Capitolo 5. Il lato dell'offerta Pratiche e modelli di Audience
5.4. Cercasi non pubblici disperatamente
5.4.5. Persone con disabilità
Il tema della mancata fruizione culturale in relazione alle persone con disabilità chiama in causa la gamma dei possibili ostacoli che possono limitare, o addirittura negare, il diritto di accesso alla cultura sancito dall'Articolo 30 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Analizzata da questo punto di vista, la piena ed effettiva partecipazione su basi paritarie può essere ulteriormente compromessa dalla presenza di barriere non solo fisiche e tangibili ma anche immateriali, senso-percettive, cognitive e comportamentali (Cetorelli, 2017). Non a caso, la Convenzione delle Nazioni Unite sottolinea che la disabilità diventa una condizione difficile da contrastare in presenza di un ambiente spesso ostile. Garantire la completa accessibilità ai propri spazi e alle proprie attività da parte delle persone con disabilità è un obiettivo che, con intensità variabile, rientra nelle strategie di Audience Development di un numero ristretto di organizzazioni culturali. Se si escludono i rari interventi che si avvalgono dell'uso delle tecnologie digitali (realizzazione di audiolibri o di video in LIS fruibili su dispositivi mobili), le azioni intraprese convergono nelle due categorie del coinvolgimento e dell'accessibilità. Le iniziative di avvicinamento alla fruizione del patrimonio culturale elaborano proposte rivolte ai disabili fisici, psichici e cognitivi – come i malati di Alzheimer o i bambini autistici – che si traducono in progetti altamente personalizzati, che si adattano alle specifiche esigenze dell'utenza, oppure cercano di proporre occasioni di incontro in cui persone disabili e non svolgono insieme la stessa attività:
“ad esempio, da noi vengono proposte delle visite guidate che chiamiamo in tandem, che sono realizzate da un ragazzo disabile e da un nostro collega mediatore scientifico, dove però il ragazzo disabile non è l'assistente del collega. Abbiamo
trovato un equilibrio vincente affinché la visita guidata sia di un buon livello, come tutte le altre, dal punto di vista del contenuto scientifico e allarghi l'orizzonte rispetto al valore sociale della visita” (Museo 4).
Le organizzazioni che elaborano proposte dedicate ai disabili sono solite collaborare con i principali enti e associazioni che si occupano di disabilità al fine di co-progettare degli interventi capaci di rispondere ai bisogni dei nuovi pubblici da un lato, e di attivare dei canali di comunicazione privilegiati con i diretti interessati dall'altro:
“cerchiamo sempre di trovare degli interlocutori istituzionali che ci aiutino a veicolare le nostre iniziative con il pubblico specifico che vogliamo coinvolgere. […] Tutti i progetti per i pubblici con disabilità sono progettati con altre figure che sono quelle che si occupano specificamente di quella disabilità. Quindi, il progetto Alzheimer è frutto di una squadra di lavoro che mette insieme le competenze degli educatori museali con le competenze degli educatori geriatrici, per esempio. E queste persone fanno parte [della] squadra di lavoro a partire dalla progettazione, non soltanto nell'aspetto organizzativo di conduzione, ma proprio le iniziative sono progettate insieme a loro” (Museo 9).
Dare la possibilità a chiunque e in autonomia di poter prendere parte alle proprie attività è l'obiettivo che le organizzazioni culturali cercano di attuare attraverso le azioni basate sull'accessibilità. Ciò si traduce prevalentemente nell'offerta di servizi e nell'arricchimento degli strumenti di supporto alla fruizione, rendendo disponibili, per esempio, plastici, riproduzioni di opere e percorsi tattili, pannelli con testi scritti in Braille, visite guidate in LIS, audiodescrizioni e sovratitolazioni degli spettacoli, personale appositamente formato per migliorare l'accoglienza. Tra le organizzazioni intervistate, l'inclusione delle persone con disabilità assume una particolare rilevanza per il Museo Archeologico di Udine e l'Associazione Incontri Internazionali di Rovereto, entrambi impegnati in progettualità complesse che si riverberano sulla struttura organizzativa nel suo complesso. In particolare, il Museo Archeologico di Udine ha portato avanti, attraverso il progetto europeo “Come In!”, un lavoro basato sull'accessibilità senso-percettiva con l'intento di sviluppare un'accoglienza reale, non indirizzata esclusivamente alle persone con disabilità, ma capace di rivolgersi a un'utenza estremamente allargata:
“il progetto prevedeva di realizzare delle linee guida per rendere accessibili i musei e le istituzioni culturali in genere. Quindi linee guida, applicazione delle linee
guida e un corso di formazione per il personale. Tutti i musei hanno avuto un corso di formazione basato sulle linee guida, un corso di formazione del personale interno, perché per noi l'applicazione dell'accessibilità non sta tanto negli interventi fisici sul museo, ma nella capacità che il personale ha di accogliere il visitatore. Nel caso del Museo di Udine abbiamo avuto un certo ritorno sul territorio, perché il nostro corso di formazione è stato utilizzato come format anche dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che lo ha poi esteso a tutti i musei della regione a titolo gratuito. [...] Per quel che riguarda il museo, abbiamo fatto un lavoro a livello senso-percettivo, nel senso che abbiamo cambiato tutta la segnaletica interna ed esterna del museo: [...] l'abbiamo resa in italiano, in inglese e con l'utilizzo dei pittogrammi in maniera tale che fosse immediata la comprensione anche per chi non parla inglese, italiano e per chi ha difficoltà in qualche maniera a cogliere determinate parole. Abbiamo modificato l'ingresso posteriore che era l'unico accessibile a tutti, introducendo delle rampe e introducendo anche delle mappe tattili al piano terra e ad ogni piano del castello, mappe visivo-tattili che sono state ulteriormente integrate da mappe cartacee in italiano e in inglese. L'edificio è piuttosto complesso quindi c'era un grosso problema di orientamento. Volevamo che l'utente si muovesse all'interno di questo edificio [...] in maniera autonoma, che poi è lo scopo dell'accessibilità di fatto. Per tale ragione siamo intervenuti anche sull'ascensore, che prima del progetto poteva essere utilizzato dall'utente solo se accompagnato da personale interno. [...] Abbiamo realizzato un nuovo bagno accessibile - che c'era prima, era un bagno per disabili - che abbiamo chiamato bagno per tutti proprio per evitare questa categorizzazione in persona disabile e persona non disabile. Abbiamo realizzato, poi, un video in LIS e sottotitolato in italiano, che racconta tutti i servizi presenti nel museo e una carta dei servizi in italiano e in inglese. Quindi la persona con disabilità, in realtà chiunque, può programmare la sua visita al museo. [...] Abbiamo un'App che si può scaricare gratuitamente, [...] ma soprattutto c'è un percorso che prevede una serie di opportunità soprattutto di carattere tattile e una postazione multisensoriale. Abbiamo tutta una serie di tablet a disposizione del pubblico [...] Nel percorso multisensoriale abbiamo inserito una serie di informazioni multimediali che sono tradotte in LIS e sottotitolate in italiano, inglese e sloveno”.
