazione e le nuove tecnologie”.

Alla luce degli approcci che le organizzazioni culturali stanno sperimentando, il coinvolgimento dei pubblici più giovani sembra essere incentivato da:

 l'uso di linguaggi e strumenti vicini ai loro modi di comunicare;

 la creazione di contesti informali, aperti alla socializzazione e all'interazione in cui poter scoprire, negoziare e costruire i propri significati54;

 una sapiente combinazione di processi strutturati e libertà decisionale, in cui la presenza dell'istituzione è fondamentale per stabilire obiettivi individuali e collettivi, mentre la libertà è una condizione essenziale per farsi carico del proprio apprendimento e per sviluppare e accrescere il senso di appartenenza al progetto (NEMO, 2015).

In linea generale, le interviste indicano che la grande attenzione riservata alle giovani generazioni deriva non solo dal fatto che esse rappresentano “il pubblico di domani”, ma anche dalla consapevolezza che queste occasioni di incontro offrono inedite opportunità di crescita in relazione al contesto sociale e alla vita quotidiana, compresi gli aspetti connessi al senso civico, al benessere personale, all'inclusione sociale e alla realizzazione professionale:

“a proposito di adolescenti, siamo arrivati alla fine del 2014 rendendoci conto che avevamo un buco importante. Cioè noi avevamo un segmento di pubblico potenziale che intercettavamo esclusivamente con le scuole, e quindi sostanzialmente per un'ora e mezza di visita guidata o al massimo per qualche laboratorio un po' più lungo di due ore, ma niente di più. E ci rendevamo conto che questo era un grande buco, non tanto una questione commerciale o diciamo di mal valutazione della sostenibilità complessiva della nostra attività, ma proprio sentivamo un buco di missione. Cioè la nostra missione che è quella di rendere accessibile e comprensibile il patrimonio culturale al maggior numero di persone nel miglior modo possibile, rendendolo anche strumento di consapevolezza civica, ci rendevamo conto che ci mancava un bel segmento” (Impresa Sociale 2).

È noto, infatti, che il contatto con il patrimonio culturale consente di acquisire familiarità con atteggiamenti più tolleranti e aperti all'accettazione della diversità (ibidem). Per quanto riguarda i giovani, questo è un passo importante per formulare un proprio pensiero critico, capace di contribuire all'elaborazione di un'interpretazione personale del mondo e del proprio ruolo all'interno della società, alla formazione della propria identità e a compiere scelte informate nel

54 A questo proposito, Jenkins (2006; trad. it. 2014) fa notare come i contesti informali «concedono grandi opportunità di apprendimento […] perché le persone possono partecipare in modi diversi in funzione delle loro capacità e dei loro interessi, perché dipendono da un apprendimento “tra pari” in cui ogni partecipante è costantemente motivato ad acquisire nuove conoscenze o a perfezionare le competenze che già possiede» (p. 188).

passaggio all'età adulta. Allo stesso tempo le occasioni di confronto con la cultura giovanile rappresentano per le organizzazioni culturali una preziosa opportunità di dialogo intergenerazionale, in cui è possibile immaginare un processo di apprendimento nel quale i giovani insegnano e le istituzioni imparano:

“chiaramente adesso non siamo più giovani, quindi c'è un distanziamento anche temporale. […] penso che ci sono delle lingue nuove da parlare che noi non

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