Mirato al coinvolgimento delle persone con disabilità, il percorso avviato dall'Associazione Incontri Internazionali di Rovereto si sviluppa attraverso tre progetti internazionali, che affrontano la tematica dell'accessibilità non solo concentrandosi sulla parte artistica, quindi sulla professionalizzazione degli artisti disabili, ma lavorando anche sulla controparte, ossia sul come portare a teatro le persone con disabilità sia fisica sia psichica e come riuscire a intercettarle. Due aspetti strettamente connessi tra loro, che si rafforzano vicendevolmente grazie alla possibilità di offrire un modello di ruolo, in cui le persone con disabilità agiscono da artisti e da professionisti direttamente sul palco. Nello specifico, il
lavoro si snoda in una serie di progetti internazionali, così articolati:
“uno si chiama Europe Beyond Access ed è un quadriennale, cioè quei progetti di larga scala, ed è tutto legato a danza e disabilità [...] Noi abbiamo un budget per offrire delle residenze creative per artisti singoli e compagnie. Abbiamo un budget per lavorare sull'Audience Development per artisti con disabilità, ma anche per impattare sul mondo generalista. E da quel punto di vista, ad esempio - e per noi anche questo è Audience Development - andremo a fare una pubblicazione con Andrea Porcheddu di critica su danza e disabilità. E quindi questa è un'altra di quelle azioni che impatterà sul pubblico, perché significa cercare di ragionare sulle estetiche differenti che portano i corpi divergenti. Abbiamo un budget per presentare degli spettacoli, quindi nel Festival Oriente Occidente per i prossimi quattro anni ci saranno sempre degli spettacoli con protagonisti anche dei danzatori con disabilità. Abbiamo un budget per fare degli eventi pubblici, quindi fare dei simposi di tre, quattro giorni in cui parliamo della tematica e abbiamo un budget per fare delle co-produzioni con altri partner. [...] Poi abbiamo un progetto più piccolo che è uno small scale, che sono quelli biennali. [...] E anche questo è sempre legato a danza e disabilità, però è più uno studio sui linguaggi, quindi come tradurre in linguaggio artistico, senza snaturarlo, e renderlo accessibile anche alle persone con disabilità. E poi abbiamo un altro progetto che praticamente è lo spin-off del progetto che avevamo fatto due anni fa, che è Spark, è finanziato da ProHelvetia quindi da un fondo svizzero […] ad esempio quest'anno al Festival abbiamo una cinque giorni su drammaturgia e poetica, quindi ci sarà un drammaturgo che conduce una quindicina di artisti con disabilità, che aspirano a diventare coreografi, in un percorso di riflessione soprattutto su quello che vedranno al Festival e su come anche la parte di scrittura drammaturgica impatta su quella che è poi la scrittura coreografica. [...] Stiamo lavorando nell'idea di avere una persona con disabilità che lavorerà qui con noi per il mese del Festival [...] Abbiamo fatto dei preventivi per lo 'sbarrieramento' degli spazi [...] E ovviamente questo necessiterà anche di un aumento di quelli che sono gli step di accessibilità degli spettacoli, quindi audiodescrizione e tutto quello che comporta”.
Nel tentativo di redimere il concetto di Audience Development dall'ambiguità semantica che lo caratterizza, Kawashima (2000; 2006) individua, come noto, quattro funzioni chiave che differiscono tra loro in termini di destinatari, approcci e scopi da perseguire. Tra queste, la funzione di “Cultural Inclusion” (o “Outreach”, come definita successivamente dall'autrice) si discosta in maniera sostanziale dalle altre per una più forte enfasi posta sugli aspetti sociali legati all'inclusione nelle pratiche culturali di individui o gruppi di individui che vivono in condizioni di marginalità, come possono essere i disabili, i migranti e i rifugiati o le persone
prive di adeguati mezzi di sostentamento. In questo tipo di approccio, come messo in evidenza da Kawashima (2006), l'esperienza culturale diventa un mezzo per raggiungere un fine più alto, ossia il contrasto all'esclusione, definita come «un processo dinamico che preclude del tutto o in parte all'individuo la possibilità di partecipare a quei sistemi sociali, economici, politici e culturali che determinano la sua integrazione nella società» (Bodo, Da Milano e Mascheroni, 2009; p. 10).